Regia: Nicholas McCarthy
Origine: USA
Anno: 2014
Durata: 91'
Durata: 91'
La trama (con parole mie): Leigh, una giovane agente immobiliare, si assume l'incarico della vendita di una casa pignorata appartenente ad una coppia che ha visto scomparire l'unica figlia, fuggita con un uomo. Quando, ispezionando le stanze della casa, la futura venditrice si imbatte in una ragazza sfuggente e silenziosa, pensa sia proprio la figlia degli ormai ex proprietari dell'immobile: peccato per lei che, invece, la misteriosa adolescente sia l'emanazione di un'altra vecchia abitante di quelle mura, morta suicida negli anni ottanta dopo aver deciso, per amore, di vendere l'anima ad un demone con un rito che appariva solamente un gioco improvvisato.
Quando l'oscura presenza scopre l'esistenza della sorella di Leigh, Vera, decide che sarà proprio quest'ultima a fungere da cardine per il suo legame con questo mondo: toccherà dunque proprio a Vera cercare non solo di portare a casa la propria pelle, ma anche cercare di capire come gestire il demone.
L'horror è un genere ormai bistrattato dai suoi stessi autori, protagonista di una clamorosa discesa negli abissi della scarsa qualità da fare quasi invidia al percorso che sta portando ad una sempre più consistente involuzione il Cinema italiano: da tempo, infatti, direi che anche qui al Saloon, quando si parla dei cari, vecchi, film di paura, si finisce per incontrare qualcosa di interessante più o meno una volta ogni dieci, quando va bene.
Il resto, se non facilmente dimenticabile, si rivela di norma una vera, propria e sonora schifezza.
Il resto, se non facilmente dimenticabile, si rivela di norma una vera, propria e sonora schifezza.
Si avvicinava il passato Halloween quando decisi di recuperare, tempistiche permettendo, At the devil's door, ultimo lavoro di Nicholas McCarthy, autore già noto per The pact - che presto farà capolino da queste parti - e considerato come uno dei meno peggio nella schiera dei paladini dell'horror americano attuale: in realtà i piani originali prevedevano che recuperassi questo titolo e lo recensissi proprio per la notte delle streghe, mentre ha finito per arrivare in casa Ford in tempo per il Giorno del Ringraziamento, e alla pubblicazione per Carnevale.
Curioso, e quasi lostiano, che insieme a Kristy - ambientato proprio a Thanksgiving -, At the devil's door abbia rappresentato uno dei titoli di genere più interessanti che mi sia capitato di visionare negli ultimi mesi: senza dubbio non parliamo di qualcosa di nuovo o innovativo - del resto, l'argomento possessioni e l'utilizzo dei demoni sono ormai ampiamente inflazionati -, quanto di una pellicola forse appena discreta interpretata da attori non di prim'ordine - il volto più noto è quello di Naya Rivera, una delle prime protagoniste di Glee -, di fatto molto derivativa, eppure per la sua ora e mezza scarsa in grado di intrattenere come si conviene riuscendo al contempo nella non facile impresa di azzeccare il cambio di rotta posto indicativamente attorno alla metà - corrispondente al passaggio dell'attenzione del demone da Leigh a sua sorella - ed un finale non scontato come si potrebbe supporre considerata l'evoluzione dei rapporti tra i gli abitanti degli Inferi ed i comuni mortali in queste occasioni.
Un plauso al regista andrebbe fatto, inoltre, per la scelta - coraggiosa, considerati quelli che sono gli standard di questo tipo di prodotti - di evitare di portare sullo schermo il classico scontro finale tra la protagonista e l'entità malvagia, che resta visivamente in ombra quanto basta per essere inquietante senza strafare e ricordare più l'oppressività del primo Alien che non le recenti sbrodolatone da wannabe salto sulla sedia incapaci di spaventare perfino volendo scegliere di farsi terrorizzare.
A questo si aggiungano la già citata chiusura ed un piglio molto sincero nel modo di raccontare di McCarthy, ed il risultato è un titolo che, per quanto limitato, riesce ad assolvere al suo compito di strumento di intrattenimento pur non raggiungendo livelli di inquietudine come quelli di Lake Mungo.
E' dunque giunto finalmente il momento, per l'horror, di cominciare a vedere la luce in fondo al tunnel grazie agli sforzi di registi saliti agli onori della cronaca - pur se di nicchia - partendo dal basso?
Forse è ancora presto per dirlo, ma esperimenti come At the devil's door hanno il merito di portare all'attenzione di noi avidi divoratori di settima arte nomi nuovi ed un respiro che è fondamentale per questo tanto bistrattato genere, in modo da guardare al futuro con almeno un minimo di speranza.
E se, per il momento, non sarà propriamente il Diavolo in persona a bussare alla nostra porta, faremo di necessità virtù nell'attesa che i grossi calibri si facciano sentire, e che i McCarthy di oggi possano porre le basi per le pietre miliari di domani.
Anche perchè, se dovessimo continuare con il presente dell'horror, entro una decina d'anni non basteranno neppure più i Rosemary's baby, a salvarci dalle visioni maligne.
MrFord
"I'm only lonely when the music's over
lonely when you're going home
lonely when you're going home
we don't celebrate Sundays anymore
(we don't celebrate Sundays)
my good church is not open on Sundays
(we don't celebrate Sundays)."
(we don't celebrate Sundays)
my good church is not open on Sundays
(we don't celebrate Sundays)."
Hardcore Superstar - "We don't celebrate Sundays" -
Qui a casa Lazyfish si mastica cinema horror a colazione pranzo e cena,ma questo stranamente ci è scappato...o forse fa parte di quelle cose che il mio Sire scarta a priori perchè dalla preview non gli sembra meritevole ;)
RispondiEliminaCerto è che se devo pensare ad un film che mi abbia spaventato davvero,devo andare indietro di non so più quanti anni!Ricordo dei blandi momenti di inquietudine con La madre (sottolineo blandi) e qualche momento con Insidious ,tipo alla fine,ma niente di che.Credo che l'ultima volta che mi sono spaventata davvero fosse quando ho visto The ring!
A me non avevano colpito ne Insidious ne La madre, questo invece funziona, pur non essendo perfetto.
EliminaSe invece dovessi tornare all'ultimo horror davvero notevole, direi che la scelta ricadrebbe su Lake Mungo: pazzesco.
Guarda , secondo me il genere sta vivendo un buon momento di salute , il problema è che qui da noi non ce li fanno vedere i film migliori e parlo di The Babadook, Honeymoon e altri che puoi recuperare tranquillamente, qui da noi ci fanno vedere cagate come Ouja, tutto dire...il film di McCarthy anche a me è garbato, trovo che sia un buonissimo regista e che abbia idee...
RispondiEliminaSenza dubbio hai ragione, Bradipo, e purtroppo il fatto che la distribuzione italiana faccia schifo è ormai una triste realtà.
EliminaMa è anche vero che i tempi di fine anni settanta/inizio ottanta sono lontani anni luce da ora, anche nonostante buone cose come quelle che citi.
Filmetto decente ma tutt'altro che memorabile...
RispondiEliminaLa salute dell'horror continua a essere messa maluccio. Anche se, dopo una settimana di Sanremo, posso dire che al confronto della musica italiana se la passa alla grande. :)
Dopo una settimana di Sanremo, secondo me perfino gli action non ti sembreranno poi così terribili! ;)
EliminaDalla locandina mi ha sempre ispirato, devo ammettere...
RispondiEliminaNon è niente male. Se ti capita, recuperalo.
EliminaMah, per me una lucina in fondo al tunnel c'è sempre stata, solo che lungo il percorso per raggiungerla ci facciamo distrarre da quello che c'è sulle pareti del suddetto. Non ce la caviamo troppo male, ultimamente, se scaviamo nella melma qualche gioiellino lo troviamo!
RispondiEliminaVerissimo, ma come scrivevo a Bradipo, stagioni irripetibili come quelle tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli ottanta ce le sognamo!
EliminaL'Italia ormai sta raggiungendo bassezze clamorose non solo sul Cinema nostrano, ma anche sulla distribuzione, e questo è vero: c'è però da dire che le cose interessanti - che ci sono, sia chiaro - sono comunque sempre troppo poche.
RispondiEliminaIo e l'horror ultimamente viaggiamo su due binari paralleli, sto alla finestra e osservo, quando i film di questo genere si beccheranno almeno due bicchieri e mezzo da te o un buon voto da Bradipo potrò anche pensare di recuperarli, in questo caso non mi sembra ne valga la pena.
RispondiEliminaE' meglio della media, ma di certo non un titolo per il quale correre al recupero. Se non ti ispira, puoi tranquillamente attendere.
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