lunedì 5 dicembre 2016

Sully (Clint Eastwood, USA, 2016, 96')




"Nel corso di questa indagine piloti, ornitologi, esperti e computer hanno analizzato ogni singola variabile in campo, elaborando i dati con la massima precisione. E' mancato un solo fattore: lei.".
Recita più o meno così una delle dichiarazioni che chiudono il giorno del confronto decisivo tra il Capitano Sullenberger detto Sully ed il suo Primo Ufficiale, responsabili della scelta di aver effettuato un atterraggio d'emergenza sul fiume Hudson il quindici gennaio duemilanove salvando la vita delle centocinquantacinque persone a bordo dopo aver subito un'avaria ai motori a causa dello scontro con uno stormo di oche canadesi, dopo aver valutato come troppo rischioso tentare un rientro al La Guardia - aeroporto dal quale erano decollati pochi minuti prima - o una deviazione verso il primo scalo del Jersey, distante qualche miglio.
Il fattore umano.
La Storia - che si parli di aviazione civile o qualsiasi altro campo - ha mostrato che sono molteplici gli esempi di situazioni straordinarie all'interno delle quali a fare la differenza, nonostante la tecnologia, le condizioni, i miracoli e chi più ne ha, più ne metta, è , è stato e forse sarà sempre l'Uomo, che proprio grazie alle sue imperfezioni ed all'istinto è riuscito dove qualsiasi calcolo o teoria avrebbe previsto un fallimento.
E' questo fattore lo scheletro dell'ultimo lavoro firmato da Clint Eastwood, che sulla via degli ottantasette anni continua a mettersi in gioco cambiando soggetti, minutaggi e produzioni mantenendo saldo per l'appunto quel fattore umano che ha reso e rende grandi molti dei suoi film: Sully, che ripercorre le vicende dell'(anti)eroico capitano che nei giorni seguenti allo scampato disastro fu messo sotto indagine dalla sua compagnia rischiando carriera e pensione per aver scelto l'atterraggio sulla carta più rischioso piuttosto che un rientro apparentemente più sicuro da dove era venuto, forse non sarà mai parte del novero dei Capolavori del vecchio Dirty Harry - del resto, non capitano tutti i giorni cose come Gli Spietati, Mystic River, Million Dollar Baby o Gran Torino, giusto per citarne alcuni -, eppure è uno specchio splendido, scritto e diretto con rigore, della sua poetica, ennesima conferma dello spessore di un regista che, senza ombra di dubbio e molto più di altri anche più celebrati di lui - come l'ormai perduto Malick -, è entrato a far parte della cerchia dei più grandi narratori della settima arte statunitense dell'epoca moderna, prendendo sempre più le parti di un John Ford della nostra generazione.
Nel corso della visione di Sully, a prescindere dall'amore incondizionato che continuo a provare per quello che è senza ombra di dubbio il mio nonno cinematografico, della qualità della confezione pronta ad andare di pari passo alla sua semplicità, della pacatezza e dei toni sobri dell'intera opera, ho pensato a quanto un altro regista ed un'altra produzione avrebbero potuto sbracare selvaggiamente, con una materia come quella fornita dall'impresa - perchè questa è stata, senza ombra di dubbio - del Capitano Sullenberger, dei suoi collaboratori e dei soccorsi giunti sul posto ed in grado di portare in salvo tutti i centocinquantacinque superstiti in ventiquattro minuti - considerati i tempi di reazione italiani, il pensiero fa venire i brividi -.
Un eroe americano al cento per cento, un vero e proprio miracolo - non ci sono documentazioni di altri ammaraggi legati all'aviazione civile con il cento per cento dei superstiti -, un esempio di prontezza da parte di chiunque abbia potuto dare un contributo per la salvezza di quelle persone, una battaglia per l'affermazione dell'importanza del giudizio e del gesto di un uomo che, giocandosi la propria vita, ha finito per salvarne altre centocinquantaquattro: chiunque avrebbe potuto cedere al fascino malefico della retorica, esattamente come si potrebbe dire per un altro film firmato dal Nostro qualche anno fa, Invictus, ed ancora una volta, il vecchio Eastwood ha sconvolto l'equazione.
Tutto questo ha una sola risposta.
Il fattore umano.
Il fattore Clint.




MrFord




 

20 commenti:

  1. Promette benissimo,ovviamente noi non vediamo l'ora di vederlo ;)

    RispondiElimina
  2. Anche oggi siamo d’accordo sul film, sul lavoro di Clint e sulla scelta del film del giorno ;-) Mi devo preoccupare che sia piaciuto sia a te che al Cannibale? ;-) Cheers

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In realtà quando un film piace ad entrambi, vuol dire che è da vedere di sicuro! ;)

      Elimina
  3. Come ti dicevo, emotivamente mi ha lasciato freddissimo.
    American Sniper mi aveva infastidito, qui e lì. Questo l'ho proprio dimenticato, e forse è peggio. Boh.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Pensa che invece io ero rimasto emotivamente molto coinvolto da American Sniper: questo è più misurato, ma ugualmente potente.

      Elimina
  4. Cinema diretto e onesto, diretto senza fronzoli e senza retorica, davvero una bomba. Le tre scene dell'incidente girate da punti di vista differenti sono un'idea geniale

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Verissimo.
      Del resto, Clint ci ha abituato a questo rigore.

      Elimina
  5. La tua promozione me l'aspettavo, quella del Cannibale meno.
    Nonostante questo, ripeto anche qui, solo in caso di nomination lo vedrò, per ora, allergica alla storia e a Hanks, non ne ho voglia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci può stare, anch'io all'inizio non ero entusiasta.
      Ma ti assicuro che se ha convinto il Cannibale, può tranquillamente piacerti, e molto.

      Elimina
  6. Come ti dicevo ieri non avevo particolare interesse nel recuperarlo, mi sembrava poco interessante -nonostante la presenza di Clint in regia- felice di essermi sbagliato, lo recupero subito!
    ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Forse per te è un pò troppo "straight", ma vedrai che Clint non ti deluderà.

      Elimina
  7. Ho capito perché ti è piaciuto tanto: perché racconta la storia di un uomo che ha superato la tecnologia.
    Cosa che vorresti fare pure tu, inutilmente. :)

    E poi ti è piaciuto perché sei una groupie di Clint Eastwood allo stato terminale e quindi non poteva essere altrimenti...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh, se sono ancora qui dopo quasi sette anni direi che con la tecnologia ho vinto, eccome. ;)

      Per il resto, è vero. La cosa strana è che sia piaciuto anche a te!

      Elimina
  8. Abbiamo scritto direi le stesse cose... il fattore umano, la qualità del film, il fatto che se questa storia fosse finita nelle mani di qualsiasi altro regista hollywoodiano probabilmente traboccherebbe di retorica. Invece Clint distingue bene la retorica dal patriottismo (che in America non fa rima con "fascismo") e costruisce l'ennesimo ritratto di un uomo onesto, semplice, solo. A me ha fatto commuovere.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come ho scritto dalle tue parti, concordo in pieno, ed effettivamente Clint ci smuove allo stesso modo.
      Un applauso alla riflessione del patriottismo americano che non c'entra nulla con certe idee della Vecchia Europa.

      Elimina
  9. Io ho l'hype per questo film, però vorrei tenermelo come ultimo film da vedere al cinema per questo 2016. In modo da aver qualcosa di buono in un anno orrido as usual.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io non ho saputo aspettare. Del resto, con Clint voglio sempre cogliere la palla al balzo. E con le classifiche di fine anno ad incombere non mi sarei mai permesso di perderlo!

      Elimina
  10. sono stata al cinema a vederlo nel weekend, Eastwood mi piace sempre molto quando dirige, ha uno stile freddo preciso e focalizzato, ideale per un film come questo... e poi, dopo troppo sottotono, finalmente Hanks ha una parte centrata!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Verissimo: Hanks perfetto, e film diretto con la solita maestria da Eastwood.

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...