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martedì 31 marzo 2020

White Russian's Bulletin - Decade Edition



La prima volta che ho pensato ai dieci anni del blog avevo in mente un sacco di progetti, tra sondaggi, classificone, post in serie e quant'altro: poi le cose sono cambiate, la blogsfera si è desertificata, le motivazioni sono scemate e ultimamente la vita vissuta ha preso direzioni nuove e complesse.
Ci tenevo, però, a presentare un Bulletin speciale, che partisse dalle liste dei dieci migliori di ogni categoria dei Ford Awards per indicare quelli che sono stati i miei personali film, serie e libri del decennio trascorso da queste parti, senza che comparissero anche le altre nove posizioni, ma celebrando i vincitori tra i vincitori, ringraziandoli per aver reso più speciale la mia permanenza qui ed alimentando la passione che da sempre ho per piccolo e grande schermo, così come per quei "piccoli oggetti rettangolari che si chiamano libri".
Ecco, dunque, il meglio del meglio del Saloon degli ultimi dieci anni. Sperando, ovviamente, di ritrovarci qui a brindare tra altri dieci.


MrFord


FORD AWARD DECADE EDITION - LIBRI

Iperborea - La vera storia del pirata Long John Silver - Björn Larsson

I Ford Awards dedicati ai libri sono stati, negli scorsi dieci anni, dominati in lungo e in largo da Don Winslow (due volte vincitore) e Jo Nesbo (quattro volte vincitore), percorsi da Joe Lansdale - che non si è mai piazzato sul gradino più alto del podio ma che continua ad essere uno dei fordiani ad honorem più fordiano ad honorem che ci sia - e spezzati da rivelazioni vecchie e nuove. Ma nessun romanzo è mio quanto La vera storia del pirata Long John Silver, che oltre ad essere un lavoro straordinario di scrittura, è il ritratto del personaggio in cui - alcool a parte - mi sono più ritrovato in tutta la mia Storia di lettore.
Come, se non ricordo male, scrissi nel post ai suoi tempi, io sono Long John Silver.
Il vecchio Barbecue vive ed è attaccato alla vita, è uno stronzo senza ritegno ma è anche profondamente se stesso, si è costruito sulla sua esperienza e sulla stessa ha dato e preso, senza lamentarsi dei giri di chiglia, delle frustate, dei tesori e delle vittorie.
Si è preso tutto, Long John Silver. Si è preso la vita.
Quello che cerco di fare sempre anche io.


FORD AWARD DECADE EDITION - SERIE TV

Breaking Bad: storia, successo e importanza della serie di Vince ...

La decina delle serie tv è stata forse la più difficile da prendere in esame per questo premio speciale, considerato che si partiva dall'ultima stagione di Lost, passando attraverso cose come True Detective, The Young Pope e Chernobyl, senza contare secondi posti d'eccezione come Sons of Anarchy e Spartacus. Eppure, se i naufraghi più noti del piccolo schermo hanno rappresentato una rivoluzione ed il decennio precedente, nulla può essere paragonato all'evoluzione di Breaking Bad, l'unica serie televisiva che ricordi aver incrementato, stagione dopo stagione, la sua qualità, l'intensità e la potenza, diventando un riferimento per chiunque voglia scoprire quello che, a tutti gli effetti, è ormai diventato il mondo gemello del Cinema.
L'epopea di Walter White e Jesse Pinkman è una lezione di scrittura, profondità, tensione, nonchè una delle tre serie fondamentali di sempre, insieme al già citato Lost e Twin Peaks.


FORD AWARD DECADE EDITION - FILM NON DISTRIBUITI IN ITALIA

Swiss Army Man - Film (2016) - MYmovies.it

Come spesso accade, nel nostro Paese capita che titoli interessanti, premiati o anche solo potenzialmente accattivanti vengano ignorati dalla distribuzione, finendo per essere recuperati solo grazie al tam tam della blogosfera, una delle cose più belle che l'esperienza di avere un blog di Cinema riserva: tra le cinque categorie, questa è stata quella sulla quale sono stato più sicuro e veloce.
Swiss Army Man, per me, è uno dei più grandi film degli ultimi dieci anni, un Capolavoro vero, un'opera d'arte giocata e costruita sull'emozione e sulla vita, dalla profondità enorme, che ancora oggi, a distanza di anni, mi commuove solo al ricordo.
Potrei stare qui a scrivere per ore, ma non varrebbe neppure lontanamente l'emozione di una visione che, almeno per quanto mi riguarda, è stata un passaggio fondamentale di tutta la mia vita di appassionato. E non solo.
Swiss Army Man è pura magia. E come ogni magia che si rispetti, va vissuta sulla pelle.


FORD AWARD DECADE EDITION - IL PEGGIO

Detachment - Il distacco - Film (2011) - MYmovies.it

Per quanto riguarda il decisamente meno ambito dei premi, quello destinato al peggio, ho deciso di puntare su un film che, in realtà, non è certo il peggiore della decina di vincitori: se, però, di film brutti ne esistono e ne esisteranno sempre, portando a volte addirittura ad una certa ilarità, titoli che abusano del loro potere e potenzialità non riusciranno mai, almeno da queste parti, a pensare positivo.
Detachment, uno tra i primi grandi bottigliati illustri del Saloon - e ne sono passati, da The tree of life a La forma dell'acqua -, è un film che, a mio parere, abusa intellettualmente degli spettatori e degli strumenti che poteva avere, rappresentando, di fatto, una sorta di abuso sessuale spirituale.
Ricordo ancora bene quanto mi fece incazzare, e quanto continuo e continuerò a bottigliare tutti quei film e registi che vorranno giocare a fare finta di essere accanto al pubblico pur mettendosi un gradino - e oltre - sopra neanche fossero i peggiori tra i politici.


FORD AWARD DECADE EDITION - IL MEGLIO

The Wolf of Wall Street - Film (2013) - MYmovies.it

Anche la decina dedicata ai migliori film presentava numerosi grossi calibri, titoli che sono divenuti e diverranno i cult delle prossime generazioni di cinefili: ma dentro di me, sapevo quale sarebbe stato il nome che chiamava a gran voce. Anzi, ululava.
The Wolf of Wall Street è stato una vera e propria epifania, e ricordo ancora di averlo iniziato bello stravaccato sul divano e di averlo finito seduto per terra davanti alla televisione: Scorsese e Di Caprio allo stato puro, ritmo da lancio con il paracadute, scrittura esemplare, un crescendo che, parlando del mitico Marty, non vedevo dai tempi di Quei bravi ragazzi e Casinò. 
In dieci anni che hanno portato alla ribalta titoli e nomi nuovi, da Nolan a Refn passando per il più recente vincitore Bong, il film della decade per me è figlio di quella che ormai può essere considerata classicità: ma da buon vecchio, non posso che appoggiare e spalleggiare questo lupo che, nonostante la giungla intorno, sa ancora bene come farsi sentire.
E cazzo, quando lo fa, arriva dritto al cuore.



lunedì 31 dicembre 2012

Ford Awards 2012: del peggio del nostro peggio


La trama (con parole mie): non può mancare, alla fine dell'anno, la consueta classifica dedicata al peggio del peggio, per certi versi quasi più attesa di quella al contrario destinata alle migliori pellicole passate su questi schermi negli ultimi dodici mesi - che monopolizzerà i primi giorni del 2013 -.
A questo giro ho deciso - al contrario di quanto fatto nelle scorse due edizioni - di non limitarmi a segnalare le schifezze clamorose fatte e finite, ma di includere nella classifica anche quei film d'autore tecnicamente non discutibili ma che, per contenuto, piglio o spocchia, hanno provocato nel sottoscritto accessi di rabbia tali da giustificare cascate di bottigliate come se piovesse.
Dunque aspettatevi titoli che non pensereste di scovare, in questa sede, accanto alle consuete, intramontabili, clamorose perle del trash che da sempre vengono celebrate in una decina tutta da massacrare.




N° 10: War horse di Steven Spielberg


Neanche il tempo di avvisarvi, e cominciamo subito con un nome illustre finito sotto i colpi delle mie ormai leggendarie bottigliate, il grande - perchè grande è indubbiamente - Steven Spielberg. Questo suo War horse, girato e confezionato da dio, è un inno alla retorica dalle proporzioni così gigantesche da far apparire Salvate il soldato Ryan come una sorta di opera ermetica bielorussa, talmente zuccheroso e tirato per la criniera in alcuni passaggi da far strabuzzare gli occhi anche ad uno che il fascino del Cinema made in USA lo subisce sempre e comunque come il sottoscritto. 
Steven, ridacci ET!



N° 9: Cosmopolis di David Cronenberg


Altro giro, altro autore che cade sotto i colpi del Saloon.
David Cronenberg, fino a qualche anno fa considerato dal sottoscritto un Maestro inarrivabile - oltre che intoccabile -, dopo il parziale fallimento di A dangerous method delude anche di più con la versione cinematografica del supercult letterario di De Lillo, una specie di manuale della spocchia che, come se non bastasse, fa davvero di tutto per risultare noioso fin dal primo istante.
Una pellicola inutile e vuota che non mi sarei mai aspettato dal regista canadese.


N° 8: Il dittatore di Larry Charles


Dopo Ali G, Borat e Bruno, torna alla ribalta Sacha Baron Cohen con i suoi personaggi volutamente grotteschi, politicamente scorretti e profondamente volgari: peccato che la freschezza di una proposta come questa si sia persa già da anni, ed il risultato sia l'equivalente di quello provocato nel sottoscritto dai nostrani cinepanettoni.
Robetta buona per far ridere solo ragazzini in preda agli ormoni che esplodono ad ogni parolaccia ma che ha davvero ben poco della satira polico/sociale che vorrebbe rappresentare.


N° 7: Breaking dawn - Parte seconda di Bill Condon


Non esiste classifica del peggio di fine anno senza Twilight, ormai presenza fissa in questo particolare premio fin dalla sua istituzione, nel 2010.
Onestamente speravo che Bill "Condom" ed i suoi amici vampiretti potessero entrare quantomeno nella top five, ma evidentemente le aspettative hanno in qualche modo reso la visione meno terribile di quanto mi aspettassi, ed assolutamente ad un altro livello rispetto all'agghiacciante prima parte dello scorso anno.
Peccato, perchè la mia previsione iniziale era di un podio praticamente assicurato per Edward, Bella e tutti i loro simpatici amici.


N° 6: Knockout - Resa dei conti di Steven Soderbergh


A volte capita che, non si sa per quale preciso motivo, un regista tutto sommato discreto si beva il cervello portando in sala veri e propri abomini: è il caso di Soderbergh - poi rivalutatosi grazie a Magic Mike - e di questo Knockout, che se non fosse per la notevole ex lottatrice di MMA Gina Carano e per l'indubbia - e pessima - qualità delle altre proposte avrebbe senza dubbio scalato ancor di più questa classifica.
Un film inutile, scritto da cani e diretto distrattamente, che cestinai con gioia e senza alcun ripensamento.
 

N° 5: L'altra faccia del diavolo di William Brent Bell


L'esorcista, cultissimo firmato da quel geniaccio cattivo di William Friedkin, nel corso dei decenni ha causato più danni alla settima arte che altro: un esempio lampante è questo L'altra faccia del diavolo, film di infima serie sotto tutti gli aspetti che dall'inizio alla fine conferma la sua inutilità.
Qui non ci sono incazzature o porcate d'autore: solo un sano, vecchio, intramontabile film di merda.
Una vera schifezza.


N° 4: Biancaneve di Tarsem Singh


Ed eccoci giunti al limitare del podio con una delle pellicole più kitsch, terribili e clamorosamente inguardabili dell'anno: dal gusto per l'eccesso alle sopracciglia modello Elio della protagonista, una fiera del cattivo gusto senza limiti condita da un balletto conclusivo da far apparire quasi decente anche la Deliranza di Johnny Depp in Alice in wonderland.
Fate voi.
Una cagata colossale.


N° 3: Resident evil - Retribution di Paul W. S. Anderson


Paul W. S. Anderson è ormai una tradizione di questa classifica alla stregua della saga di Twilight.
Dovesse passare un anno senza vederlo fare capolino tra i peggiori, probabilmente sarei deluso ed anche un pochino triste.
Fatto sta che quest'ultimo Resident evil - erede, peraltro, di un franchise cinematograficamente pessimo - è qualcosa di davvero vomitevole.


N° 2: Taken 2 - La vendetta di Olivier Megaton


Reazionario, ridicolo, scritto e recitato da cani, troppo serioso e dal petto in fuori per far scattare la scintilla della simpatia per il trash di culto: questo è il secondo capitolo del già non entusiasmante Io vi troverò, diretto con un piglio degno di questa posizione del già tristemente noto per le sue qualità dietro la macchina da presa Olivier Megaton, regista venuto dritto dritto dal pianeta dei Transformers ed interpretato dall'unico essere vivente dalle mani più brutte di quelle di Megan Fox, Liam Neeson.
Avrebbe meritato per almeno un paio di sequenze il gradino più alto del podio, ma non ce l'ho proprio fatta a risparmiare il vincitore di quest'anno, neanche con tutta la buona volontà.


N° 1: Detachment di Tony Kaye


A volte capita che non contino l'abilità dietro la macchina da presa, l'occhio per le inquadrature, il piglio del regista che sa dove andare a sfruttare la potenza del mezzo cinematografico: perchè quando gli stessi nascondono in realtà un desiderio di esercitare il potere sul pubblico, una demagogia irritante, retorica travestita da alternativismo, allora non ci sono scuse.
Io mi incazzo e basta.
Nel post che gli dedicai definii l'ultimo lavoro di Tony Kaye il prodotto di una "pedofilia culturale", e più passa il tempo e più sento che la stessa definizione risulta più che calzante.
Escrementi, caro professor Kaye, direi citando il mitico Keating de L'attimo fuggente.
Escrementi.
E Detachment ne è, più che un esempio, una montagna.


I PREMI


Peggior regista: Tony Kaye per Detachment

Peggior attore: Robert Pattinson per Cosmopolis e Breaking dawn - Parte seconda

Peggior attrice: Milla Jovovich per Resident evil - Retribution

Premio "parrucchino di Nicholas Cage" per il personaggio trash: Biancaneve per Biancaneve

Effetti "discount": L'altra faccia del diavolo

Premio "dolcetto o scherzetto" per il costume più agghiacciante: i Volturi in Breaking dawn - Parte seconda

Stile de paura: la finta autorialità di Soderbergh in Knockout - Resa dei conti

Premio "veline": Maggie Grace in Taken 2

Peggior scena d'amore: Edward e Bella che distruggono il loro nido senza mostrare nulla di nulla, Breaking dawn - Parte seconda

Premio "pizza, spaghetti e mandolino": l'agghiacciante balletto finale, Biancaneve

venerdì 29 giugno 2012

Last friday night

La trama (con parole mie): come di consueto, ci troviamo di fronte ad un nuovo weekend di uscite particolarmente smorto di questa particolarmente calda estate.
La settimana appena trascorsa, però, ha reso ancora più torrido il clima grazie al conflitto tra me ed il mio antagonista Cannibale a proposito del controverso Detachment, oggetto di incredibili discussioni dalle mie e dalle sue parti.
A mettere pace - ma sarà mai davvero possibile? - tra i due contendenti, però, arriva finalmente nelle sale italiane uno degli indiscutibili film dell'anno, pellicola in grado di mettere d'accordo anche due nemici per la pelle del nostro stampo.
Sappiate che sarà assolutamente vietato perderselo.


"Ford e Cannibale concordano su un film: meglio mettersi al riparo prima che si scateni l'Apocalisse!"

La cosa di Matthijs Van Heijningen Jr.


Il consiglio di Ford: di Cosa ce n'è una, tutte le altre son nessuna!
Questa sorta di reboot dei classicissimi di Hawks & Nyby e di Carpenter pare più un insulto ai suddetti che altro, dunque lo vedrò solo ed esclusivamente nella speranza di trovare un valido candidato per la top ten di fine anno dei film più brutti del 2012.
Certo, dopo aver visto Detachment - http://whiterussiancinema.blogspot.it/2012/06/detachment.html- , sarà una sfida durissima per chiunque! Ahahahahah!
Il consiglio di Cannibal: si chiama La Cosa, ma a sorpresa non è un film con protagonista Ford…
Tralasciando il commento su Detachment, uno dei film americani più belli degli ultimi anni, che giusto una Cosa e non un essere umano può non apprezzare, di recente ho visto sia il film di Carpenter che questo remake.
Devo dire che entrambi non mi hanno entusiasmato granché. La pellicola di Carpenter, che di certo ha fatto di molto meglio, presenta qualche ottimo spunto, però è invecchiato maluccio (non quanto Ford, tranqui). Il prequel è decisamente meno autoriale e più “commerciale”, si lascia vedere, non è certo orripilante quanto porcherie come John Carter, ma allo stesso tempo non lascia alcun segno.
Prossimamente la mia doppia recensione di queste due cose.

"Mio Dio, cosa l'ha ridotto così?" "Pare che abbia visto Detachment."
I tre marmittoni di Bobby & Peter Farrelly


Il consiglio di Ford: di marmittoni - per essere gentili - nella blogosfera, ce ne sono solo due, entrambi qui presenti.
Altro simil reboot pescato dai Farrelly, ultimamente piuttosto in crisi di idee rispetto agli anni della loro prima ribalta.
Rispetto a La cosa, però, non ho alcuna intenzione di sorbirmi questa roba, che lascio con grande piacere al mio antagonista, reo di aver incensato a profusione quella robaccia di Detachment. Ahahahahahah!
Il consiglio di Cannibal: i tre fordettoni (ma già ne bastava uno…)
Ho sempre visto con piacere i film dei Farrelly, in grado di fare uscire commedie dai risultati alterni ma comunque sempre piuttosto spassose. Però I tre marmittoni mi ispira meno di zero, che è poi anche quanto Mister James Snob ne capisce di cinema. Una “cosa” di gag comiche riciclate dagli anni ’30 come questa la scarico a mia volta a quel vecchiardo di Ford che ripescando i 3 Stooges (ma Iggy Pop ahimé qui non c’entra) potrà ripensare agli anni in cui era teenager.

"Per andare di sotto non ci serve la scala: dopo aver visto Detachment, ci buttiamo e basta!"
Qualche nuvola di Saverio Di Biagio


Il consiglio di Ford: sulla testa del Cannibale, più che qualche nuvola, c'è una tempesta in arrivo. Di bottigliate.
Film dal respiro finto radical chic all'italiana che cercherò di evitare senza troppi patemi: vorrei evitare di incazzarmi e finire a slogarmi la spalla a furia di bottigliate un'altra volta, questa settimana.
Lascio quindi questa proposta pseudo-festivaliera al mio pseudo-festivaliero rivale.
Il consiglio di Cannibal: la nuvola di Fordozzi di abbatterà su di voi, se lo vedete.
Un film che di radical-chic non ha nulla, tranne le solite esternazioni deliranti del mio rivale, ma sembra piuttosto l’ennesimo film neo-realista all’italiana che vola basso, senza prendersi rischi come quel Capolavoro recente di Detachment. Considerando i suoi terrificanti gusti, questa nuvola potrebbe persino rivelarsi il film dell’anno, in casa Ford.

"Provo un certo distacco all'idea di assaggiare questo piatto: sarà che lo chef si chiama Tony Kaye."
L'amore dura tre anni di Frederic Beigbeder


Il consiglio di Ford: la lotta con il Cannibale è destinata a durare decisamente di più.
Secondo capitolo della sagra del radicalchicchismo da festival della settimana. Una commedia romantica con ambizioni d'autore che promette di essere un ottimo bersaglio per i miei colpi proibiti, ma che non ho abbastanza voglia di vedere neppure per bistrattarla a dovere.
Lascio questo pseudo innamoramento artistico al buon Cucciolo Eroico, che sicuramente lo troverà innovativo e visivamente strabiliante. Come Detachment! Ahahahahaha!
Il consiglio di Cannibal: …e l’odio per Ford dura tutta la vita!
Non mi sembra certo un film da festival come le mattonate russe che solo Ford si guarda, piuttosto una commedia francese che potrebbe rivelarsi gradevole, considerato lo stato di grazia attuale dei nostri cugini. Almeno al cinema, non certo sul campo da calcio dove hanno rimediato una figura quasi peggiore di quelle che rimedia di solito Ford quando pretende di fare l’esperto di cinema.

"A Kaye non bastava tornare tra i banchi di scuola: ora per fare il giovane si mette anche a twittare!"
Il cammino per Santiago di Emilio Estevez


Il consiglio di Ford: mi piacerebbe portare il Cannibale a fare un pò di trekking. Potremmo girare il remake di 127 ore.
Un film che potrebbe rivelarsi un pericoloso concentrato di retorica, ma che potrebbe anche sorprendere in positivo se girato senza farsi prendere la mano.
Sicuramente, rispetto alle propostone da salotto sfilate fino ad ora, preferisco rischiare con questa camminata: se non altro, avrò preso un pò d'aria invece che soffocare tra un the ed il profumo invadente delle milf compagne di merende del Cannibale.
Il consiglio di Cannibal: io mi incammino lontano, anzi scappo di gran corsa!
Riporto la trama da mymovies (http://www.mymovies.it/film/2010/ilcamminopersantiago/): “Il film racconta il dramma incentrato sulla storia di Tom Avery, oftalmologo californiano che - alla notizia della morte del figlio durante una tempesta sui Pirenei - si reca in Francia per farlo cremare, poi ripone l’urna con le ceneri nello zaino del ragazzo e si mette in viaggio lungo il Cammino di Santiago, portando a termine il pellegrinaggio intrapreso dal figlio.”
Poche righe appena che però sono bastate per farmi addormentare manco fossero una visione fordiana.

Questa insomma è una pellicola che sa di mattonata assurda e pure buonista che non vedrò nemmeno sotto tortura, preferendo inseguire il Ford fino a Lourdes. Dove spero accada un miracolo e lui si possa trasformare in una persona che giudica i film in base al loro valore cinematografico reale, e non ai suoi deliri egocentrici personali. Come il suo parere su Detachment ben conferma uahahah

"Qui giace un regista che si diceva molto promettente, un certo Tony Kaye."
Take shelter di Jeff Nichols


Il consiglio di Ford: Take shelter è arrivato anche in Italia. Se non correte a vederlo vi prendo a bottigliate più del Cannibale!
Grazie a tutti gli dei della distribuzione e del Cinema una delle pellicole più importanti dell'anno, già uscita nel resto del mondo, fa la sua comparsa nelle nostre sale: un film straordinario con un finale oltre ogni confine che è riuscito a mettere d'accordo perfino me e il Cannibale, entusiasmandoci neanche fosse in grado di farci dimenticare tutte le nostre Blog Wars passate e future.
Un film pazzesco che ho già visto e recensito - http://whiterussiancinema.blogspot.it/2012/02/take-shelter.html - che avete l'obbligo morale e materiale di correre a vedere.
Altrimenti la vendetta - questa volta mia e del Cannibale all'unisono - sarà terribile.
Il consiglio di Cannibal: take that!
Ford che dà un parere azzeccato su un film?
Sarà già tornato da Lourdes?
I miracoli succedono davvero?
Meglio non farsi troppe domande e dire solo: guardate questo film, già recensito entusiasticamente anche da me (http://pensiericannibali.blogspot.it/2012/02/take-shelter-la-follia-prima-della.html)! Che sia al cinema, nelle solite quattro sale in croce che lo daranno, oppure per altre vie, non perdetelo. Perché se non lo vedete, neanche il rifugio anti uragano costruito dal protagonista della pellicola potrà salvarvi dalla mia ira!

"Figlia mia, io a Detachment ho messo una croce sopra."

martedì 26 giugno 2012

Detachment

Regia: Tony Kaye
Origine: Usa
Anno: 2011
Durata: 97'




La trama (con parole mie): Henry Barthes è un professore supplente di letteratura abituato a muoversi di istituto in istituto, saldo nel suo proposito di mantenere un distacco dagli studenti tale da fornire loro nel modo più equilibrato possibile tutti gli strumenti necessari per affrontare le difficili prove della vita.
Giunto in una nuova scuola sulla quale gravano i problemi dei giochi di potere rispetto alla direzione ed una condotta dei ragazzi praticamente incontrollabile, il giovane insegnante finirà per confrontarsi con le angosce dei suoi alunni, del resto degli insegnanti e di una giovane prostituta che cercherà di redimere in modo da fornirle un'alternativa alla strada.
Il tutto tenendo botta, non senza difficoltà, ai colpi inferti dai fantasmi di una vita senza buoni maestri che non ha lesinato nel segnarlo nel profondo del cuore.





"Ora basta", affermava deciso James Belushi/Rick Latimer nel supercult del trash tardo anni ottanta The principal, deciso a debellare tutto quello che rendeva il disastrato istituto che era stato spedito per i suoi problemi di condotta a dirigere un luogo in cui i giovani studenti si sarebbero persi.
Più o meno, è stato il mio pensiero quando i titoli di coda hanno posto fine alla sofferenza che è stata la visione di Detachment, celebratissimo ed attesissimo - da me per primo - grande ritorno sugli schermi di Tony Kaye, autore di un film che segnò un'intera generazione sul finire degli anni novanta, quell'American history X che, con tutti i suoi limiti, ancora riesce a scuotere il sottoscritto ad ogni visione.
Perchè lo sfoggio di autoreferenzialismo, retorica, arte pretestuosa e demagogia che è questo quasi infinito monologo di un Adrien Brody tornato ad interpretare il suo bollito personaggio depresso dopo l'illusione di ripresa data con il magnifico Dalì di Midnight in Paris volutamente ed insistentemente narrato da Kaye come se fossimo ancora nei magnifici anni dei Cahiers du Cinema, o nel pieno del fermento intellettuale dello stile jazz del primo Cassavetes è una delle delusioni più cocenti e terribili dell'anno, una sviolinata da presuntuosi e presunti grandi saggi della vita e della settima arte venuti a salvare noi poveri stronzi mortali dalle insidie del mondo brutto e cattivo.
Negli anni del mio percorso da studente, purtroppo per il sottoscritto, non ho avuto la fortuna di incontrare un insegnante davvero completo e rispettoso di uno dei ruoli più difficili, impegnativi ma anche appaganti dopo quello del genitore: spesso e volentieri mi sono trovato di fronte individui che, frustrati dalle mancate realizzazioni delle aspirazioni di gioventù, finivano per sfogare gli insuccessi personali esercitando il potere sugli studenti capitati nelle loro mani, senza preoccuparsi di quello che sarebbe stato di loro una volta terminato il percorso didattico - riferimento presente ad inizio pellicola, unico momento davvero promettente del lavoro di Kaye -.
Piccoli uomini e donne, incapaci di comprendere la vera meraviglia del ruolo di educatore: quello di consegnare ai propri allievi tutti gli strumenti possibili affinchè gli stessi possano fare sempre e comunque meglio di quanto abbiamo fatto noi stessi, e non necessariamente seguendo la stessa strada.
Una sorta di passaggio di testimone, una versione ancora più complessa - se possibile - di quello che dovrebbe accadere anche in famiglia.
Ma quasi peggio di tutti loro sono stati i presunti messia dell'insegnamento: personaggi ancora più subdoli, perchè nel loro caso il potere esercitato sugli studenti faceva leva sul fascino che erano in grado di esercitare fingendo una partecipazione ed un interesse che altro non erano se non un massaggio all'ego anche più disturbante di quello dei loro colleghi assetati di potere.
Passato il primo quarto d'ora scarso fino alla conclusione, è come se fossi stato ancora tra i banchi di fronte ad uno di questi ultimi, inebetito dalle fregnacce di un presunto messia, che mi sono sentito. Tanta voglia di stupire, imporre la propria idea, fare in modo che la stessa fosse percepita come migliore delle altre seppur celata dietro il confortante abbraccio del suggerimento.
Pensate con la vostra testa, ragazzi. Leggete, guardatevi attorno.
Ma fatelo sempre e comunque con i miei occhi.
A poco e nulla servono una messa in scena confezionata apposta per i Festival, un cast all star in cui James Caan e Bryan Cranston finiscono per fare le comparse di lusso dando spazio a Sami Gayle e Betty Kaye, brave abbastanza per i ricatti morali che sono i loro due ruffianissimi personaggi, supportati da una sceneggiatura che nel compimento delle vicende di Erica e Meredith trova il punto più alto - o più basso - della sua retorica mascherata da opera d'arte.
Con pellicole di questo genere ci vorrebbe lo Spike Lee dei tempi migliori, da Fa la cosa giusta a La 25ma ora: non si gioca con i ragazzi, i loro destini, le idee che vorresti fossero ancora le tue, perchè sei il primo che vorrebbe essere ancora al loro posto, e viverti tutta la vita con la testa di un adulto.
Loro sono qui per fare molto meglio di quello che abbiamo fatto noi.
E questo Detachment, passatemi il termine duro e piuttosto brusco, mi ha lasciato un sapore amaro in bocca: quello della pedofilia culturale.
Quindi, caro il mio Tony Kaye dell'insegnante buono che però pensa tanto a guardare in macchina e farsi bello scandalizzandosi se una collega dubita di lui, che ha abbracciato una studentessa in lacrime plagiata dal suo modo cool di farla sentire speciale, vaffanculo.
Vaffanculo i disegni da film radical chic del cazzo, il montaggio alternativo, il voler premere sull'acceleratore quel tanto che basta per far rimanere a bocca aperta qualche Giuria che non sa davvero cosa significa stare tra quei banchi.
E mi sa tanto che non lo sai neanche tu.
Fanculo tu ed il tuo sincero patinatismo, o paternalismo che dir si voglia.
Ti rispedisco tra i banchi a suon di bottigliate.
Bocciato.
E chissà che l'anno prossimo, se sarai ne La classe giusta, tu non ti decida ad imparare qualcosa.
O ancora meglio, ad insegnarla.


MrFord


"Well we got no choice 
all the girls and boys
makin' all that noise 
'cause they found new toys 
well we can't salute ya can't find a flag 
if that don't suit ya that's a drag."
Alice Cooper - "School's out" -


 

venerdì 22 giugno 2012

Last friday night

La trama (con parole mie): nuova settimana di uscite in sala per un'esplosione di energia in perfetto connubio con l'estate, quella stagione che i depressi cronici amici del Cannibale rinnegano rintanandosi nelle loro camerette da coniglioni affidando l'abbronzatura soltanto alla luce del pc.
Ovviamente voi cercate di fare tutto il possibile per allontanarvi dal loro esempio, e godetevi al massimo una stagione dirompente e calda come il rock delle origini, quello che smuove fin nel profondo e tira fuori tutto, anche quello che non vorreste.
The flame still burns, in fondo.
E chi sente quel fuoco non può proprio resistere.


"Hey Brody, che ci fai qui!?" "Dopo essere finito su Pensieri Cannibali, non mi restava che la strada per sbarcare il lunario!"

Rock of ages di Adam Shankman



Il consiglio di Ford: It's only rock and roll... But i like it!
Anni ottanta.
Band al limite del trash come Kiss, Poison, Journey, Def Leppard e compagnia.
Tom Cruise nel ruolo di una rockstar scalmanata.
In una parola: IMPERDIBILE.
Sono già sotto il palco.
Con il Cannibale schiacciato sotto i piedi.
Il consiglio di Cannibal: l’era del trash rock ormai è passata quanto l’era glaciale
Imperdibile sta roba?
Negli USA è un flop colossale, è sbeffeggiato dalla critica e per Tom Cruise questo Ford of Ages potrebbe rappresentare il canto del cigno di una carriera che finora era sopravvissuta a qualunque cosa. Ma la tamarraggine fordiana è sempre la migliore garanzia di fallimento.
Un semi musical sorpassato e giunto fuori tempo massimo che al massimo potrà garantire qualche risata. Di sberleffo.
Pep Fordiola, il trash rock è morto da un pezzo e io ballo sulle sue macerie con la mia musica dubstep!

"Cannibal chi!?!?"
Chenobyl diaries - La mutazione di Brad Parker


Il consiglio di Ford: turista cannibale? Ahiahiahiahiahiahiahi!
Ennesima porcata dimenticabile di matrice pseudo horror di quelle omaggiate ed ironicamente citate nel recente ed ottimo Quella casa nel bosco - http://whiterussiancinema.blogspot.it/2012/05/quella-casa-nel-bosco.html -.
Da saltare a piè pari a meno che non si cerchi qualche idea rispetto alle mete vacanziere da consigliare al Cannibale.
Il consiglio di Cannibal: il disastro di Fordobyl
Quasi certamente, anzi certamente al 100%, si rivelerà una porcheria. Però d’estate un horrorino così, che sfrutta pure una delle più grandi tragedie recenti (avvento di Ford escluso), ci può anche stare, in mancanza d’altro. E Tom Cruise agghindato come Mr. Ford il sabato sera non è un altro molto interessante…

"Su Pensieri Cannibali non si trova un parere decente neanche a cercarlo con il lanternino!"
Detachment - Il distacco di Tony Kaye


Il consiglio di Ford: il distacco dal Cannibale? Un'utopia meravigliosa.
Film dal respiro vagamente autoriale e dal cast all star - Adrien Brody, Brian Cranston, James Caan per citarne solo alcuni - per il ritorno del regista di uno dei cult anni novanta di casa Ford, American history X.
Inutile dire che le premesse per fare del gran bene - o del gran male, considerati i temi trattati - ci sono tutte, e sarebbe folle perderselo.
Un po' come scegliere di leggere quotidianamente Pensieri Cannibali.
Il consiglio di Cannibal: guardatelo, oppure vi distacco la testa dal collo!
Film visto da pochissimo e film super stramegaconsigliato. Tony Kaye is back e ha tirato fuori una nuova pellicola X davvero notevole. A breve la mia recensione, nel frattempo guardatelo nelle 3 o 4 sale in cui presumibilmente uscirà, oppure per vie alternative.
Non se lo perderà nemmeno Ford, uno che folle lo è di certo visto che lui Pensieri Cannibali se lo legge tutti  i giorni…

"Che depressione... Il mio film è piaciuto al Cannibale!"
Un amore di gioventù di Mia Hansen-Love


Il consiglio di Ford: il primo amore si scorda in fretta, specie se è stato il Cannibale.
Filmetto finto autoriale di quelli che tendo ad evitare per risparmiare al mio fegato incazzature che peserebbero più dell'ennesimo cocktail made by Umberto - e chi l'ha provato, qui dalle mie parti, sa bene di cosa parlo -.
Lo lascio alla piccola Katniss per le sue visioni doposcuola, e lo tengo buono soltanto alla lontana, per un'eventuale stroncatura ricca di bottigliate.
Il consiglio di Cannibal: un amore di film?
Gioventù, una cosa che Ford manco si ricorda più cos’è… Io invece su questo film qualche speranza la riporrei. Dal trailer non sembra un capolavoro, però è una pellicola francese firmata da un’altra giovane regista francese. E, dopo gli exploit di Valerie Donzelli (La guerra è dichiarata) e Maiwenn (Polisse), io voglio essere ottimista anche nei confronti di questo film. Alla faccia della negatività tossica di quel vecchio ubriacone di Ford.

"Mi dispiace, ma non posso fare di più che tenerti per mano, Cucciolo Eroico. I tuoi mi hanno detto che hai il coprifuoco."
Chef di Daniel Cohen


Il consiglio di Ford: state alla larga dalla cucina, soprattutto se cucina il Cucciolo Eroico!
Che Jean Reno si sia clamorosamente svenduto è ormai cosa nota dai tempi in cui De Niro pareva ancora garanzia di qualità, e in questa settimana priva dei classici film italiani da bottigliare ecco in soccorso un titolo che pare rispolverato giusto per cavalcare l'onda del successo televisivo di molti format legati ai fornelli - alcuni dei quali, personalmente, apprezzo anche io -. Ovviamente questo non mi convincerà neppure per scherzo ad approcciare questa roba, che rifilo come una pietanza avariata al mio antagonista sperando che possa contribuire a tenerlo lontano dalla blogosfera e seduto sulla tazza del cesso per almeno un paio di settimane.
Il consiglio di Cannibal: schif
E così scopriamo che Ford oltre che di wrestling è appassionato pure di Antonelle Clerici e Benedette Parodi varie… Ci sarà mai fine al peggio? Ahahaha.
Mentre vi lascio al pensiero inquietante del mio blogger rivale che spadella e balla sulla note di Le tagliatelle di nonna Ford, io evito di commentare ulteriormente i suoi exploit culinari, anche perché per me l'unico Chef rimane quello di South Park. Quanto a Chef il film, con un Jean Reno che a parte Leon non ho mai retto, è una delle rare pellicole francesi da evitare con cura quest’anno.
Ora scappo al cesso. Maledetto Ford, che diavolo mi hai dato da mangiare?

"Cannibale, sei fuori! Non c'è posto per te nella mia cucina!"

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