sabato 14 novembre 2015

Ixcanul - Volcano

Regia: Jayro Bustamante
Origine: Guatemala, Francia
Anno: 2015
Durata:
93'






La trama (con parole mie): Maria, una diciassettenne Maya che vive alle pendici di un vulcano in Guatemala, è promessa sposa alla figura più importante del luogo, Ignacio, che amministra i braccianti delle piantagioni di caffè e gestisce l'emporio locale. Quando, spinta dal desiderio di andare oltre il vulcano e cercare fortuna e futuro negli Stati Uniti, viene sedotta ed abbandonata dal giovane e scapestrato contadino Pepe, partito proprio alla volta degli USA, si ritrova incinta di una bimba, rifiutata dallo stesso Ignacio e costretta a fronteggiare la situazione con i genitori.
Mentre il padre, dunque, cerca un lavoro che possa portarli ad un'altra piantagione e ad una nuova casa, la madre cerca di mettere in contatto la figlia con la spiritualità della loro cultura e di quei luoghi: ma quando un incidente legato all'incontro di questi due approcci porterà Maria a rischiare la propria vita, la famiglia scoprirà che ci sarà ben altro da temere, che non un matrimonio mancato o la superstizione.












Devo ammetterlo, sono fuori allenamento.
Non fisicamente, o in termini pratici e sportivi, quanto di approccio.
Sono fuori allenamento rispetto ai tempi dilatati ed all'ampio respiro del Cinema d'autore.
Dieci anni fa circa, quando nel mio momento di maggior radicalchicchismo cinematografico andavo avanti a pane e proposte d'essai come se non ci fosse un domani, un lavoro come Ixcanul, potente affresco della realtà rurale guatemalteca e dello stato attuale dell'antica popolazione Maya firmato da Jayro Bustamante, l'avrei affrontato in grandissima scioltezza, senza alcun tipo di fatica.
Il ritorno ad un'apertura a trecentosessanta gradi sul Cinema tutto e del pane e salame, nonchè la passione ritrovata per le tamarrate action, ha arrugginito e non poco la tenuta del sottoscritto rispetto ad un Cinema, al contrario, giocato sulle attese, i silenzi e l'intimismo.
Tradotto, per l'appunto, in termini spicci, l'ora e mezza scarsa di questo film mi è costata fatica, eccome.
Eppure, lo ammetto senza alcun dubbio, Ixcanul è un film splendido, dolente, di grande forza sia immaginifica che emotiva.
La vicenda di Maria e della sua famiglia, campesinos che vivono di duro lavoro nelle piantagioni alle pendici di un vulcano che per alcuni è l'ultimo ostacolo prima della grande via verso il sogno degli Stati Uniti e per altri cela soltanto un deserto, uomini e donne figli di una cultura millenaria - quella dei Maya - ora confinati ai margini della società senza neppure conoscere e parlare lo spagnolo, è una delle più lucide ed avvincenti che la settima arte dei grandi Festival - il lavoro di Buscamante è stato premiato con l'Orso d'argento all'ultima Berlinale - abbia regalato al Saloon ed al sottoscritto negli ultimi mesi, in bilico tra bellezza mozzafiato - i paesaggi, fotografati alla grande, ed il vulcano, rendono perfettamente l'idea di un confronto impari tra questi uomini e donne, la società e la Natura -, momenti di grande profondità - i dialoghi tra Maria e la madre, figura tra le più interessanti che mi abbia riservato questa stagione cinematografica - ed una parte finale tesa e drammatica - la corsa verso l'ospedale dopo il morso del serpente, pur se in un contesto e con immagini assolutamente differenti, mi ha riportato alla mente Mud - pronta a mostrare uno dei grandi drammi rispetto al quale persone poverissime e limitate in termini culturali e sociali rischiano di trovarsi senza possibilità di scelta, o lotta.
In Ixcanul si mescolano realtà profonda e suggestione quasi magica, coscienza e praticità da uomini semplici e legati alla terra con superstizione ed ignoranza, accettazione del dolore e speranza che lo stesso dolore possa, in qualche modo, significare invece un futuro migliore per chi abbiamo perduto - pur se non nei termini che potrebbero sembrare, leggendo queste righe senza aver visto il film -: e se il vulcano che da il titolo alla pellicola e rappresenta, per chi vive alle sue pendici, una sorta di divinità alla quale affidarsi nei momenti di maggiore difficoltà, pur consci che le stesse potranno essere superate quasi esclusivamente allargando le spalle e rimboccandosi le maniche, allo spettatore soprattutto occidentale apparirà come il testimone muto di tanti piccoli drammi che, nel mondo, continuano a perpetrarsi giorno dopo giorno, e che finiscono per essere risvolti della felicità di qualcuno che, forse, questi stessi drammi neppure li immagina.
Il vulcano che ispira Maria, guidata da sogni troppo grandi per essere inseguiti, nella sua impresa più assurda e disperata, e che come Maria porta il fuoco dentro, pronto a riscaldare cuori e parti basse, a portare una vita, a donarla e non credere che possa essere perduta, ad esplodere, bruciare e tornare a vivere ancora una volta.
Perchè il vulcano forgia, tempra, mette alla prova.
Come la vita.
Un ciclo senza fine che la Natura, e chi la vive sulla pelle, conosce bene.
E riprende a girare, quasi svogliatamente, sulle parole di due vecchi contadini che pensano al nuovo futuro dei loro figli.





MrFord





"Volcano, you don't wanna, you don't wanna know.
Volcano
something in you wants to blow
Volcano
you don't wanna, you don't wanna know."
U2 - "Volcano" - 





12 commenti:

  1. gran film, sono molto d'accordo (http://markx7.blogspot.it/2015/06/vulcano-jayro-bustamante.html)

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  2. Fuori scala nella poca voglia di vederlo,ci sono cose in cui mi posso imbarcare,con la volontà di ampliare i miei orizzonti,ed altre no.
    Neppure da sola XD

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    1. Immaginavo. Non mi pare il genere di film che fa per te.

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  3. Risposte
    1. Molto interessante. Ti piacerebbe parecchio, secondo me.

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  4. E se una simile visione è costata fatica a te che sei il re di questi mattonazzi pseudo autoriali, figuriamoci a me... :)

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    1. Non oso neppure immaginare cosa potresti dire di un film di questo tipo, dunque sono felice di pensare che non lo vedrai mai. :)

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  5. Leggendo la trama mi sono reso conto che si tratta della classica storia che potrebbe fare breccia nel mio cuore. Mi piace quando si sposta l'obiettivo verso popolazioni e culture che, per demerito mio, conosco meno.

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    1. Sal, recuperalo: secondo me ti piacerà, non poco.
      Ed è interessante vedere che fine hanno fatto i Maya.

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