sabato 20 dicembre 2014

Cujo

Autore: Stephen King
Origine: USA
Anno: 1981
Editore:
Sperling Paperback




La trama (con parole mie): siamo nella torrida estate dell'ottanta quando a Castle Rock, una piccola comunità del Maine nota per una serie di efferati delitti commessi qualche anno prima da un poliziotto impazzito di nome Frank Dodd una serie di coincidenze conducono ad un nuovo dramma. Cujo, gigantesco San Bernardo di proprietà dei Camber, viene morso da un pipistrello affetto da rabbia e contrae il terribile morbo, divenendo progressivamente idrofobo; i Trenton, famiglia apparentemente tranquilla, sono scossi fin nelle fondamenta della loro quotidianità quando Vic, il marito, scopre il tradimento della moglie Donna e cerca di venire a capo della possibile rovina del loro rapporto alla vigilia di un importante viaggio d'affari con l'amico e collega Roger; Charity Camber, moglie di Joe e madre di Brett, proprietario di Cujo, sfrutta una vincita alla lotteria per convincere il ruvido consorte a permettere a lei e al figlio di fare visita a sua sorella.
Sarà nei giorni di lontananza tra Vic ed i suoi cari così come tra Charity e Brett rispetto a Joe che Cujo libererà l'orrore della sua nuova condizione seminando il panico ed i morti sulla sua nuova strada.







Nonostante la sua fama ed il successo internazionale, non sono mai stato un fan accanito di Stephen King, che ho conosciuto più attraverso le trasposizioni cinematografiche delle sue opere - da Shining a It, passando per La zona morta -: anni fa, però, rimasi folgorato da uno dei suoi primi romanzi, un lavoro che lo stesso Re del terrore pubblicò ancora sotto pseudonimo, La lunga marcia, un thriller dalla tensione altissima che ancora oggi resta una delle mie letture "distopiche" favorite.
Quell'esperienza, unita ai primi passi che muovevo come sceneggiatore di fumetti mi spinsero ad approcciare On writing, saggio/biografia che King sfruttò per raccontare la sua ascesa, il suo rapporto con la pagina scritta ed alcune esperienze di vita come quella del terrificante incidente che quasi gli costò la vita sul finire degli anni novanta: in quel "diario" scoprii che uno dei romanzi favoriti dell'autore rispetto alle proprie opere era proprio Cujo, che, stando a quanto lo scrittore del Maine dichiarò, prese forma nei suoi anni di peggiore dipendenza da alcool e droghe, finendo per dispiacerlo considerato che, di fatto, fondamentalmente non ricordava il processo creativo che aveva portato al suo compimento.
Queste dichiarazioni alimentarono nel sottoscritto una sorta di malsana curiosità per Cujo, che finì nella lista dei "da leggere" e vi rimase per parecchi anni, prima di approdare finalmente al Saloon, peraltro con un effetto devastante: da tempo, infatti, non mi trovavo immerso in una lettura dalla tensione così alta e palpabile e dalle atmosfere torride e rarefatte dei grandi romanzi ambientati nel Sud degli States, benchè la location resti quella del caro, vecchio Maine arso dal sole nella torrida estate dell'ottanta.
Quello, però, che rende Cujo un romanzo così travolgente, non è il genere che ha reso grande il suo autore, bensì la complessa rete di coincidenze ed il crescendo finale da cardiopalma che trasforma questa sanguinosa storia non tanto in una fiaba oscura legata a possessioni e visioni demoniache, quanto in un amarissima tragedia orchestrata dal Destino, pronta a colpire i Trenton e la comunità di Castle Rock senza fare distinzioni tra vecchi e bambini, uomini retti e tutti d'un pezzo ed outsider senza più una direzione.
Del resto, come riflette amaramente Vic nello straziante epilogo, in questo nostro pazzo mondo i mostri esistono, ben più reali, pericolosi e terrificanti di quanto i sogni e le inquietudini e le fantasie possano costruire, e non abbiamo possibilità, neppure al meglio delle nostre forze, di preservare chi amiamo da quegli stessi mostri. 
Così come il Destino, giungono per calare le loro mani su di noi in maniera totalmente casuale, quasi ci fosse andato storto un tiro ai dadi: e se l'autore, in un passaggio che ricorda il finale di Grizzly Man di Herzog, giustifica Cujo divenuto una creatura feroce e selvaggia a causa della rabbia, non può che constatare, per bocca del già citato Vic, l'ineluttabilità di alcuni terribili eventi che finiscono per scioccare da una parte e dall'altra della pagina, e piovono addosso come una doccia gelata come nel momento di quella domanda che lo stesso capofamiglia dei Trenton rivolge a sua moglie Donna: da quanto tempo è successo?
Già, da quanto tempo?
Era il Destino a conoscere già quello che sarebbe accaduto, o sono state azioni apparentemente innocue di uomini, donne, bambini e cani, a portare gli abitanti di Castle Rock ad imboccare quella strada?
Da quanto tempo?
Come quando si diagnostica una malattia, che forse, chissà, con un paio di giorni di differenza avrebbe portato ad un altro finale, in un altro posto.
Come quando un rapporto di coppia non funziona più, o quando ci si rende conto che si ha di fronte il momento giusto per salvarlo. A qualsiasi costo.
Perchè Cujo è senza dubbio un romanzo sui mostri e sul Destino, ma anche su mariti e mogli, famiglie, genitori e figli, futuro e speranze, ferite e voglia di riscatto.
E sulla lotta quotidiana che conduciamo affinchè tutto "vada proprio bene", come recita la chiusa di uno spot di successo elaborato da Vic.
E anche quando tutto bene non va, neppure per sbaglio, occorre raccogliere le forze e trovare il tempo che ci permetterà di poter guardare ancora al futuro.
Senza paura degli armadi e dei mostri.
Perchè quelli ci saranno sempre.



MrFord



"And then you came into my life
and not everything was uptight
now you're shining a light at our path
and then you came into my life
and now everything seems just right
and you're shining a light on our path."
Super Furry Animals - "Rabid dog" - 



19 commenti:

  1. io sono stato un grande fan di King e questo è stato uno dei suoi romanzi che più mi appassionò

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    1. Romanzo splendido davvero.
      Ed un vero pugno nello stomaco.

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  2. Incredibile come da un romanzo splendido sia stato tratto un film penoso... :D

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  3. Cujo è bellissimo, con un finale che è davvero un pugno nello stomaco.
    Gli anni '80 furono un periodo in cui pubblicò dei romanzi uno più bello dell'altro.
    Saranno state tutte le droghe che assumeva in quel periodo? Chissà. :-p

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    1. Potrebbe essere.
      In fondo, le porte della percezione si aprono anche seguendo vie alternative! ;)

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  4. Bellissima recensione.
    A me, da piccolo, il film piaceva. Lo ammetto.
    Non lo vedo da una quindicina d'anni, può essere? :-D
    Io, invece, sono un fan accanitissimo del Re. In una commedia indipendente molto bellina che si chiama Stuck in Love, il protagonista riceva la chiamata di King a un certo punto... ecco, in quel momento avrei potuto piangere.
    Detto questo, mi mancano sia Cujo che La Lunga Marcia: per il resto sono aggiornatissimo. Quindi mi recupero pure questi, dai.

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    1. Ink, per me questo e La lunga marcia sono due must assoluti che un fan del Re non può perdere.
      Recupera!

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  5. Io invece sono sempre stato un fan di King, ma questo libro, non so perché, l'ho sempre evitato

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  6. e mentre il mondo discute dell'ultimo di king, tu rispolveri un libro che ha scritto prima che un giovanissimo come me nascesse. :)
    sei sempre fuori dal tempo, ford, non cambiare mai!
    anzi, magari un pochino cambia... ;)

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    1. Sei fuori tempo anche tu, che non sei più giovane da un pezzo! ;)
      E questo romanzo è una vera bomba!

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  7. Ricordo che prima di vederlo dissi: "Ma come si può fare un horror su un cane che mozzica la gente?"
    Dopo averlo visto mi sono dovuto ricredere!

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  8. Grande King, io questo l'ho letto addirittura alle medie e difatti non mi ricordo quasi nulla... di suo ho recentemente letto L'uomo in fuga 'na mezza bombetta, anche solo per il fatto di aver ispirato L'implacabile!

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    1. Neanche King ricorda quasi nulla, ma ti assicuro che è una cosa davvero notevole! ;)

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