martedì 5 aprile 2016

Cartel Land

Regia: Matthew Heineman
Origine: USA, Messico
Anno:
2015
Durata:
100'







La trama (con parole mie): lungo il confine tra USA e Messico, e nel profondo della valle del Michoacan, il dominio dei trafficanti di droga rappresentanti dei Cartelli incide sulle vite e sulle morti delle persone comuni, spingendo civili da entrambi i lati dello stesso a prendere le armi e combattere i criminali come in una guerra.
Tim "Nailer" Foley, in Arizona, da anni organizza una milizia paramilitare che si occupa di pattugliare il confine e consegnare alle autorità clandestini, vedette dei trafficanti e trafficanti stessi, mentre nel cuore del Michoacan un medico stanco dei soprusi, Josè Manuel Mireles, organizza un esercito costituito di gente comune ribattezzato Autodefensa pronto a battersi contro i trafficanti per riconquistare la propria terra ed i propri diritti.
Da entrambi i lati del confine, però, la lotta non solo non sarà facile, ma vedrà formarsi ostacoli interni ed esterni sempre più difficili da superare.











Vivere lungo un confine, specie quando lo stesso è tra i più "caldi" al mondo, non dev'essere semplice. Quando, di recente, ho affrontato la lettura de Il cartello, vero e proprio Capolavoro firmato da Don Winslow a dieci anni di distanza dall'altrettanto grande Il potere del cane, mi sono ritrovato catapultato lungo quello tra USA e Messico, da decenni al centro di questioni politiche, di territorio, di potere e, ovviamente, anche legate al traffico di droga e di esseri umani.
Cartel Land, purtroppo non distribuito in Italia e che, in un anno di elezioni presidenziali negli USA, pensavo favorito nella corsa all'Oscar per il miglior documentario, mi ha riportato tra le pagine di Winslow con tutta la violenza che la vita in quelle strade riserva alle persone che, per nascita, scelta o destino, proprio in quelle strade vivono: Matthew Heineman e la sua troupe, con un coraggio che ha scomodato ricordi importanti come quello de L'incubo di Darwin - spesso è poco sottolineato quanto i documentaristi debbano, come reporter in zone di guerra, mettere a rischio le loro stesse incolumità per girare in condizioni ed ambienti decisamente ostili -, firmano un racconto da brividi che mostra la realtà dei traffici da sempre in gioco sulla linea sottile che separa States e Messico vista e vissuta dalla parte dei poveri, della gente comune, di chi si trova a dover sopravvivere non solo alla quotidianità ed alle difficoltà, ma anche e soprattutto all'incontro mai piacevole di incudine e martello.
Dal lato americano, Tim Foley porta di fronte alla macchina da presa la sua storia, iniziata quando a quindici anni, stanco degli abusi fisici e mentali subiti da parte del padre, si allontana da casa per iniziare a costruirsi una vita, ed uscito dalla dipendenza da metanfetamine ed alcool diviene un operaio edile, padre a sua volta - toccante il momento in cui ricorda di aver presentato le figlie al suo vecchio, per dimostrare a quest'ultimo quanto un altro modo di crescere i propri eredi fosse possibile -, uomo stroncato dalla crisi economica che con i pochi risparmi decide di vivere in una delle aree più problematiche del confine, in Arizona, e fondare un gruppo paramilitare di sorveglianza dello stesso.
Dall'altra parte, nel cuore di una delle zone più colpite dal narcotraffico, il Michoacan, il medico Josè Manuel Mireles, provato dalle uccisioni, dagli stupri e dalle torture perpetrati dai cartelli locali, sceglie, invece che morire per "imposizione", di farlo combattendo, dando inizio ad una vera e propria rivoluzione radunando gente comune come lui in quello che diverrà un esercito ribattezzato Autodefensa, pronto a dare battaglia ai Narcos senza considerare lo Stato e senza fidarsi dello stesso, riprendendo possesso, in un anno, sul campo, di quasi tutta la regione, liberando paesi e villaggi e passando dal consegnare i trafficanti alla giustizia al giustiziarli.
Entrambe le vicende, da qualsiasi punto di vista le si voglia guardare, d'accordo o no con i loro protagonisti, assumono i connotati della profonda umanità che il regista trasmette, e della drammaticità di queste esistenze: la solitudine e la sensazione di abbandono di Foley tanto quanto la voglia di cambiare le cose che stimola le rivoluzioni di Mireles mostrano, minuto dopo minuto, la fallibilità dei loro protagonisti tanto quanto il loro coraggio, dal desiderio di mettersi in gioco di Foley in un momento della propria vita in cui nulla pareva rimasto all'orizzonte alle palle di Mireles, che, senza alcuna preparazione ed affidandosi soltanto al carisma ed al desiderio di non soccombere decide di combattere il cartello con le sue stesse armi, parlando l'unica lingua che lo stesso pare comprendere: quella dei proiettili.
Due scelte e due vite che il pubblico è assolutamente libero di non condividere, e che portano a conseguenze a dir poco clamorose - soprattutto quella di Mireles -, eppure in grado di catturare grazie alla forza degli occhi che decidono di narrarne almeno una parte: Heineman entra in un mondo senza invaderlo, cercando di raccontare nel miglior modo possibile quello che Winslow dichiara per voce del suo protagonista Art Keller nelle pagine finali del già citato Il cartello, nient'altro che il fatto che il cartello esisterà sempre, e che, in qualche modo, il cartello siamo noi, che facciamo parte del sistema tanto quanto i cuochi ed i trafficanti di meth ripresi ad inizio ed in chiusura di pellicola, che hanno imparato a cucinare da un padre e da un figlio americani ed agli americani vendono, e continueranno a vendere "finchè dio vorrà".
Sempre che, sul confine, si possa pensare che un dio esista.





MrFord





"Dame dame dame dame todo el power
para que te demos en la madre
gimme gimme gimme gimme todo el poder
so I can come around to joder."
Molotov - "Gimme the power" - 





8 commenti:

  1. Risposte
    1. Segna, essendo abituata a Winslow, non potrà non piacerti.

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  2. Mai sentito parlare di questo film, sembrerebbe anche piuttosto interessante!

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  3. Con tutti i film, serie e libri su questo tema che ci proponi, non è che stai pensando di abbandonare la carriera da blogger (d'altra parte piuttosto fallimentare ahahahah) per dedicarti al narcotraffico? ;)

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    1. Ahahah magari, invece, voglio intraprendere la carriera dell'American Sniper di confine! ;)

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  4. uno dei documentari più interessanti del monento!

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