martedì 10 agosto 2010

Ashes of time

Dopo anni di attesa, finalmente sono riuscito a mettere le mani sull'unico lavoro di Wong Kar Wai che mancava alla mia lista di spettatore.
Un'opera diversa, complessa, estremamente in contrasto con la consueta "mitologia" del regista eppure clamorosamente simile per tematiche e temi affrontati ai più noti In the mood for love, Hong kong express e 2046.
Ammetto apertamente - causa stanchezza e attesa clamorosa e spasmodica delle vacanze - di aver faticato non poco nella prima parte - così Julez non potrà rinfacciarmi di essere stato sul punto di addormentarmi di fronte ad un film "dei miei" - ma di aver recuperato ed essermi gustato il tutto fino in fondo, perso nelle immagini straordinarie che il regista e l'immenso Christopher Doyle, suo direttore della fotografia, hanno saputo confezionare per questa insolita pellicola, che inganna con premesse da wuxian per rivelarsi, al contrario, una riflessione sul valore dell'amore e della memoria nel pieno rispetto del wongkarwaismo.
Abbracciando un anno e le sue stagioni, infatti, il regista pone i suoi protagonisti di fronte a scelte, drammi e momenti indimenticabili come solo l'amore può regalare, giocando fin dal principio sull'importanza dei ricordi nelle vite di ognuno di noi e rispetto alle storie sentimentali passate e future, inserendo come elemento destabilizzante un vino magico capace di annullare la memoria di chi lo beve, in modo che ogni suo giorno possa essere, di fatto, il primo.
Alle riflessioni riguardanti questi temi alti il buon vecchio Wong lega immagini di una bellezza da togliere il fiato, magie della macchina da presa che sono state capaci di riportare alla mia mente i giochi di prestigio di Sokurov con distorsioni e filtri speciali, che - è indubbio -  fanno tanto Cinema d'elite ma altrettanto indubbiamente riescono a mostrare l'abilità straordinaria e mai - in questo caso - compiaciuta e spocchiosa dell'autore, che certo sa ed è ben conscio delle sue capacità ma riesce a non affogare nelle stesse, senza incorrere nello spiacevole inconveniente di produrre qualche mostro d'essai come quelli che ogni tanto capita che mi diletti a sbeffeggiare.
Ashes of time è, in parole povere, un vero regalo visivo - anche nei pochi duelli che il regista concede, quasi come un omaggio, al genere che ha ispirato la cornice del film - ma, in misura anche maggiore, uno spunto continuo per mente e - in particolare - cuore, che risulta quasi ipnotizzato dalle continue riflessioni sull'amore e le tracce che lo stesso è in grado di lasciare nella nostra natura, portino esse alla violenza, alla generosità, al sacrificio, al silenzio, ad una nuova vita o all'inseguimento di un sogno, o di noi stessi.
Come sarà, infatti, per In the mood for love e 2046, i protagonisti dei legami che racconta Kar Wai non troveranno quello che cercano - o che pensano di cercare -, ma avranno tutti gli strumenti e le possibilità di scelta per affrontare il futuro - e il passato - mossi dalla passione e dalla certezza che quel momento arriverà.
Il momento della nuova primavera. Della vita. Dell'amore.
E poi non dite che non sono un sentimentale.


MrFord


"We're strong, no one can tell us we're wrong
searchin' our hearts for so long, both of us knowing
love is a battlefield."
Pat Benatar - "Love is a battlefield"

2 commenti:

  1. AH-AH AH-AH AH-AH
    Se non ti svegliavo io, 'sto post non lo scrivevi! :D

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  2. Sapevo di poter contare su di te, per questo ho finto di avere un cedimento!

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