Visualizzazione post con etichetta ritmo serrato. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ritmo serrato. Mostra tutti i post

mercoledì 20 febbraio 2013

Premium rush - Senza freni

Regia: David Koepp
Origine: USA
Anno: 2012
Durata: 91'



La trama (con parole mie): Wilee è un pony express che cavalca le strade di Manhattan in sella alla sua bicicletta senza cambio e senza freni, pronto a consegnare pacchi in extremis evitando taxi, pedoni e rivali su due ruote perchè assolutamente incapace di mettersi nell'ottica di abbandonare i pedali per sedersi ad una scrivania in un completo grigio.
Un giorno gli viene assegnato un incarico dalla coinquilina della collega Vanessa - che lui vorrebbe davvero fosse la sua donna, e ci sono le possibilità -, Nima, che ha risparmiato dollaro su dollaro per portare dalla Cina negli States suo figlio per una cifra considerevole destinata alle teste di serpente.
Peccato che in mezzo si metta Bobby Monday, poliziotto corrotto con la passione per il gioco d'azzardo che ha come unica chance di riscatto rispetto ai suoi debiti considerevoli di mettere le mani sulla ricevuta che può valergli cinquantamila bigliettoni.





Forse, ultimamente, mi sono rammollito.
Sarà la vecchiaia, o la paternità ormai incombente. 
Eppure mi rendo conto di rimanere spesso colpito da pellicole che, sulla carta o tecnicamente, hanno da offrire uno spettacolo coinvolgente soltanto fino ad un certo punto che riescono, in un modo o nell'altro, a sorprendermi in positivo quanto più le loro mire restano basse.
O forse, sono semplicemente un proletario della settima arte, oltre che della vita vissuta.
Ma partiamo dall'inizio: David Koepp, che molti di voi bolleranno come illustre sconosciuto, è un signore che in realtà si è dato da fare parecchio ad Hollywood come sceneggiatore e come regista - la sua penna è legata a Jurassic Park, Carlito's way, Mission impossible, Omicidio in diretta, Echi mortali, Spider man, tra gli altri, mentre dietro la macchina da presa è possibile trovare questa firma dietro cose interessanti come lo stesso Echi mortali o Ghost town ed altre decisamente pessime come Secret window -, un artigiano della settima arte in grado di mettersi in gioco esplorando più generi e sperimentando - per quelli che sono i suoi mezzi - ben più di uno stile.
Con questo Premium rush, di fatto, il buon David torna agli anni ottanta che furono dominati da pellicole come California skate ed ai primi novanta di Speed, ingranando una marcia costruita su ironia guascona e ritmo da vendere per un divertissement che richiama lo stile ad incastro del primo Guy Ritchie e che, di fatto, proprio per la sua semplicità, anche nei limiti finisce per coinvolgere e conquistare l'audience neanche fosse un cult di trent'anni fa riscoperto magicamente al giorno d'oggi dopo aver passato tutto questo tempo in una sorta di capsula del tempo.
Chissà, forse è perchè mio padre è fieramente un ciclista ancora oggi, a sessantacinque anni suonati, o forse perchè le cicatrici peggiori me le sono procurate proprio facendo il cazzone sulle due ruote a pedali - la sequenza del ribaltamento di Vanessa mi ha ricordato un "incidente" causato da un vecchio compagno di scuola che mi vide finire a cavallo tra selciato e terra battuta, con il cambio rotto ed il ginocchio praticamente smaciullato dall'asfalto -, ma ho trovato questa sorta di thriller tamarro e sguaiato assolutamente in linea con quelli che erano i film che, da ragazzino, mi esaltavano senza ritegno spingendo l'acceleratore dell'immaginazione fino a farmi sognare di essere proprio il protagonista outsider rispetto al rivale in amore ovviamente pompatissimo che alla fine riesce ad avere ragione di cattivo e non grazie ad un talento arrembante e alla voglia di fare, sempre e comunque.
Di sicuro, Koepp sa che mettere insieme il gusto eighties per il chiasso e l'ottica cool videoclippara e ludica più legate al presente ha tutte le potenzialità per produrre il cocktail perfetto, specie se, per servirlo, ci si affida a garanzie come Joseph Gordon Levitt - a metà tra il bravo ragazzo e la faccia di merda - e Michael Shannon - che ormai dovrebbe essere brevettato come sinonimo dello psicopatico -: il lavoro del regista, per quanto ad ispirazione assolutamente più simile ad una faticata di cuore che ad un colpo a sorpresa della classe cristallina, funziona dall'inizio alla fine, tocca temi interessanti nell'ambito della crime story - le teste di serpente, i poliziotti corrotti - ed altri decisamente più consoni alla leggerezza di quei titoli buoni buoni per un sabato sera perfetto per dimenticare ogni ansia della vita moderna - e della sua quotidianità -.
Niente marce, niente freni, fiato grosso e voglia di rischiare.
Decisamente roba più soddisfacente di un completo grigio.
Andare a fondo, e chiedere un altro giro di giostra.
Nel corso di questo post ho scritto molti forse.
E chissà che non abbia avuto ragione a citare almeno uno di essi.
Quello che è certo è che Premium rush è un gran bell'intrattenimento.
Che a volte, semplicemente, è quello che serve.
Come un respiro profondo dopo aver spinto il proprio corpo oltre il suo limite.
Un rutto liberatorio al termine di un pasto godurioso.
Avere l'impressione di poter tenere la vita per le redini, almeno una volta.
Almeno una sera.
O un signor pompino prima di dormire.
Direi che certo ci sono poche cose che si potrebbero chiedere più di questa.
Ecco: questo è il tocco scombinato e magico di Premium rush.
Avercene.


MrFord


"Bicycle bicycle bicycle
I want to ride my bicycle bicycle bicycle
I want to ride my bicycle
I want to ride my bike
I want to ride my bicycle
I want to ride it where I like."
Queen - "Bicycle race" -


mercoledì 14 novembre 2012

24 - Stagione 5

Produzione: Fox
Origine: USA
Anno: 2006
Episodi:
24




La trama (con parole mie):  sono passati diciotto mesi da quando Jack Bauer ha simulato la sua morte per sfuggire alla cattura da parte del governo cinese, finendo per vivere sotto mentite spoglie nella campagna californiana lavorando alla giornata.
Quando l'ex Presidente Palmer e i due ex agenti Tony Almeyda e Michelle Dessler vengono uccisi - tre delle quattro persone a conoscenza del segreto di Jack - Bauer viene allo scoperto avventurandosi in una caccia serrata non soltanto agli assassini dei suoi amici, ma anche ad un misterioso gruppo terroristico venuto in possesso di un quantitativo ingente di gas nervino.
Sullo sfondo, l'incontro tra il Presidente Logan ed il premier russo, i giochi di potere all'interno del CTU ed un intrigo che scoprirà del marcio ben più in profondità di quanto ci si potrebbe aspettare: per Jack, reintegrato in servizio, non sarà affatto un'impresa facile salvare la situazione e smascherare il vero colpevole.





Quando, ormai cinque anni fa, in casa Ford iniziammo a seguire 24 - una delle serie di maggiore successo ai tempi del boom di Lost - onestamente non pensavo che le vicissitudini di Jack Bauer avrebbero guadagnato il favore del sottoscritto in questo modo grazie ad un equilibrio perfetto - e crescente - di azione e consistenza: quello che, negli anni precedenti, era stato Alias, trova dunque un sostituto anche migliore, letteralmente esploso nelle ultime due annate che abbiamo seguito.
Già con la quarta stagione, infatti, il ritmo vertiginoso e la quantità di avvenimenti e colpi di scena improvvisi erano riusciti a sbalordirmi, ma non mi aspettavo che con questa quinta gli autori sarebbero riusciti a bissare il successo portando a casa ventiquattro episodi da cardiopalma, impreziositi da continui cambi di direzione, ritmo serratissimo ed un protagonista sempre più votato al superamento dei limiti.
Perchè Jack Bauer completa, di fatto, il suo passaggio a pieno diritto nelle schiere dei reazionari con una facilità che quasi lascia l'audience nel dubbio che "l'eroe" non sia addirittura più "cattivo" degli stessi criminali: la sua sete di vendetta, l'inclinazione ad ignorare indicazioni, ordini e comandi dei superiori pur di raggiungere i suoi scopi, la violenza imposta ai sospetti, il completo ignorare i patti stretti con gli stessi, rendono il protagonista di 24 uno dei più oscuri che il piccolo schermo abbia offerto dai tempi di Vic Mackie, e fanno pensare all'Ispettore Callaghan eastwoodiano come una sorta di scolaretto timido e buonista.
In particolare, le sequenze che legano Jack a Christopher Henderson - il Peter Weller di Robocop, per intenderci - entrano di diritto tra i cult della stagione - la pistolettata alla gamba della moglie di Henderson in modo da costringerlo a confessare, il faccia a faccia finale tra i due - mostrano il lato più feroce e giustizialista di Bauer, che fin dai primi episodi pare aver definitivamente abbandonato anche quelle già fievoli remore che gli erano costate qualche senso di colpa nel corso delle prime tre stagioni.
L'evolversi della trama, inoltre, porta l'agente che pare più un cane sciolto a fronteggiare in nome della Giustizia - o quasi - anche il personaggio che meno si sospetterebbe, in un climax conclusivo che mette in discussione non soltanto i nemici esterni agli USA - tutti debellati con una discreta facilità - ma soprattutto quelli interni: come se non bastasse, il ritorno clamoroso dei cinesi al termine dell'ultimo episodio lascia presagire una prossima annata consacrata ai danni che Jack farà nella terra della Grande Muraglia, che pare non aver preso in considerazione il fatto di essersi portata in grembo uno dei più pericolosi figli di puttana mai creati per la tv.
Senza dubbio, inoltre, questa sesta è stata la stagione di svolta dell'intero blocco della serie, con l'eliminazione drammatica di molti di quelli che erano stati protagonisti delle prime serie - l'ex Presidente David Palmer, il tecnico del CTU Edgar, Tony Almeyda e Michelle Dessler -, quasi a mostrare al pubblico non soltanto un cambio di rotta con l'occhio rivolto a quello che lo attenderà in futuro ma anche una buona dose di spietatezza, presa probabilmente in prestito dal protagonista, che non avrà avuto problemi a fornirla.
Oltre ad un prodotto d'azione ottimo, 24 resta diviene sempre più una testimonianza importante degli anni del terrore post-undici settembre e del bushismo, aggrappandosi con tutte le sue forze ad un "eroe" violento e spesso e volentieri pronto a porsi al di sopra di tutto e tutti pur di concludere la propria missione: una sorta di avvertimento per i nemici della sicurezza - dentro e fuori i confini - degli States.
Un monito in stile "provateci, a vostro rischio e pericolo" che a tratti esalta, a volte quasi fa sorridere, ma che, di fondo, lascia più di un inquietante interrogativo su quella che potrebbe essere - o è, in certi casi - la condotta degli uomini di potere, e soprattutto delle loro "braccia armate".


MrFord


"Bang bang
that cell door's closin' in
bang bang
here I go again
bang bang
those chains around my legs
bang bang
this is where the highway ends."
Lynyrd Skynyrd - "Bang bang" -




venerdì 10 febbraio 2012

24 - Stagione 4

Produzione: Fox
Origine: Usa
Anno: 2004
Episodi: 24



La trama (con parole mie): Jack Bauer si è ormai ritirato dall'azione, e lavora fianco a fianco con il segretario della difesa James Heller, oltre ad essere sentimentalmente legato a sua figlia.
Quando un treno deraglia all'alba di un giorno apparentemente normale di impegni politici si innesca un turbinio di eventi che vede come prima apparente vittima proprio Heller: a questo punto Bauer si troverà costretto a tornare a lavorare per il CTU, proprio mentre le trame si infittiranno rivelando ora dopo ora il diabolico piano di un'organizzazione terroristica facente capo al temibile Habib Marwan, da anni infiltrato nel sistema sociale statunitense.




Come ogni anno, torna puntuale come un orologio il recupero di una delle serie simbolo del primo decennio degli anni zero, giunta in casa Ford alla quarta stagione sempre nel segno del reazionario, granitico, inarrestabile Jack Bauer, protatonista tutto d'un pezzo in grado di fare la fortuna recente di Kiefer Sutherland, definendone, di fatto, la definitiva consacrazione come action hero, pur se del piccolo schermo.
E da subito occorre una precisazione: Bauer non mi ha mai fatto impazzire, eroe - o più facilmente antieroe - inaffondabile e glaciale come viene presentato, e nelle prime stagioni avevo decisamente patito la mancanza di empatia con il protagonista della serie, benchè mi sia sempre goduto il ritmo serratissimo ed i continui cambi di fronte della narrazione.
Con questa quarta, incredibile stagione, però, non solo lui pare riscattarsi - pur rimanendo sostanzialmente inalterato - sfoderando una serie di momenti già cult - da urlo la minaccia al medico nel corso dell'operazione che potrebbe salvare il quasi ex marito della sua compagna perchè lo stesso chirurgo interrompa l'intervento e faccia il possibile per stabilizzare un testimone chiave ferito - ed aprendo, con la conclusione, scenari completamente nuovi per il prodotto nel suo complesso, ma l'intero comparto tecnico e narrativo pare ingranare una marcia in più rispetto alle precedenti annate, regalando al pubblico ventiquattro episodi da cardiopalma, con continui ribaltamenti di fronte, un nemico tosto oltre misura - Habib Marwan, che ha generato tormentoni continui per la pronuncia del suo nome tra me e Julez - ritorni attesissimi - Tony Almeyda e David Palmer -, agganci ottimi - la killer svelatasi negli ultimi episodi ed il suo legame con il passato dello stesso Palmer -, sneak peaks a ripetizione, sparatorie, morti ammazzati, intrighi politici - sono curioso di come si evolverà la questione cinese -, centrali nucleari a rischio collasso, aerei dirottati e fatti precipitare, inseguimenti e di nuovo fughe.
Una vera e propria sarabanda di eventi che nel genere aveva un precedente soltanto nelle migliori stagioni di Alias - altra serie amatissima in casa Ford -, e lascia ben sperare per il quinto giro sulla giostra guidata dal vecchio Bauer, sempre più simile ad una sorta di legalizzato giustiziere della notte, scatenato con i nemici e, a volte, perfino con gli amici pur di arrivare a proteggere i suoi amatissimi Usa.
Da questo punto di vista la figura del ritrovatosi agente assume un'importanza notevole anche a livello storico e sociale, quasi fosse un'incarnazione di quella parte degli States che reagì con furia e quasi insana determinazione al dramma dell'undici settembre: queste sono le stelle e strisce del bushismo, quelle che non trovano mezze misure nella loro guerra al terrore, che divengono radicali come i nemici che le minacciano, che attraverso le decisioni dell'analista Edgar, del segretario Heller, di Palmer, Michelle Dessler e, ovviamente, lo stesso Jack passano un messaggio chiaro ed inquietante quanto gli scenari per i quali sono costretti a combattere.
La loro strenua lotta pare infatti suggerire che di fronte al terrore e alla minaccia non ci sia altra scelta se non una reazione di uguale - ed ovviamente contraria - intensità, che deve essere perseguita anche quando i sacrifici che richiede sono legati alle persone che più amiamo: una sorta di dottrina da "duri e puri" che non incontra certo molti dei miei favori, ma che è resa magnificamente e, nonostante le differenze ideologiche, appassiona e lega ai personaggi dal primo all'ultimo minuto di quest'epopea in tempo reale.



MrFord


"Got in a little hometown jam so they put a rifle in my hand
sent me off to a foreign land to go and kill the yellow man
born in the Usa.
I was born in the Usa.
I was born in the Usa.
I was born in the Usa.
Born in the Usa."
Bruce Springsteen - "Born in the Usa" -


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...