Regia: Bennett Miller
Origine: USA
Anno: 2014
Anno: 2014
Durata: 129'
La trama (con parole mie): Marc e David Schultz sono due fratelli, entrambi medaglia d'oro nella lotta alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984, profondamente legati dagli allenamenti ai suggerimenti sul quadrato. Il primo, solitario e scostante, vive come in bilico, mentre il secondo, legato a moglie e figli, appare solido e sicuro, sempre.
Quando il miliardario John Du Pont, abituato a comprarsi con il denaro tutto ciò che può o non può avere ed appassionato di wrestling decide di fare da mecenate al primo affinchè si prepari al meglio per i Mondiali ed i successivi Giochi Olimpici di Seoul, l'equilibrio tra i due fratelli cambia.
Marc, desideroso di emanciparsi dalla figura di David, cercherà in tutti i modi di compiacere Du Pont fino a quando le incompatibilità caratteriali tra i due porteranno anche lo stesso David alla sua corte.
Marc, desideroso di emanciparsi dalla figura di David, cercherà in tutti i modi di compiacere Du Pont fino a quando le incompatibilità caratteriali tra i due porteranno anche lo stesso David alla sua corte.
A questo punto le premesse per le nuove Olimpiadi diventano tutt'altro che buone, ed il destino dei tre diverrà drammatico archiviate le stesse.
Ai tempi della divulgazione delle nominations agli ultimi Oscar, rimasi stranito rispetto alla scelta di assegnarne ben cinque allo sconosciuto - almeno ai tempi qui in Italia - Foxcatcher, legato ad una vicenda realmente accaduta negli States e profondamente legato alla cultura a stelle e strisce ed al wrestling olimpionico: questo fino a scoprire che l'uomo dietro la macchina da presa era Bennett Miller, che qualche anno fa colpì al cuore questo vecchio cowboy con lo splendido Moneyball, vicenda sportiva spunto per riflessioni decisamente più profonde in ambito umano.
E, posso dirlo con grande soddisfazione, devo ammettere che Miller, ancora una volta, centra il bersaglio in pieno: Foxcatcher, infatti, è un solido e classico prodotto made in USA, che sfrutta la cornice sportiva di nicchia del wrestling - come fece anche l'ottimo Win Win - per raccontare, di fatto, la solitudine dai due lati della barricata, e da entrambi ugualmente drammatica.
Lo fa sfruttando il Marc Schultz di Channing Tatum - in quella che penso possa essere considerata la sua migliore interpretazione in carriera -, lottatore nel corpo più che nello spirito, cresciuto nel disagio ed all'ombra del fratello maggiore David così come visceralmente legato a quest'ultimo, ed il John Du Pont di un quasi irriconoscibile Steve Carell - forse un gradino più in basso del giovane protagonista, ma comunque ottimo nello sfruttare principalmente lo sguardo per rendere l'abisso dell'animo del suo personaggio -, miliardario abituato ad avere proprio grazie alla sua fortuna tutto quello che vuole come fosse un bambino cresciuto in un negozio di giocattoli delle dimensioni del mondo.
E, posso dirlo con grande soddisfazione, devo ammettere che Miller, ancora una volta, centra il bersaglio in pieno: Foxcatcher, infatti, è un solido e classico prodotto made in USA, che sfrutta la cornice sportiva di nicchia del wrestling - come fece anche l'ottimo Win Win - per raccontare, di fatto, la solitudine dai due lati della barricata, e da entrambi ugualmente drammatica.
Lo fa sfruttando il Marc Schultz di Channing Tatum - in quella che penso possa essere considerata la sua migliore interpretazione in carriera -, lottatore nel corpo più che nello spirito, cresciuto nel disagio ed all'ombra del fratello maggiore David così come visceralmente legato a quest'ultimo, ed il John Du Pont di un quasi irriconoscibile Steve Carell - forse un gradino più in basso del giovane protagonista, ma comunque ottimo nello sfruttare principalmente lo sguardo per rendere l'abisso dell'animo del suo personaggio -, miliardario abituato ad avere proprio grazie alla sua fortuna tutto quello che vuole come fosse un bambino cresciuto in un negozio di giocattoli delle dimensioni del mondo.
Bennett Miller, però, non deve amare troppo i sensazionalismi, dunque bandita assolutamente la retorica e sfruttato un ritmo dilatato da film più che indie assolutamente autoriale si occupa dei suoi protagonisti con passione mitigata da un approccio apparentemente glaciale che, paradossalmente, non toglie nulla ad uno dei film più interessanti che il panorama americano abbia offerto in questa prima parte dell'anno, una cronaca nerissima legata allo scontro di due disperazioni pronte a far pagare il dazio più pesante all'unica figura, al contrario, equilibrata ed al centro di un'esistenza piena e basata sull'amore.
In una cornice bucolica che pare uscita da un film in costume - la tenuta di Du Pont, avvolta dalla Natura ed a suo modo simbolo dell'isolamento del suo "sovrano" - in cui tutto pare passare da un dittatore infantile dominato da un rapporto più che distorto con la madre si consuma dunque uno dei drammi sportivi e di cronaca nera più assurdo che gli States abbiano conosciuto nella loro Storia recente, neanche si trattasse di una versione asciugata e priva di ogni eccesso ed orpello del grottesco ed altrettanto nero Pain&Gain: il sogno americano di Du Pont, autoproclamatosi "Golden Eagle", e quello degli Schultz, ragazzi cresciuti quasi esclusivamente solo con le loro forze che sul quadrato finiscono per riversare la loro voglia di distruggere - Marc - e di costruire - David -, trova un compimento più che amaro attraverso una vicenda che pare triste e grottesca, a volte così assurda da non apparire neppure un fatto documentato di cronaca.
Addirittura, e scomodando paragoni importanti, osservando Du Pont di fronte al televisore che mostra il documentario autocelebrativo da lui stesso commissionato, mi è parso di tornare all'incubo casalingo di Capturing the Friedmans, osservando un uomo scomparire all'interno della propria ricchezza imponendo a chiunque gli stia attorno non solo di riconoscere una grandezza soprattutto emotiva che probabilmente non ha mai posseduto, ma anche di ringraziarlo per questo.
Un incubo ad occhi aperti che fin dal principio troverà nei fratelli Schultz i capri espiatori perfetti, fragili esponenti di una realtà che impone di lottare, sempre e comunque, per poter raggiungere i propri obiettivi, invece che dare libero sfogo a desideri che sono compensazioni di squilibri affettivi attraverso il portafoglio ed il potere.
E a ben guardare, amaramente, è quello che accade ogni giorno, ovunque, da sempre.
Pochi eletti con quasi ogni mezzo a disposizione, ed un'enormità di individui disposti a lottare per le briciole intorno.
Fortunatamente, ci sono cose che nessuna fortuna potrà mai comprare.
Come la morte. E soprattutto la vita.
In una cornice bucolica che pare uscita da un film in costume - la tenuta di Du Pont, avvolta dalla Natura ed a suo modo simbolo dell'isolamento del suo "sovrano" - in cui tutto pare passare da un dittatore infantile dominato da un rapporto più che distorto con la madre si consuma dunque uno dei drammi sportivi e di cronaca nera più assurdo che gli States abbiano conosciuto nella loro Storia recente, neanche si trattasse di una versione asciugata e priva di ogni eccesso ed orpello del grottesco ed altrettanto nero Pain&Gain: il sogno americano di Du Pont, autoproclamatosi "Golden Eagle", e quello degli Schultz, ragazzi cresciuti quasi esclusivamente solo con le loro forze che sul quadrato finiscono per riversare la loro voglia di distruggere - Marc - e di costruire - David -, trova un compimento più che amaro attraverso una vicenda che pare triste e grottesca, a volte così assurda da non apparire neppure un fatto documentato di cronaca.
Addirittura, e scomodando paragoni importanti, osservando Du Pont di fronte al televisore che mostra il documentario autocelebrativo da lui stesso commissionato, mi è parso di tornare all'incubo casalingo di Capturing the Friedmans, osservando un uomo scomparire all'interno della propria ricchezza imponendo a chiunque gli stia attorno non solo di riconoscere una grandezza soprattutto emotiva che probabilmente non ha mai posseduto, ma anche di ringraziarlo per questo.
Un incubo ad occhi aperti che fin dal principio troverà nei fratelli Schultz i capri espiatori perfetti, fragili esponenti di una realtà che impone di lottare, sempre e comunque, per poter raggiungere i propri obiettivi, invece che dare libero sfogo a desideri che sono compensazioni di squilibri affettivi attraverso il portafoglio ed il potere.
E a ben guardare, amaramente, è quello che accade ogni giorno, ovunque, da sempre.
Pochi eletti con quasi ogni mezzo a disposizione, ed un'enormità di individui disposti a lottare per le briciole intorno.
Fortunatamente, ci sono cose che nessuna fortuna potrà mai comprare.
Come la morte. E soprattutto la vita.
MrFord
"Money can't buy back
your youth when you're old
or a friend when you're lonely
or a love that's grown cold
the wealthiest person
is a pauper at times
compared to the man
with a satisfied mind."
your youth when you're old
or a friend when you're lonely
or a love that's grown cold
the wealthiest person
is a pauper at times
compared to the man
with a satisfied mind."
Johnny Cash - "A satisfied mind" -
Dietro questo film c'è un lavoro di caratterizzazione psicologica dei personaggi impressionante. Anche a me è piaciuto parecchio.
RispondiEliminahttp://salvatorebaingiu.blogspot.it/2015/01/foxcatcher.html
Concordo. Tutti e tre i protagonisti sono scritti alla grande.
EliminaTre bicchieri pieni sono una garanzia. Purtroppo non l'ho ancora visto, spero in settimana.
RispondiEliminaRecuperalo, perchè vale assolutamente la visione.
EliminaNoi ce l'abbiamo da parte per le serate in cui non abbiamo troppo sonno XD spero di riuscire a guardarlo in settimana!!!Carrell non l'avevo mica riconosciuto!Spero di riuscire a trovarlo convincente anche in una parte diversa dalle sue solite.
RispondiEliminaIl film è piuttosto impegnativo, in termini di ritmo, ma secondo me avvince dal primo all'ultimo minuto.
EliminaBellissimo.
Davvero un bel film,e Carrel mi ha impressionato,interessante la storia,sì lento ma mi è piaciuto lo stesso,anche perchè non l'ho guardato con qualcuno che sbuffava vicino ;)
EliminaMi sa che anche Vizio di forma farò meglio a guardarlo da sola,visto che dicono tutti che è stralungo e non ha un gran ritmo!
Il ritmo non è un problema, quando il risultato è questo.
EliminaPer me uno dei migliori dell'anno, altro che Birdman! ;)
devo ancora vederlo ma sono molto curioso. anche se Moneyball e Win win... lo dico? lo dico... mi avevano un po' annoiato
RispondiEliminaA me avevano fatto impazzire entrambi, e questo si è mantenuto sugli stessi livelli. :)
EliminaNon sono ancora riuscita a trovare l'ispirazione per affrontarlo, ma prima o poi ce la farò. Il trailer di certo non invoglia.
RispondiEliminaIl trailer non l'avevo neppure visto: mi è bastato il nome di Bennett Miller.
EliminaL'ho patito tantissimo ammetto, ma ne riconosco le indubbie qualità, tre attori veramente pazzeschi. Mi ha lasciato addosso una tristezza incredibile però...
RispondiEliminaEffettivamente è un film profondamente triste. Ma per me, al momento, è uno dei migliori dell'anno.
EliminaMuchas gracias! :)
RispondiEliminaA me, invece, è rimasto parecchio: una riflessione tosta sulla solidutine e sul potere.
Bombissima di film, Tatum stratosferico ma anche Carell non scherza. La parte di Du Pont seduto mentre si guarda il documentario è da brividi sulla schiena e il rapporto con la madre uno dei migliori visti su schermo.
RispondiEliminaVoglio già il bluray!
Concordo in tutto e per tutto, Fratello.
EliminaGiusto Peppa e i suoi seguaci possono parlarne male.
Come già sai, per me è prevalsa la noia, fin troppo glaciale e soprattutto empatia con i personaggi pari a zero.
RispondiEliminaQuindi sì, sto dalla parte del Cannibale questa volta.. non volermene :)
Tranquilla, ti prenderai le bottigliate tanto quanto lui: grande film! :)
EliminaDu Pont sembra un mecenate (malato) uscito, insieme alla madre, da un quadro di Goya o Velasquez.
RispondiEliminafilm davvero potente, non si dimentica
D'accordissimo. Un grande charachter, ed un grande film.
EliminaMi ispirava poco o nulla, ma tutte le recensioni entusiastiche che leggo in giro mi stanno facendo cambiare idea.
RispondiEliminaPer me, e nonostante le critiche di Cannibale e i suoi pusillanimi seguaci, è uno dei migliori film dell'anno, al momento.
EliminaPer me è un filmone (spero di trovare prima o poi il tempo per scrivere una recensione decente!). Lo specchio dell'America attuale: che prima ti illude con il Sogno e la storiella che ognuno ha la sua possibilità... poi scopre che in fondo al tunnel c'è solo la tragedia. Amara fotografia del nostro tempo.
RispondiEliminaE Bennet Miller è un gigante: i suoi ultimi tre film sono uno più bello dell'altro!
Assolutamente d'accordo: un film di fallimenti e solitudini, ennesima conferma di un regista strepitoso.
EliminaSolo un tordo come il Cannibale può non vedere la grandezza di Miller! ;)
Ma come, mi bacchetti sulla lotta greco-romana e poi usi anche tu il termine wrestling? °___°
RispondiEliminaComunque wrestling + noia infinita, da te mi aspettavo 4 bicchieri per questa porcatona di film serioso e finto profondo, in realtà tragicamente più superficiale di tutti i Cannibal Kid del mondo... :)
Ho usato il termine all'americana per non confondere troppo i lettori: tu invece hai sparato i tuoi soliti pregiudizi. ;)
EliminaPer il resto, noto con grande soddisfazione che sei tornato ai tuoi più bassi livelli di critica cinefila. :)
Un grande film sulla perdita del sogno americano. Miller fa a pezzi l'America con una pellicola solida, fisica e terribilmente inquietante. E poi quel finale beffardo.
RispondiEliminaGrande film davvero. Disilluso e potente. Come piace a me.
EliminaOttimo pezzo per un film che era troppo dannatamente nelle tue corde.
RispondiEliminaL'America, il wrestling, i losers.
Per me, forse, il top dell'anno per adesso
Non so se per me è il top dell'anno per adesso, ma sicuramente tra i migliori.
EliminaAnzi, ti dirò, avrei premiato più questo di Birdman. ;)