L'estate è entrata nel vivo - quantomeno nel momento in cui scrivo queste righe - e tra vacanze, una partita e l'altra degli Europei di calcio - anche se, probabilmente, in questo momento saranno già nel pieno del loro svolgimento le Olimpiadi - e viaggi in treno sono comunque riuscito a gustarmi film e libri quantomeno discreti, lontani dagli standard solitamente bassi ed ignoranti del periodo più rilassato ed easy dell'anno.
The Nice Guys, diretto dallo specialista in buddy
movies Shane Black, è un film super fordiano, frescolinissimo, veloce e
divertente, un buon mix tra le atmosfere di Chandler e gli
scombinamenti del Drugo e Doc Sportello, con un Russell Crowe in gran forma da picchiatore ed un Ryan Gosling perfetta spalla: una di quelle proposte
che è sempre un piacere vedere e rivedere, che non inventerà nulla di
nuovo ma si lascia guardare alla grande, mescolando humour, crime ed
un'atmosfera anni settanta che da queste parti è sempre ben accetta.
E
tra un cazzotto, una bottiglia e villains misteriosi - sempre
affascinante Kim Basinger, che fa ancora mangiare la polvere ad un sacco
di giovincelle - si arriva ai titoli di coda ben consci di essersi
divertiti ma di non aver mandato in ferie il cervello. Ed è una cosa da
non sottovalutare (due bicchieri e mezzo).
Allo stesso modo
non è da sottovalutare The good kill, ultimo lavoro di Andrew Niccol -
al quale sarò sempre affezionato per l'ottimo Lord of war - con Ethan
Hawke e Zoe Kravitz, forse non completamente risolto e privo di una vera
e propria direzione - è una denuncia rispetto al disumano utilizzo dei
droni da combattimento o un grido d'aiuto lanciato nell'ottica di chi
"preme il grilletto" e si porta dentro le conseguenze di ordini
impartiti dall'alto? - ma in grado di far riflettere su uno degli
aspetti più terrificanti della "guerra moderna": pensare che un drone
che vola a tremila metri di altitudine guidato da una squadra che sta
dall'altra parte del pianeta possa scaricarci su per il culo un missile
in grado di fare a pezzi tutto quello che si trova nel raggio di un
isolato è onestamente agghiacciante, e, per quanto preferirei non
pensare ad un'esistenza imperitura della guerra, che forse le battaglie
dei tempi antichi, a loro modo, erano più umane e sincere di questa
lotta al terrore combattuta attraverso il terrore.
Echi di The
hurt locker ed American Sniper, pur non arrivando all'altezza di nessuno
dei due, per una pellicola comunque da recuperare, fosse anche per una
sola visione (due bicchieri).
Ben più di una, invece, ne
raccoglierà al Saloon The Conjuring - Il caso Enfield, tratto da
cronache di eventi realmente accaduti ed incentrato come il precedente
sull'esperienza di esorcisti dei coniugi Warren nel corso degli anni
settanta, forse tra i più solidi horror ad ampio raggio degli ultimi
mesi, nonchè sequel all'altezza dell'originale, che allo stesso modo da
queste parti aveva convinto: le due pellicole sono molto diverse tra
loro, e dall'horror classico del primo film le atmosfere di questo Il
caso Enfield finiscono per avvicinarsi più a quelle del thriller
psicologico, quasi si trattasse di un cocktail tra L'esorcista ed un
Polanski in salsa Poltergeist.
Forse meno spaventoso del
precedente, ma decisamente più inquietante, in grado di far riflettere a
proposito del concetto di Fede - più rispetto alle persone che non in
Dio o in una vita dopo la morte -, tecnicamente realizzato alla grande
da James Wan e pronto a mostrare la tenacia di una famiglia presa di
mira da un'entità demoniaca, l'approccio in bilico tra scienza e fede,
per l'appunto, dei Warren ed un punto di vista - quello del contatto tra
i protagonisti ed i loro "assistiti" - che si riassume alla grande in
una risposta data a Lorraine Warren che suona più o meno così: "Non
crederei a queste cose, ma ho perso mia figlia in un incidente anni fa, e
se questo esiste, significa che c'è una vita dopo la morte, dunque so
che un giorno avrò la possibilità di vederla ancora". Da ateo
miscredente, non me la sento proprio di non essere d'accordo con un
punto di vista simile (due bicchieri e mezzo).
Chiude la settimana l'agghiacciante visione di Warcraft, terribile fantasy tutto effetti e niente sostanza che pare la versione dei poverissimi de Il signore degli anelli purtroppo firmata dall'ex bambino prodigio Duncan Jones, che a ben guardare dopo Moon non è più stato in grado di produrre qualcosa di decente.
Due ore di effetti ad uso e consumo del 3D ed una sceneggiatura sforbiciata per restare in linea con le esigenze della distribuzione, attori sprecati - e mi dispiace per il buon Travis Fimmel, il Ragnar di Vikings, e Ben Foster -, sapore di già visto e sentito, tentativi di fare apparire come figo e coinvolgente un prodotto che è pura spazzatura nerd.
Il pensiero che possa essere il primo capitolo di una saga solletica il terrore, anche se fa ben sperare il pesantissimo flop al botteghino: per una volta, confido nelle buone scelte del grande pubblico (un bicchiere).
In termini di
lettura, invece, Don Winslow è tornato a fare capolino da queste parti con
il suo primo romanzo, London Underground, incentrato sul giovane
investigatore Neil Carey, spedito dai suoi misteriosi capi da New York a
Londra per ritrovare la figlia di un senatore che nasconde segreti
piuttosto scomodi.
Non parliamo certo del Winslow dei
Capolavori Il potere del cane e Il cartello, quanto più che altro di un
ottimo scrittore ancora attento a "prendere le misure" e a porre le
fondamenta di quelle che saranno le certezze della sua carriera, di
fatto rendendo London Underground una sorta di fratello minore del più
recente - e molto bello - Missing: New York. Ai tempi, il vecchio Don
dedicò a Neil Carey - interessante main charachter fallibile e
tormentato da buon giovane di belle speranze - una saga di cinque
episodi che pare ora verrà completamente ristampata: sono già curioso di
scoprire se con il secondo volume, China girl, la prosa di quello che è
considerato uno dei maestri del noir contemporaneo si sarà già evoluta
(due bicchieri e mezzo).
MrFord
Non so se ti dico una stronzata, ma mi sa che Warcraft avrà un seguito. O così avevo letto.
RispondiEliminaComunque non l'ho visto, e né lo voglio vedere. Del post, questa volta, ho visto solo Shane Black: che mi ha fatto ridere, lì per lì, ma l'ho scordato. Ma non è un male. In una settimana di cattivo tempo, io mi sono dato col fratello a un affascinante horror turco(Baskin) e all'ennesimo Frankenstein moderno (si guarda, e il protagonista è bravo forte), e in solitaria a un paio di film indipendenti: Tallulah e gli sci-fi umanastici Equals e Into the forest. Dopo Ferragosto, mi darò anch'io al bilancio, va'. :)
Temo di sì. Ad ogni modo, per me è uno dei film più brutti degli ultimi anni.
EliminaHo letto il tuo post, anche se non mi pronuncio fino alla mia visione, anche se di roba come Equals ho molta paura. ;)
Ford, l'idea dei bulletin non sarebbe nemmeno troppo terribile, se solo parlassi della settimana precedente. Fatti così in differita di mesi sono troppo fuori dal tempo persino per te... ;)
RispondiEliminaDi The Nice Guys hai sottolineato proprio l'elemento peggiore, una Kim Basinger del tutto fuori parte. Non ti smentisci proprio mai. :D
Su Warcraft rischio di essere d'accordo con te, ma ancora non ho trovato il coraggio di guardarlo visto che ho fatto fatica ad arrivare alla fine del trailer senza che mi venisse voglia di cavarmi gli occhi dalle orbite... XD
The Good Kill mi sa di schifezza americansniperiana e su The Conjuring 2, dopo la tua esaltazione, le aspettative si sono clamorosamente abbassate...
Sai che io sono sempre fuori tempo massimo! ;)
EliminaComunque non ho detto che Kim Basinger è stratosferica, ma che è ancora più figa di tante presunte fighe attuali! ;)
Su Warcraft spero sarai d'accordo con me, altrimenti non potrai più criticare alcun action! ;)
Good Kill non è affatto un film per te, mentre Conjuring potrebbe comunque piacerti, nonostante il mio parere. :)
Concordo in pieno, Bara. Warcraft terribile, Nice Guys una pacchia.
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