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venerdì 31 gennaio 2014

Last vegas

Regia: John Turteltaub
Origine: USA
Anno: 2013
Durata: 105'




La trama (con parole mie): Billy, Paddy, Archie e Sam sono quattro amici inseparabili rimasti in contatto nel corso di tutta la vita, dall'infanzia per le strade di New York all'età adulta che li ha portati su strade completamente differenti.
Sulla soglia dei settanta, Billy decide una volta per tutte di convolare a nozze con una ragazza che ha meno della metà dei suoi anni, e decide di invitare il resto del gruppo per un addio al celibato che sancisca anche per lui la fine dell'epoca da single, come era stato per gli altri, meta Las Vegas, che sarà anche il luogo delle nozze: peccato che Paddy, vedovo della donna che lo stesso Billy ha amato in gioventù, serbi ancora rancore all'amico colpevole di non aver presenziato al funerale della stessa.
Il viaggio nella città del peccato servirà a sciogliere i nodi da troppo tempo al pettine ed indirizzare i quattro amici verso una nuova fase delle loro vite.






Il Saloon, come ormai è noto, è un luogo in cui i vecchi leoni e l'amarcord dei tempi andati possono e potranno trovare sempre un rifugio accogliente, traboccante alcool e buone intenzioni.
Allo stesso modo, chiunque può tranquillamente dichiarare quanto sia grande il mio amore per operazioni come quelle del brand dedicato agli Expendables o a cose come il recente Il grande match o il sorprendente Stand up guys, celebrazioni dell'old school e dei suoi eroi: della stessa corrente di pensiero ed azione fa parte Last Vegas, ultima fatica del ben poco interessante John Turteltaub pronta a portare lo spirito di Una notte da leoni in prossimità dei settanta, spostando in avanti le lancette dell'orologio e lasciando tutti noi ben sperare in una vecchiaia ricca di divertimento e soddisfazioni.
Dunque, almeno sulla carta, si potrebbe parlare addirittura di un titolo che da queste parti dovrebbe avere vita facile, e conquistare favori senza neppure troppi sforzi: eppure, a costo di essere fin troppo onesto e passare per quel pusillanime del mio rivale finto giovane Cannibal Kid, Last Vegas non mi ha convinto affatto.
Certo, mi sono divertito ed ho passato un'ora e quarantacinque di tranquillità assoluta, gustandomi un paio di White russian prima di andare a dormire tranquillo dopo aver riso di fronte a battute, soluzioni e situazioni che il genere old versus young riesce a generare, ma la sensazione di fondo che ha pervaso la visione è stata simile a quella che, di norma, mi illustrano i detrattori dei vari Sly e soci quando mostro il mio entusiasmo rispetto ai loro ritorni on screen: c'era davvero bisogno dell'ennesima pellicola a tema revival, legata peraltro ad un fenomeno già inflazionato nelle ultime stagioni come quello dell'addio al celibato?
Onestamente no, nonostante non si stia parlando, per l'appunto, di una visione sgradevole o poco riuscita, di un cast che, seppur continuando senza sforzo a proporre praticamente le stesse maschere, funziona in grande scioltezza - anche se, onestamente, la differenza tra il Liberace di Behind the candelabra e questo Billy di Michael Douglas fa quasi male al cuore - e di un film che scorre piacevolmente senza risultare noioso o suscitare incazzature.
Il problema vero di Last Vegas è che, principalmente, finisce per essere una visione molto prevedibile, talmente tanto da oscurare perfino l'ironia che questi vecchi ragazzacci hanno finito per riscoprire ed utilizzare come arma vincente nella loro terza età cinematografica: non escludo che questo effetto possa essere legato anche ad una sceneggiatura e ad una regia che non rendono giustizia all'idea di base, finendo per mettere a proprio agio lo spettatore giusto nel momento della visione senza garantire l'impressione che possa rimanere a fondo anche con il passare non tanto dei giorni, quanto delle ore.
Certo, non parliamo di un titolo da ambizioni autoriali, eppure su questo bancone le aspettative in merito erano certamente più alte, sicuramente in grado di superare l'alcool e la notte che sono intercorse tra la visione e questo post senza costringermi a girare intorno al punto perchè, di fatto, privo di argomentida trattare che non fossero gli exploit - seppur divertenti - delle schermaglie Douglas/De Niro, delle imprese al tavolo da gioco di Morgan Freeman o di quelle da seduttore di Kevin Kline.
Il dubbio, infatti, è che quella dei già citati Expendables stia diventando una moda pericolosa, e che questi altri presunti "stand up guys", al contario di quanto lasci presagire il nome, finiscano per adempiere ai loro obblighi ben seduti in poltrona, senza scomodare uno sforzo che conceda il rischio di trovarsi di fronte ad una festa davvero memorabile.
Che sia l'ultima, oppure no.



MrFord



"Stand upright and be strong,
may you stay forever young,
forever young, forever young,
may you stay forever young."
Eddie Vedder - "Forever young" - 



venerdì 13 dicembre 2013

Red 2

Regia: Dean Parisot
Origine: USA
Anno: 2013
Durata:
116'




La trama (con parole mie): Frank Moses, ormai definitivamente in pensione e pronto a concentrarsi sul rapporto con la fidanzata Sarah, viene coinvolto suo malgrado in un losco ed esplosivo - in tutti i sensi - affare di spionaggio. A seguito di una rivelazione giunta dalla rete, infatti, un intrigo vecchio di decine d'anni rappresentato dal folle scienziato Bailey mette lo stesso Frank ed il suo inseparabile compare Marvin nel mirino di tutte le maggiori agenzie del mondo, nonchè di un pericoloso sicario ingaggiato dalla CIA per liberarsi dei suoi due troppo sopra le righe ex agenti.
Dunque, seppur controvoglia, Moses si troverà costretto a scendere in campo per fare quello che gli riesce meglio - spaccare culi - cercando nel contempo di preservare la salute fisica e mentale della sua metà: sempre che la stessa non sia più felice - molto più felice - di lui di ritrovarsi nel pieno dell'azione.





La vecchia regola degli "old guys rule" - che mi ricorda la recente lettura de I re del mondo - è praticamente sacra, qui al Saloon, e da ben prima che arrivassero a confermarla Capolavori come Gran Torino o perle come i due Expendables: la vecchia scuola ed il suo approccio ruvido ma efficace era stata il leit motiv principale anche di Red, action movie ispirato ad un albo a fumetti passato su questi schermi intrattenendo gli occupanti di casa Ford a dovere un paio d'anni or sono e tornato alla ribalta con un sequel che, nonostante le scarse aspettative, è riuscito a raggiungere ampiamente il livello del primo film, puntando con una decisione ancora maggiore sulla componente ironica legata alle gesta dell'agente speciale in pensione Frank Moses, felicemente - almeno in apparenza - consacratosi alla vita civile tutta fidanzata e centri commerciali nel weekend.
Bruce Willis, praticamente nato per parti come questa, torna dunque a vestire i panni di un charachter che pare l'emblema assoluto del genere, supportato da una schiera di comprimari da urlo, a partire dal Marvin di John Malkovich per finire in bellezza con la Victoria di Helen Mirren, che per la seconda volta torna a sfoderare un look ed un approccio da dark lady - seppur attempata - letale sotto tutti i punti di vista.
Il tocco vincente, comunque, del secondo capitolo - e a questo punto c'è da sperare che ne venga proposto anche un terzo - delle avventure di questo "wild bunch" di spaccaculi solo apparentemente in pensione è dato dall'ironia, giocata a più riprese ed in qualsiasi situazione - sia essa da campo di battaglia o da "momento di riflessione" - per così dire -, ed utilizza come catalizzatore della stessa la fidanzata del protagonista, al centro di momenti già cult come il confronto con l'ex del solido Brus - l'agente del KGB interpretata da Catherine Zeta Jones - o il tormentone del bacio, senza dubbio il personaggio rivelazione della pellicola.
Pellicola che non perde un colpo in termini di ritmo e alla quale pare sia giovato il cambio di mano dietro la macchina da presa, così come l'inserimento di Byung - splendida la sua sequenza d'esordio, divertenti i siparietti ed i faccia a faccia con Willis - e l'utilizzo di Anthony Hopkins, che seppur ormai un pò troppo uguale a se stesso riesce in ogni caso a fare la sua porca figura, che sia in veste di scombinato scienziato o di villain numero uno della cricca di arzilli vecchietti.
Considerato che, almeno sulla carta, il rischio di incorrere in robaccia inutile portata sullo schermo soltanto nella speranza di raschiare il fondo del barile degli incassi era molto alto, Red 2 sorprende almeno quanto il primo capitolo, e diviene uno dei riferimenti dei film tutti sparatorie ed esplosioni - e battute da macho tipiche del "settore" - della seconda parte di questo duemilatredici, supportato alla grandissima da un gruppo di attori che, ci sarebbe da scommetterci, ha scoperto di divertirsi oltre misura mostrando quante palle si possono avere anche una volta superati i famigerati "anta" - e metteteci voi la cifra che volete davanti -.
Un sano intrattenimento action come se ne facevano ai bei tempi, dunque, che non inventerà certo nulla di nuovo ma che senza dubbio porta a casa la pagnotta mostrando agli pseudo registi ed interpreti di oggi - Statham escluso - cosa significa avere a che fare con gli alfieri dell'old school.


MrFord


"The older guys tell us what it's all about
the older guys really got it all worked out
since we've got the older guys to show us how,
I don't see why we can't stop right now."
Teenage Fanclub - "Older guys" - 


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