Regia: Baz Luhrmann
Origine: Australia, USA
Anno: 2013
Durata: 142'
Durata: 142'
La trama (con parole mie): Nick Carraway, giovane di belle speranze del Midwest, giunge a New York, culla dei sogni, per coltivare le speranze di scrittore e riallacciare i rapporti con la cugina Daisy, sposata al milionario vecchio stampo Tom Buchanan. Il giovane finisce per trovare un lavoro a Wall Street ed incuriosire nientemeno che Jay Gatsby, nuovo ricco in testa ad un impero dalle dubbie origini che vive in un castello proprio accanto alla piccola abitazione di Nick, noto in tutta la città per le sue principesche feste alle quali chiunque, dalle star di Musica e Cinema ai politici, dai criminali alle ereditiere, desidera partecipare per perdersi nel cuore del suo mondo.
Quello che nessuno sa è che Jay Gatsby è un uomo solo, all'inseguimento di un desiderio che è anche una rivalsa rispetto ad una società che l'aveva rifiutato e costretto, in qualche modo, a pensare sempre e solo in grande.
Nick diverrà il suo confidente, e scoprirà la sostanza che è fuoco e motore di quello stesso desiderio, finendo per abbandonare New York, l'alcool, le feste e l'ipocrisia di un universo in cui tutto pare misurarsi con l'apparenza.
Quello che nessuno sa è che Jay Gatsby è un uomo solo, all'inseguimento di un desiderio che è anche una rivalsa rispetto ad una società che l'aveva rifiutato e costretto, in qualche modo, a pensare sempre e solo in grande.
Nick diverrà il suo confidente, e scoprirà la sostanza che è fuoco e motore di quello stesso desiderio, finendo per abbandonare New York, l'alcool, le feste e l'ipocrisia di un universo in cui tutto pare misurarsi con l'apparenza.
"E così, mentre noi eravamo tutti presi a cercare di scoprire cosa ci fosse di sporco dietro il successo di Gatsby, lui inseguiva un sogno più puro di quanto ognuno di noi fosse."
Recita più o meno così una delle frasi di Nick Carraway che definiscono Jay Gatsby, straordinario protagonista del mitico romanzo firmato da Francis Scott Fitzgerald portato in sala con magnifica ridondanza da Baz Luhrmann, che lasciatosi alle spalle il suo film meno riuscito - Australia, per la cronaca - è tornato a strabiliare il pubblico e ai fasti di Moulin rouge!, in barba alla tiepida critica che l'ha accolto a Cannes.
Senza dubbio la materia che ha originato quest'opera magnificente e tecnica, commovente e sentita, esplosiva e malinconica, è qualcosa che molti romanzieri potranno solo sognare di produrre in tutta la loro più o meno illustre carriera, eppure il regista australiano è riuscito nella non facile impresa di mettere il suo visionario talento per l'eccesso al servizio di una vicenda dal respiro classico, una delle storie d'amore e critiche alla società e all'Uomo moderno più intense e vibranti di sempre, trasformando la New York spumeggiante che precedette il crollo del ventinove in un melting pot all'interno del quale si mescolano jazz e Jay-Z, fumo e colori, spirito da esploratori e salotti da film in costume, riuscendo a tirare fuori il meglio da un cast praticamente perfetto, all'interno del quale non sfigura neppure Joel Edgerton, uno dei cani maledetti più sconcertanti che il Cinema americano possa offrire. Da Isla Fisher a Toby Maguire - forse il vero anello debole della catena, se di debolezze possiamo parlare, per un'opera come questa -, da Carey Mulligan - perfetta per interpretare la vuota, pessima, frigidissima Daisy - ad un clamoroso Leonardo Di Caprio, che sfodera un fascino in grado di trasformare le spettatrici in sala in quattordicenni neanche ci trovassimo ai tempi d'oro di Titanic e porta in scena un protagonista che trasforma Il grande Gatsby in una versione al maschile del già citato Moulin rouge! con la sua Satin.
Come se non bastasse, negli eccessi e nella solitudine di questo personaggio larger than life, nella purezza del suo sogno, nei misteri che circondano la sua inesorabile ascesa, troviamo riferimenti che vanno dall'Howard Hughes che lo stesso Di Caprio interpretò nello splendido e troppo sottovalutato The aviator scorsesiano al Kane di Quarto potere, oltre ad una versione positiva del Calvin di Django unchained, potentissima ultima fatica tarantiniana che aveva visto brillare il buon Leo come ormai siamo abituati a vedere.
Ad ogni modo, si potrebbero davvero scrivere molte cose, di un film come Il grande Gatsby: si potrebbe discutere della messa in scena fastosa e festosa della prima parte contrapposta al decadente oblìo autunnale della seconda, del ritmo vorticoso che quasi non permette di percepire le due ore e un quarto suonate conclusive, della colonna sonora come sempre curata nei minimi dettagli, della fotografia patinatissima e perfetta, delle influenze letterarie e cinematografiche dietro a sequenze che sono veri e propri gioiellini come il the pomeridiano a casa di Carraway che permette l'incontro a distanza di anni di Gatsby e Daisy - un omaggio perfetto alla screwball comedy dei tempi d'oro di Howard Hawks, per intenderci -, del crescendo che porta a quella fatidica telefonata a bordo piscina e della luce verde che è la Rosebud di Jay Gatsby, milionario per attitudine, ambizione ed aspirazioni prima che per denaro.
Ma non è quello che ho intenzione di fare ora.
Quello che voglio è chiudere gli occhi e lasciarmi travolgere dal ricordo struggente di una visione tra le più emozionanti dell'anno - l'ultimo film uscito in sala ad avermi colpito in questo modo è stato Noi siamo infinito, pur narrando di epoche della vita decisamente differenti -, sulla grandezza schiacciante del sogno di Gatsby e la sua impotenza di fronte ad un Idea in grado di soverchiare completamente la Realtà, anche quando la stessa è modellata da qualcuno con il Potere ed il denaro che soltanto nei sogni da mille e una notte si potrebbe pensare di avere: voglio sentire sulla pelle il brivido di una corsa in macchina attraverso le strade di una città che pare essere il centro del mondo, la rabbia montare di fronte a chi giudica e prende posizione e continua a pensare di essere superiore per diritto di nascita - altro passaggio straordinario, quello del confronto tra Gatsby e Buchanan rispetto all'amore di Daisy -, sogni in bianco o nero perdersi in un presente inesorabilmente grigio, che non prevede buoni o cattivi, non giudica e al massimo osserva, come gli occhi di un dio che pare essere in prima fila per uno spettacolo travolgente e magico, proprio come il Cinema.
Voglio camminare a passi decisi lungo quel pontile ed osservare la luce verde fendere la nebbia ed arrivare nel cuore di ogni festa sfarzosa e sopra le righe, nel luogo in cui esistono solo silenzio e malinconia, solitudine ed il mare in tempesta di quello che vorremmo essere intento ad infrangersi sugli scogli di quello che siamo destinati ad essere.
Un tempo mi sarei perso nella visione di questo film immaginando di essere Carraway, l'aspirante scrittore che, di fronte a quella che sarà la "grande" materia della sua opera e della sua vita, scopre un passo dopo l'altro se stesso, dall'apice al declino, dai colori all'oscurità, dal sole e dal mare fino alla neve dell'inverno.
Ora guardo avanti e vedo la mia luce verde, e sento il formicolio che lungo la schiena sale per finire dritto al cuore, come un proiettile: Gatsby.
Chi è veramente Gatsby?
E' un milionario? Un esploratore? Un soldato? L'assassino del Kaiser? Un reduce? Un ragazzino di umili origini divenuto un nuovo ricco con mezzi non sempre leciti? Un amico? Un sognatore?
Un prigioniero dei sogni? La vittima di un'idea?
Una barca che rema controcorrente, risospinta senza sosta nel passato?
Ci sono tante domande, ipotesi, voci e dicerie, a proposito di Gatsby.
Per me esiste una sola risposta: Gatsby è grande.
Come questo film.
Recita più o meno così una delle frasi di Nick Carraway che definiscono Jay Gatsby, straordinario protagonista del mitico romanzo firmato da Francis Scott Fitzgerald portato in sala con magnifica ridondanza da Baz Luhrmann, che lasciatosi alle spalle il suo film meno riuscito - Australia, per la cronaca - è tornato a strabiliare il pubblico e ai fasti di Moulin rouge!, in barba alla tiepida critica che l'ha accolto a Cannes.
Senza dubbio la materia che ha originato quest'opera magnificente e tecnica, commovente e sentita, esplosiva e malinconica, è qualcosa che molti romanzieri potranno solo sognare di produrre in tutta la loro più o meno illustre carriera, eppure il regista australiano è riuscito nella non facile impresa di mettere il suo visionario talento per l'eccesso al servizio di una vicenda dal respiro classico, una delle storie d'amore e critiche alla società e all'Uomo moderno più intense e vibranti di sempre, trasformando la New York spumeggiante che precedette il crollo del ventinove in un melting pot all'interno del quale si mescolano jazz e Jay-Z, fumo e colori, spirito da esploratori e salotti da film in costume, riuscendo a tirare fuori il meglio da un cast praticamente perfetto, all'interno del quale non sfigura neppure Joel Edgerton, uno dei cani maledetti più sconcertanti che il Cinema americano possa offrire. Da Isla Fisher a Toby Maguire - forse il vero anello debole della catena, se di debolezze possiamo parlare, per un'opera come questa -, da Carey Mulligan - perfetta per interpretare la vuota, pessima, frigidissima Daisy - ad un clamoroso Leonardo Di Caprio, che sfodera un fascino in grado di trasformare le spettatrici in sala in quattordicenni neanche ci trovassimo ai tempi d'oro di Titanic e porta in scena un protagonista che trasforma Il grande Gatsby in una versione al maschile del già citato Moulin rouge! con la sua Satin.
Come se non bastasse, negli eccessi e nella solitudine di questo personaggio larger than life, nella purezza del suo sogno, nei misteri che circondano la sua inesorabile ascesa, troviamo riferimenti che vanno dall'Howard Hughes che lo stesso Di Caprio interpretò nello splendido e troppo sottovalutato The aviator scorsesiano al Kane di Quarto potere, oltre ad una versione positiva del Calvin di Django unchained, potentissima ultima fatica tarantiniana che aveva visto brillare il buon Leo come ormai siamo abituati a vedere.
Ad ogni modo, si potrebbero davvero scrivere molte cose, di un film come Il grande Gatsby: si potrebbe discutere della messa in scena fastosa e festosa della prima parte contrapposta al decadente oblìo autunnale della seconda, del ritmo vorticoso che quasi non permette di percepire le due ore e un quarto suonate conclusive, della colonna sonora come sempre curata nei minimi dettagli, della fotografia patinatissima e perfetta, delle influenze letterarie e cinematografiche dietro a sequenze che sono veri e propri gioiellini come il the pomeridiano a casa di Carraway che permette l'incontro a distanza di anni di Gatsby e Daisy - un omaggio perfetto alla screwball comedy dei tempi d'oro di Howard Hawks, per intenderci -, del crescendo che porta a quella fatidica telefonata a bordo piscina e della luce verde che è la Rosebud di Jay Gatsby, milionario per attitudine, ambizione ed aspirazioni prima che per denaro.
Ma non è quello che ho intenzione di fare ora.
Quello che voglio è chiudere gli occhi e lasciarmi travolgere dal ricordo struggente di una visione tra le più emozionanti dell'anno - l'ultimo film uscito in sala ad avermi colpito in questo modo è stato Noi siamo infinito, pur narrando di epoche della vita decisamente differenti -, sulla grandezza schiacciante del sogno di Gatsby e la sua impotenza di fronte ad un Idea in grado di soverchiare completamente la Realtà, anche quando la stessa è modellata da qualcuno con il Potere ed il denaro che soltanto nei sogni da mille e una notte si potrebbe pensare di avere: voglio sentire sulla pelle il brivido di una corsa in macchina attraverso le strade di una città che pare essere il centro del mondo, la rabbia montare di fronte a chi giudica e prende posizione e continua a pensare di essere superiore per diritto di nascita - altro passaggio straordinario, quello del confronto tra Gatsby e Buchanan rispetto all'amore di Daisy -, sogni in bianco o nero perdersi in un presente inesorabilmente grigio, che non prevede buoni o cattivi, non giudica e al massimo osserva, come gli occhi di un dio che pare essere in prima fila per uno spettacolo travolgente e magico, proprio come il Cinema.
Voglio camminare a passi decisi lungo quel pontile ed osservare la luce verde fendere la nebbia ed arrivare nel cuore di ogni festa sfarzosa e sopra le righe, nel luogo in cui esistono solo silenzio e malinconia, solitudine ed il mare in tempesta di quello che vorremmo essere intento ad infrangersi sugli scogli di quello che siamo destinati ad essere.
Un tempo mi sarei perso nella visione di questo film immaginando di essere Carraway, l'aspirante scrittore che, di fronte a quella che sarà la "grande" materia della sua opera e della sua vita, scopre un passo dopo l'altro se stesso, dall'apice al declino, dai colori all'oscurità, dal sole e dal mare fino alla neve dell'inverno.
Ora guardo avanti e vedo la mia luce verde, e sento il formicolio che lungo la schiena sale per finire dritto al cuore, come un proiettile: Gatsby.
Chi è veramente Gatsby?
E' un milionario? Un esploratore? Un soldato? L'assassino del Kaiser? Un reduce? Un ragazzino di umili origini divenuto un nuovo ricco con mezzi non sempre leciti? Un amico? Un sognatore?
Un prigioniero dei sogni? La vittima di un'idea?
Una barca che rema controcorrente, risospinta senza sosta nel passato?
Ci sono tante domande, ipotesi, voci e dicerie, a proposito di Gatsby.
Per me esiste una sola risposta: Gatsby è grande.
Come questo film.
MrFord
"In all my dreams
it's never quite as it seems
never quite as it seems
I know I've felt like this before
but now I'm feeling it even more
because it came from you."
it's never quite as it seems
never quite as it seems
I know I've felt like this before
but now I'm feeling it even more
because it came from you."
The Cranberries - "Dreams" -
Carey Mulligan cessa storta che tratta male Leo? Unbelievable!
RispondiEliminaPer me Gatsby é l'altro lato della medaglia di Moulin Rouge, dove in MR c'era un gruppo di "bravi" contro un cattivo e in Gatsby c'é un buono in un mondo di malvagi.
E cmq a Torino c'é la gelateria Gatsby in via Lagrange che faceva un gelato buonissimo.
Torino è proprio una ficata.
EliminaCome Il grande Gatsby.
Sono contento di averla riscoperta grazie a te.
Sono appena tornata dal cinema e ho acceso apposta il pc per vedere se c'erano novità fresche su whiterussian e.... mitico, i 3 bicchieri!!! Proprio quelli che speravo!!! Inutile, non c'è storia, è un film GRANDIOSO e tanto di cappello al buon Baz che ci ha fatto dimenticare in fretta Australia. Di Caprio perfetto, se non gli danno l'Oscar stavolta... è vero che siamo tornate tutte ragazzine, imbambolate dal fascino che emanava. Maguire forse non era adatto (miscast direi in english), anche se ha fatto del suo meglio. Stordimento, emozioni, sofferenza, malinconia, struggimento, questo e altro ho provato durante la visione... e fanculo ai critici a Cannes. Grande Gatsby e ovviamente Grande Ford con questa recensione. PS: per il commento musicale avrei visto bene "Love is blindness", che fa anche parte della colonna sonora, ci avevi pensato?
RispondiEliminaSonia, bella l'idea di Love is blindness, non ci avevo pensato, onestamente. E muchas gracias per il "grande", evidentemente Gatsby mi ha ispirato a dovere.
EliminaFilm bellissimo.
Cagno quanto vuoi ma Joel Edgerton e' il migliore del cast,per attinenza al personaggio e verve recitativa.Leo leziosino e vuoto,altro che con Tarantino!
RispondiEliminaL'ho visto venerdi e ancora non ho avuto tempo di scriverne,ma oggi pubblico. Ero atterrito al pensiero della trasposizione, e invece non e' stato affatto male.
Edgerton mi ha sorpreso in positivo, decisamente, ma Di Caprio a mio parere è stato grande quanto Gatsby, e Calvin.
EliminaComunque, trovo che sia stato trasposto davvero alla grande uno dei più grandi romanzi della Letteratura USA.
Ah beh per il fatto di diventare una quattordicenne palpitante alle prese con il Titanic ne avevo già parlato qui: http://www.almacattleya.blogspot.it/2013/05/il-grande-gatsby.html
RispondiEliminaAlla fine, anche da come finisci la recensione, è stata un'esperienza emozionale e devo dire che cavolo, magari ci fossero uomini come Gatsby e non sai quanto mi sia dispiaciuto per lui alla fine.
Alma, il buon Leo ha tirato fuori dal cilindro davvero tutto il suo fascino, che insieme alle emozioni che il film suscita riescono a trasformare l'insieme in un affresco davvero "grande".
EliminaMitico.
Credo che prima mi leggerò il libro che, onestamente, mi manca. Lo recupererò con calma in seguito. Però, dicevo proprio ieri a Silver che mi riportava le stroncature a Cannes, che non me ne frega nulla dei critici d'oltralpe, io ascolto James Ford. :D :D :D
RispondiEliminaGae, sono lusingato che tu mi preferisca ai critici d'oltralpe, e ti assicuro che sia il romanzo che questo film ti regaleranno emozioni davvero intense.
Eliminaeh, devo vederlo presto, prestissimo, sono troppo curioso
RispondiEliminaSecondo me non resterai deluso: grande, grande lavoro di Luhrmann.
Eliminaaaaaaaaaah non vedo l'ora di vederlo :D
RispondiEliminaFigurati, io avrei già voglia di rivederlo! :)
EliminaVisto ieri, forse non riuscito al 100% ma bellissimo, un film in cui perdersi.
RispondiEliminaDici bene, Maste: le imperfezioni rendono il film ancora più emozionante e potente, un pò come quelle del suo protagonista.
Eliminaconcordo perfettamente sui 3 bicchieri.
RispondiEliminaio che sono DiCapriana di primissimo pelo, dai tempi di Genitori in blue jeans, mi sono innamorata del suo J Gatsby come non avevo fatto neppure per l'eroe letterario.
personalmente la faccia pulita dell'ex sfigatissimo spiderman non l'avrei presa in considerazione, e se vogliamo la loro totale armonia pecca un po' nei confronti del libro, ma sono solo parole.
adorato.
Patalice, concordo in pieno: Di Caprio ha rispolverato il fascino "pulito" dei bei tempi - nonostante io lo preferisca nella sua versione Gangs of New York - e l'ha messo al servizio di un film assolutamente magnifico.
EliminaPromosso a pieni voti!
Tu hai descritto perfettamente Il Grande Gatsby, ma non quello di Luhrmann, quello di Fitzgerlad, di cui questo film ha ben poco a che fare, salvo l'eccezionale interpretazione di Leonardo Di Caprio, come ho detto nel mio ultimo post. Tutto il resto del film è solo grande blockbuster creato per accalappiare lo spettatore, lontano anni luce da Moulin Rouge! e te lo dice una grande fan di Luhrmann. Anch'io quando ho visto la luce verde così riproposta ho pensato subito a Rosebud di Citizen Kane, ma con amarezza per quello che questo film avrebbe potuto essere.
RispondiEliminaSiborney, a volte capita di rimanere delusi da un film per aspettative, influenze letterarie, punti di vista: io ho trovato questo Gatsby veramente grande, e penso che lo stesso Fitzgerald l'avrebbe amato, dal primo all'ultimo minuto.
EliminaDel resto, è anche giusto che perfino i film più grandi possano fare discutere. ;)
Film FEDELISSIMO al romanzo. Non capisco chi possa dire il contrario. L'anima di Gatsby è stata colta perfettamente e lo dimostra il tuo entusiasmo :) La frase che hai citato è questa: "Eravamo andati tutti alle feste di Gatsby sospettando la sua corruzione mentre lui ci nascondeva il suo unico incorruttibile sogno". Non lo dico per fare la pignola ma perché mi è rimasta impressa. Ho amato tutto di questo film, davvero.
RispondiEliminaTranquilla, Ilenia. Ora che hai riportato la frase effettiva posso dire di aver felicemente rielaborato Fitzgerald e Luhrmann, che non è mica roba da poco! ;)
EliminaComunque, grandissimo film, emozionante e profondo, eccessivo e dirompente.
dopo tutte le critiche che gli sono piovute addosso, avevo paura di vederlo.
RispondiEliminadopo la tua recensione entusiasta, ne sono terrorizzato! uahah :D
Io invece penso che potrebbe essere uno dei pochi film di quest'anno in grado di metterci d'accordo, figurati! ;)
EliminaUn film sulla speranza, che oggi manca completamente.
RispondiEliminaUn film tratto da un romanzo molto attuale.
E il film ce lo fa capire abbastanza bene. L'ho visto ieri sera, mi è piaciuto, non mi ha sconvolto più di tanto, più che un grande film, un bel film, e non è poco.
Il romanzo è sicuramente più che attuale, come la Speranza, che in qualche modo non ha tempo.
EliminaDi sicuro, per me, un film che creda così tanto nella forza della suddetta è sempre più che bello, per l'appunto grande. :)
Sono assolutamente concorde con te. Film di altissimo impatto emotivo, con Luhrmann che recupera i suoi stilemi fondamentali per reinterpretare (ma neanche troppo, in fin dei conti: fatico a comprendere le critiche mosse rispetto alla fedeltà verso Fitzgerald) l'anima enorme e titanicamente destinata alla sconfitta di J.Gatsby, il Grande che si scontra contro i piccoli della società moralista, fasulla e vuota dentro. E DiCaprio fa la sua prova più enorme di sempre, fatico a ricordarlo così incredibilmente superlativo (che doppietta per lui quest'anno, insieme con Django!).
RispondiEliminaSe ti va ho scritto pure io una recensione, in modalità "scontro" con il Gatsby del 1974 (modalità-pubblicità-aggratis-attivata) ;)
http://saix91.wordpress.com/2013/05/18/il-grande-gatsby-1974-vs-il-grande-gatsby-2013/
Saix, l'hai detto: un Di Caprio superlativo per un grandissimo film, che nonostante la forma è tutto ed assolutamente di cuore.
EliminaUna delle pellicole più emozionanti dell'anno, senza se e senza ma.
Bene bene, dopo aver letto questo film sono ancor più curiosa di vedere "Il grande Gatsby", il trailer è strabiliante e poi voglio capire da che parte schierarmi perché i recensionisti si stanno dividendo.
RispondiEliminaSailor, sono sicuro che non ti deluderà: un film barocco, colorato, emozionante ed intenso come pochi.
EliminaLuhrmann mi aveva stupito con Moulin Rouge per poi deludermi con il polpettone Australia. Sono fiducioso.
RispondiEliminaStessa cosa per me: questo l'ha riportato ai fasti di Moulin rouge, quindi da queste parti è stato decisamente promosso.
Eliminaa me Luhrmann non ha mai detto molto, e con questo film conferma in pieno tutto quello che pensavo su di lui. Troppo ridondante e lento, mi sono addormentato a un paio di sequenze.
RispondiEliminaCerto che detto da uno che difende Snyder - e anche lo Snyder peggiore - questa pare proprio una sparata Cannibal-style! ;)
Eliminain realtà vorrei parlarti della relazione segreta che ho instaurato con lui, ma il mio cannibal-partner non vuole :-P
EliminaSarei proprio curioso di scoprire che ne pensa lui! ;)
EliminaGran voglia di verderlo, ancora di più dopo la tua bella recensione. Recupero al più presto!
RispondiElimina;)
Recupera, Fratello!
EliminaMerita di brutto, per me!
A TuTTi i BLOGHERRIStI Cinemaniaci:
RispondiEliminaTuTTI A LiTIgArE dA ME!!
..Cio' dato di Gatsby!!
Perchè non bere, invece che litigare!? ;)
EliminaAmme piaceresse...
EliminaMa le mie opinioni poi, mi odiano la gggente.. :((
Beh, esporre le proprie opinioni è un diritto, no!?
EliminaPoi, certo, ci sarà sempre qualcuno che non sarà d'accordo a cui non piacerà il modo in cui le stesse sono esposte. ;)
Bellissimo film, bellissima colonna sonora... bellissimo tutto :)
RispondiEliminaChe dire!? Non so chi tu sia, ma concordo in pieno. ;)
EliminaFilm imponente a livello visivo e sicuramente bello da guardare,. Purtroppo a tratti l'ho trovato vuoto, specialmente nella parte centrale, salvo poi riprendersi con un buon finale.. Il personaggio dello scrittore, affascinato da Gatsby non è riuscito al 100%, tant'è che sarei voluto volare dentro lo schermo per dirgli svegliati e fatti una vita che sia tua! Colonna sonora potenzialmente "bomba" un pò sprecata, visto che hanno usato giusto 3-4 canzoni di quelle che sono state composte per la pellicola. A tratti ho avuto la sensazione che non fossimo negli anni 20, ma a una festa a tema. Le ottime interpretazioni della garanzia Di Caprio e di Joel Edgerton aiutano il film a sollevarsi di qualche livello. Insomma io lo ritengo un film imperfetto, riuscito a metà, con pregi e difetti, non riuscirei a consigliarne una visione al cinema. Purtroppo per quanto mi riguarda il terzo bicchiere è pieno solo per 1/4, come simbolo del grande film che sarebbe potuto essere.
RispondiEliminaBaingiu
Ciao Baingiu,
Eliminaprobabilmente a te è arrivato meno che a me, ma a parte la forma, da queste parti l'emozione ha travolto eccome, rendendolo uno dei film più sentiti e dirompenti di questa prima parte dell'anno.
Poi, certo, non è perfetto: ma è bello - e grande - così. ;)
ho aspettato a leggerti perchè avevo in programma di vederlo ieri sera ...devo dire che sono in gran parte d'accordo, non ti dico i sospiri quando appariva Leo in scena...diciamo che mi è piaciuto parecchio ma gli è mancato un qualcosina per essere veramente epocale...comunque da me ne parlo domattina!
RispondiEliminaSono curioso di leggere la tua recensione: intanto di dico che, seppur non epocale, a me è parso davvero grande.
EliminaOhhhhhh mi posso aggiungere a tutto questo entusiasmo?! Credo di averlo fatto anche io! Sono d'accordo con quanto hai scritto. E' un film emozionante, che colpisce, magari non tutti perché coglie delle sfumature particolari, dei nervi magari non per tutti scoperti.. Non so. Sto ancora cercando di capire cosa non andasse in questo film che sto difendendo a spada tratta, manco l'avessi fatto io :P Incantevole.
RispondiEliminaUn film travolgente, imperfetto ma proprio per questo riuscito.
EliminaSiamo sulla stessa linea di pensiero.
Con un po' di ritardo ma arrivo anch'io... splendida e sognante recensione, intrisa di quella malinconia che Gatsby lascia. La forza del film sta per me proprio nel saper rivivere dentro dopo la visione, facendosi amare ancora di più!
RispondiEliminaLisa, muchas gracias!
EliminaHo cercato di farmi trasportare dallo spirito che il film è riuscito a trasmettermi con il suo grande protagonista ;)
Wannabe, sorry! Ieri mi è partito il tasto dello smartphone e ho cancellato il tuo commento! Fai come se ti avessi risposto! :)
RispondiElimina