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giovedì 29 dicembre 2016

Ford Awards 2016: i film (dal 30 al 21)


Seconda giornata dedicata alla classifica dei migliori film usciti in sala nel corso di questo duemilasedici ormai agli sgoccioli, modificata in corso d'opera a seguito di alcune visioni "dell'ultimo minuto": quali sorprese riserverà, dunque, questa decina?
E sarà premiato l'intrattenimento, o l'autorialità?


N°30: DOCTOR STRANGE di SCOTT DERRICKSON


Uno dei personaggi che meno ho amato in casa Marvel da lettore di Fumetti diventa il fulcro di una delle pellicole di supereroi più riuscite degli ultimi anni: bravo Derrickson a pescare a piene mani da Inception, Matrix e Iron Man e bravo Cumberbatch a dare corpo e carattere ad un personaggio per nulla semplice.
Intrattenimento intelligente al cento per cento. Attendo già il sequel.

N°29: ZOOTROPOLIS di BYRON HOWARD, RICH MOORE, JARED BUSH

 

La Disney, tacciata da sempre dai radical di buonismo e film "solo per bambini", confeziona una piccola chicca pronta a dimostrare che la grande D è nettamente proiettata nel Nuovo millennio per modernità e tematiche, oltre che per intrattenimento, alla facciazza di molte sue rivali al botteghino.
Testimonianza del grande momento della creatura del mitico Walt, il fatto che Zootropolis non sarà l'unico suo titolo in classifica.

N°28: IO PRIMA DI TE di THEA SHARROCK

 

Una delle sorprese dell'anno.
Giunto su questi schermi praticamente con un bersaglio grosso come una casa appeso al collo, si è rivelato la versione sentimentale di Quasi amici per spontaneità, freschezza ed intensità.
Un plauso ad autori e protagonisti per non averlo trasformato in un polpettone da buoni sentimenti.

N°27: VELOCE COME IL VENTO di MATTEO ROVERE

 

Molti degli avventori abituali del Saloon sanno bene della mia diffidenza rispetto al Cinema italiano, soprattutto da amante dei Classici e del periodo in cui avevamo in scuderia i migliori registi del mondo.
Nel corso degli ultimi dodici mesi, però, sono state molte le cose buone prodotte nella Terra dei cachi: una di esse è senza dubbio Veloce come il vento, imperfetto e coinvolgente film "in famiglia" con un ottimo Stefano Accorsi ed una rivelazione come Matilda De Angelis.
Diretto, di pancia, pane e salame. Come piace a me.

N°26: LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT di GABRIELE MAINETTI



Il film italiano forse più osannato della stagione è un esperimento in stile Batman Begins che, pur molto nostrano, avvicina il Cinema made in Italy ad un certo standard internazionale: i margini di miglioramento sono molti, e senza dubbio è stato sopravvalutato, ma il lavoro di Gabriele Mainetti è notevole e merita senza dubbio una vetrina.

N°25: ROGUE ONE di GARETH EDWARDS


Frenato - e non poco - da scelte di casting poco felici e da una prima parte poco coinvolgente a dispetto della tecnica, lo spin off della Saga per eccellenza del Cinema si riprende - e vola fino al venticinquesimo posto in classifica - con una seconda ed un finale da urlo, coinvolgenti, tiratissimi e molto emozionanti, degni dei momenti migliori che Star Wars ci ha riservato negli ultimi quarant'anni.
N°24: DEMOLITION: AMARE E VIVERE di JEAN-MARC VALLEE


Un film sul quale non avrei scommesso nulla, o quasi, giunto al Saloon solo per dovere di cronaca, bistrattato spesso e volentieri e non esente da difetti, ma diretto come pochi altri nel corso di questi ultimi dodici mesi: ancora una volta si toccano il tema del superamento del dolore e della famiglia, che da queste parti sfondano una porta più che aperta.


N°23: CAROL di TODD HAYNES

 

Todd Haynes, da queste parti amatissimo in passato per Velvet Goldmine e Lontano dal paradiso, torna sul grande schermo raccontando una storia d'amore nella sua evoluzione, fine e superamento vista dal doppio punto di vista dell'esperienza e della giovinezza.
Apparentemente algido, sotto il vestito è uno dei titoli più passionali della stagione.


N°22: PERFETTI SCONOSCIUTI di PAOLO GENOVESE

 

Un impianto teatrale, un esperimento tra amici molto pericoloso, l'eterno dilemma verità a tutti i costi o bugie a fin di bene (o male): un gruppo ben nutrito ed affiatato di attori al servizio di una sceneggiatura ottimamente scritta per quello che, senza dubbio, è stato il titolo italiano più convincente dell'anno per il sottoscritto.
In un periodo di "guerra fredda" tra il Saloon e la Terra dei cachi, direi che è un risultato invidiabile.


N°21: ANOMALISA di DUKE JOHNSON, CHARLIE KAUFMAN

 

Torna sul grande schermo il genio Charlie Kaufman con uno dei film d'animazione più maturi ed adulti del passato recente, forse fin troppo criptico in molte parti ma ugualmente affascinante e magico grazie principalmente alla sua protagonista femminile e ad un finale da riflessioni profonde ed assolutamente "a portata di tutti".


TO BE CONTINUED...

lunedì 7 novembre 2016

Doctor Strange (Scott Derrickson, USA, 2016, 115')





Ai tempi delle vette più alte della mia passione di lettore di fumetti - in particolare di supereroi - c'erano due categorie di personaggi che faticavo sempre a digerire: i cosiddetti "eroi cosmici" - troppo da fantascienza nerd, troppo potenti, troppo divini per i miei gusti - e quelli "magici" - a prescindere dal contesto in cui potevano muoversi, dalla Scarlet degli Avengers a Sciamano di Alpha Flight -.
Doctor Strange era parte assoluta - e forse simbolo - di quest'ultima categoria: ricordo infatti di aver letto ben poche storie con protagonista lo Stregone Supremo, e di averlo digerito a stento anche quando incrociava la strada di uno dei miei favoriti, Spider Man, che in più di un'occasione ha stretto alleanza con il mistico.
L'idea, dunque, che il Cinematic Universe della Casa delle Idee si potesse arricchire con un lungometraggio dedicato proprio al dottore mi entusiasmava ben poco, specie considerato che, ormai, le dimensioni di questo affresco stanno rischiando di divenire talmente grandi da saturare lo stesso: lo stesso trailer, incentrato sull'azione più che sul contesto dark dello stregone, aveva alimentato i timori nonostante la presenza di una certezza come Cumberbatch, che negli ultimi anni, tra Sherlock e Star Trek, è riuscito a convincermi anche nei casi in cui si è trovato al confronto con produzioni mainstream.
Ebbene, nel corso delle quasi due ore della visione, mi sono dovuto ricredere totalmente.
Non solo Scott Derrickson - che, del resto, mi aveva già molto convinto con il primo Sinister - e gli sceneggiatori sono riusciti a rendere il charachter attuale, ironico e molto piacevole - una sorta di versione "magica" del Tony Stark tutto raziocinio e tecnologia -, ma questo Doctor Strange è senza dubbio il miglior prodotto Marvel degli ultimi anni insieme a I Guardiani della Galassia e The Winter Soldier, funge da veicolo per il terzo capitolo di Thor - si veda la coda dei titoli di coda - e prepara il terreno per l'Infinity War che coinvolgerà non solo gli Avengers ma anche i succitati Guardiani nei prossimi anni quando collideranno con il terrificante Thanos - già intravisto in un paio di occasioni -, è un solidissimo intrattenimento intelligente e si presenta come un riuscito cocktail di Batman Begins, Inception, momenti ad alto contenuto nerd ed approccio da giungla d'asfalto.
L'evoluzione del charachter di Strange, come molti nati dalla penna di Stan Lee - che continua imperterrito ad apparire in ogni pellicola targata Marvel Studios, sempre in gran forma nonostante i novantatre anni -, è legata ad una rinascita dopo una caduta rovinosa, e per molti versi corre parallela a quella del già citato Tony Stark di Iron Man, ed è resa molto bene da un Cumberbatch senza dubbio credibile supportato da un cast di prim'ordine, che vede tra le sue fila Chiwetel Ejiofor, Rachel McAdams, Mads Mikkelsen e Tilda Swinton: come se non bastasse, l'equilibrio mostrato tra le parti "mistiche" e quelle action è davvero notevole, l'ironia piazzata alla grande in ogni passaggio che potrebbe annoiare il pubblico - bellissime le battute legate al "nome unico" di Wong o al "mantra" dato allo stesso Strange all'inizio dell'addestramento - ed i passaggi da viaggio cosmico realizzati splendidamente, quasi un omaggio alle inarrivabili immagini di 2001 così come al Cinema trash di gente come Mario Bava o ai paradossi temporali di Ritorno al futuro, Ricomincio da capo o il recente Edge of tomorrow - il confronto con Dormammu, nemesi di Strange, è uno dei più divertenti faccia a faccia buono contro cattivo che ricordi nel Cinema di genere e non solo -.
Certo, qualche sbavatura si può trovare - soprattutto nei raccordi di sceneggiatura -, ma poco importa: Doctor Strange diverte, intrattiene, a suo modo fa sognare e rappresenta senza dubbio il prototipo perfetto di come dovrebbe essere un film di supereroi in grado di far godere fan e non.
Da un punto di vista mistico, direi che ho trovato senza ombra di dubbio la mia reliquia di Casa Marvel.




MrFord




 

sabato 22 dicembre 2012

Sinister

Regia: Scott Derrickson
Origine: USA
Anno: 2012
Durata: 110'




La trama (con parole mie): Ellison Oswalt è uno scrittore di romanzi catalogati come "true crime", ovvero indagini su crimini ancora aperti o irrisolti svolte dallo stesso autore e rese best sellers di successo. I tempi della sua ultima, vera, scalata alle classifiche, però, sono ormai distanti dieci anni, ed Oswalt comincia a sentirsi alle strette, e più che l'aspetto economico o il benessere di sua moglie o dei figli, avverte la morsa della mancanza del brivido che solo il successo può dare.
Decide così di dedicarsi al misterioso caso di una famiglia trovata impiccata ad un albero: un massacro che pare aver risparmiato la piccola Stephanie, che risulta ancora scomparsa.
Lo scrittore, all'insaputa della compagna, acquista proprio la casa nel cortile della quale avvennero i fatti, che già dai primi giorni del trasloco pare avere un'influenza negativa non soltanto su di lui, ma anche sui suoi due bambini: a complicare le cose si mette il ritrovamento da parte dell'uomo di una misteriosa scatola in soffitta che contiene filmini amatoriali riferiti agli omicidi di cinque famiglie a partire dal 1966, che indicano per ogni scena del crimine la scomparsa di un bambino e la presenza sui luoghi dei delitti di uno strano simbolo e di un personaggio altrettanto inquietante.





Sinister è giunto praticamente per caso nell'hard disk sempre zeppo di titoli di casa Ford, pescato a caso nel grande mare dei film sottotitolati ancora senza una data di uscita italiana: pensare ad Ethan Hawke - uno dei sex symbol alternativi degli anni novanta - nel pieno di un horror diretto dal regista dei ben poco memorabili The exorcism of Emily Rose e Ultimatum alla Terra - pessimo remake dell'omonimo Classico di fantascienza - non mi faceva presagire nulla di buono se non una cascata di bottigliate pronte a colpire.
E invece salta fuori che non solo Sinister funziona, inquieta e spaventa come un film di questo genere dovrebbe sempre fare, ma riesce addirittura a non traballare troppo dal punto di vista della logica e portare a casa un risultato assolutamente insperato date le carte che potevo supporre avesse da giocarsi.
Non c'è nulla di troppo nuovo, nella sceneggiatura tra l'altro firmata anche dal regista, dagli ormai classici bambini spaventosi fino agli omaggi a pietre miliari dell'horror come Shining e L'esorcista con una strizzata d'occhio a cose più recenti come Il sesto senso, senza contare i riferimenti a Stephen King - l'autore letterario horror per eccellenza, citato non solo in qualche modo grazie alla professione del protagonista, ma dal protagonista stesso con il suo riferimento a Cujo -, eppure gli ingranaggi girano neanche fossero stati appena oliati, Ethan Hawke sfodera un'ottima interpretazione - che permette al regista di costruire praticamente l'intera pellicola su di lui, da solo in scena per la quasi totalità del tempo -, non mancano i momenti da salto sul divano e tutto il disegno non crolla neppure quando avviene, di fatto, il passaggio tra realtà e sovrannaturale.
Quello che, infatti, parte come un'indagine - tra l'altro molto inquietante - su una serie di omicidi terrificanti che ricordano quelli del Dragone rosso in Manhunter - pellicola memorabile firmata Michael Mann, sorella maggiore di quello che sarebbe stato Il silenzio degli innocenti - e portano una firma che fa tornare alla mente L'occhio che uccide - l'utilizzo del super 8 a testimonianza degli omicidi -, riesce appena ad indurre nel pubblico l'ipotesi che dietro le mattanze sulle quali indaga Oswalt si celi un serial killer - o una setta - prima di cambiare completamente strada avventurandosi sul sentiero oltre i confini del mondo come noi lo conosciamo, pratica normalmente molto rischiosa per ogni horror che voglia mantenere almeno una parvenza di dignità cinematografica.
Io per primo ammetto di avere storto il naso di fronte all'evidenza di una scelta che, quasi a metà pellicola, ribaltava di fatto il punto di vista rischiando di mandare tutto a monte, compreso il buon carico di tensione accumulato fino a quel momento: invece - e va dato tutto il merito a Derrickson - lo stile di ripresa e l'evolversi della vicenda, pur non risultando rivoluzionari riescono a catturare praticamente da zero per la seconda volta l'attenzione dello spettatore portando in scena un racconto per nulla scontato, dal climax insolito per il genere - davvero ottimo il finale, uno dei migliori degli ultimi anni di horror - e rappresentato da un "uomo nero" da fare invidia al Carpenter dei giorni migliori, un demone legato alla Storia antica che "seduce" dalla prima apparizione per "look" ed apparenza - una sorta di incrocio tra il trucco dei Misfits e le maschere degli Slipknot, dunque una porta aperta che non c'era affatto bisogno di sfondare, con il sottoscritto, per prendere punti - e chiude alla grandissima un crescendo decisamente ben riuscito.
Contribuisce al buon risultato finale anche la colonna sonora - anche se sarebbe più il caso di parlare di effetti -, creepy e disturbante come non mi capitava di sentirne da tempo, ed un'atmosfera in grado di rendere la consueta casa infestata o pseudo tale nel teatro per l'incontro tra una realtà inquietante ed un incubo pronto a realizzarsi nella sua interezza, e che non lascerà nulla e nessuno libero di sperare di avere scampo.
Senza dubbio, dunque, ed assolutamente a sorpresa, una delle migliori proposte del genere non solo di questo 2012 ormai giunto alla conclusione, ma addirittura delle ultime stagioni cinematografiche: in un momento di gravissima crisi dell'horror, roba come questa dobbiamo tenercela stretta e non mollarla neanche per scherzo.
Anche se dovesse tramutare in un vero incubo la già abbastanza inquietante realtà.


MrFord


"We have made the present obsolete
what do you want? What do you need?
We'll find a way
When all hope is gone."
Slipknot - "All hope is gone" -



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