venerdì 9 giugno 2017

Empire State (Dito Montiel, USA, 2013, 94')




Dito Montiel è entrato nella mia vita di spettatore come un fulmine a ciel sereno con Guida per riconoscere i tuoi santi, nel corso della primavera del duemilasette, al culmine di uno dei periodi più wild della mia vita: nottate fuori, alcool, one night stand e via discorrendo, a fare da cornice all'operazione al cuore subita da quello che è, a tutti gli effetti, il mio migliore amico.
Rimasi folgorato da quel debutto, anche e soprattutto per la carica emotiva che aveva saputo trasmettere, e mi ripromisi di tenere d'occhio quel regista e scrittore allora poco più che quarantenne che prometteva gran bene: peccato che, già al film successivo, lo spompissimo Fighting, Montiel cominciò a mostrare lacune enormi in fase di script e realizzazione unite alla cosa peggiore per un qualsiasi artista: una certa spocchia non troppo simpatica.
Il risultato, da allora, è stato una lunga serie di flopponi mai più distribuiti in Italia e massacrati dalla critica negli States, cui è seguito un abbandono totale da parte del sottoscritto.
Quando, assolutamente per caso e grazie alla presenza di The Rock, con Julez abbiamo deciso di buttarci su questo Empire State come sottofondo per una cena dalla mitica suocera Ford, neppure sapevamo che l'uomo dietro la macchina da presa fosse proprio Montiel, tanto per intenderci.
Il risultato, rispetto agli altri clamorosi fallimenti che pare aver collezionato - Fighting compreso, che avevo bottigliato a dovere a suo tempo -, tutto sommato quasi funziona, pur essendo un ibrido tra film di formazione più o meno criminale come Bronx, rimembranze scorsesiane ed un action thriller di grana grossa, a patto di non avere pretese troppo alte, passare sopra le lacune della sceneggiatura e godersi una storia "di quartiere" ambientata negli anni ottanta con un The Rock sempre tosto, un fratellino Hemsworth abbastanza in parte ed un'ottima spalla come Michael Angarano, la vera sorpresa della pellicola.
Visto in quest'ottica, Empire State risulta essere un buon riempitivo ed un film innocuo, piacevole da vedere e godibile in un'ottica di relax, come se non bastasse abbastanza adatto, come collocazione, alla stagione in corso: certo, io avrei dato più spazio al buon Dwayne Johnson e gli avrei fatto menare un pò le mani, ma non si può pretendere troppo, dunque mi faccio bastare il consueto - per Montiel - approfondimento del rapporto tra padri e figli ed una sensazione di amarcord mista ai ricordi di una crescita turbolenta in quartieri newyorkesi all'interno dei quali occorreva imparare ad arrangiarsi, e tanto mi basta.
Se poi dovessi aver voglia di vedere una pellicola di spessore dello stesso genere, nulla mi vieterà di ripescare Quei bravi ragazzi o cose di quel genere: ma per affrontare i primi caldi, direi che anche cose decisamente minori come questa sanno fare il loro.
Che è poco, ma meglio di niente.




MrFord



 

4 commenti:

  1. Già, innocuo e sufficiente ma piacevole e gradevole, grazie anche a lui, sai chi ;)

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  2. Dito Montiel è una delle più grandi ciofeche del cinema americano recente.
    In questo filmetto l'unica cosa che mi sembra degna di nota è Emma Roberts, che tu però non hai manco menzionato, distratto dai muscolazzi di The Rock e dell'Hemsworth migliore a recitare (figuriamoci gli altri...) :)

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    1. Ahahahaha non l'ho menzionata perchè apparirà per cinque minuti al massimo, e non pare neanche lei! ;)

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