mercoledì 4 marzo 2015

Ida

Regia: Pawel Pawlikowski
Origine: Polonia
Anno:
2013
Durata:
82'





La trama (con parole mie): Anna è un'orfana cresciuta in un orfanotrofio della Polonia dei primi anni sessanta, pronta a prendere i voti e profondamente legata alla realtà che ha sempre conosciuto. Quando la Madre Superiora le chiede di incontrare, prima di consacrarsi per il resto della sua vita a dio, l'unica parente rimasta in vita, la zia Wanda, la ragazza accetta senza celare i suoi dubbi.
L'incontro tra le due donne, profondamente diverse l'una dall'altra, condurrà entrambe ad un viaggio fisico ed emotivo alla ricerca delle proprie origini: Anna, infatti, scopre di essere ebrea, di chiamarsi Ida e di essere scampata per miracolo agli eccidi perpetrati durante la guerra che sono costati la vita ai suoi genitori.
Accompagnata proprio dalla zia, la ragazza avrà dunque occasione di riscoprirsi e scoprire il mondo prima di decidere cosa fare con la sua anima e la religione.






Per quanto paladino e sostenitore del Cinema pane e salame - soprattutto negli ultimi dieci anni, direi, passata la sbronza only radical dei dieci precedenti -, ho sempre amato ed amerò sempre un certo Cinema d'autore sentito e profondo, in grado di unire al valore tecnico una profondità emotiva che possa lasciare un segno nel pubblico: Ida è senza dubbio parte di questa apprezzatissima famiglia di titoli, che seppur non terra terra come ci si aspetta ormai che sia il Saloon finisce per conquistarsi un posto d'onore anche a questo bancone, con un paio di giri offerti ed una pacca sulla spalla per la capacità del regista di portare in scena un road movie d'altri tempi - in tutti i sensi - rarefatto eppure clamorosamente denso in termini di sensazioni, nonchè uno dei migliori esempi di settima arte "in rosa" che ricordi.
Il rapporto tra Anna/Ida e sua zia Wanda, costruito come nella migliore tradizione del romanzo di formazione, in bilico tra la memoria del dramma vissuto dalla Polonia negli anni della Seconda Guerra Mondiale e la volontà di un Paese di lasciarsi quello stesso dramma alle spalle, tra vita vissuta e profonda spiritualità, senza troppi giri di parole, artifici tecnici o minutaggi eccessivi porta sullo schermo tutto quello che serve, rigoroso eppure passionale, come se la giovane protagonista - che, come giustamente sottolinea Wanda all'inizio del viaggio, ha pensieri impuri come tutti quelli che non portano abiti sacri - mettesse in scena il conflitto interiore e d'identità al centro del quale si trova a dibattersi.
Pawlikowski, sfruttando al meglio due protagoniste perfette sotto tutti i punti di vista ed una fotografia tra le più belle passate sugli schermi di casa Ford negli ultimi mesi, riesce anche a raccontare i dilemmi e le domande legate al concetto di Fede senza mai apparire eccessivo da una parte o dall'altra, mostrando al contrario il lato umano di quella che dovrebbe essere, di fatto, "materia divina": tutti punti a favore di un piccolo ma decisamente splendido film in grado di riportare alla mia memoria di spettatore il neorealismo che tanto bene fece alla settima arte nostrana così come alcuni sprazzi di cruda potenza dell'Est come li avrebbero dipinti Maestri del calibro di Waijda e Tarkovski.
Certo, non siamo ai livelli di Katyn o L'infanzia di Ivan, eppure Ida mostra, nella quotidianità - piacevole o crudele che sia - di alcune sequenze e nel lirismo travolgente di altre, una scintilla che in questi primi mesi del duemilaquindici ho sentito poco rispetto ai titoli usciti in sala, soprattutto tra quelli candidati agli Oscar: grande merito va al suo autore, che pare aver mescolato tutti gli ingredienti nel modo più saggio, preciso ed onesto possibile, regalando un palcoscenico importante anche alle due ottime interpreti, in grado di palleggiarsi alla perfezione comprimari come il contadino che le condurrà alla verità sui genitori della ragazza o il giovane sassofonista.
Come se non bastasse, perfino ad un ateo senza alcuna voglia di stringere legami con la religione in toto come il sottoscritto, Pawlikowski riesce a rendere bene la scelta conclusiva di Ida, grazie ad un percorso di ricerca legato all'esperienza e non alla cieca Fede: e nonostante, di fatto, questo film racconti principalmente drammi e porti a galla ricordi dolorosi di una nazione e della protagonista che la rappresenta, sui titoli di coda ho finito per sentirmi straordinariamente in pace, come se, dopo tutta quella neve, Ida avesse il potere di prendermi per mano e condurmi alla primavera.
Per un piccolo film polacco che pare uscito da un'altra epoca, direi che è una cosa davvero da non sottovalutare.




MrFord




"Come to decide that the things that I tried were in my life just to get high on.
when I sit alone, come get a little known
but I need more than myself this time.
step from the road to the sea to the sky, and I do believe that we rely on
when I lay it on, come get to play it on
all my life to sacrifice."
Red Hot Chili Peppers - "Snow" - 




36 commenti:

  1. Un piccolo gioiello che ha meritato tutti i premi che ha raccolto in giro, e il mancato Oscar alla fotografia è stata forse la mia delusione più grande.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche io avrei voluto l'Oscar per la fotografia. Ma almeno ha vinto quello - per nulla scontato - per il Film Straniero.

      Elimina
  2. Altro grande titolo che fra una roba e l'altra mi sono perso...

    RispondiElimina
  3. Film polacco in bianco e nero?Ci vorrà ben altro per convincermi a recuperarlo ;)
    Fra l'altro è piaciuto anche al Cannibale,e l'esperienza mi insegna che quando siete d'accordo è meglio che eviti(rif.Babadook e anche qualcos'altro che ora mi sfugge) XD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A dire il vero erano piaciuti ad entrambi anche Drive, Wolf of Wall Street, Alabama Monroe. Non cose da poco! ;)

      Elimina
    2. Capperi, tre film che ho adorato.
      Mi crolla tutta la teoria XD

      Elimina
  4. il titolo rivelazione dello scorso anno, felice che ti sia piaciuto

    RispondiElimina
  5. Un bel film però non mi ha del tutto convinto. L'uso del bianco e nero (peraltro con un'ottima fotografia) e altre caratteristiche "vintage" mi hanno dato la sensazione del classico film da festival studiato a tavolino con un po' di ruffianeria.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Pensa che invece io ho avuto l'impressione opposta: mi è parso un film molto sentito e rigoroso, lontano dai meccanismi dei "soliti" radical.

      Elimina
  6. oggi pubblicazione in stereo e anche un parere in stereo...film bellissimo!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Davvero una chicca. E tu hai anche tirato fuori l'azzeccatissimo paragone con Bresson.

      Elimina
  7. È davvero un film che sembra fatto in un'altra epoca, magari appena dopo l'avvento del sonoro. Un gioiello. Oscar meritatissimo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Direi l'Oscar più meritato di questa edizione degli Academy! :)

      Elimina
    2. L'Oscar più meritato è quello a Birdman, caro mio ;)
      (Sono curioso di sapere la tua su P. T. Anderson)

      Elimina
    3. Questa è una sparata degna di Peppa Kid! ;)

      Elimina
  8. è da tanto che cerco di torrentarlo, ma le acque stagnano...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io l'ho recuperato con il mulo, eventualmente prova da quelle parti! :)

      Elimina
  9. Un piccolo gioiello che ha strameritato la vittoria.
    Peccato che molti si facciano intimorire dalla lingua e dal bianco e nero, non sanno cosa si perdono!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Peccato davvero: un film potente e realizzato con grande rigore. Molto bello.

      Elimina
  10. Lo avevo segnato quando il Cannibale lo recensì
    Però non l'ho ancora visto.
    Devo rimediare

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Assolutamente. E' una piccola chicca che merita la visione.

      Elimina
  11. Che dire...una meraviglia davvero, mi è piaciuto tutto: le interpreti, la storia, la fotografia. Il cinema europero spacca di brutto secondo me, e la categoria "miglior film straniero" all'oscar è sempre la più interessante, alla facciazza degli ammerigani. Ora sono curioso di sapere cosa ne pensi di Mandariinid.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Spero di recuperare presto, oltre a Mandariinid, anche Leviathan.
      Intanto sono molto contento di aver visto questo gioiellino.

      Elimina
  12. Tu e il Bradipo andati in pari oggi :) E per non ripetermi, applaudo alla tua analisi, c'hai ragione, sembra uscito da altri tempi, da quegli anni '60 che mostra o anche da prima. Un gioiellino.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo in pieno. Un film d'altri tempi, nel senso migliore del termine.

      Elimina
  13. Questo lo devo assolutamente vedere. Contento che la tua recensione sia positiva.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Una delle visioni più interessanti di questo inizio 2015. Recuperalo!

      Elimina
  14. Ormai sei sempre più radical-chic, caro Ford! ;)

    Comunque buon film, siamo d'accordo, ma questo, così come The Guest, lo considero tra le pellicole del 2014, quindi per quanto riguarda la nostra rivalità 2015 non cambia nulla. Per fortuna!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Meno male: considerati i tuoi recenti e bislacchi pareri, avrei avuto paura del contrario! ;)

      Elimina
  15. l'avevo visto al cinema, bellissimo

    http://markx7.blogspot.it/2014/03/ida-pawel-pawlikowski.html

    RispondiElimina
  16. Film Immenso, ne ho parlato pure da me ^_^

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...