lunedì 5 giugno 2017

Boston - Caccia all'uomo (Peter Berg, Hong Kong/USA, 2016, 133')





Fin dall'infanzia, complice una certa formazione cinematografica, letteraria e musicale, non ho mai nascosto di amare profondamente gli States, con i loro eccessi, i loro difetti e quella carica che li ha resi - nel bene e nel male - noti in tutto il mondo.
Ricordo benissimo il mio primo viaggio oltre i confini italiani, ottobre del novantaquattro, quando mi ritrovai per le strade di una Grande Mela che parevano uscite dritte dai film, con i negozi aperti ventiquattro ore, una mescolanza di razze e stili di vita che allora qui ci sognavamo, gli squilibri ed il grande calore di una popolazione che potrà senza dubbio spaventare, a volte, ma che ben rappresenta il potere della passione, della partecipazione.
In un'epoca segnata da atti terroristici sanguinosi - New York, Bruxelles, Londra, Parigi, Nizza, Berlino, Boston solo per citarne alcuni -, in cui la violenza chiama violenza senza il minimo rispetto per gli ideali cui afferma di rifarsi - più volte mi è capitato di affermare e pensare che non esista religione, per chi commette atti di questo genere, solo sete di sangue e grande confusione in testa - si è sentito, visto e letto tutto ed il contrario di tutto.
In questi casi, la prima cosa che mi viene da pensare è che la differenza la possano fare sempre le persone. La partecipazione, la passione, la presenza, la volontà, per l'appunto, dei singoli individui pronti a divenire collettivo può e deve essere l'unica risposta a questi atti.
Peter Berg è, probabilmente, il regista più a stelle e strisce - seguendo un certo tipo di approccio un pò tamarro e un pò cazzuto tipico di quella filosofia made in USA che fa spesso e volentieri storcere il naso ai radical europei - attualmente in circolazione, ed in tutta onestà, lo adoro proprio per questo: dalla strepitosa Friday Night Lights allo sguaiatissimo Battleship, passando per la produzione di Ballers e storie vere portate sullo schermo come Lone Survivor e Deepwater, Berg si è fatto il simbolo di quell'americanesimo da retorica, patriottismo e grande cuore che non ho mai nascosto di amare, e che se incanalato nella giusta direzione, diventa una grande lezione per culture dedite al lamento ed al piangersi addosso come la nostra.
Non mi aspettavo, però, che avrebbe potuto addirittura sorprendermi.
Perchè questo Boston non è solo un atto d'amore dichiarato per la passione statunitense - per certi versi, per quanto completamente diverso, è riuscito addirittura a ricordarmi Sully -, ma anche e soprattutto un tesissimo thriller ispirato - purtroppo - a fatti realmente accaduti, una dichiarazione d'amore per una delle città più importanti degli USA, un film corale di pregevole fattura e ritmo da cardiopalma, pronto a scatenare non solo il coinvolgimento dell'audience, ma anche e soprattutto la voglia di mostrare a chiunque ed in nome di qualunque "religione" possa pensare di sporcarsi di sangue le mani che ci sarà sempre qualcuno pronto a mostrare, con atti di coraggio piccoli e grandi, che con il terrore non si può vincere un cuore che batte.
Non è una questione di buoni contro cattivi - gli States hanno provocato, seppur in modo differente, vittime innocenti in tutto il mondo, inutile prendersi in giro -, ma di coscienza collettiva da gente comune, che a fronte di una tragedia si rimbocca le maniche e, se necessario, rompe anche il culo a chi ha provato a mettere a rischio le vite di chi ama.
E come non capirli, dico io.
Ricordo bene quando chiusi il post dedicato ai fatti terribili di Nizza lo scorso anno proprio con il motto di Friday Night Lights: "Clear eyes, full hearts, can't lose".
A Boston, malgrado tutto, ha vinto la vita.
Come dovrebbe sempre essere.
E Berg l'ha raccontato con la passione di chi vuole mostrare proprio questo.




MrFord




 

6 commenti:

  1. Anche noi sguazziamo nella retorica a stelle e strisce quando è quella buona,davvero un bel film e che lacrimone alla fine!

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    1. Gran bel film davvero, forse il migliore di Berg.
      Finale da brividi!

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  2. Berg, per quanto forse un pelo troppo retorico, è un bravo regista e il flop di Battleship è una delle cose più inspiegabili della storia del cinema. Questo me lo guardo uno di questi giorni, ne ho letto discretamente bene e poi c'è anche super Mark <3
    ;)

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    1. Purtroppo anche questo è stato un mezzo flop, pur se immeritato: recuperalo, perchè secondo me è proprio roba nostra!

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  3. "americanesimo da retorica, patriottismo e grande cuore"...
    Parole da brividi, per un film che potrebbe farmi venire i brividi.
    E non intendo in senso positivo ahahah :)

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