Regia: Jonathan Kaplan
Origine: USA
Anno: 1988
Durata: 111'
La trama (con parole mie): Sarah Tobias, una giovane emancipata e wild quanto basta, vede trasformarsi una serata fuori in un incubo. Dopo aver bevuto e fumato flirta con un ragazzo che non intende accettare un rifiuto, e finisce stuprata da tre avventori del locale dove si trova a loro volta incitati dagli altri presenti.
Scattata la denuncia, del suo caso finisce per occuparsi Kathryn Murphy, promettente avvocato assistente del Procuratore Distrettuale: intimorita dal fatto che Sarah possa essere bollata in aula come "donna facile", la Murphy stringe un accordo con i colpevoli per una pena secondaria ed una detenzione breve, ma quando la ragazza sfoga la sua frustrazione rispetto al giudizio che di lei possono avere dall'esterno, la donna decide di organizzare un secondo processo in modo da incriminare i responsabili dell'incitamento allo stupro, stabilendo, di fatto, la responsabilità dei colpevoli materiali del reato.
Ai tempi del mio ricovero per l'intervento alle tonsille, preso dalla noia della degenza, l'ultima sera prima delle dimissioni attivai la possibilità della tv - a dire il vero, nella speranza di guardare X-Factor, uno dei guilty pleaures di casa Ford - e, non trovando ovviamente disponibili tutti i canali del digitale terrestre, dirottai la mia attenzione su una pellicola figlia dei gloriosi eighties che fino a quel momento era mancata alle visioni del sottoscritto: Sotto accusa, sponsorizzato con discreta sicurezza da Julez, è in realtà un legal thriller dall'impianto e dalla regia piuttosto accademici, privo di quel piglio in grado di rendere davvero grande una pellicola di questo genere.
Eppure, minuto dopo minuto, ogni suo aspetto tutto sommato ordinario si è reso più solido fino a contribuire alla riuscita di un film più che discreto, importantissimo all'epoca della sua uscita in sala principalmente per il messaggio, che sensibilizzava il pubblico femminile - e non solo - a proposito dei casi di violenza sessuale, soltanto in minima parte denunciati negli USA - ma, immagino, non solo - spesso per timore o vergogna: volendo osare, si potrebbe addirittura pensare che le imprese dell'assistente Procuratore Kathryn Murphy - una Kelly McGillis in parte - e della sua assistita Sarah Tobias - l'ancora giovanissima Jodie Foster - abbiano posto le fondamenta del manifesto della ribellione in rosa che sarebbe stato qualche stagione tardi Thelma e Louise.
Fin dal principio è chiaro che, come spesso accade per queste pellicole, la ragione arriderà ai protagonisti, eppure la struttura contribuisce a rendere questo tipo di prevedibilità meno pesante da digerire a partire dalla prima scena, che catapulta immediatamente lo spettatore nel vortice di caos e sconvolgimento di Sarah negli istanti appena successivi allo stupro: il resto avviene passo dopo passo, come una ricostruzione che ha il suo vertice - anche artistico, pensando all'intera pellicola - nel racconto del testimone chiave Ken Joyce, che permette al regista di mostrare cosa sia realmente accaduto tra le mura del The Mill.
Da questo punto di vista, è interessante l'analisi che già nel corso dello svolgimento dell'opera viene effettuata rispetto al ruolo di Sarah, vittima in tutto e per tutto eppure giudicata a causa del suo comportamento provocatorio precedente allo stupro, quasi lo stesso possa in qualche modo essere ammesso come attenuante per i colpevoli: similmente risulta particolarmente originale lo sviluppo che vede un primo accordo proprio con i colpevoli da parte dell'ufficio del Procuratore - per salvaguardare Sarah e soprattutto Kathryn da eventuali sciacallaggi da aula - e la costruzione della parte principale della sceneggiatura sul processo ai presenti nel locale che, la notte dei fatti, incitarono e sostennero i tre autori materiali del crimine.
Non una cosa da poco, considerato che la pellicola ormai è alle soglie del traguardo del quarto di secolo - ne è testimone l'orripilante moda dei tempi, sfoggiata dalla prima all'ultima scena senza vergogna alcuna - e che ancora oggi, forse, si farebbe fatica ad accettare una condanna per istigazione a delinquere - giustissima, peraltro - di questo tipo.
Un raro caso, dunque, di Cinema impegnato in forma di blockbuster all'interno del quale la potenza del messaggio sopperisce, di fatto, alla mancanza del tocco di classe - o di talento - in grado di trasformare un film in un'esperienza di culto: con tante schifezze che vengono propinate settimanalmente oggi, per una volta non sono stato così dispiaciuto di aver ricorso al mezzo televisivo.
In questo senso, si dovrebbe davvero tornare agli anni ottanta, quando anche in prima serata - e su quasi tutti i canali - passavano film che avevano palle e carattere.
Ora è già tanto riuscire a scovarne qualcuno in sala.
Eppure, minuto dopo minuto, ogni suo aspetto tutto sommato ordinario si è reso più solido fino a contribuire alla riuscita di un film più che discreto, importantissimo all'epoca della sua uscita in sala principalmente per il messaggio, che sensibilizzava il pubblico femminile - e non solo - a proposito dei casi di violenza sessuale, soltanto in minima parte denunciati negli USA - ma, immagino, non solo - spesso per timore o vergogna: volendo osare, si potrebbe addirittura pensare che le imprese dell'assistente Procuratore Kathryn Murphy - una Kelly McGillis in parte - e della sua assistita Sarah Tobias - l'ancora giovanissima Jodie Foster - abbiano posto le fondamenta del manifesto della ribellione in rosa che sarebbe stato qualche stagione tardi Thelma e Louise.
Fin dal principio è chiaro che, come spesso accade per queste pellicole, la ragione arriderà ai protagonisti, eppure la struttura contribuisce a rendere questo tipo di prevedibilità meno pesante da digerire a partire dalla prima scena, che catapulta immediatamente lo spettatore nel vortice di caos e sconvolgimento di Sarah negli istanti appena successivi allo stupro: il resto avviene passo dopo passo, come una ricostruzione che ha il suo vertice - anche artistico, pensando all'intera pellicola - nel racconto del testimone chiave Ken Joyce, che permette al regista di mostrare cosa sia realmente accaduto tra le mura del The Mill.
Da questo punto di vista, è interessante l'analisi che già nel corso dello svolgimento dell'opera viene effettuata rispetto al ruolo di Sarah, vittima in tutto e per tutto eppure giudicata a causa del suo comportamento provocatorio precedente allo stupro, quasi lo stesso possa in qualche modo essere ammesso come attenuante per i colpevoli: similmente risulta particolarmente originale lo sviluppo che vede un primo accordo proprio con i colpevoli da parte dell'ufficio del Procuratore - per salvaguardare Sarah e soprattutto Kathryn da eventuali sciacallaggi da aula - e la costruzione della parte principale della sceneggiatura sul processo ai presenti nel locale che, la notte dei fatti, incitarono e sostennero i tre autori materiali del crimine.
Non una cosa da poco, considerato che la pellicola ormai è alle soglie del traguardo del quarto di secolo - ne è testimone l'orripilante moda dei tempi, sfoggiata dalla prima all'ultima scena senza vergogna alcuna - e che ancora oggi, forse, si farebbe fatica ad accettare una condanna per istigazione a delinquere - giustissima, peraltro - di questo tipo.
Un raro caso, dunque, di Cinema impegnato in forma di blockbuster all'interno del quale la potenza del messaggio sopperisce, di fatto, alla mancanza del tocco di classe - o di talento - in grado di trasformare un film in un'esperienza di culto: con tante schifezze che vengono propinate settimanalmente oggi, per una volta non sono stato così dispiaciuto di aver ricorso al mezzo televisivo.
In questo senso, si dovrebbe davvero tornare agli anni ottanta, quando anche in prima serata - e su quasi tutti i canali - passavano film che avevano palle e carattere.
Ora è già tanto riuscire a scovarne qualcuno in sala.
MrFord
"Gli uomini non cambiano
prima parlano d'amore e poi ti lasciano
gli uomini ti cambiano
e tu piangi mille notti di perché
invece, gli uomini ti uccidono
e con gli amici vanno a ridere di te."
Mia Martini - "Gli uomini non cambiano" -
tralasciando il film, visto troppo tempo fa per ricordarlo, guardi x-factor?????
RispondiEliminaè troppo trash persino per me! XD
Pensa invece che scena faremmo io e te come giudici! ;)
EliminaIo mi sono persa qualcosa
Elimina...ma cosa vi siete fumati o tracannati 'sta settimana voi due??
Il Cannibale che sembra "una groupie" di Ford e lo stesso Ford che non disdegnerebbe sostuire un giudice di XFactor (mi aggrego al guilty, nemmenontroppoguilty, pleasure). Boh
Sono le stranezze della vita! ;)
EliminaComunque, pensa quanto ci si divertirebbe se io e il Cannibale fossimo due dei giudici! Ahahahahah!
Ahhhhahh e come tali dovreste indossare le mise di Elio e di Morgan...
EliminaOvviamente: io mi prendo Elio e lui Morgan, come differenza d'età ci siamo! Ahahahahah! ;)
Eliminaa me è piaciuto non poco, grandissima Jodie Foster :)
RispondiEliminaArwen, concordo in pieno: ottima interpretazione e pellicola davvero interessante!
EliminaJodie Foster non mi piace moltissimo come attrice anche se é indubbiamente capace. Son gusti. In questo film però é incredibile. E nonostante siano passati molti anni mi ricordo bene anche i dettagli. Davvero bello. Ciao
RispondiEliminaSara, anche a me non sta particolarmente simpatica, ma in questo film ha dato davvero il meglio.
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