sabato 26 giugno 2010

Il secondo tragico Fantozzi

Mi dispiace iniziare dal secondo, ma di sicuro ci sarà spazio, presto o tardi, di parlare anche del primo.
Fantozzi e tutta la sua "saga" sono divenuti, ormai, parte integrante della cultura popolare italiana, andanto ben oltre il Cinema e il suo pubblico: il personaggio creato da Paolo Villaggio, allora alla sua seconda serie di disavventure sotto la guida esperta di Luciano Salce, mostra tutta la sua incredibile potenzialità di sconfitto regalando un intero bagaglio di congiuntivi sbagliati, situazioni lavorative al limite dell'assurdo, una rivalsa che arriva solo una volta ogni tanto, e mai con gli effetti desiderati.
Il ragioniere più noto del cinema italiano è sempre sulla corda, in equilibrio fra la risata e la triste presa di coscienza, circondato da personaggi che escono dall'essere macchiette finendo per entrare nella realtà quotidiana di chiunque - in quegli anni, ma non solo - abbia affrontato le più classiche situazioni "da ufficio", la consapevolezza di essere solo un ingranaggio del sistema, la fatica ad arrivare a fine mese e le aspirazioni mai espresse.
Tutto questo incorniciato da alcuni degli episodi divenuti storici per tutti i fan del personaggio ed i cultori del cinema di genere italiano: il viaggio a Montecarlo con il Semenzara, la cena di gala finita con l'inseguimento del terribile cane della contessa Serbelloni Mazzanti, l'immacolata concezione, il rifacimento de "La corazzata Potemkin" - in barba a tutti i radical chic cinematografici - e la fuga a Capri con la famigerata signorina Silvani.
Il finale, inoltre, come fu per il primo capitolo, diviene lo specchio della condizione dell'impiegato inevitabilmente ed inesorabilmente costretto ad asservirsi al potere, incarnato da un mega direttore galattico dall'aura quasi divina che elargisce un perdono che assume i connotati di una sorta di pena da girone dantesco: perchè il ritorno tra le braccia sicure dell'azienda ha un prezzo che va pagato, ed accolto con gratitudine, come il boccone amaro di una cena natalizia preparata dall'inossidabile signora Pina, moglie stoica e coraggiosa emblema di generazioni di casalinghe con la famiglia sulle spalle.
In fondo, anche il buon Fantozzi, vessato dalla vita e dal lavoro, riesce a esorcizzare le sconfitte con un solido "ma chi se ne frega".
Forse perchè è ben cosciente che la forza che cela quel suo piccolo corpo è più grande di qualsiasi divinità aziendale. E non solo.

"Sveglia e caffè,
barba è bidet:
presto, che perdo il tram."
MrFord

1 commento:

  1. Per te, per farti passare prima la giornata di oggi, con un occhio a Kitty e Joe e al dopo...
    http://giuliapassionejulez.blogspot.com/

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