domenica 2 maggio 2010

La metà oscura

Prima o poi occorrerà ammettere, anche da parte dei più testardi, l'immenso valore che Romero ha avuto - e ha tuttora - nel panorama cinematografico americano.
Titoli come La notte dei morti viventi, Zombi o Monkey Shines non si dimenticano facilmente.
Ora, La metà oscura, tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King, non può essere considerato all'altezza delle pellicole che ho appena citato, ma, come spesso accade per i grandi registi, anche i lavori cosiddetti "minori" risultano essere di gran lunga migliori dei migliori sforzi produttivi di una quantità sempre troppo grande di registi scarsi.
Giocato tutto sulla suggestione del doppio, e con alcuni riferimenti che tanto piacerebbero al primo, e più fisico, Cronenberg, essenzialmente una riflessione psicologica più che un horror vero e proprio, si inserisce nel filone più autobiografico dei romanzi di King, con il solito scrittore impazzito o sull'orlo della follia che si confronta con il male dentro di lui.
Qualcuno ha detto Shining!?!?
Tralasciando i fantasmi interiori del buon vecchio Stephen e le similitudini fra le sue opere, è buono e giusto ammettere il lavoro ottimo svolto dal protagonista Hutton e dai responsabili degli effetti speciali, che con gli uccelli rendono omaggio al Maestro Hitchcock in due scene memorabili - l'assalto all'ospedale e il finale - e riescono a non far apparire preistoria ridicola l'unica scena gore ed effettivamente più esposta alla vulnerabilità degli effetti speciali vecchia maniera nell'epoca del digitale.
Romero dirige, come al solito, con sobrietà e rigore, dando un taglio solo apparentemente freddo al suo lavoro, in realtà concentrato sull'empatia che si crea inevitabilmente fra i personaggi e lo spettatore.
E considerata la nota cattiveria del regista, è confortante avere di fronte un film di un ventennio e più fa e rimanere sulla corda in attesa di scoprire se il finale sarà consolatorio - per una volta, almeno, nel caso della filmografia di Romero - o senza speranze.
Anche questo è un segno inequivocabile di talento.
E quel vecchio bastardaccio di George ne ha tanto quanti sono, e continuano ad essere, i suoi morti viventi.
E a proposito, in barba a "Diary of the dead", aspettiamo il nuovo, VERO capitolo della saga degli zombies.
Ovviamente tifando per i nostri vecchi amici claudicanti.

"The lunatic is in my head,
you raise the blade, you make the change."
MrFord

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