lunedì 14 giugno 2010

Glee


L'universo delle serie tv, specialmente dopo l'avvento di Lost, ha conosciuto una seconda giovinezza negli ultimi dieci anni, sfornando prodotti per tutti i gusti e dalla qualità insolitamente elevata per lo standard cui il piccolo schermo ci aveva abituati.
Sempre più difficile, dunque, pensare di poter essere sorpresi, ancor più trovarsi di fronte ad un fenomeno capace di coinvolgere e stupire fette di pubblico diverse fra loro: negli ultimi anni - sempre dopo Lost, per intenderci - queste realtà sono state così poche da poter essere contate sulla punta delle dita, e di recente solo Dexter e True blood hanno avuto i numeri per essere inserite nel novero.
Tutto questo fino allo scorso autunno, quando Glee ha fatto la comparsa sugli schermi Usa divenendo da subito un cult per critica, pubblico e celebrità, che hanno cominciato a fare a gara nel volersi conquistare uno spazio musicale all'interno della serie - Madonna e Lady Gaga, giusto per dirne due di quelle poco note -, che ha trionfato ai Globes e strabiliato nella prima metà della stagione d'esordio per spontaneità, freschezza, un cast azzeccatissimo e una cura della parte legata alle canzoni e alla loro esecuzione pressochè perfetta.
Le favole, però, restano tali, e alla ripresa dopo la pausa invernale, Glee torna cambiato, deludendo da subito le schiere di fan che cominciano a trovarlo pretestuoso, attento solo al fenomeno di moda creatosi attorno alla serie e alle canzoni, e privo di quella semplicità e della carica che l'avevano portato alla ribalta.
La scrittura stessa degli episodi pare inoltre essere rimasta vittima di quello che io chiamo "effetto Dreamworks", fenomeno per il quale un film d'animazione è costruito attorno alle figure di simpatici protagonisti che infilano una gag dietro l'altra - nel caso di Glee si parla di canzoni - che messe tutte in fila vanno a costituire il minutaggio della pellicola.
Per farla breve: spessore della storia zero.
Così, stancamente, e più che altro mosso dalla curiosità per le canzoni scelte e dei conseguenti nuovi arrangiamenti - ho personalmente adorato le versioni di Shout it out loud e Beth dei Kiss e ancor più di Loser di Beck - mi avviavo a concludere la stagione pensando a quanto sarebbe stato difficile attendere con impazienza il prossimo anno per continuare a seguire le avventure dei ragazzi del professor Schuester.
E proprio quando la speranza pareva perduta, Ryan Murphy e soci decidono di concludere la serie nel pieno spirito che li aveva guidati alla sua genesi e al suo principio, e confezionano un season finale che, senza dubbio, può essere considerato l'episodio migliore della stagione - pur tenendo nel cuore una preferenza personale per quello dedicato al rapporto fra Kurt e suo padre -: intitolato "semplicemente" Journey, in quaranta minuti riesce a dare l'interpretazione perfetta di quello che è lo spirito della serie così come una summa dell'idea che ne ha dato l'ossatura artistica.
I New directions si ritrovano ad affrontare le regionali, che potrebbero significare il loro successo o l'ultimo atto del club, fronteggiando i rivali di sempre - i temutissimi Vocal adrenaline -, la gravidanza di Quinn e la presenza nella giuria dell'acerrima nemica di Will Schuester, l'allenatrice al vetriolo Sue Sylvester, portando come cavallo di battaglia un medley dei Journey, che avevano sancito la loro nascita come club e che esprimono quanto, in un viaggio, sia molto più importante il tragitto stesso che non la meta raggiunta.
Pensando all'età dei protagonisti, al loro rapporto con il professor Schuester e con la scalata al vertice delle regionali, è interessante quanto bene siano riusciti gli autori a condensare l'idea di un serial "di formazione" ad un tempo ironico, divertente, educativo e intelligente, requisiti troppo spesso colpevolmente assenti dalle produzioni "teen oriented".
Ovviamente non svelerò nulla di questo finale, ma posso dire di essermi ricreduto sulle potenzialità che credevo perdute di questa serie, e che mi ritrovo ad attendere, al contrario di ogni previsione, con grande impazienza la seconda stagione.
Il bello degli outsider è proprio questo: a volte riescono a stupirti come nessun vincente è in grado di fare.

"Workin' hard to get my fill,
everybody wants a thrill,
payin' anything to roll the dice
just one more time."
MrFord
 

1 commento:

  1. 'Cause we belong together now, yeah
    Forever united here somehow, yeah
    You got a piece of me
    And honestly,
    My life would suck without you

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