lunedì 11 ottobre 2010

Criminal minds Stagione 5

In casa Ford, nel periodo estivo, ormai da qualche anno ci sono alcune serie che, dopo una stagione di attesa, tornano ad accompagnare pranzi o cene del sottoscritto e di Julez come vecchi amici.
Una di queste è Criminal minds, sottovalutata da gran parte del pubblico d'elite del piccolo schermo eppure ottimo prodotto per ogni appassionato di crime stories, specie se legate al fenomeno serial killers.
Inutile dire che, data la passione per questo tipo di trame - gente morta, omicidi e quant'altro - di Julez e la mia curiosità rispetto alle storie personali di assassini e squilibrati di vario genere, la visione delle stagioni di Criminal minds è sempre stata un ottimo incontro fra l'intrattenimento teso e la stimolazione di un immaginario che arricchisse la nostra cultura personale senza smettere di alimentare paure e curiosità: partito senza particolari picchi, questo serial era riuscito, nei suoi primi quattro anni di programmazione, ad avvincerci ed alimentare aspettative ed attese anche grazie ad una tecnica - seppur subdola e prevalentemente commerciale - che caratterizzava l'ultima puntata come fosse la prima metà di una doppia vicenda da andare a concludersi con la prima o le prime della serie successiva.
In particolare, la scorsa stagione - la migliore fino ad ora prodotta - aveva senza dubbio innalzato la qualità narrativa della serie, sfornando puntate capaci di inchiodare alla sedia ed inquietare neanche fossero le figlie minori pensate per il piccolo schermo di Manhunter e Il silenzio degli innocenti - con le dovute proporzioni, ovviamente -.
Così, con l'inizio della quinta serie, la speranza era non solo di vedere confermate le aspettative, ma di assistere ad un ulteriore cambio di marcia che potesse portare Criminal minds al posto giusto fra i serial di maggior successo e qualità degli ultimi anni: purtroppo, quella che poteva essere la stagione della definitiva consacrazione è risultata essere un ritorno agli standard delle prima due annate, piacevoli ma non serrate, capaci d'intrattenere ma non di stupire.
La conclusione della vicenda di Foyet, legata a doppio filo con la vita dell'agente Hotchner, il passaggio a capo di Morgan, l'utilizzo maggiore di Penelope sul campo sono stati poco sfruttati, nonostante le potenzialità che avrebbero potuto esprimere.
Dovessi scegliere un episodio, probabilmente, opterei per Sindrome abbandonica, uno dei momenti più interessanti e coinvolgenti della serie, specie nell'ottica della riflessione sulla colpa, forse l'unico davvero in grado di colpire a fondo lo spettatore.
Ad ogni modo, e nonostante tutto, l'anno prossimo saremo ancora qui, ad attendere gli sviluppi della vicenda del Principe delle tenebre, pronti ad accogliere di nuovo questo appuntamento che ormai è diventato uno dei nostri piccoli cult: solo, con un pò di aspettativa in meno.
Chissà che, in questo caso, non faccia bene.


MrFord


"The brim of my hat hides the eye of a beast
I've the face of a sinner but the hands of a priest."
Sting - "Moon over Bourbon street"- 

4 commenti:

  1. lo seguivo all'inizio, tipo le prime due stagioni, poi mi sono perso...
    comunque ricordo che alcuni episodi erano davvero notevoli e poi le citazioni a inizio/fine puntata (come le tue di fine post) erano la classica ciliegina sulla torta

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  2. Peccato, perchè la terza e soprattutto la quarta migliorano ulteriormente. La quinta è ai livelli delle prime due.
    Le citazioni restano, così come la mia fedeltà alla serie!

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  3. Bello de Criminal Minds de BBBBBOulia!

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  4. Lo so che ti piace! Speriamo che il prossimo anno, però, sia meglio!

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