Produzione: FX
Origine: USA
Anno: 2011
Anno: 2011
Episodi: 13
La trama (con parole mie): lo sceriffo federale Raylan Givens, chiusi i conti ed i sospesi con la mala di Miami che voleva la sua testa, decide di rimanere ad operare nella Contea di Harlan, in Kentucky, sua terra d'origine ed origine, di fatto, di molti dei suoi guai. Riconciliatosi con l'ex moglie Winona, l'uomo si trova ad affrontare non solo il ritorno della sua nemesi Boyd Crowder al crimine - e la nascita del legame tra quest'ultimo e la sua ex Ava -, ma anche l'ingombrante presenza della famiglia Bennett, da generazioni legata al commercio di erba e ad altre attività più o meno legali.
Vecchie ruggini e nuove sfide porteranno Raylan ben oltre i confini della Legge, sia che si parli di protezione di chi ama, sia che si tratti di portare a casa la pelle.
E quando si alzerà la polvere, solo un nome tra Bennett e Crowder potrà contare su un futuro.
Sempre che lo sceriffo Givens non dica la sua.
Negli ultimi anni, spesso mi sono chiesto, considerate le letture, i gusti, gli ascolti e chi più ne ha, più ne metta, come possa essere stato possibile per me nascere a Milano piuttosto che in qualsiasi paesino del Sud degli States, perso tra il nulla e l'addio, come direbbe Clint Eastwood, tra rednecks, sogni infranti, spazi apparentemente sconfinati, alcool e pistole.
Eppure, eccomi qui: dunque non resta che immaginare quello che sarebbe stato del sottoscritto attraverso le gesta di personaggi come Raylan Givens ed il suo rivale eterno Boyd Crowder, rispettivamente interpretati da Timothy Oliphant - perfetto per il ruolo - e Walton Goggins, vecchio idolo fordiano dei tempi di The Shield.
Iniziata decisamente in ritardo rispetto a quanto nelle mie corde sia e grazie ad un suggerimento del mio fratellino Dembo, Justified - nata da un racconto di Elmore Leonard, uno dei padri del racconto Western - è entrata subito nel cuore di casa Ford, con una prima stagione decisamente efficace ed una seconda che non solo ne raccoglie il testimone, ma che, di fatto, porta perfino più in alto il risultato - e le aspettative per la terza -: dai dialoghi che paiono scritti per il piacere del sottoscritto - "Hai una birra?" "Birra? In questa casa beviamo superalcolici!", impagabile - al crescendo finale da dramma di Frontiera tutto funziona alla grande, e finisce per non fare sconti a nessuno da una parte e dall'altra della barricata, come una guerra senza vincitori o vinti.
Del resto, in luoghi come la Contea di Harlan le alternative non sono poi molte: tutore della Legge, criminale o minatore, con aspettative di vita basse in uno qualunque dei tre casi.
In questo senso, l'immagine di Raylan che, durante il funerale della zia, lancia un'occhiata alla sua lapide, già pronta per il giorno in cui una pallottola verrà a chiedere il tributo che la sua professione richiede, la dice lunga rispetto a quello che può offrire un West che ha ben poco dei sogni di gloria e di conquista dei tempi d'oro, quanto più della disperazione operaia e sociale che soltanto le aree dimenticate dalla "civiltà" delle grandi città riservano ai loro abitanti: gli stessi Bennett - di fatto, gli antagonisti principali di questa seconda annata - mostrano tutta la drammaticità e l'ironia del Destino dei luoghi in cui sono cresciuti, dalla dispotica eppure a suo modo sensibile matriarca Mags ai tre figli, lo scatenato Coover, il viscido Dickie e l'arrogante Doyle, pronti a mostrare il peggio dell'umanità ma anche, seppur distorto, un meglio legato ai concetti di famiglia ed affezione alla propria terra, quasi come se Via col vento fosse stato deformato da secoli di lotte operaie, alcool e proiettili pronti a scacciare via gli incubi di una vita ai margini.
Personaggi biechi e discutibili, eppure non meno discutibili di quanto potrebbe essere Raylan con il suo grilletto facile, pronto a mettere l'ultima parola rispetto alla vita di un criminale: il confine tra la Legge e l'Uomo è molto labile, ed io stesso comprendo che, in situazioni di questo genere, non saprei quale strada prendere: in fondo, Raylan e Boyd sono due lati della stessa medaglia, e la loro rivalità altro non appare se non l'espressione di un quasi affetto profondo, ed una semplice scelta rispetto ad una vita che non offre troppe direzioni a chi la vive.
Se fossi nato in una contea come quella di Harlan, in fondo, non so se sarei stato un Raylan, un Boyd o un semplice minatore.
Senza dubbio non sarebbe stato facile, in nessuno dei tre casi: in fondo parliamo di lotta per la sopravvivenza, di luoghi che richiedono un tributo pesante ai loro figli.
Quello che so, però, è che tornare per le strade battute da questi due tostissimi charachters continuerà ad essere un piacere, per quanto doloroso come un tatuaggio, o una cicatrice che diventa fonte di ricordi: del resto, se l'esperienza e la vita sono come benzina, per quelli come me, Justified ne è un'ottima rappresentazione.
Per quanto violenta, di confine e "tra il nulla e l'addio" possa essere.
Eppure, eccomi qui: dunque non resta che immaginare quello che sarebbe stato del sottoscritto attraverso le gesta di personaggi come Raylan Givens ed il suo rivale eterno Boyd Crowder, rispettivamente interpretati da Timothy Oliphant - perfetto per il ruolo - e Walton Goggins, vecchio idolo fordiano dei tempi di The Shield.
Iniziata decisamente in ritardo rispetto a quanto nelle mie corde sia e grazie ad un suggerimento del mio fratellino Dembo, Justified - nata da un racconto di Elmore Leonard, uno dei padri del racconto Western - è entrata subito nel cuore di casa Ford, con una prima stagione decisamente efficace ed una seconda che non solo ne raccoglie il testimone, ma che, di fatto, porta perfino più in alto il risultato - e le aspettative per la terza -: dai dialoghi che paiono scritti per il piacere del sottoscritto - "Hai una birra?" "Birra? In questa casa beviamo superalcolici!", impagabile - al crescendo finale da dramma di Frontiera tutto funziona alla grande, e finisce per non fare sconti a nessuno da una parte e dall'altra della barricata, come una guerra senza vincitori o vinti.
Del resto, in luoghi come la Contea di Harlan le alternative non sono poi molte: tutore della Legge, criminale o minatore, con aspettative di vita basse in uno qualunque dei tre casi.
In questo senso, l'immagine di Raylan che, durante il funerale della zia, lancia un'occhiata alla sua lapide, già pronta per il giorno in cui una pallottola verrà a chiedere il tributo che la sua professione richiede, la dice lunga rispetto a quello che può offrire un West che ha ben poco dei sogni di gloria e di conquista dei tempi d'oro, quanto più della disperazione operaia e sociale che soltanto le aree dimenticate dalla "civiltà" delle grandi città riservano ai loro abitanti: gli stessi Bennett - di fatto, gli antagonisti principali di questa seconda annata - mostrano tutta la drammaticità e l'ironia del Destino dei luoghi in cui sono cresciuti, dalla dispotica eppure a suo modo sensibile matriarca Mags ai tre figli, lo scatenato Coover, il viscido Dickie e l'arrogante Doyle, pronti a mostrare il peggio dell'umanità ma anche, seppur distorto, un meglio legato ai concetti di famiglia ed affezione alla propria terra, quasi come se Via col vento fosse stato deformato da secoli di lotte operaie, alcool e proiettili pronti a scacciare via gli incubi di una vita ai margini.
Personaggi biechi e discutibili, eppure non meno discutibili di quanto potrebbe essere Raylan con il suo grilletto facile, pronto a mettere l'ultima parola rispetto alla vita di un criminale: il confine tra la Legge e l'Uomo è molto labile, ed io stesso comprendo che, in situazioni di questo genere, non saprei quale strada prendere: in fondo, Raylan e Boyd sono due lati della stessa medaglia, e la loro rivalità altro non appare se non l'espressione di un quasi affetto profondo, ed una semplice scelta rispetto ad una vita che non offre troppe direzioni a chi la vive.
Se fossi nato in una contea come quella di Harlan, in fondo, non so se sarei stato un Raylan, un Boyd o un semplice minatore.
Senza dubbio non sarebbe stato facile, in nessuno dei tre casi: in fondo parliamo di lotta per la sopravvivenza, di luoghi che richiedono un tributo pesante ai loro figli.
Quello che so, però, è che tornare per le strade battute da questi due tostissimi charachters continuerà ad essere un piacere, per quanto doloroso come un tatuaggio, o una cicatrice che diventa fonte di ricordi: del resto, se l'esperienza e la vita sono come benzina, per quelli come me, Justified ne è un'ottima rappresentazione.
Per quanto violenta, di confine e "tra il nulla e l'addio" possa essere.
MrFord
"And be a simple kind of man.
be something you love and understand.
baby, be a simple kind of man.
oh won't you do this for me son,
if you can?"
be something you love and understand.
baby, be a simple kind of man.
oh won't you do this for me son,
if you can?"
Lynyrd Skynyrd - "Simple man" -
grande fratello! vedrai dalla 3 in poi che bordello che salta fuori...
RispondiEliminaBoyd è fico ma Raylan cazzo mi fa venire dubbi sulla mia eterosessualita'...
Io mi sto già godendo le cose per come sono messe ora, quindi figuriamoci poi! :)
Eliminama perché, justified esiste ancora? :)
RispondiEliminaAhahah ebbene sì, l'ultima stagione dovrebbe andare in onda quest'anno!
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