domenica 20 marzo 2011

Lie to me Stagione 2

La trama (con parole mie): Lightman e soci, specialisti nell'individuare menzogne, ci portano dritti dritti in una seconda stagione che vira verso l'azione mantenendo lo spirito poco equilibrato del suo protagonista. 
Scopriamo, passo dopo passo, dettagli più profondi sulla squadra del poco ligio alle regole Cal e qualcosa in più del suo passato.
Dalle atmosfere indagatorie della prima stagione, sembra che, questa volta, 24 e The Shield abbiano molto influenzato il desiderio di dar fuoco alle polveri dei creatori della serie.

L'idea di incentrare un serial - con tutti i rischi che ne conseguono - su una squadra speciale che indaghi sulle menzogne, piccole e grandi, cui ogni giorno ognuno di noi si affida - che sia al lavoro, per la strada, da soli o in compagnia, poco importa - rappresenta certamente una sfida interessante, specie se i suoi protagonisti, come gli eroi di un fumetto, assumono i connotati di personaggi poco inclini ai cambiamenti, quasi fossero cristallizzati nel tempo e nei loro caratteri, vizi, pregi o difetti.
E' il caso di Lie to me, prodotto d'intrattenimento del piccolo schermo che riesce ad amalgamare ad un tempo gli elementi investigativi di Criminal minds ed un protagonista alla House, la scorrevolezza di Chuck e l'esplosività di 24.
Ora, la cosa certa è che, nonostante tutti questi bei riferimenti, non siamo - e probabilmente non saremo mai - di fronte alla serie del secolo, o ad un prodotto destinato a cambiare la vita dei suoi spettatori come Lost, Misfits o Dexter, ma di sicuro Cal Lightman e compagnia hanno il grande merito di regalare momenti - siano essi drammatici o scanzonati - di ottimo intrattenimento al loro pubblico, senza celare troppo la mano di un creatore d'eccezione - Shawn Ryan, il padre di The Shield - eppure tenendosi lontani dalle atmosfere troppo realistiche e "pesanti" di un serial impegnativo come quello appena citato.
Nel corso di questa stagione questo elemento di leggerezza è molto più pronunciato rispetto alla precedente, ed è amplificato da un Lightman scatenato sia nel fare gigionesco e cialtrone sia nelle rivelazioni sul suo passato, che spesso culminano in episodi che hanno come ingrediente principale l'azione, quasi fossimo in un film di Tony Scott girato con uno stile british.
Tim Roth continua ad essere clamorosamente indicato per la sua parte, tanto da surclassare non solo i suoi colleghi e co-protagonisti ma anche guest star importanti - almeno per il piccolo schermo - come Melissa George, che i fan di Alias e In treatment ricorderanno bene.
Parlando di guest stars è impossibile non ricordare l'episodio/omaggio al già citato The Shield, che vede sfilare i volti che furono di Aceveda, Danny Sofer, Ronny, Lem e Billings: se avessi visto far capolino anche la testona pelata di Vic Mackie, avrei potuto avere un mancamento.
Interessante - e sicuramente più continuativo in fase di scrittura - risulta essere l'evoluzione del rapporto tra Lightman e la figlia Emily, che promette di diventare molto più che una semplice spalla per il nostro protagonista, e di certo incuriosisce anche in vista della terza stagione, ancora in corso negli States e prossimamente sugli schermi di casa Ford.
Di certo, una serie per tutti e non, che richiede una certa leggerezza ma impossibile da sottovalutare, perfettamente a metà strada tra prodotti più autoriali ed altri a larghissimo consumo: quello che, anche se potrebbe non essere ammesso, è sicuro, è che una volta fatta la conoscenza di Cal Lightman si cercherà sempre di osservare con attenzione i nostri interlocutori, perchè se pure non si riusciranno ad individuare perfettamente le menzogne attraverso i tratti dei loro volti, di sicuro potremo pensare di poter controllare i nostri, e provare a giocarci sempre una carta in più.


MrFord


"White lies for dark times and I don't need your crutch
I'm kicking out stained glass windows 
and I'm tender to the touch."
Ben Harper and the Relentless 7 - "Shimmer and shine" -

7 commenti:

  1. Semplicemente fantastico! Tim Roth non si discute! L'unica pecca secondo me è l'eccessivo schematismo ma è purtroppo la legge alla quale devono sottostare i telefilm di stampo più o meno poliziesco.

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  2. Eva, un'analisi breve ma precisissima!
    Le produzioni di questo tipo, effettivamente, devono sottostare alle stesse regole che ne determinano le pecche!
    Tim Roth resta comunque mitico!

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  3. pro:
    - l'idea di partenza
    - l'accento di roth
    - brendan hines

    contro:
    - non sempre la trama di un episodio coinvolge

    (cerco di farmi stare antipatico l'eccessivo gigioneggiare di roth ma nn ci risco. e cmq guardandolo nn m'è mai venuto in mente house.)

    voto complessivo è cmq un ****

    (recupera la terza serie!)

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  4. una serie che non fa decisamente per me, come la gran parte dei crime.
    al protagonista poi tirerei delle bottigliate: lo sappiamo tutti che tutti mentono, anche se non arrivavi tu!
    e poi, ammettiamolo, il protagonista è la brutta copia del dr. house, un altro fissato con le bugie..

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  5. Ciku, concordo in pieno con la tua analisi, e anche io mi faccio trascinare dal gigionamento insistito, e mi diverto pure! ;)
    Per la terza serie aspetterò un pò, ora abbiamo in lista parecchie altre serie, ma di sicuro arriverà!

    Cannibale, tutti sappiamo che tutti mentono, ma è divertente da matti vedere uno stronzo strafottente mettere le persone alle strette in proposito.
    Ad ogni modo penso anche io che non sia il tuo tipo di serie, troppo "standard" per stuzzicarti.
    Però dovresti dare un'altra possibilità al genere crime!

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  6. Io lo sfido ad avere a che fare con me! Infanzia e soprattutto adolescenza con un papà poliziotto... sempre scampata! Avanti Tim intercettami! :))))

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  7. Petrolio, sono sicuro che sarebbe una sfida interessante!

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