mercoledì 19 luglio 2017

Laurence anyways (Xavier Dolan, Canada/Francia, 2012, 168')




Nel corso di questo personale recupero della filmografia di Xavier Dolan mi è capitato di ripensare ai commenti decisamente prevenuti lasciati in altri blog nel corso di questi anni così come a quanto sia stato curioso ignorare il giovane canadese per timore e poca voglia ed energie mentali per poi recuperare i suoi lavori nell'arco di poco più di un mese: ed è capitato di pensare a quanto sia bello, a volte, essere smentiti.
Laurence anyways, a mio parere e fino a questo momento, è in qualche modo il titolo più debole della filmografia del regista: troppo lungo e dilatato, clamorosamente bello e lirico in alcune sequenze ed assolutamente insistito e posticcio in altre.
Ma poco importa.
Perchè Dolan si fa amare ugualmente, anche quando un suo lavoro - e parliamo di qualcuno che, ai tempi dell'uscita di questo film, aveva ventiquattro anni scarsi - riesce soltanto ad essere imperfetto e tra il discreto ed il quasi buono, piuttosto che una vera e propria bomba.
Perchè Dolan, in barba all'età e neanche fosse il vampiro di una qualsiasi intervista, mostra la sensibilità di una persona che conosce i sentimenti e la vita ben oltre quello che si potrebbe conoscere nel periodo dell'esistenza in cui lui scrisse e diresse questo lavoro.
Laurence anyways, infatti, e come fino ad ora ogni pellicola firmata dal cineasta, a prescindere dalle tematiche legate alla sessualità ed all'importanza della diversità e dell'identità che ci definisce - protagonista di una delle sequenze più clamorose che abbia visto negli ultimi mesi, quella del momento "di gloria" di Laurence dopo la prima lezione a scuola vestito da donna, che ancora una volta dimostra che, Tarantino e Wong Kar Wai esclusi, il giovane Xavier è il più grande regista vivente a saper unire immagini e colonna sonora - è la cronaca di una storia d'amore portata sullo schermo con la passione di un ventenne e la consapevolezza di chi potrebbe avere sessant'anni oppure trecento, in grado di definire le stagioni dell'esistenza e dell'amore stesso con partecipazione e distacco ad un tempo.
Pensare che a produrre tutto questo - e le mie parole sono solo la punta di un enorme iceberg, in questo senso è assolutamente evocativa e potente a recensione di Caden - sia stato qualcuno che era - ed è, a conti fatti - poco più che un ragazzo è clamoroso ed incredibile, nonchè specchio di un talento di quelli destinati a segnare un'epoca, che magari ad oggi non avrà ancora realizzato il suo vero Capolavoro - anche se, nel momento in cui scrivo, non ho ancora terminato il mio percorso di scoperta - ma che è senza dubbio destinato a diventare un riferimento non solo per gli spettatori o per chiunque si trovi travolto - ed è letteralmente così - dai suoi lavori, ma anche per un'epoca priva o quasi di riferimenti che saranno i Maestri del futuro.
La diversità, intellettuale e sessuale, che difende a spada tratta Dolan, probabilmente ben conscio dei limiti di una società comunque ben più elastica di quella vissuta dai suoi protagonisti in questo film, e che riesce ad unire il background dei cult del Vecchio Continente e dei mostri sacri asiatici all'irruenza del nuovo, sono i cardini di una pellicola che metterà alla prova gran parte del pubblico ma che, una volta conclusa, non potrà lasciare altro, nel bene o nel male, che bellezza.
Perchè quando si vive se stessi e chi ci sta intorno così a fondo, anche quando le cose finiscono per andare male e trasformarsi in autunno - si veda il dialogo nel locale, molto simile per tematiche a quello delle protagoniste dell'indimenticabile Vita di Adele, e la strepitosa scena a seguito dello stesso -, non si può che considerare che la salvezza stia proprio lì.
Nella nostra unicità, diversità, vita senza confini.
Nella bellezza.
Poco importano nomi e cognomi.
Ci siamo noi.
E basta.
Anyways.




MrFord




 

10 commenti:

  1. Confesso che l'ho iniziato e mai finito.
    Troppo lungo, sì. Prima o poi, anche se spiace dividerlo in comode rate mensili.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dai, secondo me ce la fai, nonostante la lunghezza.
      Ormai sei uno spettatore più che navigato. ;)

      Elimina
  2. è il primo suo che ho vieto, un'illuminazione

    https://markx7.blogspot.it/2014/12/laurence-anyways-xavier-dolan.html

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Molto bello, nonostante si tratti, secondo me, del suo film "peggiore".

      Elimina
  3. questo è un altro film che devo recuperare xD

    RispondiElimina
  4. Su questo incredibilmente siamo già più d'accordo.
    Anche per me un Dolan non al suo massimo, capace di alternare momenti ottimi ad altre lungaggini francamente evitabili.

    Comunque io, a differenza tua, non mi stupisco certo che un giovane ragazzo possa realizzare dei grandi film. Basta pensare alla musica, dove molti artisti producono i loro lavori migliori in giovane età, per poi diventare bolliti da vecchi.
    Al cinema magari è più complesso raccogliere i soldi per realizzare un film a livello professionale quando si è ragazzi, però le cose con le nuove tecnologie stanno cambiando.
    E, a forza di frequentare Pensieri Cannibali, forse anche le tue opinioni stanno lentamente, molto lentamente cambiando. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. O forse tu, invecchiando, stai finalmente raggiungendo la saggezza fordiana e ritrovando un senso alle tue normalmente assurde opinioni. ;)

      Elimina
  5. Film lungo, vero, e con tante lungaggini. Ma anche con tanta poesia, bellezza e profondità. Anche quando sbaglia, o non centra il bersaglio, Dolan sa come farsi notare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Verissimo: un autore che non può lasciare indifferenti.

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...