giovedì 23 aprile 2015

Homeland - Stagione 4

Produzione: Showtime
Origine: USA
Anno: 2014
Episodi: 12





La trama (con parole mie): Carrie Mathison, mai dimenticato Nicholas Brody e divenuta madre della figlia di quest'ultimo, è tornata sul campo per combattere le cellule talebane operative tra l'Afghanisthan ed il Pakistan. Lottando con le unghie e con i denti, la donna riesce ad ottenere l'incarico di caposezione ad Islamabad sperando di mettere le mani su uno dei capi talebani più ricercati dall'Agenzia, Haqqani.
Peccato che l'operazione, nata da un suo errore di valutazione in un attacco di droni e poggiata sulle spalle di collaboratori incerti ed il nipote dello stesso Haqqani, si complichi a seguito delle interferenze dei servizi segreti pakistani e l'arrivo di Saul Berenson, vecchio mentore di Carrie ed ex direttore della CIA, ad Islamabad.
Riuscirà Carrie a portare a termine la sua missione? O l'operazione si rivelerà un fallimento?








Ci vuole davvero coraggio, quando si parla di un autore - o di un gruppo di autori -, per cambiare una formula vincente rischiando il tutto per tutto: se, infatti, da una parte il rinnovamento può rappresentare il rimedio alla noia ed alla realtà di una proposta che invecchia finendo per non stupire più l'audience, dall'altra il rischio concreto è costituito dal vecchio detto "chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quello che lascia ma non quello che trova".
Per Homeland, sorprendente serie che negli ultimi anni ha conquistato i favori del pubblico e della critica, la verità si pone nel mezzo: la scelta di rinunciare ad un charachter indimenticabile come Nicholas Brody, infatti, ha indubbiamente tolto molto alla proposta - in questo senso, decisamente stronzi gli sceneggiatori responsabili della comparsata di Damien Lewis nel corso di questa stagione -, completamente rinnovata dal punto di vista del setting e delle dinamiche - più simili a quelle del film di spionaggio classico, o a 24 -, eppure allo stesso tempo ha permesso ai personaggi più o meno secondari di crescere e ritagliarsi uno spazio che fino alla scorsa stagione difficilmente avrebbero guadagnato, dal mitico Saul dell'altrettanto mitico Mandy Patinkin al Peter Quinn di Rupert Friend, nuovo idolo di casa Ford rispetto, per l'appunto, a Homeland.
Senza dubbio i margini di miglioramento sono ampi, ed il progetto ambizioso, per quanto rischioso risulti da appoggiare alle fragili spalle di un personaggio come quello di Carrie, diventato sempre più odioso ed in grado di far apparire il Chris Kyle dell'eastwoodiano American Sniper come un sovversivo pacifista: si potrebbe definire, in questo senso, l'annata numero quattro di Homeland come quella del passaggio tra la vecchia vita della proposta e quella nuova, una scommessa portata avanti con coraggio e, in alcuni casi, caos in termini di idee.
Assistiamo, in questo senso, a momenti che, per intensità e tensione, riportano indietro ai passaggi migliori delle annate precedenti - l'assalto di Haqqani all'Ambasciata USA, il destino di Aayan, il già citato "ritorno" di Nicholas Brody, il personaggio di Tasneem - così come ad altri decisamente meno riusciti - tutto il rapporto di Carrie con la figlia, parcheggiata come fosse l'erede di Dexter nelle ultime stagioni del serial dedicato al serial killer più famoso del piccolo schermo, l'episodio finale completamente privo della tensione tipica del climax, lo stacco netto tra il penultimo e l'ultimo episodio, quasi non si fosse ancora al corrente rispetto ad una conferma del titolo -, che rendono senza dubbio questa quarta la stagione meno convincente di Homeland ma che, ad un tempo, fanno ben sperare nella quinta: certo, non basterà appoggiarsi come di consueto sull'instabilità di Carrie e la sua determinazione, ma occorrerà puntare - e molto - sulla componente politica e di basso profilo della proposta per evitare di trasformare una delle migliori esperienze da serial televisivo degli ultimi anni in uno di quei titoli che, anno dopo anno, finiscono per rappresentare un'abitudine che si cerca di perdere.
Nell'attesa, non resta che chiedersi cosa accadrà quando Saul sarà tornato al posto che gli compete e che ha sempre desiderato - soprattutto durante il suo distacco dall'Agenzia -, se Carrie avrà la forza di ricominciare nuovamente sola, o se quella di Quinn sarà una missione suicida o il preludio di qualcosa di grande in serbo per il nuovo protettore della protagonista: e, in barba ad intrighi e giochi di potere militare e non, anche cosa accadrà ad una bambina troppo spesso abbandonata e dimenticata da una madre che pare pensare più al suo Paese - o almeno, ad usarlo come una scusa per continuare a combattere - che non a lei.
Perchè Homeland è anche lei.
E soprattutto lei.
La casa da proteggere, e quella cui fare ritorno.




MrFord




"Love one's daughter
allow me that
and I can't let go of your hand
lord, can you hear me now?
Lord, can you hear me now?
Lord, can you hear me now?
Or am I lost?"
Damien Rice - "Cold water" -




10 commenti:

  1. Avevo parecchia paura in vista di questo cambiamento, ,a Homeland ha saputo soddisfarmi e convincermi anche questa volta. Peter Quinn idolo pure per me, e ora non resta che aspettare una nuova avventura per Carrie.

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    1. Peter Quinn idolo.
      Speriamo solo che la prossima stagione si riveli di livello.

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  2. Una serie che purtroppo si è fordianizzata troppo e si vede...
    i livelli delle prime due fenomenali stagioni ormai sono ben lontani.

    E non mi stupisce che il pessimo Rupert Friend, uno degli attori più inespressivi del globo dopo Chris Hemsworth, sia il tuo nuovo idolo... :D

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    1. Le prime due stagioni restano inarrivabili, ma questa si è difesa, tutto sommato. Io attendo la prossima, e ovviamente Peter Quinn/Rupert Friend. ;)

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  3. Adoro Quinn...se me lo fanno fuori la prossima stagione guai!!!

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  4. Non sapevo seguissi Homeland :)
    Ho recuperato le straordinarie 3 stagioni in neanche un mese e, dopo aver assistito alla chiusa perfetta del cerchio, una quarta stagione mi è parsa subito un rischio enorme. Spero che gli sceneggiatori non commettano stronzate e che il personaggio di Quinn cresca veramente come posso notare da quanto dici.
    E comunque: Better Call Saul (Berenson)

    Ti ho premiato con il Liebster ;)

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    1. Il rischio c'era, e c'è ancora. Ma secondo me ci sono tutte le carte in regola per un cambio alla grande.

      E grande Saul. Berenson. ;)

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  5. Sono rimasto un po' indietro, è una serie che mi piace ma forse non è proprio tra le mie preferite. Piano piano recupero però...

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    1. Il genere non sarà per tutti, ma la serie merita senza dubbio!

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