Regia: Edoardo Di Leo
Origine: Italia
Anno: 2015
Durata: 115'
Origine: Italia
Anno: 2015
Durata: 115'
La trama (con parole mie): Sergio, Fausto e Diego sono quarantenni senza prospettive, prigionieri di un'attività ed un matrimonio falliti, un lavoro che si odia ed uno status costruito solo sull'apparenza. Quando si presenta un'occasione di acquisto per un casale in Campania, i tre si accordano per entrare in società insieme, ristrutturarlo e trasformarlo in un agriturismo. Aiutati dal grintoso Claudio, da sempre militante di estrema sinistra, dalla loro nuova tuttofare e da un immigrato che lavora nei pressi dello stesso casale, i tre dovranno mettere le basi per la nuova attività, l'amicizia ed il coraggio per affrontare esponenti della Camorra, pronti a sollecitare affinchè i nuovi proprietari inizino al più presto a pagare la protezione.
Riusciranno a realizzare i loro sogni e cambiare vite fino a qualche tempo prima troppo tristi, o dovranno cedere al Destino, alla società e al crimine?
Riusciranno a realizzare i loro sogni e cambiare vite fino a qualche tempo prima troppo tristi, o dovranno cedere al Destino, alla società e al crimine?
Che il Cinema italiano fosse messo male quasi quanto l'horror - anzi, forse allo stato attuale perfino peggio - è una triste e risaputa realtà da diverso tempo, ormai.
Ma che il suo stato di salute fosse pericolosamente vicino al baratro da essere costretto a gridare al miracolo per un filmetto poco più che guardabile come Noi e la Giulia è davvero triste.
Non che il lavoro di Edoardo Di Leo - che, comunque, a scanso di equivoci, mi era parso già sopravvalutato con Smetto quando voglio - sia così brutto, o parte di quegli obbrobri buoni giusto per sfogare la propria ira critica e riempire i buchi nella top ten dedicata al peggio dell'anno: più semplicemente, si tratta di una pellicola esilina e decisamente derivativa buona giusto per una serata tra amici senza troppo impegno, un pò come potrebbe essere - con molte risate in più - se si decidesse di sbronzarsi gustandosi un qualsiasi prodotto della scuderia di Apatow proveniente dagli States.
In un certo senso lo spirito che anima Di Leo, il cast e la produzione è quello che, una trentina d'anni or sono, aveva lanciato Salvatores con Marrakech Express, Turnè e Mediterraneo - titoli di ben altra caratura, rispetto a questo -, e successivamente avrebbe funto da benzina per il successo dei primi prodotti di Aldo, Giovanni e Giacomo - fino a Chiedimi se sono felice, quando la vena del trio raggiunse il suo massimo prima di crollare -: peccato che molte delle trovate giungano fuori tempo massimo, che il tutto suoni troppo facile e gigione, e, in fondo, per quanto suoni davvero brutto scriverlo, "troppo italiano", e purtroppo non nel senso positivo del termine.
In realtà la prima parte e la costruzione della vicenda - non avendo letto il romanzo che ha ispirato la pellicola - finiscono per non risultare neppure particolarmente scomode - con tutti i loro limiti -, strappando diverse risate grazie ai contrasti tra i protagonisti - dagli svenimenti di Fresi al torinese di Argentero, passando per i duetti tra lo stesso Di Leo e Amendola, il favorito fordiano del film - e l'idea di quel cameratismo d'emergenza che aveva fatto la fortuna della nostrana settima arte agli inizi degli anni novanta, ed il ritmo permettono di seguire il tutto senza alcuna fatica: ma il gioco si esaurisce troppo presto, e la faciloneria con la quale è costruita la seconda parte, dal sequestro dei camorristi al successo dell'agriturismo, fino al finale degno del peggior Ligabue cinematografico, ha il sapore della commedia alternativa pseudo rivoluzionaria - imbarazzante il personaggio di Abu, l'immigrato principe guerriero nel suo Paese contadino dalle nostre parti, che ha finito per risultarmi addirittura un pò razzista - assolutamente priva della potenza non soltanto delle pellicole che hanno reso il Cinema italiano il migliore del mondo dal primo Dopoguerra agli anni settanta, ma anche di quelle che hanno di fatto rilanciato la nostra cialtroneria da Terra dei cachi dai già citati Marrakech Express e Mediterraneo fino a Johnny Stecchino vent'anni fa.
Ma la cosa davvero triste, almeno per quanto mi riguarda, è data dal fatto che Noi e la Giulia possa essere considerato dal pubblico e dalla critica più di quello che in realtà non è, la stessa cosa che accadde - con le dovute proporzioni, ovviamente - a Il capitale umano nella corsa all'Oscar di quest'anno, quasi come se l'illusione fornita dal riconoscimento dell'Academy a La grande bellezza potesse aver inaugurato una nuova, grande stagione di Cinema italiano.
Niente di più sbagliato.
Purtroppo, siamo ancora dei falliti in cerca di riscatto preoccupati dall'ingombrante presenza di chi ci chiede un tributo assurdo ed ingiusto che non si sa bene come decideranno di reagire al giorno che viene: in questo senso si può dire che la fotografia fornita da Di Leo sia piuttosto centrata.
Ma non è detto che, allo stesso modo, sia necessariamente un bene.
Ma che il suo stato di salute fosse pericolosamente vicino al baratro da essere costretto a gridare al miracolo per un filmetto poco più che guardabile come Noi e la Giulia è davvero triste.
Non che il lavoro di Edoardo Di Leo - che, comunque, a scanso di equivoci, mi era parso già sopravvalutato con Smetto quando voglio - sia così brutto, o parte di quegli obbrobri buoni giusto per sfogare la propria ira critica e riempire i buchi nella top ten dedicata al peggio dell'anno: più semplicemente, si tratta di una pellicola esilina e decisamente derivativa buona giusto per una serata tra amici senza troppo impegno, un pò come potrebbe essere - con molte risate in più - se si decidesse di sbronzarsi gustandosi un qualsiasi prodotto della scuderia di Apatow proveniente dagli States.
In un certo senso lo spirito che anima Di Leo, il cast e la produzione è quello che, una trentina d'anni or sono, aveva lanciato Salvatores con Marrakech Express, Turnè e Mediterraneo - titoli di ben altra caratura, rispetto a questo -, e successivamente avrebbe funto da benzina per il successo dei primi prodotti di Aldo, Giovanni e Giacomo - fino a Chiedimi se sono felice, quando la vena del trio raggiunse il suo massimo prima di crollare -: peccato che molte delle trovate giungano fuori tempo massimo, che il tutto suoni troppo facile e gigione, e, in fondo, per quanto suoni davvero brutto scriverlo, "troppo italiano", e purtroppo non nel senso positivo del termine.
In realtà la prima parte e la costruzione della vicenda - non avendo letto il romanzo che ha ispirato la pellicola - finiscono per non risultare neppure particolarmente scomode - con tutti i loro limiti -, strappando diverse risate grazie ai contrasti tra i protagonisti - dagli svenimenti di Fresi al torinese di Argentero, passando per i duetti tra lo stesso Di Leo e Amendola, il favorito fordiano del film - e l'idea di quel cameratismo d'emergenza che aveva fatto la fortuna della nostrana settima arte agli inizi degli anni novanta, ed il ritmo permettono di seguire il tutto senza alcuna fatica: ma il gioco si esaurisce troppo presto, e la faciloneria con la quale è costruita la seconda parte, dal sequestro dei camorristi al successo dell'agriturismo, fino al finale degno del peggior Ligabue cinematografico, ha il sapore della commedia alternativa pseudo rivoluzionaria - imbarazzante il personaggio di Abu, l'immigrato principe guerriero nel suo Paese contadino dalle nostre parti, che ha finito per risultarmi addirittura un pò razzista - assolutamente priva della potenza non soltanto delle pellicole che hanno reso il Cinema italiano il migliore del mondo dal primo Dopoguerra agli anni settanta, ma anche di quelle che hanno di fatto rilanciato la nostra cialtroneria da Terra dei cachi dai già citati Marrakech Express e Mediterraneo fino a Johnny Stecchino vent'anni fa.
Ma la cosa davvero triste, almeno per quanto mi riguarda, è data dal fatto che Noi e la Giulia possa essere considerato dal pubblico e dalla critica più di quello che in realtà non è, la stessa cosa che accadde - con le dovute proporzioni, ovviamente - a Il capitale umano nella corsa all'Oscar di quest'anno, quasi come se l'illusione fornita dal riconoscimento dell'Academy a La grande bellezza potesse aver inaugurato una nuova, grande stagione di Cinema italiano.
Niente di più sbagliato.
Purtroppo, siamo ancora dei falliti in cerca di riscatto preoccupati dall'ingombrante presenza di chi ci chiede un tributo assurdo ed ingiusto che non si sa bene come decideranno di reagire al giorno che viene: in questo senso si può dire che la fotografia fornita da Di Leo sia piuttosto centrata.
Ma non è detto che, allo stesso modo, sia necessariamente un bene.
MrFord
"Ma questo è dedicato a te
alla tua lucente armonia...
sei immensamente Giulia!
Il tuo nome è come musica,
mi riempie non mi stanca mai
dedicato solo a te!"
alla tua lucente armonia...
sei immensamente Giulia!
Il tuo nome è come musica,
mi riempie non mi stanca mai
dedicato solo a te!"
Le Vibrazioni - "Dedicato a te" -
Io ho il sentore che vedendolo la penserò come te, ma penso che Edoardo Leo abbia delle potenzialità, magari sta facendo scelte cinematografiche sbagliate... Spero di non cambiare idea vedendo questo! :)
RispondiEliminaPotrebbe anche averle, considerato lo standard italiano. Peccato che lo standard italiano sia molto basso! :)
EliminaEh già! Comunque smetto quando voglio in fondo non era suo. Di suo come regista e sceneggiatore avevo visto 18 anni dopo e non ha niente di originale o eclatante e molti difetti, ma mi sembrava avesse delle giuste ambizioni.
EliminaLe ambizioni le ha di sicuro, peccato che, nonostante qualche guizzo, secondo me non ci sia poi tutto questo talento!
EliminaPensavo fosse una cosetta... di fondo mi è piaciuto.
RispondiEliminaE' una cosetta: semplicemente non si fa detestare. :)
EliminaDirei che la pensiamo esattamente nello stesso modo, siamo uscite dalla sala chiedendoci il motivo per cui questo film piaccia in questo modo. Mi dicono che il romanzo sia molto meglio, e non fatico a crederci.
RispondiEliminaOnestamente, non ho troppa voglia di scoprire come sia il romanzo! ;)
EliminaNon credo che perderò tempo a guardarlo,ho davvero troppa poca fiducia nel cinema italiano ;) sono quelle pellicole di cui posso guardare un pezzetto mentre spentolo quando lo passano in TV....
RispondiEliminaEffettivamente è più televisivo, che altro. Se non altro non mi ha fatto totalmente cagare! :)
EliminaIl che per questi filmetti è già un successo XD
EliminaSenza dubbio, anche se restano filmetti.
Eliminapeccato riponevo qualche speranza ... e comunque ribadisco, secondo me per trovare del buon horror ormai devi scavare nell'underground...
RispondiEliminaPensa, per un buon film italiano non basta neanche quello! ;)
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaLo proiettavano la settimana scorsa nel comodissimo cinema vicino casa dove di solito vado a piedi, ma l'ho saltato.
RispondiEliminaMi dispiace perché un tempo lo frequentavo molto più spesso, però ultimamente si sono intestarditi con queste pseudo-commedie a sfondo più o meno sociale perché si sono creati il loro pubblico fisso e non si schiodano più di lì. Francamente non se ne può più. Conosco bene il gestore e ogni tanto mi chiede qualche titolo; io ci provo ma alla fine si osa solo in qualche rassegna, altrimenti sempre questa sbobba!
Purtroppo le commedie pseudo alternative tirano, nonostante siano decisamente più sopravvalutate che altro: la prossima volta consiglia il gestore del cinema a suon di bottigliate! ;)
Eliminala settimana scorsa era in cinemimosa, che poi sarebbe la rassegna grazie alla quale il martedì le donne pagano 5 euro un film scelto dal cinema in oggetto...
RispondiEliminanon sono andata a vederlo, nonostante la presenza di argentero... proprio non ce la potevo fare!
In realtà una visione in tv ci sta anche, non è così terribile e si lascia guardare: ma da qui a considerarlo una bomba, ce ne corre!
Eliminasmetto quando voglio è stato strastrastrasopravvalutata, di questo tutti mi parlano un gran bene, ma non l'ho visto..... mah !
RispondiEliminaSiamo più o meno da quelle parti. Cambiano cornice e titolo, ma il risultato è lo stesso.
EliminaSmetto quando voglio era una figata assoluta e Il capitale umano era un ottimo film. Diciamolo subito.
RispondiEliminaQuesto comunque non mi ispira, ma è stranissimo che tu l'abbia visto. Ti stai proprio cannibalizzando!
Tra un po' mi devo anche aspettare una tua recensione di Braccialetti rossi? ;D
Braccialetti rossi lo lascio ai pusillanimi della tua risma, quelli che considerano una "figata assoluta" una robetta come Smetto quando voglio e ottimo Il capitale umano, che è a malapena discreto. ;)
Eliminanon ho nessun pregiudizio nei confronti del cinema italiano, così come non ne ho per il cinema congolese o azerbagiano o (inserisci nazionalità a caso). quando scelgo, scelgo una storia che mi incuriosisce. e Noi e la Giulia non mi incuriosisce per niente...
RispondiEliminaNeanche io mi pongo limiti, o pregiudizi: ma il Cinema italiano sta proprio male. ;)
EliminaNon sono affatto d'accordo. Non vedo Noi e la Giulia come un'opera o un tentativo di pseudo rivoluzione. Ma del resto non possiamo vedere i film con gli stessi occhi, sai quello che penso del film di Leo e dello stesso. Io lo stimo così come ho apprezzato la sua terza regia. E trovo grandi film sia Il capitale umano che Smetto quando voglio. ;-)
RispondiEliminaNeanche Marrakech Express era un tentativo di pseudo rivoluzione, ma aveva spessore ed era credibile. Questo tipo di caricature di Breaking Bad fanno solo ridere, e non nel senso buono. Un pò come è capitato con Smetto quando voglio. ;)
EliminaQuesto film lo snobbo tranquillamente, mentre sono andato a recuperarmi la tua opinione su Mediterraneo, film che a me piace parecchio, e non sono rimasto deluso. Per me 3 bicchierozzi pieni però, è uno di quei film che mi porta oltre la spirale del tempo, e non posso che considerarlo un grande pregio.
RispondiEliminaMi fa stare bene come poche altre visioni. :)
Anche per me Mediterraneo è così: un rifugio e un vecchio amico da ritrovare. Ma tre bicchieri mi sarebbero parsi davvero troppi. ;)
EliminaCon tutto il benparlare di sé che stava facendo cominciavo a preoccuparmi. Per fortuna mi dai speranza ^^'
RispondiEliminaSono contento di essere stato utile. ;)
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