domenica 9 maggio 2010

Crazy heart

A volte ci sono film che fanno proprio bene.
Cullano come una vecchia poltrona, scaldano come la pelle di una donna, accarezzano come una canzone, incendiano lentamente, come il buon whisky.
Crazy heart fa parte di questa particolare, confortante categoria.
Se non è una storia vera, potrebbe esserlo, per quanta passione trabocchi da ogni secondo di visione, e da ogni battuta di un'interpretazione - quella del nostro sempre caro Jeff "Drugo" Bridges, premiata con l'Oscar - che, più che grande, appare semplicemente umana.
Lo si attende al varco fin dall'inizio, il vecchio Bad, con il suo drink costantemente alla mano, il mozzicone di una sigaretta ad accendere la successiva, tra il palco di una squallida pista da bowling e il pensiero di dover fare da spalla all'ex pupillo divenuto superstar: lo si attende perchè è questo, e solo questo, che ci si può aspettare, da uno come lui.
Un altro Randy the ram.
E per quelli di questa risma, c'è una grande strada sempre pronta ad essere battuta.
Così lo si attende, mentre vomita tra una canzone e l'altra, mentre scopa groupies attempate e non nasconde, crogiolandosi nell'autocommiserazione, che anche lui non è proprio più di primo pelo.
Lo si attende mentre incontra una donna che non vorrebbe più fare errori, e lo confessa a lui, che pare aver fatto dell'errore una filosofia di vita.
Lo si attende mentre ingoia il rospo e suona per il sempre grato Colin Farrell/Tommy Sweet, mentre torna nella sua Houston cercando le risposte a domande cui è fuggito troppo tempo fa.
Lo si attende mentre cade, sbanda, risorge, sorretto dall'inossidabile amico Robert Duvall, che a quasi ottant'anni dimostra di essere della stessa pasta di Clint.
Eppure, Bad Blake continua a disattendere le aspettative. E a farsi aspettare.
Fino a quando, sconfitto dalla vita, sorpresa sorpresa, trova addirittura la forza di ricominciare.
E alla grande.
Roba americana, penserete.
Invece no: perchè la sua rinascita passa solo attraverso piccole vittorie di fronte a grandi sconfitte.
Ma nell'essere davvero uomini sta anche il poter riconoscere i propri limiti, il proprio passato, l'eredità che ci si lascia ad ogni decisione presa nel corso della vita.
Bad Blake, tornato Otis senza vergogna, riparte dove pareva impossibile.
Nessuno saprà per dove, o per quanto. Del resto, ha cinquantasette anni suonati.
Ma un passo alla volta, torna a stare bene.
Quel che si dice un'ellissi perfetta.
Anche io sto bene.
Perchè è bello pensare che non tutti i Randy the ram debbano per forza finire male.
Col botto, certo. Ma male.
A volte, sedersi comodi e gustarsi la tranquillità può essere un premio ben più grande della gloria.

"When the thrashers come I'll be stuck in the sun
like the dinosaurs in shrines
but I'll know the time has come
to give what's mine."
MrFord

1 commento:

  1. E la curva dei tuoi giorni, non è più in salita,
    Scendi piano, dai ricordi in giù,
    Lasceranno che i tuoi passi, sembrino più lenti,
    Disperatamente al margine, di tutte le correnti.

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