Quest'anno il mio rapporto con il wrestling, da sempre disciplina amatissima al Saloon, è stato decisamente particolare.
A fine gennaio, infatti, con la Royal Rumble - evento tra i più amati dai fan e non solo - si è sancito l'abbandono forse definitivo di CM Punk, mio personale favorito nonchè primo wrestler a contrastare in tutto e per tutto - finendo perfino, almeno in senso strettamente lavorativo, dalla parte del torto - la volontà della Federazione più potente del mondo di continuare a lavorare indipendentemente da quello che era - ed è - il volere del pubblico, primo acquirente del prodotto.
Daniel Bryan, attuale campione, dovrebbe accendere più di un cero in segno di ringraziamento rispetto al suddetto Punk: se, infatti, la ribellione non fosse avvenuta, non avremmo avuto un finale di Wrestlemania come è stato.
Ma il ribattezzato "Yes movement" non ha di certo rappresentato la notizia della settimana, per chi, come il sottoscritto, suda e soffre anche solo osservando questi omaccioni seguire un copione simile a quello di un grande, unico spettacolo sul ring.
La morte di Ultimate Warrior, idolo della mia infanzia ed eroe della mia prima Wrestlemania da spettatore - ventiquattro anni fa, incredibile davvero - è riuscita infatti solo in parte ad eclissare la fine di uno dei più grandi miti del wrestling moderno: la Streak di Undetaker.
Leggenda assoluta del quadrato, possa piacere oppure no, il Deadman è riuscito a passare indenne attraverso ventuno edizioni di questo incredibile evento prima di cadere sotto i colpi di Brock Lesnar, che agli inizi degli Anni Zero era visto come una sorta di nuovo messia della disciplina, e dopo aver conquistato tutto il possibile, dieci anni fa esatti decise di abbandonare per tentare una carriera - fallimentare - nel football professionistico e dunque nelle MMA - decisamente migliore -, scatenando le reazioni dei fan ai tempi del suo per allora ultimo incontro, opposto a Goldberg, prima di tornare in pompa magna - pur se, di fatto, part time - due anni or sono.
Il Mercedes SuperDome di New Orleans ammutolito a quel conto di tre ha lasciato decisamente senza parole anche il sottoscritto, almeno al principio: la frase "the streak is over" ha risuonato pesante almeno quanto i rintocchi che da quasi un quarto di secolo accompagnano il "becchino" al quadrato, sollevando il dubbio rispetto alla scelta - senza dubbio dell'atleta stesso - di propendere per Lesnar - tra i più odiati dal pubblico - invece che per Shawn Michaels - una vera leggenda -, Triple H - una leggenda in fieri - o CM Punk - il best in the world, di nome e di fatto -, sue vittime nelle ultime edizioni.
Stupore provato a caldo a parte, la soluzione è infine parsa assolutamente giusta e sensata.
Nel corso dell'incontro tra Undertaker e Brock Lesnar, infatti, l'impressione è stata quella che il buon "Principe delle tenebre" della WWE non ce la faccia più, a sostenere il ritmo sul ring, neppure quando si tratta di portare a conclusione un match all'anno.
E che, dunque, fosse giunto il momento, e che la persona giusta per poterlo rendere reale fosse quella che, a quanto si dice, ha più ruggini - e parliamo di spogliatoio, non di finzione scenica - con il detentore del record, uno che il pubblico, sia pure per esigenze di spettacolo, odia.
"Per un bambino è una violenza molto maggiore vedere il cattivo vincere, che non vedere un pò di sangue", ha commentato Julez.
Ed è proprio vero. Ma la Realtà, almeno in questo caso, vince sulla Leggenda.
Il fiato, i colpi, gli infortuni e tutto quello che comporta una carriera di questo genere contano, così come gli anni che, inesorabilmente passano.
Tutto finisce, anche quello che pensavamo non sarebbe finito.
Ed è in quest'ottica che va letta la scelta di Mark Calloway - questo il vero nome di Undertaker - di rinunciare ad una delle vere istituzioni del wrestling di tutti i tempi, il suo record di imbattibilità nell'appuntamento più importante dell'anno.
Chapeau, quindi, a lui.
E alla WWE, che tutta in piedi tributa un omaggio ad uno dei suoi più grandi interpreti di sempre.
Questa è stata una Wrestlemania amara, per il sottoscritto.
Nonostante Bryan, nonostante l'inevitabile reso epico dalla realtà.
Nonostante il successo e la sconfitta.
E' stata la Wrestlemania in cui speravo di vedere trionfare il mio favorito, che ha deciso di mollare perchè stanco di non poter esprimere al massimo il suo talento. Posso capirlo. E penso possa farlo anche gran parte della gente che lavora.
E quella in cui, per la prima volta, non mi sentivo così sicuro di andare contro un'istituzione - la suddetta Streak - che ho sempre detestato.
E' andata male in entrambi i casi.
Ma come ogni lottatore che si rispetti, incasso e vado avanti, pronto a rialzarmi.
Perchè le regole del gioco, e della vita, prevedono anche, e soprattutto questo.
MrFord
un po' ,me l'aspettavo ma per ragioni di cassetta: The Undertaker è a fine corsa dopo una carriera fantastica ( era anche il mio favorito quando seguivo il wrestling più compulsivamente) mentre Lesnar può dare ancora alla WWE....secondo me prima o poi torna anche CM Punk....e la rivincita con Lesnar non la facciamo?
RispondiEliminaBradipo, non sapevo fossi così "sul pezzo"!
EliminaComunque penso anche io ci stia tutto, e spero vivamente in un ritorno di Punk: senza di lui mi manca qualcosa!
ma esiste ancora?
RispondiEliminanon so, tra un po' ford ci dirai che pure bim bum bam c'è ancora e c'è gente con più di 8 anni che lo guarda? :D
Esiste eccome! :)
EliminaE probabilmente se esistesse ancora Bim Bum Bam lo guarderei! ;)
Come spesso succede anche quest'anno il Raw successivo a Wrestlemania è stato forse più godibile di Wrestlemania stessa... la fine della streak è stata un colpo duro...
RispondiEliminaLa fine della Streak è la fine di un'epoca.
EliminaIl Raw post-Wrestlemania sempre interessante, ma io attendo il ritorno eventuale di Punk prima di dichiararmi soddisfatto! ;)
Wow il wrestling, non ci credereste mai, anche io anni fa guardavo i combattimenti, c'era the undertaker, poi c'era un tizio che è morto poraccio che era pure bravo :)
RispondiEliminaImmagino tu stia parlando di Eddie Guerrero, anche se purtroppo i morti sono stati molti, in questi anni.
Elimina