giovedì 24 giugno 2010

Italia-Slovacchia (2-3)

Avevo detto che ci si giocava tutto, e così è stato.
Per la seconda volta nella storia, l'Italia è fuori dai mondiali nella fase a gironi.
Due pareggi e una sconfitta, tutti meritati, contro avversari assolutamente alla nostra portata.
Dopo il trionfo di Berlino, un tonfo che è quasi pari a quello del mondiale 2002, quando fummo eliminati dalla Corea del Sud agli ottavi di finale.
Dovrei essere indignato per la qualità di gioco espressa, deluso dal risultato, abbattuto, e quant'altro.
E invece no.
Perchè gli ultimi dieci minuti di Italia-Slovacchia hanno valso tutta la pena delle quasi tre partite giocate degli azzurri: tensione, incertezza, speranza, delusione, emozioni a non finire di quelle che solo i mondiali, e solo lo sport, possono regalare.
Il bello di praticare, giocare, seguire una competizione di questo tipo - calcio o qualsiasi altra disciplina sia - è affrontare tutta la gamma di emozioni che noi, da esseri umani, primitivi e passionali, possiamo provare: lasciarsi andare allo stomaco, al cuore, al sudore, a tutto quello che ci fa sentire fisicamente vivi è qualcosa di indescrivibile, che va oltre ogni sogno infranto o realizzato.
E' stata una cavalcata brevissima, ma i suoi ultimi istanti hanno valso tutta l'apatia precedente.
Alziamo la testa e guardiamo a chi rimane, questa volta sportivamente - del resto anche la Francia è tornata a casa - e che gli altri si giochino il tutto per tutto e regalino più spettacolo possibile.
Questa volta tocca a noi tenere i cavalli.
In fondo è un ruolo che non mi ha mai spaventato.

"Soy un perdedor,
I'm a loser baby, so why don't you kill me."
MrFord

2 commenti:

  1. Cio' che scrivi e' meglio di quello che ci siamo dovuti sorbire: un gruppo inconcludente e disarticolato che tenta il colpo alla fine con la solita improvvisazione che ci caratterizza..

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