venerdì 16 settembre 2016

Tutti vogliono qualcosa (Richard Linklater, USA, 2016, 117')


E' davvero curioso il rapporto che, negli anni, ho sviluppato con Linklater e la sua idea di Cinema: un rapporto quasi al contrario, che considerati i successi degli esordi - Prima dell'alba su tutti - avrebbe dovuto toccare il suo vertice ai tempi dell'adolescenza o post-adolescenza del sottoscritto per raffreddarsi negli anni, ed invece, complici i maturi - e splendidi - Prima di mezzanotte e Boyhood, ho finito per riscoprirmi cresciuto - ma non troppo - accanto ad un autore in grado di raggiungere la maturità artistica e realizzativa con semplicità disarmante, senza prodigi di tecnica o espedienti da radical o da colpo basso per il grande pubblico.
Tutti vogliono qualcosa - adattamento che non rende per nulla l'originale Everybody wants some!, che suona vitale e fresco, e più sensato rispetto all'opportunistico titolo nostrano - non raggiunge i livelli dei due titoli appena citati ma si inserisce perfettamente nel percorso del suo autore, oltre a rappresentare un perfetto esempio di quei film nel corso dei quali non accade nulla di particolare, sconvolgente, clamorosamente ottimistico o drammatico, eppure si fanno seguire dal primo all'ultimo minuto, risultano veri e di pancia e, alla fine, titoli di coda alla mano, si finisce per essere soddisfatti come se fosse stata raccontata una parte della nostra vita.
Purtroppo per me, collocazione geografica e destino avversi, non ho potuto assaporare l'esperienza del college americano figlio della grande tradizione delle goliardate, delle confraternite e dell'idea di essere davvero protagonisti di un film, un pò come quando, musica a palla in cuffia, fingiamo che il brano che ci fa impazzire in quel momento e che stiamo facendo lavorare al massimo sia stato scritto apposta per una scena madre che stiamo per vivere, più ancora che recitare, eppure grazie a prodotti come questo mi pare quasi di riuscire a colmare il gap, stupito del fatto che mi ritrovo ad essere più simile agli scombinati giocatori di baseball alla ricerca di affermazioni, ragazze e della festa migliore del campus ora che si avvicinano i quaranta piuttosto che vent'anni or sono, quando un'esperienza meno completa ed i rimasugli della timidezza adolescenziale ancora mi impedivano di tirare fuori davvero il lato più wild che scalpitava nel cuore di questo vecchio cowboy - un esempio è lo stato attuale della mia "squadra" al lavoro, all'interno della quale vige più o meno lo stesso clima assaporato nel corso di queste quasi due ore mai noiose -.
Un titolo perfetto per l'estate, che sono stato felice di recuperare in extremis prima del sopraggiungere dell'autunno, e che mantenendo un pizzico di nostalgia in sottofondo - il finale, aperto e leggero, riesce comunque a dare l'impressione del tempo che passa, lasciando alle spalle di ognuno la magia dei momenti epici della giovinezza - ha il grande merito di essere leggero, pane e salame e, soprattutto, credibile nella sua evoluzione, dalla diversa umanità dei protagonisti ad uno spirito di squadra che mescola la tipica goliardia di grana grossa maschile alla volontà di emergere, di fare in modo che i propri sogni di gloria comincino a porre i primi mattoni per quello che potrebbe essere il palazzo di un futuro successo - bellissimi i riferimenti alle superstizioni ed agli scherzi dei giocatori che finiscono di colpo quando si parla del mitico osservatore professionista, artista del travestimento -.
A nessuno dei suoi protagonisti, come a noi, è dato sapere quello che il futuro riserva ed avrà riservato a questi ragazzi, ma quello che è certo è che, vinti o vincitori, finiti bene o male, vivi o morti, probabilmente tutti loro avvertiranno una fitta al cuore e faranno un respiro profondo quando, oggi, fiction o realtà, torneranno con la mente a quei gloriosi giorni di sogni e notti come se fossero le ultime della propria vita dei primi anni ottanta.
E come dare loro torto, del resto.



MrFord




10 commenti:

  1. Il Linklater che meno ho preferito, forse, ma tra la trilogia e Boyhood ci sono film suoi che ho molto amato. Questo, più spensierato, mi è piaciuto comunque più del necessario. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A me è piaciuto molto, pur se meno di altri - come Boyhood, che forse è il suo migliore -.
      Ad ogni modo, Linklater per me è promosso.

      Elimina
  2. Credo di non aver mai visto nulla di Linklater.
    Non che ne senta la mancanza,in tutta sincerità ;)
    Anche se Boyhood mi piacerebbe recuperarlo!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Secondo me la trilogia del Before, Boyhood e A scanner darkly vanno visti per forza. :)

      Elimina
  3. Mi è piaciuto, film fresco e rilassante e come ben dici, estivo!

    RispondiElimina
  4. Strano ti sia piaciuto un film leggero e divertente!
    La tua cannibalizzazione ormai è quasi totale? ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Guarda che non è che se un film piace ad entrambi sono io ad essermi cannibalizzato: al massimo sei tu ad esserti fordianizzato! ;)

      Elimina
  5. pensa che lo davano al cinema all'aperto, uno degli ultimi giorni d'estate, ed io sono comunque riuscita a perdermelo come un'allocca, vorrà dire che lo recupererò su sky

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non sarà la stessa cosa, però: d'estate era perfetto, specie all'aperto!

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...