lunedì 7 giugno 2010

La regina dei castelli di carta

La saga di Millennium, ideata dallo sfortunato autore Stieg Larsson, giunge al termine anche sul grande schermo, dopo aver diviso critica e pubblico, lanciato la nuova antieroina del cinema nordeuropeo Noomi Rapace e stimolato le grandi produzioni Usa che a breve inizieranno la produzione del remake firmato David Fincher.
Non avendo letto i romanzi, non posso pronunciarmi nel più classico dei pistolotti "era meglio il libro" e cazzate del genere, e ringrazio da un certo punto di vista di potermi confrontare con quest'ultimo capitolo e l'insieme dell'opera con la mente libera e assolutamente priva dei pregiudizi che molti critici - soprattutto online - pare continuino a conservare rispetto alle avventure di Lisbeth Salander.
Ora, occorre ammettere che, se il primo capitolo - Uomini che odiano le donne - è risultato un thriller assolutamente ben fatto e dalla tensione sempre viva, il secondo e il terzo risentono del cambio del regista operato dalla produzione - ma chissà poi perchè!? - e non possono assolutamente essere considerati anche solo vagamente consigliati per una visione.
Una lancia, però, va spezzata rispetto a La regina dei castelli di carta: benchè sia stato palesemente e pienamente stroncato praticamente ovunque ci sia una rubrica di critica cinematografica, non credo che quest'ultima parte della trilogia sia la peggiore.
Nonostante il formato molto televisivo, una scrittura non sempre limpida e un confronto finale fra Lisbeth e il suo fratellastro a prova di dolore assolutamente non all'altezza, non si avvicina neppure lontanamente alla noia mortale che suscitò in me La ragazza che giocava con il fuoco, terribile secondo capitolo giocato quasi esclusivamente sulla parte fisica della vendetta di Lisbeth rispetto al tanto odiato - e a ragione, onestamente - padre.
In quest'ultima pellicola, complice la condizione della protagonista, si torna in qualche modo alla struttura di Uomini che odiano le donne, con Mikael Blomqvist tornato a farla da padrone sul campo e Lisbeth dietro le quinte, nel ruolo di hacker acutissima e vendicatrice silenziosa e terribile in grado di ribaltare le brutture che la vita le ha riservato ed usarle a proprio vantaggio.
Non si tratta di un film memorabile, questo è certo, ma se avete seguito i primi due capitoli senza mollare, non rimarrete così delusi ed agghiacciati da questo finale - che poi finale non è, considerato che il buon Stieg si è fatto venire un infarto dopo aver terminato il terzo di quelli che sarebbero stati dieci romanzi -, almeno non quanto la critica afferma.
Del resto, quando un'opera - a prescindere dal suo valore - diviene un fenomeno planetario e di costume, è difficile che sia particolarmente amata da chi afferma di saperne e vuole fortissimamente rimanere fra i pochi che - sulla carta - ne sanno.
Il paragone con Lisbeth viene quasi naturale.
Almeno in questo, lo scarsino Alfredson pare averci azzeccato: il suo lavoro è simbolo di una lotta che solo apparentemente risulta impari.
Spero solo che non scateni la Salander per raddrizzare i torti.
Quella piccoletta non scherza per niente.

"Lady evil, evil in my mind,
she's the queen of the night."
MrFord

6 commenti:

  1. Ripesco questa vecchia recensione perchè stasera lo propongono in tv e volevo un'anticipazione (ormai sei il mio critico di riferimento). Ho letto i libri e direi che la cosa che è maggiormente rispettata nella trasposizione cinematografica è la differenza di qualità tra i tre capitoli. Posto che il secondo episodio risulta quasi più gradevole in video vista la pochezza della storia, che si regge sull'idea di un sequel e non ha una vita propria (non come il da noi amato "Impero colpisce ancora"). Ci sono poi nel romanzo una serie di personaggi nuovi così poco caratterizzati da disorientare. La necessaria semplificazione della trasposizione lo ha reso più digeribile. Sono curioso.

    RispondiElimina
  2. Gae, muchas gracias per avermi dato la responsabilità di essere il tuo critico di riferimento! :)
    Io i libri non li ho letti, ma devo dire che il cambio di regista è stato un grosso errore: il primo, infatti, era davvero un buon lavoro.
    Il secondo è stato un passo indietro notevole, mentre con quest'ultimo la trilogia si è almeno in parte ripresa.
    Fammi sapere poi come ti è sembrato, e aspettiamo il remake di Fincher! :)

    RispondiElimina
  3. In generale me lo sono gustato proprio. Lo schema proposto, a puntate, forse gli ha dato quello spunto in più. E poi il divano è il divano e, onestamente, il tornare a dirsi: cazzo stasera tutti a letto presto che mi voglio gustare il film, non ha prezzo.
    Il mordente dei film è senza dubbio minore dei romanzi. Vale per tutti e tre. Il terzo episodio però è godibile, nonostante la necessaria semplificazione (il libro aveva un tot di personaggi in più). Credo, inoltre che sia abbastanza rispettoso dell'opera originale eccezion fatta per alcuni aspetti che fanno appassionare il lettore: Lizbeth nel libro ha almeno 10 anni in meno (Noomi Rapace li dimostra tutti i suoi 30). Blonqvist nei romanzi si scopa ogni cosa che si muove (20enni, 60enni, colleghe, poliziotte), nel film è piuttosto casto... questo aspetto, capirai, mi ha deluso più di tutto ;)

    RispondiElimina
  4. I romanzi io non li ho letti, ma chissà che prima o poi non lo faccia.
    I film, comunque - il secondo un pò meno, c'è da dire -, sono godibilissimi, e come dici tu, quel divano la sera non ha prezzo.
    Detto questo, credo che Blomqvist nel libro mi piacerebbe molto più che al Cinema. ;)

    RispondiElimina
  5. Poi, come dicevi nel pezzo, è piuttosto televisivo come taglio (fotografia stile Derrick compresa).
    Per Blonqvist aspettiamo la versione americana... chissà che quei vecchi sporcaccioni non rinverdiscano i fasti del buon Michael.

    RispondiElimina
  6. Gae, speriamo che in terra americana gli rendano giustizia! :)
    Intanto, il trailer del primo film è una bomba!

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...