Regia: Gian Guido Zurli
Origine: Italia
Anno: 2015
Durata: 58'
Durata: 58'
La trama (con parole mie): nel pieno dell'estate del 2017 la giovane Anna scopre accanto a lei al risveglio una misteriosa scatola rossa contenente un'iscrizione che non riesce a decifrare. Parallelamente all'inquietante ritrovamento, la telefonata di un'amica la mette in allarme: deve raggiungere il più in fretta possibile quest'ultima nei pressi di una villa diroccata nelle vicinanze in modo da poterla aiutare.
Nel frattempo, nel 1817, seguiamo le indagini di un commissario legate all'apparente suicidio di Vittoria, una ragazza identica ad Anna coinvolta in un intrigo che vede protagonisti un inquietante prete ed una nobile di origini francesi.
Quale legame unisce le due ragazze? E dove porterà il messaggio contenuto nella scatola?
Gli avventori storici del Saloon dovrebbero ormai sapere quanto al sottoscritto piaccia dare spazio ai giovani registi che cercano di trovare una collocazione all'interno del difficile mondo della settima arte, soprattutto in un Paese non proprio ben messo in questo senso come il nostro: e così è per Gian Guido Zurli ed il suo Doppelganger, interessante progetto che vede mescolarsi atmosfere che ricordano il Cinema di genere made in Italy anni settanta e le suggestioni più recenti di un Maestro come Lynch.
Certo, scritto in questo modo pare che ci si trovi di fronte a qualcosa di clamoroso ed incredibile, ma non temete: come sempre qui al Saloon siamo pane e salame, e per il buon GG vedrò di essere il più schietto e sincero possibile sperando con la mia opinione di poter dare indicazioni utili per il futuro, pur non essendo un regista e non volendo certo cimentarmi in questo spesso ingrato compito.
Doppelganger - titolo decisamente azzeccato e sempre intrigante - è un esperimento poggiato su basi ed ispirazioni senza dubbio funzionali e su un'idea sicuramente affascinante - quella del tema del doppio impreziosita dagli sbalzi temporali -, che sfrutta bene l'ambientazione estiva - nonostante il tema sia decisamente "oscuro" - e regge la sua durata: dall'altra parte, dovendo necessariamente anche parlare degli aspetti negativi, ho trovato il lavoro di Gian Guido più convincente in fase di regia che non di montaggio - il Nostro ha curato entrambi gli aspetti -, a volte troppo frettoloso nel far prendere una direzione all'opera - ma ci sta, in fondo non penso si sarebbe potuto realizzare un prodotto di due ore per poter spiegare per filo e per segno ogni aspetto - ma soprattutto penalizzato da una confezione piuttosto artigianale - che non è necessariamente da interpretare come un aspetto negativo, si pensi all'ottimo Lidris cuadrade di tre di Bianchini - e da un cast non propriamente professionista.
In questi casi sarebbe facile, comunque, criticare aspramente un lavoro che, al contrario, non dev'essere stato affatto semplice, ma allo stesso tempo apparirebbe disonesto affermare che Doppelganger sia esente da difetti o pronto per palcoscenici come concorsi e premi cinematografici: Gian Guido dovrà rimboccarsi le maniche e lavorare ancora, e ancora, e ancora.
Le basi ci sono, le influenze anche - il fatto che l'ombra di Lynch sia presente non risulta eccessivo, radical chic o spocchioso, anzi -: ora starà solo all'autore non mollare e tentare il tutto per tutto in modo da proseguire lungo la strada che ha scelto, e che in Italia pare ormai abbandonata da troppo tempo.
Del resto, reinventare il Cinema di genere potrebbe essere una delle cure più efficaci per riportare la nostrana settima arte ad un livello ben oltre quello cui ormai ci siamo tristemente abituati.
Del resto, reinventare il Cinema di genere potrebbe essere una delle cure più efficaci per riportare la nostrana settima arte ad un livello ben oltre quello cui ormai ci siamo tristemente abituati.
MrFord
Di seguito, l'intervista al regista Gian Guido Zurli ed alla protagonista Clelia Cicero:
- James Ford: Gian
Guido,
Clelia, come al solito, si parte dalla
domanda di rito per gli avventori e gli ospiti del Saloon: il vostro rapporto
con l'alcool è buono? Cosa bevete di norma?
Quali sono i vostri preferiti? Reggete abbastanza da pensare di passare una
serata da queste parti?
Gian Guido Zurli: Non reggo molto l’alcool. Di solito bevo caffè. Preferisco un bicchiere di vino veramente
buono ogni tanto ad uno modesto tutti i giorni.
Clelia Cicero: Buonissimo. Non ho il vizio. Mi piace bere poco, ma bene. Amo i vini. Di solito mi faccio
consigliare da chi so che se ne intende. E poi, purtroppo, il mio preferito è lo champagne!
- JF: Alle
spalle l'intro alcoolica, la domanda di rito in questi casi: chi siete e cosa
fate? Cosa vi ha portati qui, cosa accompagna la passione per il Cinema e dove
sperate o pensate vi porterà questa strada?
Gian Guido Zurli: Non ho idea dove mi possa portare. Per il momento sono
felice di poter raccontare delle storie molto interessanti e piene di misteri.
Sono sempre stato appassionato di cinema e faccio il montatore da 15 anni.
Insegno montaggio video su Final Cut Pro X e Premiere Pro CC, ho scritto
numerosi manuali sull’argomento
e collaboro con il sito I Fiori Del Male, che organizza rubriche video con
Philippe Daverio, Vittorio Sgarbi e altri illustri personaggi. Dopo tutte
queste esperienze ho pensato di provare a mettere in scena un prodotto
cinematografico per il web, coinvolgendo circa una trentina di persone.
Clelia Cicero: Io sono un'attrice e cantante professionista. Questo è il mio lavoro e la mia passione. Amo questo mestiere con
tutta me stessa. Mi ha portato fino a qui e mi
guida tutt'ora un infinito e profondissimo amore per l'arte e la verità. Il mio sogno nel cassetto è continuare a lavorare in questo ambito e crescere e migliorare sempre di
più come artista.
Un
attore non è mai solo un esecutore. Ogni
interprete è differente e riesce così a creare una unicità nei personaggi che interpreta. Così, ogni Amleto o
Desdemona saranno diversi e la loro bellezza e universalità non si esauriranno mai. Ogni attore ha da dire qualcosa che è solo suo. Di conseguenza un'altra meta è quella di essere autrice di me stessa. Sto scrivendo un
disco e spero anche di produrre un monologo teatrale.
- JF:
GG, da regista ci si deve sempre occupare di diversi aspetti nella
realizzazione di un film: quali sono i tuoi preferiti, e quali, invece, quelli
che apprezzi meno e che delegheresti volentieri ad altri?
Gian Guido Zurli: Io mi occupo praticamente di tutto, dall’idea iniziale alla promozione del film. Questa
la lascerei volentieri a qualcun altro. I miei aspetti preferiti sono proprio
la messa in scena e anche il montaggio. Durante le riprese abbiamo la fortuna
di poterci appoggiare ad un direttore della fotografia molto bravo, Andrea
Ampollini e ad operatori professionali, che naturalmente sono anche amici.
- JF: Stessa
domanda per la protagonista: com'è lavorare con
un regista? E, in particolare, con GG?
Clelia Cicero: Lavorare con un regista è stimolante. È la guida
carismatica di un progetto nel quale si crede. Il
regista è come un direttore d'orchestra
che deve saper far "suonare" tutti gli strumenti (attori e troupe)
alle loro massime potenzialità al fine di creare una musica
perfetta e incantevole. È il ruolo più difficile in un film o a teatro. Lavorare con Gian Guido è molto piacevole. Il suo entusiasmo e la passione che condividiamo per il
genere del mistero e dell'orrore mi hanno convinta a far parte di questo
progetto.
- JF:
Altra domanda classica in queste occasioni: come è nato Doppelganger? Quali sono i processi che hanno
portato alla sua realizzazione, e alla vostra collaborazione?
Gian Guido Zurli: DOPPELGÄNGER
è nato con qualche
idea frammentaria. Cosa succederebbe se una ragazza, al suo risveglio trovasse
una scatola rossa con dentro un messaggio scritto con simboli alchemici? Cosa
succederebbe se questo messaggio fosse stato lasciato da una sosia maligna di
questa ragazza? E se questa sosia maligna fosse vissuta 200 anni prima? E da li
l’idea di realizzare
una storia che si svolge contemporaneamente in due epoche diverse. Inizialmente
il progetto era nato per realizzare una serie di foto che non ho mai portato a
termine. In corso d’opera mi sono reso
conto che una storia come questa doveva essere raccontata con il mezzo
audiovisivo. Fortunatamente, dal punto di vista tecnico, non é stato impossibile da realizzare lavorando nel
settore da anni. La fase successiva è stata quella di cercare un’attrice invece di una modella.
Clelia Cicero: Gian Guido mi ha chiesto un incontro. Mi ha proposto di essere Anna Persico
in Doppelganger. Mi ha raccontato la storia e dopo aver letto la sceneggiatura,
che mi ha molto intrigata, ero convinta a partecipare.
Mi
interessa il genere, l'atmosfera che emerge, il tuffo nel passato, la bellezza
delle location e la possibilità di fare cinema, più in generale, per arricchire la mia esperienza.
- JF:
Come in ogni tipo di ambito di lavoro, anche il Cinema nasconde pregi,
difetti, lotte intestine e legami stretti: come è stato costruire Doppelganger? Il clima sul set era quello da gruppo di
amici o l'atmosfera virava più su una collaborazione
prettamente lavorativa? Quali sono i lati umani che più e meno preferite di quando girate?
Gian Guido Zurli: Alcuni membri della troupe o del cast erano amici o
colleghi che già conoscevo. Altri
li ho conosciuti per poter realizzare questo progetto. Ho un ottimo rapporto
con chiunque e ciascuno di loro è
fondamentale per raggiungere il risultato finale. Sicuramente questa esperienza
ha aumentato il legame con molti di loro. I lati umani che preferisco di meno
sono le mie ansie nel portare a casa il girato, probabilmente senza di esse
sarebbe più facile avere a che
fare con me.
Clelia Cicero: Clima ottimo e rilassato. È stato un dettaglio non
trascurabile. In progetti come questo bisogna essere un gruppo ed essere molto
generosi. Sono rimasta piacevolmente colpita dalla disponibilità e gentilezza di tutti.
Nel
lavoro sul set, ma anche sul palco le caratteristiche che preferisco sono:
ognuno deve avere il proprio ruolo e mantenerlo con professionalità in un clima sereno e rispettoso.
- JF: L'idea
di portare sullo schermo un film d'atmosfere come questo localizzandolo in
setting molto "solari" è senza dubbio
coraggiosa: a cosa si deve la scelta di non aver optato per una più confortevole cornice notturna e simile all'horror
classico?
E, allo
stesso modo, cosa si prova a lavorare in una doppia parte, a prescindere dalle
questioni temporali?
Gian Guido Zurli: La ragione principale è che non sopporto il freddo, non credo che
scriverei mai una storia ambientata in pieno inverno sotto la neve. Inoltre amo
molto quei film horror o mystery ambientati in piena estate o primavera, come
Non Aprite Quella Porta e La Casa Dalle Finestre Che Ridono. In DOPPELGÄNGER ci sono comunque alcuni interni notte e
naturalmente sono molto funzionali alla storia. Nel sequel invece ci saranno
sicuramente degli esterni notte. La sceneggiatura è già pronta.
Clelia Cicero: È sicuramente una fortuna per un
attore poter avere a disposizione una varia gamma di sfumature da dare al
personaggio. Si dimostra duttilità. Io amo molto
"trasformarmi" e interpreto sul palco spesso figure anche molto
lontane da me.
In
questo caso mi sono confrontata con un'altra me che veniva dal passato!
Sicuramente affascinante poter indossare i panni di un fantasma oscuro
dal passato...
- JF:
Chiudiamo in bellezza con la domanda di commiato da sempre sfruttata in
queste occasioni dal sottoscritto: pensate a due film italiani e due horror da
portarsi con una robusta cassa di rum su un'isola deserta. Quali sono?
Gian Guido Zurli: Questa è
una domanda difficile. Un film italiano sarebbe certamente uno di Pupi Avati,
ma non saprei quale scegliere tra i tanti. Inoltre, anche se non è un film, ma uno sceneggiato RAI degli anni
settanta, porterei i DVD de Il Segno Del Comando. Due horror stranieri
sarebbero Mulholland Drive di David Lynch e Shining di Stanley Kubrick.
Clelia Cicero: Non posso scegliere: sarebbero troppi. Scelgo due registi italiani: Federico Fellini e Luchino Visconti. Due horror che amo: La casa dalle finestre che ridono
di Pupi Avati e Profondo
Rosso di Dario Argento.
58 minuti?
RispondiEliminaComunque carinissima
RispondiEliminaSi tratta di un film realizzato da un giovane regista con un budget limitato, e dunque un minutaggio non clamoroso: sono convinto, comunque, che con un quarto d'ora in più sarebbe stato meglio.
Eliminasegnalazione interessantissima...dove si può vedere?
RispondiEliminaProva a controllare sul sito, perchè la possibilità di recuperarlo - e magari recensirlo - c'è. :)
EliminaClelia ha fatto il corso di prosa alla Galante Garrone mentre io facevo il corso di circo. Come è piccolo il mondo.
RispondiEliminaDavvero. Super lostiano! :)
EliminaSe è per aiutare un giovane regista indie allora mi ci metto anch'io appena posso! Anche perché sembra molto curioso, come progetto :)
RispondiEliminaOttimo, così il buon GG si fa un pò di pubblicità, come è giusto per tutti i giovani registi alla ricerca di una vetrina.
EliminaFord, le tue interviste sono peggio di quelle di Fabio Fazio!
RispondiEliminaahahahaaah :D
E comunque "Gli avventori storici del Saloon dovrebbero ormai sapere quanto al sottoscritto piaccia dare spazio ai giovani registi" è la battuta più divertente che tu abbia mai fatto uahahah ;D
Intanto ho ospitato più giovani registi di te, caro finto giovane! ;)
EliminaE non credo Fazio faccia domande alcooliche! :)
Ben vengano progetti di questo tipo da giovani autori emergenti, già l'idea di rifarsi ad un certo tipo di cinema di genere è da premiare a prescindere anziché continuare a proporci commedie all'acqua di rose.
RispondiEliminaGli darò senz'altro un'occhiata
Bravo Fratello.
EliminaCerto, non è perfetto, ma è un esperimento interessante.
Segnalazione interessante, bella iniziativa quella di dare spazio a progetti indipendenti come questo.
RispondiEliminaSe ci fosse l'occasione, mi piacerebbe che questo spazio "giovani" diventasse una rubrica fissa, solo non ho troppi contatti nell'ambiente per avere così tanto materiale.
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