martedì 5 ottobre 2010

The blind side

Sarà perchè siamo appena tornati dagli States, ma mi trovo stranamente cullato - e confortato - da una certa filosofia del riscatto made in Usa.
Ammettiamolo da subito: The blind side è uno di quei film da sabato sera in famiglia dove appare quasi obbligatorio essere coinvolti, diventare sentimentali e tifare a tutto spiano per il più classico dei finali positivi, una sorta di Forrest Gump in vaschetta per accontentare tutti ed andare a letto felici.
Uno di quei film che, di solito, gli appassionati di Cinema detestano.
E anche tutti quelli che non bevono Coca cola e fanno finta di essere contro tutto quello che è targato a stelle e strisce - che vorrei vedere ora che finalmente sono tornati i democratici in cattedra, ma questa è un'altra storia -.
Eppure, tolte le consuete sviolinate da "questa è una storia vera" - cosa, peraltro, verissima, in questo caso -, occorre ammettere che, nel suo genere, la pellicola di John Lee Hancock è scorrevole, coinvolgente e piacevole.
Non sarà il nuovo Rocky, o ancor di più il nuovo The wrestler, ma è un lavoro onesto che, se non altro per passare una serata in relax, di quelle con il clima da "giorno del ringraziamento", per rimanere in tema Usa, ci sta tutto, eccome.
L'ideale all american (?) della seconda possibilità e del riscatto - sia esso sociale, sportivo,  esistenziale non importa - è tipico delle favole e, per chi adora i losers come il sottoscritto, tendenzialmente fa anche un pò incazzare, ma ogni tanto fa bene poter pensare che qualcuno ce l'abbia fatta, e sia riuscito, anche grazie all'aiuto di chi poteva felicemente sbattersene i cosiddetti, arrivare dove non avrebbe mai pensato.
Cazzo, piacerebbe anche a me.
La storia di Michael Oher, ora professionista nell'NFL, parte da lontano, come giustamente le scelte narrative esigono in questi casi, tanto lontano che il momento più importante della sua storia non riguarda lui, ma Lawrence Taylor e Joe Theismann.
Durante uno storico incontro datato 1986, infatti, Taylor - che, anni dopo, interpretò il granitico difensore Shark in Ogni maledetta domenica - placcò Theismann - storico quarterback dei Redskins - partendo dal suo "blind side" stroncando involontariamente la carriera dell'avversario: da quel momento l'importanza del "left tackle" divenne fondamentale, nel football professionistico, aprendo la strada al ruolo che sarebbe divenuto naturale per Michael Oher. Ovvero ogni squadra cercò di avere, sul lato cieco del quarterback, un giocatore abbastanza veloce ed ugualmente possente da fermare ogni attacco sul nascere. 
Un difensore d'attacco.
Ma non è questa, la vera morale dietro la vicenda di The blind side.
Tutta la storia, infatti, gioca la metafora del football per affrontare il tema della famiglia e della protezione, dell'importanza che i nostri cari - o chi si prende cura di noi - hanno e della forza e la volontà che nascono spontanee all'idea di proteggerli.
So che starete pensando che sto smielando clamorosamente e che i pochi giorni di Orlando mi hanno totalmente rammollito, ma no, non è così.
Sono sempre figlio della cultura del "tenere i cavalli", quindi tendenzialmente lontano dalle isole felici come questa, ma ammetto senza ritegno alcuno che, nel blind side che ognuno di noi porta con se, c'è sempre un left che si prende cura di ripararci dalle botte peggiori.
E in genere - che ci piaccia o no, che lo si voglia o no - è qualcuno che amiamo e che ci ama.
O almeno una delle due cose.
Percui non fate troppo i bacchettoni. 
Non dico di correre a comprarvi il dvd come tutti quelli che visto che Sandra Bullock ha vinto l'Oscar - sinceramente mi era parsa molto meglio in Crash, che, quello sì, ho detestato per paraculismo selvaggio - pensano di avere nella loro videoteca il film d'autore dell'anno, ma se vi capita, dateci un'occhiata, e perchè no, lasciatevi anche coinvolgere.
Non fa mai male, mollare le redini, ogni tanto.
Fidatevi.
Ve lo dice uno che a tenere i cavalli ci è abituato.


MrFord


"Come on up for the rising
come on up, lay your hands in mine
come on up for the rising
come on up for the rising tonight."
Bruce Springsteen - "The rising"-

6 commenti:

  1. Ma se io sono il tuo left, tu non puoi essere il mio... E viceversa... Uno dei due deve essere il right!
    Come la mettiamo?
    Mi sa che i miei sogni sono veritieri, ecco!

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  2. Certo che si può!
    Quando lanci tu, proteggo io, e viceversa.
    E insieme finiamo a fare l'All star game.
    I sogni lasciali al sonno, ricordati Inception e torniamo alla realtà, che è mooooolto meglio e si può vivere fino in fondo.

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  3. mi è piaciuto questo film. regia discreta, buon cast, ma soprattutto una classica e bella storia americana

    e ormai direi che sono più le volte in cui ci troviamo d'accordo che no!

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  4. Cannibale, mi sa che allora o sono io radical chic o tu che non lo sei! Effettivamente ultimamente stiamo viaggiando sulle stesse frequenze!
    Hai dato, tra l'altro, un'ottima definizione: una classica e bella storia americana.

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  5. mah, probabilmente sei diventato un radical chic anche tu e adesso comincerai ad autoodiarti eheeh :D

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  6. E' una specie di paradosso.
    Occorrerà chiamare Nolan.

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