lunedì 1 febbraio 2016

Joy

Regia: David O. Russell
Origine: USA
Anno: 2015
Durata: 124'






La trama (con parole mie): Joy è una giovane donna che, fin dall'infanzia, ha coltivato senza arrendersi i propri sogni ed un talento particolare nell'inventare oggetti che potessero migliorare la vita di tutti i giorni alle persone. Incapace di non prendersi cura della propria famiglia, dai genitori disequilibrati e divorziati, ai due figli, all'ex marito - che vive sotto il loro stesso tetto -, rimbalzando tra lavori saltuari e sogni alimentati dalla visione che l'amorevole nonna ha di lei, quasi per riprendersi dallo sconforto dell'amara quotidianità Joy disegna ed elabora un mocio in grado di strizzarsi da solo senza l'utilizzo delle mani, con una struttura smontabile che permette allo stesso di essere lavato in lavatrice e, dunque, riutilizzato come fosse nuovo ogni volta.
Per poter finanziare il suo progetto, chiede aiuto al padre ed alla sua nuova fidanzata, finendo per rimanere intrappolata in una sorta di impresa a conduzione famigliare e mandata alla ribalta nel mondo delle televendite televisive: riuscirà Joy a realizzare il suo sogno, e ad affermare la sua indipendenza ed abilità?












Frequentatori assidui del Saloon o no, penso sia chiaro quanto il sottoscritto sia profondamente legato alla cultura ed all'approccio made in USA: il concetto di seconda possibilità, quello di outsider pronto ad uscire alla distanza grazie alla determinazione, il riconoscimento del talento a prescindere dal nome o dai contatti, lo spirito indomito e molto legato alla Famiglia, alla terra - una cosa che fa molto vecchio West o Via col vento - mi hanno sempre fatto pensare che, sotto molti aspetti, sarei stato molto meglio in terra americana che non qui, nel vecchio stivale, e nonostante le loro contraddizioni, assurdità e follie amerò sempre i nostri amici stars and stripes larger than life.
Devo ammettere, inoltre, di avere anche una certa familiarità con il concetto di vendita, il confronto con il pubblico ed il rapporto che si ha con qualcuno con il quale, fondamentalmente, si trova un equilibrio che possa soddisfare il più possibile entrambi: dunque, sulla carta, Joy aveva tutte le caratteristiche per trovare terreno fertile, in casa Ford, considerata anche e soprattutto la presenza di una delle attrici maggiormente amata da queste parti - per motivi non solo attoriali -, Jennifer Lawrence.
Purtroppo, però, pur non presentandosi affatto come un brutto film - ma, al contrario, come uno di quei prodotti godibili ai quali si finisce sempre per dare un'occhiata quando passano in tv senza di fatto annoiarsi mai davvero - ed avendo coinvolto emotivamente il sottoscritto più del precedente American Hustle, Joy è risultato non solo assolutamente convenzionale rispetto al classico schema del film sulle seconde possibilità e l'American dream, ma anche quel particolare tipo di prodotto a stelle e strisce che, se affrontato da chi, al contrario di questo vecchio cowboy, è allergico agli USA ed al loro Cinema, finisce per alimentare la già scarsa simpatia rispetto agli stessi.
In questo senso David O. Russell, che fino a qualche anno fa - soprattutto con l'ottimo Il lato positivo - pareva lanciato verso una carriera molto più "alta", conferma i sospetti già nutriti rispetto al già citato American Hustle di essere "solo" un artigiano particolarmente dotato, ma certo non un cineasta in grado di raccogliere l'eredità dei grossi calibri della settima arte made in USA: come già sottolineato, la pellicola in sè funziona, è ben realizzata e poggia sulle spalle di un'ottima Jennifer Lawrence, sempre bravissima e bellissima - nonostante il rischio che possa diventare una sorta di nuova e giovane Meryl Streep diviene ad ogni stagione più grande -, supportata da un cast altrettanto ben assemblato - ho trovato molto funzionali soprattutto Bradley Cooper, che qualche anno fa, ai tempi di Alias, non avrei neppure lontanamente immaginato in grado di maturare in questo modo, ed Edgar Ramirez -, un comparto tecnico ed una colonna sonora efficaci ed una tipica evoluzione emozionale pronta a toccare le corde giuste per solleticare la lacrimuccia.
Peccato che, a conti fatti, e come giustamente ha sottolineato anche Julez, si tratti di un film come ne esistono e ne esisteranno tanti, troppi altri - per essere rudi, il tipico titolo un pò ruffiano del periodo degli Oscar -, o un prodotto - per sfruttare un paragone attinente all'argomento trattato dalla pellicola - che non ha nulla per spiccare neppure se messo in mano ad un venditore fenomenale - in questo caso, la stessa Jennifer di noi tutti -: elementi, inoltre, come la voce narrante della nonna ed un paio di spunti quasi favolistici finiscono per spingere troppo il pedale sullo zucchero facile, finendo per alimentare i dubbi perfino di un americano d'adozione come il sottoscritto.
Interessante, invece, il tema della Famiglia con tutti i suoi aspetti più o meno piacevoli, legato a doppio filo a figure apparentemente presenti eppure profondamente negative - il padre, la sorellastra - ed altre scombinate eppure decisamente positive - l'ex marito -: non voglio, comunque, far scontare troppo la pena a Joy, che in tutta onestà mi è parso un lavoro genuino e di pancia, e che mi sono comunque goduto, quanto semplicemente ammettere la delusione rispetto al suo regista ed al risultato, che sta stretto al Cinema americano ed alle sue potenzialità.




MrFord




"A little less conversation, a little more action please
all this aggravation ain't satisfactioning me
a little more bite and a little less bark
a little less fight and a little more spark
close your mouth and open up your heart and baby satisfy me
satisfy me baby."
Elvis Presley - "A little less conversation" - 






18 commenti:

  1. A me non è sembrato affatto un film convenzionale. Credo che l'intenzione di Russell fosse invece quella di mostrare l'illusione del Sogno Americano, attraverso un personaggio che si è fatto strada vendendo il suo prodotto in tv (che è "finzione" allo stato puro), e costruendo il film come fosse una soap-opera, di quelle che guarda in continuazione la mamma di Joy, per far credere allo spettatore che il mondo non è così semplice come appare in televisione. Che ci sia riuscito, però, è da vedere... fermo restando la bella interpretazione della Lawrence.

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    1. I pregi che sottolinei sono indubbi, eppure a me - pur apprezzandolo - è parso davvero uguale a tanti altri.
      E la parte "soap" mi ha ricordato addirittura Edward mani di forbice, non proprio un film recente. ;)

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  2. Cinque alto per la canzone di the King(una delle mie preferite!),il film mi ispiricchia anche perchè Jennifer+Bradley+David O. Russell=devo vedere che hanno combinato,anche se l'argomento non mi attira troppo!

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    1. Il film si guarda, ed ha una gran bella colonna sonora. Peccato solo che sia molto, molto scontato.

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  3. Sono d'accordo con te, è uno di quei film che alla fine guardi con piacere, anche in tv, ma non ce lo vedo come un film da Oscar. Non mi ha mosso grandi emozioni e ho qualche dubbio sul cast. In generale funzionano bene nel film, solo che, oltre ad una leggera noia nel vedere sempre gli stessi volti insieme, ma Jennifer Lawrence mi è sembrata un po' troppo perfettina, quando magari te la aspetti un po' sfatta. Gli ho dato un sei e mezzo, penso basti

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    1. Basta anche secondo me.
      Non un brutto film, godibile e che si lascia guardare bene, un ottima confezione e tutto al suo posto. Ma manca la scintilla, senza dubbio.

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  4. L'ho trovato un tantino ridicolo, soprattutto nei toni. Parlare di moci e televendite con toni così appassionati, esagerati... La Lawrence non è l'agguerrito, ma a giusta ragione, Ruffalo di The Normal Heart. Qualcuno doveva spiegarglielo. Sopravvalutata lei, ancora di più il regista. ;)

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    1. Secondo me la questione della tematica è solo un pretesto per raccontare l'American Dream, il problema è più che altro la convenzionalità del tutto. Peccato, si poteva fare di più.

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  5. Non sei il primo che sento accostare Jennifer Lawrence a Meryl Streep... speriamo bene.

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    1. Speriamo bene di no, considerato che adoro la Lawrence e detesto la Streep! ;)

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  6. Credo, e col tempo ne sono sempre più convinto, che Russell e anche la Lawrence siano un po' sopravvalutati, bravi entrambi, ma sopravvalutati.

    Su questo lavoro che dire, non mi aspetto né più né meno quello che ho già visto nei precedenti lavori del cineasta americano, plasma bene i soliti canoni hollywoodiani e dirige bene gli attori, nulla più secondo me, questo lo vedrò e probabilmente mi risulterà un lavoro discreto, ma non mi aspetto altro.

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    1. Un prodotto che si lascia guardare decisamente bene, ma che resta assolutamente all'interno dei binari del Cinema USA che ci si aspetterebbe.
      Su Russell sono d'accordo, spero invece di no per la Lawrence.

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  7. Ne parlerò pure io a breve. Nel frattempo dico solo: Jennifer Lawrence forever! XD

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  8. Darò uno sguardo, ma non è che mi ispiri particolarmente.

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    1. Posso capirti, ma una visione ci sta. Comunque parliamo di lavori confezionati ad arte.

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  9. Secondo me David O. Russell ha un bello stile, delle premesse interessanti e delle idee buone. Si perde quasi sempre nello svilupparle in cliché o semplificazioni eccessive. Questo Joy non fa eccezione. Godibile, con qualcosina di interessante, ma nulla più.

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    1. Concordo in pieno: peccato, perchè fino a Il lato positivo avevo previsto per Russell una carriera molto più "alta".

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