martedì 20 settembre 2016

In the deep (Johannes Roberts, UK, 2016, 87')



Con l'estate che, purtroppo, volge al termine, capita - e non è la prima volta - che finisca per aggrapparmi a pellicole che ancora la ricordano in modo da allontanare l'idea dell'autunno incombente: dunque, spinto dal suggerimento di Ink e pronto a chiudere un cerchio aperto dalla visione del discreto The shallows, ho deciso di recuperare In the deep, nuovo capitolo della sfida tra Uomo e Squalo sul grande schermo.
A differenza, però, del lavoro di Collet Serra, quello di Roberts è un prodotto che si concentra più sul crescendo di tensione claustrofobica delle due protagoniste, precipitate quarantasette metri sott'acqua in una gabbia per l'osservazione sottomarina, per l'appunto, dei più pericolosi predatori marini del pianeta, e costrette a fare appello a tutte le loro forze per tentare di sopravvivere e contattare l'equipaggio della barca che le aveva accompagnate: interessante, dunque, l'idea di base, così come il concetto del "conto alla rovescia dato dall'aria destinata ad esaurirsi, così come l'utilizzo dello spauracchio della "malattia da decompressione", ostacolo quasi insormontabile per chi si ritrovasse in una condizione simile e volesse decidere di tornare in superficie il più velocemente possibile.
Nonostante tutto, però, devo ammettere che In the deep, a conti fatti, finisce per perdere il confronto con il "rivale" estivo e già citato The Shallows principalmente a causa di un elemento di realismo che pare più sacrificato in questo caso che non nell'altro, nonostante l'ottimo doppio finale pronto a smussare gli angoli di un'impresa davvero quasi impossibile: senza dubbio questa riflessione è figlia anche delle aspettative che avevo finito per alimentare all'indirizzo del titolo qui presente, eppure l'idea di Blake Lively che conta i secondi per capire quanto tempo lo squalo che la assedia impiega per compiere il suo giro e lanciarsi alla disperata a nuoto verso la boa mi è parsa - tra le altre - molto più vera, di pancia ed umana delle continue discese e risalite delle due sorelline nella speranza di contattare via radio il capitano della nave, o l'incapacità dello squalo che le ha prese di mira di farle a pezzettini prima di subito, considerate le condizioni della gabbia e le dimensioni dello squalo stesso.
A "remare contro" anche una CGI per me non troppo convincente, la totale assenza di altre creature sott'acqua - impossibile che a quelle profondità, nonostante la presenza del predatore, non si veda neanche uno straccio di pescetto per tutta l'ora e mezza di durata della pellicola - ed una sensazione di claustrofobia che, nonostante tutto - io detesto andare sott'acqua, nonostante adori il mare, nuotare e via discorrendo, e sono una pippa anche a fare snorkeling -, non mi è parsa così insostenibile.
Non voglio, però, smontare troppo quello che resta comunque un buon prodotto d'intrattenimento, che mi sono goduto dal primo all'ultimo minuto, ha mantenuto sveglia perfino Julez soverchiata dagli impegni di mamma a tempo pieno e fatto battere il cuore dell'estate come se fossimo ancora all'inizio di giugno, con la cavalcata verso la stagione più calda e rilassata dell'anno ancora da compiersi: dunque, se volete concedervi un ultimo tuffo prima di accettare il fatto che arriveranno la pioggia e le giacche, ed i sogni ed il relax scivoleranno dagli alberi come foglie morte, In the deep è quello che fa per voi.
Soltanto ricordate di guardarvi bene attorno, perchè non è detto che l'appetito dello squalo possa essere considerato saziato.




MrFord




 

12 commenti:

  1. a me è sembrato di gran lunga più realistico questo di the shallows ( a cominciare dal finale altamente improbabile dello stesso) dato che gli elementi che possono sembrare "strani" sono comunque giustificati...
    di questo film non mi è piacita la parte inziale ma una volta che entrano in acqua la tensione mi ha colpito eccome :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non saprei, di gente sopravvissuta ad un faccia a faccia con uno squalo ce n'è, mentre che si spara un tempo indefinito a quasi cinquanta metri sott'acqua e riesce a sfangarla in condizioni decisamente avverse molto meno. ;)

      Elimina
  2. Da ex(più o meno)asmatia,l'idea di non avere da respirare mi angoscia oltremisura.Credo che quando riuscirò a vederlo sarà tensione vera!!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non saprei, sarà che mi aspettavo di più, ma ho avvertito molto più questa spiacevole sensazione in The descent. ;)

      Elimina
  3. Risposte
    1. Ti assicuro che per i claustrofobici c'è di peggio! :)

      Elimina
  4. A me questo è piaciuto davvero tanto, la sensazione di stare sott'acqua per tutta la durata del film mi ha messo un'angoscia incredibile! Ecco questo film forse in 3D al cinema avrebbe reso davvero moltissimo - e nel frattempo mi taglio le dita per ciò che ho scritto -.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non saprei, sarà che avevo aspettative abbastanza alte, ma non ho avvertito tutta questa tensione, senza contare che la CGI non ha davvero aiutato.

      Elimina
  5. Bello, piaciuto molto, forse anche più di The shallows. Questo a parte la mortale parte iniziale quando decide di partire poi non si ferma più fino alla fine. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per me The Shallows vince a mani basse: troppo costruito, questo, per potermi davvero inquietare.
      Certo, diverte, ma poco più.

      Elimina
  6. Mamma mia, se è peggio di The Shallows, che a parte Blake Lively è un film inverosimile, fintissimo e che non ha senso di esistere, dev'essere davvero tremendo.
    O più probabilmente, considerando le tue discutibili opinioni, questo dev'essere molto meglio... ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Più probabilmente, date le tue discutibili opinioni, potresti anche considerare questo - molto più inverosimile di The Shallows - un piccolo Capolavoro. ;)

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...