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venerdì 23 gennaio 2015

We are the best!

Regia: Lukas Moodysson
Origine: Svezia
Anno: 2013
Durata:
102'
 




La trama (con parole mie): Bobo e Klara sono due amiche per la pelle, inseparabili in quanto entrambe a loro modo outsiders nella geografia scolastica. Quando decidono di mettere in piedi una band, trovano in Hedvig la terza ideale compagna nella loro nuova lotta da musiciste punk: la ragazza, infatti, bravissima - al contrario loro - con la chitarra, è ugualmente emarginata perchè legata ad una cultura di famiglia profondamente religiosa e ad uno studio dello strumento fin troppo classico per un'adolescente.
Le tre ragazzine, a questo punto, si troveranno a porre le basi non solo per la band ed i primi pezzi da comporre, ma anche e soprattutto per i loro caratteri ancora in via di formazione tra scuola, musica, rapporti con i genitori e prime storie d'amore: quello che farà la differenza davvero, però, sarà la prima frattura tra loro e, in parallelo, il tanto atteso live.






I film di formazione, specie se ad argomento musicale e legato a quelli che sono, di fatto, outsiders dell'adolescenza - e che, di norma, finiscono per diventare le persone sulle quali puntare, almeno quando si tratta di coolness, negli anni a venire -, sfondano e sfonderanno sempre una porta aperta, qui al Saloon: per prima cosa perchè, come gli avventori storici ormai ben testimoniano, il sottoscritto in prima persona è stato parte della categoria ai tempi della sua prima giovinezza, e dunque perchè, da grande sostenitore ed amante dell'esperienza, trovo che il fatto di rimboccarsi le maniche e farsi un pò di culo tenda a formare meglio rispetto all'avere sempre e comunque la pappa pronta.
La scorsa estate, a seguito della scellerata idea di progettare una Blog War con il mio antagonista Cannibal Kid che vedesse l'uno costretto a sciropparsi dieci titoli del genere favorito dell'altro, ebbi modo di incrociare il cammino di un cult teen sul quale non ero ancora riuscito a mettere gli occhi, Fucking Amal, che tra i titoli scelti dal Cucciolo Eroico finì per essere uno dei meno agghiaccianti, e che, come sottolineai nel post dedicato alla pellicola stessa, probabilmente se l'avessi visto in tempi non sospetti avrebbe finito per rimanermi nel cuore più di quanto non abbia fatto al momento della visione.
We are the best!, che con esso condivide non soltanto il regista, ma anche la traccia che pare seguire fin dalle prime sequenze e nello stile, si inserisce nello stesso filone e giunge, di fatto e molto piacevolmente per il pubblico, agli stessi risultati, scegliendo di raccontare una vicenda piccola piccola e senza particolari sconvolgimenti che, ugualmente, cattura proprio per la sua semplicità, e per l'onestà del racconto legato alla crescita di tre giovanissime ed improvvisate musiciste alle prese con i primi dolori della crescita.
Bobo, Klara ed Hedvig, infatti, con le loro diversità ed i contrasti pronti a venire a galla - splendido il lavoro sulla prima, introversa eppure pronta forse più delle altre a mordere la realtà ed il mondo esterno, ed allo stesso tempo quasi meschina nel nascondere sempre e comunque quelli che sono i suoi reali sentimenti - diventano fin dai primi minuti simboli di turbamenti, momenti di leggerezza quasi primaverile - nonostante il dichiarato clima invernale e l'atmosfera natalizia dell'opera - e piccoli drammi apparentemente insormontabili tipici degli anni che vanno dalle scuole medie alla fine delle superiori, e che finiscono per coinvolgere, in misura più o meno massiccia, tutti noi.
Per la verità il lavoro di Moodysson non racconta nulla di nuovo, considerato anche il percorso dello stesso regista, eppure il piglio che sfrutta per affrontare uno scampolo di queste tre piccole ed a loro modo eroiche esistenze è talmente onesto e sincero da risultare quasi disarmante in senso positivo: una prova di questa sensazione l'ho avuta quando, nel corso della visione, che ha accompagnato una delle numerose sessioni di gioco con il Fordino, ho visto quest'ultimo catturato in almeno un paio di occasioni dalle performances delle ribattezzate "bimbe" e dall'atmosfera decisamente casalinga delle riprese.
La voce dell'innocenza, si potrebbe pensare.
O forse, chissà, il più piccolo del Saloon potrebbe avere già un'anima punk.
Previsioni del futuro del mio erede a parte, questo film andrebbe visto se non altro per la sensazione di benessere che procura senza pensare troppo a grandi storie o lieti fini: è una parte - decisamente piccola, se confrontata al percorso di un'esistenza intera - del cammino di tre ragazzine pronte a dare inizio alla ricerca delle proprie identità, ed a sfruttare l'esperienza del punk per comprendere per prima cosa loro stesse - emblematico, e raccontato alla grande, il passaggio dell'appuntamento con i ragazzi della band scoperta su una rivista locale -.
Un titolo pane e salame dall'inizio alla fine, che seppur non perfetto, o grande, o qualunque termine altisonante vogliate utilizzare, è semplicemente, come le sue protagoniste, "il meglio".
E poco importa se voleranno fischi o oggetti durante l'esibizione.
L'importante sarà stato, come nei migliori concerti, esserci.
Sempre.



MrFord



"They're forming in a straight line
they're going through a tight wind
the kids are losing their minds
the Blitzkrieg Bop."
Ramones - "Blitzkrieg Bop" -





sabato 18 ottobre 2014

Fucking Amal - Il coraggio di amare

Regia: Lukas Moodysson
Origine: Svezia, Danimarca
Anno: 1998
Durata: 89'





La trama (con parole mie): in una piccola cittadina svedese, due adolescenti vivono destini diametralmente opposti. Elin è considerata una delle più attraenti e ribelli della scuola, cambia ragazzo senza alcuna fatica, insieme alla sorella non esita a buttarsi in feste ed avvenimenti considerati mondani e sogna di abbandonare il paese.
Agnes, trasferitasi da due anni, ancora fatica ad avere amici, coltiva un rapporto non risolto con i suoi genitori e nasconde al mondo il proprio amore per Elin.
Quando, a seguito di una scommessa e di ripicche adolescenziali tra amici e fidanzati di turno, Elin finge di manifestare interesse per Agnes arrivando a baciarla, si innesca tra loro un rapporto che porterà le due ragazze a rivedere completamente il proprio punto di vista ed il rapporto con il mondo.






Esistono alcuni titoli che è un peccato non poter cogliere nel momento giusto della propria vita di spettatori, quando le sensazioni, la vita e qualunque altra cosa sia in ballo in quell'istante potrebbe rendere l'esperienza unica e speciale: è il caso di Fucking Amal, uscito sul finire degli anni novanta e spesso e volentieri incensato dalla critica alternativa come sguardo unico e diverso nel mondo del Dogma nato in Danimarca pochi anni prima, incentrato sui turbamenti adolescenziali delle giovanissime Agnes ed Elin, così diverse tra loro da finire per esercitare l'una sull'altra non solo un'influenza, ma anche un'irresistibile attrazione.
Con ogni probabilità, infatti, se avessi incrociato il mio cammino con quello del lavoro di Moodysson ai tempi della sua uscita, non ancora ventenne, ora considererei questo come uno dei titoli di formazione cui non si smette mai di voler bene, e che finiscono per occupare un posto speciale nella propria galleria di amarcord emozionale: un vero peccato, dunque, averlo recuperato solo ora, per giunta in occasione della Blog War con la mia nemesi Cannibal Kid - e dunque neppure nelle condizioni migliori, considerato di essere costretto, "per doveri di cronaca e personaggio", a sottolinearne più i difetti che non i pregi -, quando i ricordi dell'adolescenza cominciano a diventare vaghi e la sensazione che, ai tempi, per dirla come Guccini, "si è stupidi davvero", e dunque inesorabilmente destinati a propendere per scelte che in seguito verranno altrettanto inesorabilmente rinnegate.
Ad ogni modo, il lavoro del buon Moodysoon è ben svolto, e seppur tecnicamente non eccelso saggiamente costruito attorno alle due splendide protagoniste, una sorta di sorelline minori delle interpreti del più recente ed incisivo La vita di Adele, nonchè attento a portare in scena una problematica ai tempi ancora poco analizzata come quella dei rapporti omossessuali in età non adulta ed all'interno di uno degli ambiti più crudeli che si possano immaginare: quello della scuola.
In questo senso, più che la più timida e complessata Agnes risulta interessante la ribelle Elin, dal rapporto decisamente non risolto con la sorella a quello con i ragazzi fino al legame costituitosi quasi per caso con Agnes stessa, nato da una scommessa e divenuto uno di quei "dolori" destinati a segnare l'adolescenza e, chissà, forse l'intera esistenza di chi lo vive.
Il vero pregio di questo film è proprio da ricercare nella semplicità attraverso la quale il regista sceglie di raccontare questa improbabile storia d'amore, sia che si parli di girato che di narrazione, quasi come fosse un Ken Loach privo del carico di dramma che, di norma, il cineasta anglosassone porta in eredità al suo pubblico: una scelta che mi trovo a condividere, considerato che, con tutti i suoi alti e bassi, l'adolescenza e quello che la stessa comporta - soprattutto le storie d'amore - dovrebbe essere vissuta come una gioia, perchè nient'altro nel corso della vita avrà, in un certo senso, la stessa intensità e portata.
Peccato che, spesso e volentieri, si è troppo stupidi, per l'appunto, per cogliere questa sfumatura nel momento in cui la si ha tra le mani.
Resta dunque da chiedersi se Elin ed Agnes saranno rimaste insieme, se la prima avrà di fatto scoperto la sua attrazione per le ragazze o se, alla lunga, sarà tornata sui suoi passi spezzando il cuore della seconda, o addirittura il contrario.
Oppure poco importa: quello che conta è che le due ragazze siano uscite da quel bagno, incuranti della neppure troppo sottile crudeltà e della malizia dei compagni di scuola, e abbiano camminato a testa alta verso il loro futuro.



MrFord



"I wanna know what love is
I want you to show me
I wanna feel what love is
I know you can show me."
Foreigner - "I wanna know what love is" -



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