mercoledì 12 settembre 2012

Monsieur Lazhar

Regia: Philippe Falardeau
Origine: Canada
Anno: 2011
Durata: 94'




La trama (con parole mie): quando l'amatissima insegnante Martine si toglie la vita impiccandosi in una classe di una scuola pubblica di Montreal, l'istituto si trova in grave difficoltà rispetto alla sua sostituzione e all'assistenza agli studenti, sconvolti per l'accaduto.
Appresa la notizia dai giornali Bachir Lazhar, immigrato algerino in attesa del riconoscimento del suo status di rifugiato politico che ha perduto la moglie anch'ella insegnante ed i figli in un incendio, si improvvisa docente nascondendo il suo passato da gestore di ristorante e viene assunto: superate le difficoltà iniziali con gli allievi, Lazhar diviene una figura fondamentale per l'assimilazione del dolore dell'intera classe, ma quando la verità sulla sua condizione viene a galla, l'uomo si troverà costretto ad abbandonare l'incarico ricoperto con professionalità e passione.





Non troppi mesi fa, ricordo quanto mi fece incazzare - e quante bottigliate scatenò - Detachment, pellicola che avevo atteso moltissimo firmata da Tony Kaye rivelatasi una delle delusioni più cocenti dell'anno: al centro della stessa era posta la figura dell'insegnante, una delle più importanti con le quali ci si possa confrontare nel corso della propria vita, genitori esclusi.
Il ruolo del docente, infatti, oltre alla responsabilità di affidare agli studenti tutti gli strumenti possibili affinchè gli stessi possano fare meglio del loro maestro, prevede anche l'accettazione di responsabilità considerevoli, dato che ogni scelta potenzialmente sbagliata potrebbe ripercuotersi sui giovani allievi per tutta la durata della loro vita: accanto alla delicatezza di questo compito vi è la triste realtà che vede un numero decisamente esiguo di professori davvero portati per il loro mestiere, in grado di non scaricare frustrazioni o proiezioni distorte sui giovani che hanno di fronte e di traghettare gli stessi ad una nuova età senza troppi colpi ferire.
Monsieur Lazhar, produzione canadese figlia della delicatezza del Cinema d'oltralpe - la vicenda è ambientata a Montreal, nella parte francofona del territorio "cugino" degli States -, riporta sotto i riflettori proprio la figura dell'educatore con una leggerezza di tocco ed una disarmante sincerità da fare impallidire tutte le produzioni pseudo autoriali con ambizioni spropositate e "divineggianti" come il già citato lavoro di Kaye: il suo protagonista, insegnante improvvisato, è un uomo che ha fatto dell'esperienza e della voglia di conoscere ed apprendere due delle sue qualità più importanti - il suo passeggiare nei corridoi della scuola ed i tentativi di ispirarsi al meglio degli altri insegnanti per migliorare la sua inesperienza sul campo hanno qualcosa di quasi magico -, come i suoi studenti segnato da un lutto improvviso e terribile - l'uccisione di moglie e figli in un incendio appiccato dai sostenitori del potere in Algeria - e proprio in memoria di esso e della sua compagna - lei, effettivamente, cresciuta professionalmente all'interno delle istituzioni scolastiche - determinato ad affrontare - e superare - il dolore senza alzare la voce, lottando con grande equilibrio e nel rispetto dell'altro.
E nonostante il valore complessivo della pellicola risulti minore rispetto ad un altro cult del genere come L'attimo fuggente, Lazhar appare come un Keating più equilibrato e dunque meno incline ad esporre - pur se involontariamente - i suoi studenti al mondo e alla sua ingombrante presenza, ad un tempo cosciente del fatto che l'esternazione dei sentimenti - in questo caso la presa di coscienza effettiva della morte della collega che proprio lui ha sostituito, Martine - sia necessaria affinchè la crescita possa comportare un effettivo costuire.
Il rapporto con la piccola Alice - la cui madre è interpretata dall'autrice della pièce dalla quale è tratto il film - è l'esempio perfetto del tatto mostrato dal regista nel raccontare una vicenda intima e toccante, leggera eppure profondamente drammatica, attuale - vengono analizzati aspetti controversi del ruolo, come il non poter neppure sfiorare gli studenti in alcun modo - e magica, che ha nel climax conclusivo e nella fiaba scritta per i suoi alunni da Lazhar il suo picco emotivo e poetico: e nella rottura delle convenzioni, dal rapporto complesso con Simon - che pensa di essere responsabile del suicidio di Martine - e Boris - chiuso in un mutismo al limite dell'autismo - a quell'abbraccio sincero e liberatorio che non ha bisogno di discorsi o autoreferenzialità, c'è tutto il bello di questa figura mitica che tutti i bambini - e non solo - sognano di incontrare.
Quella che vede unite l'autorità dei genitori, la saggezza di un mentore e la presenza di un amico: l'insegnante.


MrFord


"Cause I know the way to break your heart 
the way to tell a lie
like you do
oh yes I know
the way to make you cry
the way to give you doubts
like you do."
Anggun - "Chrysalis" -


12 commenti:

  1. è un film che sono curiosa di vedere, di solito gli insegnanti si ereggono a figure autoritarie, dimenticando forse il loro ruolo più importante: ovvero quello di insegnare e di portare cultura a degli esseri umani, alcuni insegnanti si distaccano da questo muro e si avvicinano ai ragazzi, e sono pochi quelli che lo fanno, non vedo l'ora di vederlo questo film :)

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    1. Arwen, io l'ho trovato sincero e profondo, il ritratto di un insegnante improvvisato ma assolutamente conscio del suo ruolo.
      Recuperalo!

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    2. Verrò poi a leggere la tua recensione!

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  2. Non ho visto il film, ma devo esprimere il mio disappunto su Detachment. Film che io invece ho apprezzato moltissimo per la sua non convenzionalità sul sistema scolastico. Un Brody sublime...l'idea di girare come una sorta di documentario a ritagliare i momenti del prof protagonista mi è piaciuta davvero. Vabbè, si discute di un altro film...pardon, è che volevo dire la mia. ^_^

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    1. Valentina, Detachment, invece, per me è una delle porcate d'autore più grosse degli ultimi anni, un film talmente retorico e pieno di se che se avessi avuto per le mani Tony Kaye alla fine della visione l'avrei volentieri riempito di botte. ;)

      Questo, al contrario, mi ha ricordato in piccolo L'attimo fuggente, film di tutt'altro calibro.

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  3. eh eh anche io sono un fan di Detachment...mi interessava vederlo ma naturalmente da me proiettano solo cavalieri oscuri e poco altro...tra L'attimo fuggente e School of rock?

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    1. Bradipo, più simile a L'attimo fuggente, senza dubbio.
      School of rock è proprio un altro genere rispetto a questo.

      Comunque, resto fermo detrattore di quella schifezza di Detachment! ;)

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  4. difficilmente sarà al livello dello stramegasplendido detachment! :D
    qui sento invece puzza di tipica pellicola buonista di scuola sì, quella peggiore: la scuola fordiana... :D

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    1. Ovviamente non è al livello di quella schifezza subumana di Detachment, che ha già un posto prenotato nella mia worst ten dell'anno, ma è decisamente superiore! Ahahahahahah!

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  5. non ho visto ne detachment ne questo... certo è che sia il primo che il secondo non mi avevano stuzzicato l'appetito. per ora li metto in riserva nella lista "da vedere con calma" :D

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    1. Frank, Detachment te lo puoi tranquillamente risparmiare, mentre questo, se ti capita, recuperalo!

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