sabato 31 dicembre 2011

Ford Awards 2011: i film (N° 5 - 1)

La trama (con parole mie): ed eccoci arrivati, infine. La top five fordiana dell'anno. I cult più cult. Le emozioni più forti che il 2011 ha riservato a questo vecchio cowboy e al suo saloon.
Potrei dire molto, a proposito dei titoli arrivati fino a qui, ma la cosa migliore, in questi casi, è che siano loro stessi, con le loro storie, a parlare: in fondo, il bello del Cinema è anche questo.
Specchiarsi in lavori di autori che non ci conoscono neppure da lontano, ma che attraverso un ponte invisibile riescono a creare un legame con quello che ci portiamo dentro, dall'esperienza ai sogni, fino alla materia di cui sono fatti.
Largo ai magnifici cinque, dunque!




N° 5 - Il grinta
di Joel e Ethan Coen


I due fratelli più tosti del Cinema d'autore made in Usa sfornano una delle loro pellicole migliori, mescolando le ottime interpretazioni dei due protagonisti - un granitico Jeff Bridges ed una bravissima Hailee Steinfeld - alle atmosfere eastwoodiane da Western moderno, senza dimenticare l'omaggio al titolo che diede la gioia dell'Oscar a John Wayne.
Una splendida riflessione sulla Frontiera e sul Tempo, con un crescendo finale da pelle d'oca, impreziosito dal ripescaggio della canzone simbolo dell'indimenticabile La morte corre sul fiume.



N° 4 - Enter the void 
di Gaspar Noè


Ripescato dalla normalmente scellerata distribuzione italiana soltanto a fine anno e con un ritardo abissale, Enter the void rappresenta senza dubbio una delle esperienze cinematografiche e visive più intense che la settima arte abbia mai offerto al suo pubblico, portando sul grande schermo un trip che passa attraverso vita, morte, passato e futuro girato con una tecnica sopraffina.
Un viaggio come non riuscireste ad immaginarlo, a meno che non vi ci tuffiate: a partire dai titoli di testa.




N° 3 - Winter's bone - Un gelido inverno
di Debra Granik


Il mio personale Miglior film degli ultimi Academy Awards rappresenta al meglio quello che la Frontiera moderna si è portata dietro dai tempi del selvaggio West, in cui le speranze erano poche ed i sogni un lusso che non ci si poteva permettere neanche nel sonno.
Stupefacente la giovane protagonista Jennifer Lawrence, che presta voce, corpo e cuore ad uno dei personaggi più intensi che il Cinema abbia offerto nelle ultime stagioni: imperdibili il viaggio nella palude ed il confronto tra la giovane e l'enigmatico Teardrop.
Un colpo al cuore.




N° 2 - Hereafter
di Clint Eastwood


Lo scorso dicembre, quando vidi Hereafter in anteprima al Torino Film Festival, dichiarai che, Malick permettendo, quello di Eastwood sarebbe stato il film dell'anno.
Malick ha toppato - e alla grande - eppure ho preferito - e sono sicuro che lo stesso regista "dalle due espressioni" sarebbe d'accordo con me - portare sul gradino più alto del podio il titolo firmato da un autore che, più dell'ormai consolidato Dirty Harry, ha bisogno di essere lanciato il più in alto possibile.
Del resto, i Maestri esistono per essere superati.
E l'inossidabile Clint - non vedo già l'ora del suo J. Edgar - è il Maestro dei Maestri.




N° 1 - Drive
di Nicolas Winding Refn


Cosa posso dire, di un'opera come Drive?
Dovreste vederlo, per provare sulla pelle la sua potenza.
Per rendere l'idea, sappiate che, al termine della visione, ho avuto l'impressione di aver assistito ad una di quelle visioni capaci di fare epoca: una sensazione simile l'avevo avuta anni fa, quando per la prima volta mi trovai a confrontarmi con Pulp fiction.
Titoli completamente diversi, eppure entrambi in grado di fare storia: colonna sonora da urlo, oggetti di culto, regia chirurgica, momenti indimenticabili.
E la sequenza dell'ascensore è pura magia.






I PREMI


Miglior regia: Nicolas Winding Refn per Drive

Miglior attore: Christian Bale per The fighter

Miglior attrice: Natalie Portman per Il cigno nero

Scena cult: l'ascensore, Drive

Miglior colonna sonora: This is England e Drive

Premio "leggenda fordiana": Clint Eastwood per Hereafter

Oggetto di culto: il giubbotto con lo scorpione, Drive

Premio metamorfosi: da cigno a cigno nero, Il cigno nero

Premio "start the party": i titoli di testa, Enter the void

Premio "be there": il West della Frontiera, Il grinta





MrFord

"I'm giving you a night call to tell you how I feel
I want to drive you through the night, down the hills
I'm gonna tell you something you don't want to hear
I'm gonna show you where it's dark, but have no fear."
Kavinsky&Lovefoxxx - "Nightcall" -

venerdì 30 dicembre 2011

Ford Awards 2011: i film (N° 10 - 6)

La trama (con parole mie): siamo giunti ormai nel pieno della top ten, dove i titoli più importanti del 2011 cinematografico fordiano si batteranno con le unghie e con i denti per il podio e la vittoria finale.
Qui, ad un passo dai cinque film che hanno significato di più per il sottoscritto tra quelli usciti in sala nel corso degli ultimi dodici mesi, troverete roba decisamente grossa, tanto grossa da spingermi ad escluderli molto a malincuore dalla cinquina dei sogni che arriverà domani.
Prendete carta e penna, dunque, segnateli tutti e non appena potete, dedicate loro almeno una visione: in un modo o nell'altro, nel loro piccolo, sono tutti dei potenziali film dell'anno.




N° 10 - Super 8
di J. J. Abrams


Quel geniaccio di J. J. Abrams, dopo i trionfi di Lost, torna a stupire le platee con un'operazione di amarcord che tutti gli ex bambini cresciuti negli anni ottanta non potranno non amare alla follia: una rivisitazione di E. T. in chiave moderna dalle venature in stile District 9 e debitrice dei film di formazione come Stand by me.
Una lezione intelligente e tutta cuore su quanto il Cinema possa essere ancora - e sempre - Meraviglia.




N° 9 - 13 assassini
di Takashi Miike


Sfruttando appieno la lezione magistrale del Maestro Kurosawa, Takashi Miike firma uno dei suoi film più riusciti, un'epopea violenta, epica, raffinatissima ed estremamente politica capace di descrivere a fondo il ruolo del samurai nella formazione - e nella decadenza - della cultura nipponica.
Un film denso e potente come una partita a Go, preparato con cura nella prima metà per esplodere nello stupefacente scontro tra i magnifici tredici e le forze in rappresentanza del Potere.
Rivoluzionario.




N° 8 - Non lasciarmi
di Mark Romanek


Tre interpretazioni cult per un'opera leggera e toccante, magica ed intensa neanche fosse una sorta di poesia per immagini.
In un mondo figlio di un futuro più vicino di quanto non si pensi, il legame tra cloni destinati a sostenere la lunga vita degli umani "in carne ed ossa" finisce per stimolare riflessioni sull'esistenza di una profondità sconcertante, senza dimenticare di raccontare una storia d'amicizia e amore tra le più intense degli ultimi anni.




N° 7 - Il cigno nero
di Darren Aronofski


Lasciata alle spalle la brutta copia di se stesso che aveva realizzato schifezze subumane come The fountain, Darren Aronofski è giunto a rappresentare una delle realtà più consolidate del Cinema d'autore statunitense, e dopo il trionfo che fu The wrestler è tornato a stupirmi confezionando un'opera a tratti oscura ma incredibilmente affascinante, anch'essa, come per la vicenda di Randy the ram, legata a doppio filo con il concetto di sacrificio fisico e mentale che tocca a chiunque voglia arrivare in vetta ad una disciplina.
La trasformazione in cigno resta una delle sequenze più incredibili dell'anno.



N° 6 - This is England
di Shane Meadows


Giunto con un vergognoso ritardo nelle nostre sale, questo gioiellino figlio del Cinema e della cultura di strada anglosassone racconta la crescita di Shawn, giovanissimo orfano di padre allo sbando nell'Inghilterra dominata dalla Lady di ferro e percorsa dalle tensioni legate alla guerra nelle Faulkands.
Un film di formazione potentissimo, interpretato alla grande dai giovani protagonisti e capace di arrivare dritto al cuore di ogni spettatore, anche grazie ad una colonna sonora da urlo che spazia dall'apertura magistrale con Toots and the Maytals alla commovente chiusura sulle note di Please please please let me get what I want.




MrFord

"Do you believe I would take something with me
and give it to the police man?
I wouldn't do that, now listen to me one more time
I wouldn't do that."
Toots and the Maytals - "54 46 (that's my number)" -

giovedì 29 dicembre 2011

Ford Awards 2011: i film (N° 15 - 11)

La trama (con parole mie): prosegue la marcia d'avvicinamento al vertice della classifica che decreterà il miglior film uscito in sala nel 2011 secondo i canoni fordiani.
In questa sorta di "terra di mezzo" a ridosso della top ten troverete grandi nomi del panorama cinematografico mondiale così come talenti emergenti - o appena consolidati - in grado di lasciare il segno rispetto alle visioni passate negli ultimi dodici mesi dalle parti del saloon.
In attesa dunque delle posizioni più calde della classifica, godetevi il passaggio di questi cinque titoli, diversi tra loro eppure tutti meritevoli di almeno una visione.



N° 15 - The fighter
di David O. Russell


Sorretto da una titanica interpretazione di Christian Bale, mai così bravo, questo solidissimo prodotto legato a doppio filo al dramma sportivo e al rapporto tra fratelli è stato senza dubbio il film "da combattimento" dell'anno: senza raggiungere le vette di The wrestler il lavoro di Russell è convincente ed onesto, un giusto mezzo tra il film autoriale indipendente ed il grande dramma in famiglia popolare.



N° 14 - Zack&Miri make a porno
di Kevin Smith


Kevin Smith, ormai è noto a tutti, è uno degli idoli fordiani fin dai tempi del primo Clerks, e con la vicenda di Zack e Miri non solo ha trafitto il mio cuore ancora una volta - praticamente omaggiando la storia con Julez dai tempi dell'amicizia da buddy movie fino al matrimonio -, ma ha confezionato la sua opera più fresce, divertente ed appassionata da anni a questa parte.
Nonostante l'orrido adattamento italiano - guardatevelo in originale, senza se e senza ma - e l'avversione di una certa critica radical chic, questo film paneesalamissimo non poteva non entrare nella classifica dei più amati del sottoscritto.

 

N° 13 - Bronson
di Nicolas Winding Refn


Refn è stato senza ombra di dubbio uno dei dominatori di questo 2011 cinematografico, un pò come Tom Hardy, che in attesa del nuovo Batman targato Nolan conferma il suo enorme talento stupendo le platee con interpretazioni come quella fornita in Warrior - visto ieri - e, per l'appunto, Bronson.
Un biopica anomalo e frammentato cucito addosso ad uno dei protagonisti più fuori dagli schemi dai tempi di Chopper: non sarà Arancia meccanica o il vertice creativo di Refn - per questo dovrete aspettare i prossimi giorni -, ma di sicuro è un bel cazzotto sparato in faccia a tutta forza.



N° 12 - Arrietty
di Hiromasa Yonebayashi


L'ultima creatura dello Studio Ghibli, nata dalla penna del Maestro Miyazaki e portata sullo schermo da uno dei suoi allievi più promettenti, è poesia allo stato puro, magia come ora pare proprio sia impossibile crearne, una favola delicata e leggera in grado di riportare alla mente quella meraviglia di Totoro.
Scoperto grazie al mio antagonista Cannibale, si è rivelato senza dubbio - in una stagione non proprio memorabile per il genere - il miglior film d'animazione dell'anno.




N° 11 - Midnight in Paris
di Woody Allen


Uscito puntuale come un orologio l'ultimo Allen si è anche rivelato il migliore dai tempi di Match Point tra i film firmati dal regista newyorkese: ironico, leggero, pieno zeppo di omaggi al mondo dell'arte e traboccante voglia di vivere ed innamorarsi - chissà, forse proprio della vita -, dipinto attorno ad una città magnifica e ad un protagonista che ricorda i personaggi storici interpretati dallo stesso cineasta.
Una visione romantica ed intrisa di dolce malinconia che saprà conquistare anche i detrattori del mitico Woody.




MrFord


"On the Champs-Elysees
whether the sun is shining, it's raining, 
it's midday or midnight
everything can happen to you 
on the Champs-Elysees."
NOFX - "Champs Elysees" (English version) -
 
 

mercoledì 28 dicembre 2011

Ford Awards 2011: i film (N° 20 - 16)

La trama (con parole mie): ed eccoci, finalmente, al principio dell'escalation che porterà a decretare il film fordiano dell'anno 2011 cui Inception, vincitore della scorsa edizione dei Ford Awards, lascerà il testimone.
Come per l'anno scorso, si tratterà di pellicole uscite da gennaio ad oggi nelle nostre sale che ho avuto occasione di vedere, tant'è che mi rammarico che titoli quali Una separazione, Faust, The artist e Miracolo a Le Havre ancora mancano all'appello, e pertanto non saranno della partita.
In questa prima tornata di titoli verrà assicurata una buona dose di lacrime e sangue - nella migliore tradizione del saloon - condita da una certa irriverenza e da quattro risate, che, come si sa, non guastano mai, soprattutto nell'ottica pane e salame che regna da queste parti.
Sicuramente tra le cinquine che vi aspettano in questi giorni questa risulterà la meno potente, ma a ben guardare si tratta di titoli solidi ed onesti, in grado di occupare senza troppi problemi la posizione che ho loro assegnato.
Si dia inizio alle danze, dunque!



N° 20 - Warrior
di Gavin O' Connor


Un titolo da cui ci si sarebbe potuto aspettare decisamente di più, ma che resta "soltanto" in ventesima posizione a causa di una certa massiccia dose di retorica che, più che altro, ha la responsabilità di soffocare troppo tutte le buone idee neanche stesse usando la più temibile delle prese di sottomissione.
Certo, Nolte e Hardy sono strepitosi, il film ha ottimi spunti e coinvolge come si dovrebbe, rivelandosi solido e piacevole, eppure i tempi di Randy the Ram paiono davvero lontani.




N° 19 - Real steel
di Shawn Levy


L'esatto opposto di Warrior.
L'ho approcciato aspettandomi solo ed esclusivamente una tamarrata da due soldi e mi sono ritrovato immerso in un'operazione di amarcord coinvolgente e credibile, in grado di mescolare Over the top a Rocky e portarli al pubblico di oggi seguendo le regole che, negli anni ottanta, facevano impazzire noi fan dei Goonies.
Niente di particolarmente originale, ma una cosa tutta pancia come questa non può che trovare sostegno incondizionato, da queste parti.




N° 18 - Machete
di Robert Rodriguez


Il fratellino pazzo di Tarantino giunge finalmente alla maturità con la sua pellicola più convincente e completa, giocata sul filo dell'autorialità pur se completamente immersa nelle atmosfere da sangue e merda tipiche del pulp e nell'ironia guascona marchio di fabbrica di questo ragazzaccio già autore di piccoli cult come Dal tramonto all'alba.
Finalmente, inoltre, un ruolo come si deve e da protagonista per il mitico Danny Trejo, ex galeotto come Bunker - si conobbero in carcere - e da anni alla ribalta come uno dei più tosti caratteristi per il genere action.

 

N° 17 - Four lions
di Christopher Morris


Un film sottovalutato da gran parte della critica, scossa probabilmente dalle risate costruite su un argomento che trova ancora una società decisamente troppo sensibile - o bacchettona? - per poterlo affrontare da una differente prospettiva: Il re leone in versione jihad e la preparazione all'attentato finale sono pagine nerissime e profondamente tristi, tragedie moderne a cospetto delle quali non ci resta, davvero, che ridere.
Abbiate fede e coraggio, date una possibilità a Four lions.
Saprà ripagarvi fino alla fine.





N° 16 - Boris - Il film
di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo


La nostra cara, vecchia, scombinata Terra dei cachi non poteva essere rappresentata meglio che da Boris, una delle visioni - e delle trovate, pensando alla serie - più interessanti che il Bel Paese abbia gentilmente offerto a casa Ford in questi ultimi dodici mesi.
Trovate geniali e punti di vista inequivocabilmente condivisibili mettono alla berlina tutta la pochezza del nostro approccio "alla cazzo di cane".
Stanis con il suo Fini e Martellone con "e sti cazzi!" sono già cult.




MrFord


"You’re the best!
Around!
Nothing’s gonna ever keep you down
you’re the Best!
Around!
Nothing’s gonna ever keep you down
you’re the Best!
Around!"
Joe Esposito - "You're the best" -

martedì 27 dicembre 2011

Ford Awards 2011: del peggio del nostro peggio

La trama (con parole mie): se lo scorso anno decisi di chiudere la carrellata delle classifiche con quella dedicata alle schifezze più orripilanti, per il 2011 ho deciso di togliermi subito il sasso dallo stivale e lasciarmi il più presto possibile alle spalle tutto il peggio che la sala abbia potuto offrire nel corso degli ultimi dodici mesi.
Anche in questo caso parliamo solo ed esclusivamente di titoli passati sugli schermi di casa Ford - ce ne sono anche di più terrificanti, come ben saprete dai desolanti resoconti settimanali a proposito delle uscite al Cinema scritti con la consueta verve da rivali dal sottoscritto e dal Cannibale -, e solo ed esclusivamente delle vergogne cinematografiche.
Sono stato combattuto fino all'ultimo se inserire oppure no una classifica che riguardasse le più grandi delusioni di quest'anno e le conseguenti bottigliate - e ce ne sono state, da The tree of life a Carnage, da Melancholia e This must be the place -, ma poi, riflettendoci bene, ho pensato che, nonostante tutto, in quei casi si trattava di film.
Questa che segue è, al contrario, una sorta di top ten dell'immondizia.



N° 10 - Lanterna verde
di Martin Campbell



Senza ombra di dubbio, uno dei peggiori film sui supereroi dai tempi terribili di Wolverine: le origini e, andando ancora più indietro, Spawn.
L'inutile Ryan Reynolds affossa uno dei personaggi potenzialmente più affascinanti della DC Comics trasformandolo in una versione pacchiana, noiosa e bolsa dell'Iron man di Robert Downey Jr.
Effetti speciali imbarazzanti, battute riciclate ed un seguito già potenzialmente in cantiere.
Peggio di così non si poteva davvero fare.





N° 9 - Che bella giornata
di Gennaro Nunziante




Negli ultimi anni ho sviluppato una quasi naturale ostilità per il cabaret privo di comicità che continuano a propinarci in tv, così come per i film che vedono protagoniste le stelle di un alquanto discutibile firmamento del piccolo schermo: Checco Zalone non è da meno, e nonostante gli riconosca di essere un ottimo musicista ed intrattenitore, nel ruolo del Borat di noi poveracci il prodotto che riesce a confezionare è solo di poco superiore ai normalmente inguardabili cinepanettoni.
E fino a quando roba di questo tipo verrà distribuita in centinaia di sale e grandi film stranieri resteranno a marcire nel dimenticatoio potremo scordarci di tornare agli anni d'oro dei nostri Fellini, Pasolini, De Sica e compagni.





di Guillem Morales



In poche parole, il thriller più inutile, assurdo e prevedibile dell'anno.
Presentato neanche fosse l'erede delle ottime pellicole di Del Toro, interpretato malissimo dalla sua protagonista esageratamente sopra le righe, privo di qualsiasi tensione ed involontariamente comico a tratti, è stato uno dei pochi film a costringermi a spezzare la visione in due parti per evitare di addormentarmi secco.
Ed ero pure in vacanza.





N° 7 - Bitch slap
di Rick Jacobson




Mi verrebbe quasi da volere bene a questo film ignorantissimo e pessimo sotto tutti gli aspetti, tecnici e non, non fosse altro che per la presenza del cast quasi al gran completo di una perla trash come Hercules - Kevin Sorbo rules! -, ma occorre riconoscere che il risultato dilettantesco di questo lavoro lo rende buono giusto giusto per una serata con gli amici, quando l'ora è già tarda e tutti sono completamente ubriachi.
In condizioni estreme, infatti, si potrebbe addirittura rischiare di divertirsi parecchio.




N° 6 - Mr. Beaver
di Jodie Foster




Mel Gibson è una garanzia.
Lo è sempre stato.
Dai tempi in cui regalava cult action degni di molteplici visioni - qualcuno ha detto Arma letale o Interceptor? -, ad una convincente affermazione come regista - Braveheart - fino a La passione di Cristo, ancora oggi nell'Olimpo delle visioni peggiori mai affrontate dal sottoscritto.
L'unione con Jody Foster ha provocato un ritorno al peggio del matto, fervente Mel, fornendolo di una sceneggiatura agghiacciante tagliata con l'accetta ed una storia degna del "miglior" sabato di Canale 5: una vera chicca del trash più profondo.




N° 5 - I tre moschettieri
di Paul W. S. Anderson




Se non fosse stato un anno davvero pregno di film girati così male ma così male da non crederci, I tre moschettieri sarebbe balzato senza troppa fatica in testa a questa speciale classifica, data la sua clamorosa bruttezza festeggiata da un cast all stars vittima di un collettivo attacco di gigionismo sfrenato: dalle navi volanti alle pallidissime imitazioni di Game of thrones, un prodotto di qualità così bassa da far pensare che la produzione abbia speso tutto il budget per gli attori e sia rimasta con il denaro giusto giusto per un comparto tecnico - e registico - "alla cazzo di cane".




N° 4 - Skyline
di Colin e Greg Strause




Questo film è così brutto, ma così brutto, ma così brutto, da far sembrare I tre moschettieri quasi decente.
Tentativo assolutamente non riuscito di mescolare le atmosfere de La guerra dei mondi con l'impatto dei più recenti Cloverfield o District 9, Skyline è riuscito a mettere addirittura d'accordo a proposito della sua pochezza anche la premiata ditta Ford&Cannibale, confermando la sua aura ormai quasi leggendaria di schifezza più o meno senza pari.




N° 3 - Breaking dawn Parte 1
di Bill Condon




Non poteva mancare dal podio del peggio uno dei titoli più noiosi, lenti, ammorbanti e vuoti dell'anno, peggiore della serie - o franchise!? - prodotta ispirandosi ai best sellers di Stephenie Meyer.
Per la prima volta, stando a quello che mi è capitato di leggere in giro, addirittura gli adolescenti cui questa robaccia è indirizzata paiono aver voltato le spalle ad Edward lo smorto e Bella la frigidina, probabilmente stroncati da narcolessia durante i passionali e potentissimi scambi tra i due protagonisti.
Vampiri di questo genere si meritano solo Van Helsing.




N° 2 - Dylan Dog
di Kevin Munroe




Se Lanterna verde si piazza comodamente tra i primi posti dei peggiori film ispirati dai supereroi, Dylan Dog rischia di strappare la prima posizione rispetto a quelli tratti dai fumetti in genere: personaggio originale stravolto nel corpo - complimenti a Brandon Routh, ancora meno espressivo di Ryan Reynolds - e nello spirito, ambientazione strampalata, sceneggiatura ridicola e perfino un finale che fa rimpiangere a tutti noi il famosissimo spot cui è palesemente ispirato.
Qui, più che le bottigliate, occorrerebbe un coma etilico: ed anche in quello stato, chiunque di noi riuscirebbe a fare meglio del regista.




N° 1 - Tekken
di Dwight H. Little




A nulla sono valsi gli sforzi congiunti di Brandon Routh e Kevin Munroe: Tekken è stato inarrivabile.
Niente di quello che potete immaginare - tranne, forse, un cinepanettone con le botte - potrebbe rendere l'idea di quello che vi trovereste di fronte affrontando questa visione.
Gamer, primo in questa classifica lo scorso anno, in confronto pare degno della Palma d'oro.
Una vera, incontrovertibile, incommensurabile merda gigante.






I PREMI


Peggior regista: Dwight H. Little per Tekken

Peggior attore: Brandon Routh per Dylan Dog

Peggior attrice: Belen Rueda per Gli occhi dell'assassino

Premio "parrucchino di Nicholas Cage" per il personaggio trash: Mr. Beaver per Mr. Beaver

Effetti "discount": Lanterna verde

Premio "dolcetto o scherzetto" per il costume più agghiacciante: Ryan Reynolds per Lanterna verde

Stile de paura: lo spot Nike imitato in Dylan Dog

Premio "veline": le protagoniste di Bitch slap

Peggior scena d'amore: la prima volta di Edward e Bella, Breaking Dawn parte 1

Premio "pizza, spaghetti e mandolino": la distribuzione italiana per Che bella giornata




MrFord

"I'm goin down down down down
trying to get away
I'm goin down down down
bitter melody
I'm goin down down
on my knees
I'm goin down down down down
stop to please. "
Lollipop - "Down down down" -



lunedì 26 dicembre 2011

Ford Awards 2011: i film che non vedrete nelle sale italiane

La trama (con parole mie): passati i libri, le serie tv e i videogames, è giunto il turno dei tanto sospirati film, vero e proprio motore del saloon e dei miei sproloqui appassionati.
Quest'anno, con l'idea di invogliare alla visione andando oltre il concetto della sala e soprattutto le limitate prospettive di Casa Nostra e della sua distribuzione, ho istituito la classifica ed i premi legati alle dieci migliori pellicole che il sottoscritto abbia visto nel corso del 2011 e che, con molta probabilità, conosceranno il nostro "mercato" sempre troppo tardi, sempre che un miracolo del genere possa accadere.
Non ci resta, dunque, che sperare nell'home video o nel recupero delle edizioni estere in dvd o bluray di perle come queste: anche perchè ci sono grandi probabilità che questa possa essere la classifica più completa e clamorosamente autoriale dei Ford Awards 2011.


  

di Simon Rumley


 
Una pellicola pessimista e brutale, che danza sul filo del rasoio della Frontiera senza lasciare a noi poveri peccatori un briciolo di speranza, spingendo sull'acceleratore fino quasi a sfiorare l'eccesso per poi riportarci alla realtà dei fatti: queste stelle e strisce non parlano soltanto di Usa, bensì di una cultura occidentale che nasconde le briciole sotto il tappeto del "fin qui tutto bene" e produce vere e proprie tragedie di periferia che finiscono dimenticate e sparse al vento come la cenere di un fuoco lasciato a spegnersi nel deserto.


 


N° 9 - Attack the block
di Joe Cornish


Tanto Red, white and blue risulta perduto e sconfitto, quanto Attack the block è in grado di portare una ventata di freschezza dai vaghi richiami misfitsiani sui nostri schermi: serrato, intelligente, dagli effetti stupefacenti, è senza ombra di dubbio il miglior prodotto figlio delle periferie degli ultimi anni, in barba ai seriosi pistolotti pseudosociali che a volte capita che qualche regista radical chic ci propini.
Non avrà spostato in avanti il confine tracciato da Edgar Wright, ma di sicuro ci si è avvicinato di molto: in un panorama scarno come quello italiota, roba come questo è una manna dal cielo.
Che siano alieni!?!?




N° 8 - Rubber
di Quentin Dupieux



Neppure il tempo di riprendersi dalle roboanti avventure dei giovani inglesi alle prese con gli invasori dello spazio che ci ritroviamo catapultati nel bel mezzo della storia di uno dei più insoliti protagonisti della storia cinematografica recente: uno pneumatico ribelle e violento intento a mettere in atto una vera e propria vendetta contro gli umani che l'hanno costretto ad una vita da "ruota di scorta".
Metacinema e follia da anarchia artistica per un prodotto che potrebbe irritare, ma senza dubbio è portatore di inequivocabile, indiscusso talento.
Senza contare che si finisce per affezionarsi, a questo vecchio pezzo di gomma.





N° 7 - Red state
di Kevin Smith




In casa Ford Kevin Smith non ha certo bisogno di presentazioni.
L'ex bambinone fumettaro amante dei buddy movies e del cazzarismo più spinto deve essersi proprio incazzato, perchè ha confezionato il suo film più profondamente malvagio e pessimista, figlio dell'horror dello stesso confine di Red, white and blue e dell'agghiacciante realtà dei giovani ingoiati da un sistema senza pietà dell'Elephant di Van Sant, sporcando il tutto con quantità ingenti di sangue e proiettili.
Un colpo di pistola dritto dritto al cuore, e senza che ci venga neppure detto perchè.


 


N° 6 - The woman
di Lucky McKee




Il film più femminile e femminista dell'anno, un ritratto violentissimo e potente del confronto tra la cecità subdola di una società maschile e la natura più intima e selvaggia della Donna.
I due protagonisti si sfidano sullo schermo e oltre a chi è più bravo, i temi sono molteplici, attualissimi e raccontati con una forza strabiliante, ed il crescendo finale è uno dei più esaltanti che abbia visto negli ultimi tempi.
Una cosa di questo genere, da noi, non verrebbe neppure prodotta.
Fortunatamente non sono tutti così vigliacchi. O piccoli Uomini intimoriti da una gigantesca Donna.



N° 5 - Troll hunter
di Andrè Ovredal



Dopo essere stata indiscussa protagonista della classifica dedicata ai libri, la Norvegia torna a farsi sentire anche in ambito cinematografico, con questa sorta di mockumentary unico nel suo genere, curioso quanto ostico, in grado di prendere per mano lo spettatore soltanto se quest'ultimo è deciso a lasciarsi guidare, partendo da quella che pare una ricerca alla Blair witch project per finire nella satira politica e nelle immagini strabilianti della sequenza del troll nella pianura di ghiaccio che pare uscita da un altro pianeta.
Con il pepe al culo, non sapete quanto darei per stare lì, di fronte all'incredibile, nel pieno di una fuga che è una scoperta.





N° 4 - Kynodontas
di Giorgos Lantimos



Come dissi ai tempi della visione e del post legato ad essa, ho detestato profondamente Kynodontas.
Eppure, senza se e senza ma, ci troviamo di fronte ad una delle opere più rivoluzionarie della Storia recente della settima arte, un esempio di rottura e sperimentazione dal coraggio spropositato e dalle implicazioni in grado di far dibattere da qui all'eternità.
Può fare impazzire e gridare al miracolo così come essere profondamente, radicalmente, visceralmente odiato.
Credo di essere rientrato nella seconda categoria di spettatori, eppure sarebbe assurdo non riconoscerlo: Kynodontas è l'Inception del Cinema e sul Cinema.




N° 3 - Valhalla rising
di Nicolas Winding Refn



Un altro grande protagonista del 2011 fordiano è senza dubbio Nicolas Winding Refn, che non contento di aver piazzato una zampata come questo profetico, visionario, ipnotico Valhalla rising tornerà a farci visita anche nel momento della classifica dei film usciti in sala nel corso degli ultimi dodici mesi.
Come Kynodontas, anche questo lavoro del regista danese è in grado di suscitare nel pubblico ammirazione quasi cieca - un pò come il protagonista One Eye - e lo schifo più inesorabile: ma, tanto per citare il mio rivale Cannibale, soltanto le grandi opere hanno questo potere.
E Valhalla rising è, inesorabilmente, parte del novero.







N° 2 - Eden lake
di James Watkins



Eden Lake è stato un fulmine a ciel sereno.
Haneke mescolato al survival horror.
Analisi sociale legata alla violenza della cultura del branco.
Vendetta e crudeltà.
Sopravvivenza e protezione del proprio territorio, della propria famiglia, dei propri cari.
Dovesse capitarvi di vederlo in coppia, sono certo proverete una sensazione di profondo disagio: sono i vostri istinti più nascosti che si fanno sentire.
Un film clamorosamente "animale" dalla potenza incredibile.







N° 1 - Mother
di Joon Ho Bong



L'ambito primo posto non poteva non andare ad uno degli autori attualmente più importanti del panorama asiatico, autore di prove sempre più convincenti ed ormai giunto alla definitiva maturità.
Un film disturbante e poetico, in grado di giocare con le nostre emozioni quanto il regista con la macchina da presa, prendere il nostro mondo e rigirarlo come un calzino sporco, senza che si possa fare nulla per impedirlo.
Scene da brividi ed un crescendo così emotivamente potente da far scomodare paragoni che a Oriente non si muovevano ormai da tempo.
Tanti saluti, Park Chan Wook: Joon Ho Bong è il nuovo, vero volto di un Cinema sempre più importante per l'economia artistica della settima arte.




I PREMI

Miglior regia: Joon Ho Bong per Mother
Miglior attore: Sean Bridgers per The Woman
Miglior attrice: Pollyanna McIntosh per The Woman
Scena cult: la vendetta di Jenny da Eden Lake
Fotografia: Valhalla rising
Miglior protagonista: lo pneumatico da Rubber
Premio "lo famo strano": The woman
Premio "ammazza la vecchia (e non solo)": One Eye da Valhalla rising
Migliori effetti: Troll hunter e Attack the block
Premio "profezia del futuro": Kynodontas


MrFord 

"Don't ya love her madly
don't ya need her badly
don't ya love her ways
tell me what you say."
The Doors - "Love her madly" -



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