sabato 16 giugno 2018

Saloon Mundial: Cristiano again




E' davvero curioso quanto il Destino giochi con noi.
Quattro anni fa, a cavallo tra il primo ed il secondo giorno del Mondiale brasiliano, scrissi un post furente ed arrabbiato contro i poteri forti ed i geni, spinto da un periodo non facile a livello personale e lavorativo, e dal fastidioso atteggiamento dei carioca che, sulla carta, partivano favoriti nella competizione.
Come tutti sappiamo, il Brasile ai tempi rimediò solo un quarto posto e due batoste clamorose in semifinale e nella "finalina" per il terzo posto, e ad oggi siedo alla tastiera con la mente decisamente più sgombra di allora. Certo, sono e resterò sempre un sostenitore degli outsiders, ma inizio la consueta cronaca dei Mondiali di calcio - ormai alla sua terza "edizione" qui al Saloon - dedicando la "copertina" a Cristiano Ronaldo, che qualche mese fa era già comparso da queste parti a seguito del gol fantascientifico segnato nell'andata dei quarti di finale della Champions - poi vinta dal suo Real Madrid - contro la Juventus.
Questa sera, infatti, si è tenuto il primo, vero big match della competizione, il duello tra Spagna - come sempre negli ultimi anni, tra le favorite - e Portogallo - Campione Europeo uscente, ma squadra decisamente inferiore alla Roja -, e Cristiano, a differenza della sua "nemesi" Messi, non ha voluto saperne di scomparire dai radar: anzi, con una tripletta che è un mix di furbizia - il rigore e la punizione conquistati sono quantomeno dubbi -, tecnica e quella meraviglia da cartone animato che è anche il bello del calcio e dello sport: quando un campione - perchè di campioni così, inutile negarlo, non ne nascono molti - decide di prendere in mano la propria squadra e, dopo essersi visto rimontare due volte e superare, a due minuti dalla fine inventa qualcosa come la punizione che ha siglato il tre a tre conclusivo, allora, per dirla come Ivan Drago in Rocky IV - tanto per restare in tema russo - "è un vero campione".
E dunque, a distanza di quattro anni, da sostenitore dei Goonies e degli outsiders, mi trovo a dover esultare per uno di quei geni afflitti da divismo che tanto criticavo nel post che inaugurò i Mondiali brasiliani: ma il bello dello sport è anche questo.
Riconoscere un gesto, qualcosa che colpisce e lascia senza parole.
Qualcosa che vada oltre il fatto che per la prima volta da quando sono nato assisto a questa competizione senza avere l'occasione di tifare per l'Italia - giustamente per molte ragioni eliminata ai playoff lo scorso autunno dalla Svezia -, oltre alle nazioni partecipanti, a chi scegliere di tifare, alle voci di mercato e a tutto il circo che gira attorno al mondo del pallone, tra i più ricchi e mediaticamente esposti di tutto lo sport: io voglio sentire l'emozione sulla pelle, dalla rabbia che provai ai tempi delle Notti Magiche alle lacrime di gioia per i miracoli di Roberto Baggio in USA, dalla rivisitazione di Seven Nation Army all'essere ancora qui, ad una tastiera, per raccontare quello che provo quando qualcosa mi coinvolge e conquista, che si tratti di Sport, Cinema o altro stuzzichi quel desiderio di magia e l'ingordigia che mi contraddistinguono.
E lo scrivo da outsider affamato come un genio.
Come il più anonimo e scombinato mediano possibile animato dallo stesso lampo visto negli occhi e nei gesti di Cristiano Ronaldo che, a due minuti dalla fine della partita, sposta l'arbitro che lo stava intralciando e calcia una punizione perfetta.
E la barriera, la tensione, il portiere, il pubblico, il tempo, per un attimo spariscono.
E resta solo la magia.
Quella che voglio. Quella che placa il mio appetito. Quella che cerco.
Cristiano Ronaldo pare avermi letto nella mente.
Ora, quello che chiedo a questo Mondiale, è di andare avanti così.



MrFord




2 commenti:

  1. Cristiano è uno dei quei geni afflitti da divismo cannibale, e infatti mi piace. Anche se è troppo spudoratamente forte per essere tra i miei preferiti in assoluto. E' quasi disumano, però per fortuna ha anche una certa carica cartoonesca e pure infantile che fa capire come lui, nonostante tutti i miliardi e i premi già vinti, a ogni partita ci tenga come noi (o almeno io) da ragazzini ci tenevamo a ogni partitella al campetto. :)

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    Risposte
    1. Verissimo: è uno che ci mette tutto ad ogni partita, il contrario del suo spentissimo rivale.
      Strano essere entrambi dalla sua parte. ;)

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