venerdì 3 luglio 2015

La storia della principessa splendente

Regia: Isao Takahata
Origine: Giappone
Anno: 2013
Durata: 137'





La trama (con parole mie): un vecchio tagliatore di bambù sempre intento a lavorare tra le montagne si imbatte un giorno in un germoglio dal quale nasce una piccola bambina dall'aspetto di una principessa, che l'uomo coglie come un segno degli dei e decide di allevare insieme alla moglie.
La piccola, passata dai giorni da neonata all'infanzia in un tempo brevissimo, pare crescere più di tutti gli altri bambini, ed essere legata in qualche modo alle scoperte meravigliose del padre nella foresta: il tagliatore, infatti, scopre oro e vesti, e si convince a costruire un avvenire per la piccola principessa nel cuore della capitale, dove la stessa potrà godere di un destino più grande di quello che potrebbe riservarle la vita agreste.
Dunque ricchezze, istruzione, un palazzo a lei dedicato, un codice di comportamento che dovrebbe condurla alla grandezza che le compete paiono porre le basi per un ruolo sempre più importante nella società, nonostante la ragazza sia, di fatto, infelice e desideri con tutto il cuore tornare alla semplicità e alle amicizie dell'infanzia.
Cosa accadrà, dunque, quando perfino l'Imperatore mostrerà interesse per lei?









Non sono mai stato troppo bravo, a fare il critico freddamente.
Anzi, personalmente detesto i post in cui parlo di film, per quanto ottimamente realizzati, destinati a rimanere sullo schermo, senza entrarmi dentro.
Forse perchè sono così legato alla vita e all'esperienza da aver bisogno di sentire necessariamente sulla pelle le sensazioni, i sentimenti, le emozioni.
In questo senso, posso tranquillamente ammettere che La storia della principessa splendente è stato un vero e proprio tsunami.
Isao Takahata, come il suo socio e co-fondatore dello Studio Ghibli Hayao Miyazaki, ha il potere che pochi narratori, che si parli di settima arte o di qualsiasi altra, possano pensare di possedere: quello di poter raggiungere un pubblico universale, di qualsiasi cultura ed età, e di riuscire nell'impresa grazie alla capacità di trasformare emozioni profondamente umane in favole vere e proprie che è possibile tradurre da molteplici punti di vista.
Ma non sono qui a parlare di queste, o della meravigliosa semplicità delle vicissitudini della principessa splendente, dei suoi genitori e dei suoi amici, dei suoi pretendenti, delle sue origini e del luogo al quale farà ritorno, della dichiarazione di Kurosawa che di norma rispolvero quando si tratta del già citato Miyazaki, e che starebbe a pennello anche parlando di Takahata, dei meravigliosi dipinti che accompagnano il pubblico in una delle visioni più semplici, leggere e toccanti degli ultimi anni, che si parli di animazione e non solo.
Sono qui per parlare di Agnese, o di quella che avrebbe potuto essere.
Lo scorso anno, quando accaddero questi fatti, ebbi appena la forza di chiamare i miei, mio fratello ed il lavoro, per prendermi qualche giorno che ci sarebbe servito per dirle addio quantomeno fisicamente.
Ma non di scriverne, se non per farne un accenno.
Dovete sapere che, soprattutto dai tempi in cui superai la timidezza che mi contraddistinse nel corso dell'infanzia e dell'adolescenza, in qualche modo sono sempre stato uno stronzo egoista: da ingordo di vita quale sono, tendo a godere di quello che ho, di quello che voglio e che desidero, senza pensare troppo alle conseguenze delle mie azioni.
In fondo, come scritto in altre occasioni, sono un predatore ed uno scorpione fatto e finito.
Solo Julez, nel corso degli anni, è riuscita almeno per alcuni tratti a smussare i miei spigoli e tirare fuori il meglio, e solo il Fordino riesce a goderne appieno, l'unico essere vivente in grado di avermi incondizionatamente, senza che possa manifestare altro se non il mio amore per lui.
Quanto, alla fine di aprile del duemilaquattordici, scoprimmo di essere in attesa di un secondo figlio, la gioia fu immensa: non essendo più giovanissimi, ed avendo lottato con il coltello tra i denti per conquistare quello che abbiamo, il fatto che fosse capitato naturalmente e senza alcun pensiero suonava come una liberazione.
Ed è suonata così il primo maggio, quando dopo un pranzo in famiglia ne parlammo, in un parco cui mi hanno riportato le montagne dell'infanzia della principessa, ai miei e a mio fratello.
E' suonata così nei sogni di Julez, nel suo nome, nei progetti che cominciammo a fare, così come era stato per AleLeo.
E' suonata così il cinque maggio, alla prima ecografia, con quel cuore così piccolo che batteva all'impazzata, così piccolo che quasi pareva incredibile.
E' suonata così fino al ventotto, quando alla prima occhiata al monitor Julez quasi sussurrò alla ginecologa "Non c'è più, vero?".
Ho impiegato fin troppo a capire cosa stava succedendo.
Del resto, come il padre della principessa, da uomo si arriva sempre in ritardo.
Troppo in ritardo.
Anche quando si lotta e si è disposti a lottare fino alla fine.
Anche quando i propri desideri, i propri sogni, si sovrappongono a quelli dei nostri figli.
E non riusciamo più a capire quale sia la loro felicità, e quale debba essere la nostra.
Anche quando si vorrebbe essere portati via con lei, sulla Luna, o ovunque si possa stare insieme.
Io ringrazio l'amore che provo sempre e comunque per la vita, la stessa che riserva gioie e tristezze che paiono infinite, per poi riservarne altre ancora più grandi.
Ringrazio di essere stato presente, nel bene e nel male. Per me, e per la mia famiglia.
Ringrazio il Fordino, che ci ha salvati da un momento cui forse sarebbe stato difficile sopravvivere solo con la sua incontenibile energia.
Ringrazio la mia principessa, perchè anche se non c'è più, ed è sulla Luna, trasformata in energia o chissà dove, è sempre con noi.
E ringrazio Isao Takahata per avermi fatto soffrire con un film dalla bellezza struggente, che mi fa amare ancora di più il Cinema, la vita, l'esperienza, il dolore e la gioia.
Che mi fa amare e basta.
Perchè è questo che alimenta la mia voglia di vivere più di ogni altra cosa.
Nel meglio e nel peggio.
Ed è per questo che da qui dovranno strapparmi via con la forza.
O mandare la mia principessa a chiamarmi, dolcemente.




MrFord




"Haven't you heard what's new
there is a rumour
going around that suddenly I've found you
better believe it's true
I got a feeling
this is for real and nobody else will do."
Elton John - "Princess" - 




24 commenti:

  1. Risposte
    1. Pensa che succede a vedere il film! ;)

      Elimina
    2. Ieri mattina ho letto il post e non riuscivo neppure a commentare :'(
      Sapevo già di questa cosa tremenda che vi era successa,ma sentirtene parlare così,cuore in mano, mi ha davvero sconvolto.
      Io sono una che empatizza al 3000 per mille persino con i film ed i libri,figuriamoci sentir parlare di un avvenimento talmente doloroso accaduto a delle persone che (seppur virtualmente) conosco e alle quali mi sono affezionata!
      Riguardo allo studio Ghibli,io continuo ad essere un ignorantona in materia,nella lunga serie di recuperi da effettuare ci sono diversi titoli come Si alza il vento e la Città incantata *si cosparge il capo di cenere* .Quando avrò tempo di farlo giuro non lo so XD

      Elimina
    3. Lo Studio Ghibli è da recuperare in toto, non credo abbiano mai sbagliato un film.
      Detto questo, quando si incontrano romanzi o pellicole che smuovono in questo modo, si dovrebbe sempre essere felici, per quanto doloroso sia.

      Elimina
    4. Ho visto solo il castello errante di Howl,mi ha annoiato a morte XD ma conto di dargli(allo studio Ghibli) almeno una/due altre possibilità ;)

      Elimina
    5. Non è secondo me uno dei migliori, ma farò comunque finta di non aver sentito. ;)

      Elimina
    6. Almeno non mi hai minacciato di bottigliate,è già qualcosa XD
      Espierò!

      Elimina
    7. Mi pare la cosa migliore da fare! :)

      Elimina
  2. Mi copro il capo di cenere perchè purtroppo ancora non ho visto questo film. Non ho letto nulla, mi basta vedere il cambio di Header per convincermi a recuperarlo ;-) Cheers!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un film straordinario.
      Takahata e Miyazaki fanno a gara a chi è più grande.

      Elimina
  3. mi hai commosso dannato cowboy...mi hai commosso perché hai confermato quello che penso di te: vedo in te il me stesso di una decina di anni fa e vedo anche che abbiamo vissuto esperienze simili. Anche noi abbiamo perso un figlio al terzo mese di gravidanza, mazzata tremenda da cui però siamo usciti grazie all'aiuto di Lucrezia, la prima , ad agosto farà 13 anni, e a Niccolò, arrivato dopo quel tremendo momento, che a settembre ne farà 10. Ti capisco però non demordere, date un fratellino/sorellina al Fordino...

    RispondiElimina
  4. Solo film così Belli possono tirare fuori parole altrettanto Belle, e commoventi.
    Grazie Isao, ma anche grazie Ford :)

    RispondiElimina
  5. Ford, questo post l'hai scritto tu?
    O l'hai fatto scrivere a Nicholas Sparks? ;D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sparks non era disponibile, così mi sono rivolto a John Green.
      Dovrebbe essere materia tua. ;)

      Elimina
  6. Abbiamo lo stesso approccio nella visione dei film, anche io mi immedesimo e rifletto. Poi quando lo si può fare con uno dei capolavori dello studio ghibli ancora meglio, non può che venir fuori un bel post come questo. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In effetti, i lavori di Miyazaki e Takahata sono veicoli perfetti.
      Muchas gracias, comunque. :)

      Elimina
  7. Post bello e di cuore.
    Se il film lo è anche solo la metà, me lo terrò caro per il momento giusto. O per il momento sbagliato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ink, il film è molto più di quanto abbia potuto rendere.
      Ma sono felice se il mio post è riuscito a trasmettere la sua forza.

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...