La trama (con parole mie): David Drayton, dopo una tempesta, si reca nell'amichevole supermercato dell'amichevole cittadina di provincia per acquistare il necessario a sistemare casa quando una misteriosa nebbia cala a valle da una base dell'esercito dove si sta tenendo un misterioso esperimento. Inutile dire che la stessa nebbia non porterà nulla, ma proprio nulla di buono. Peccato che, di peggio, facciano gli involontari prigionieri del supermarket.
Prendendo ispirazione da queste giornate di pesantissima nebbia da piena bassa padana, nostra compagna di viaggio verso Milano e ritorno praticamente ogni giorno, recupero una pellicola che vidi la prima volta in sala con aspettative pari a zero nonostante la presenza dietro la macchina da presa dell'onesto Frank Darabont, che con mestiere ha sempre confezionato pellicole estremamente commerciali ma efficaci come Il miglio verde e Le ali della libertà.
Anche in questo caso la fonte letteraria cui attinge il regista è quello scellerato di Stephen King, che non ha davvero bisogno di presentazioni essendo, credo, uno degli scrittori più rappresentati in sala nonchè autore di best sellers che continuano imperterriti a vendere senza requie anche a distanza di decenni: onestamente non conoscevo il racconto cui questa pellicola è ispirata, ma devo dire di essere stato piacevolmente sorpreso dalla stessa e dalla capacità del regista di mescolare horror puro, sci-fi anni cinquanta, effetti speciali quasi splatter ed un desolante discorso sociale legato all'umanità e alla sua potenzialmente infinita pericolosità, anche di fronte a mostri ferocissimi - ma nient'altro che predatori - provenienti da un'altra galassia.
In particolare, il crescendo del personaggio interpretato alla grande da Marcia Gay Harden riesce ad inserire nell'ambito della riflessione sociologica i rischi della religione, nonchè suscitare un misto di odio e timore fortissimo nella quasi totalità degli spettatori, riportando l'atmosfera all'interno del supermarket assediato dalle creature assetate di sangue ad epoche oscure e lontane, tanto da istillare il dubbio se non sia meglio affrontare quasi disarmati ragni grandi come automobili piuttosto che l'ira funesta dei fanatici della salvezza e della redenzione biblica.
Nonostante la componente di disagio sociale espressa dal regista, The mist si mantiene su ottimi livelli di pane e salame nel corso di tutta la sua durata, dosando con grande equilibrio approfondimento dei personaggi, tensione narrativa e scontri all'ultimo sangue con le differenti specie di questi animali dimensionali estremamente letali: dagli insetti agli uccelli, fino a giungere ai colossi rivelati nell'ultima parte della pellicola - che ricordano il mostro del giocattolone Cloverfield, che personalmente ho adorato -, i richiami al mondo conosciuto e alla sua fauna non mancano anche quando arricchiti da robuste dosi di fantasia, e contribuiscono alla riflessione sulla "minimalità" dell'uomo sia a livello morale che fisico, rispetto a specie che, a distanza di millenni, continuano a sopravvivere con una percentuale di cambiamenti evolutivi prossima allo zero - coccodrilli e scarafaggi su tutti -.
Il salto di qualità effettivo del film - anche rispetto all'originale letterario, tanto da guadagnarsi il plauso dello stesso King, che pare abbia dichiarato che Darabont ha trovato una risoluzione molto più forte della sua - avviene però con la conclusione, che per questioni spoilerative non posso spiattellarvi selvaggiamente, ma che lascia atterriti quanto e più del crescendo di follia che attanaglia i protagonisti come in una morsa, e si libera in un gesto disperato ed estremo che si scontra con una realtà paradossalmente spietata e beffarda, ancor più assurda e sconcertante delle creature che l'hanno invasa.
La figura della madre abbandonata dagli occupanti del supermarket al principio e la l'agghiacciante rivelazione dell'epilogo si legano più stretti di quanto non possa sembrare, e dipingono un quadro che è una vera e propria apocalisse dell'anima, e tocca corde che un film così fisico e "di pancia" non si riterrebbe in grado neppure di immaginare.
Certo, non sarà Gli uccelli - del resto, Capolavori come quello nascono una volta ogni cinquant'anni -, ma una volta spento il lettore dvd, difficilmente non sarete stati segnati dalla visione, sia stato l'attacco di un mostro bavoso o il colpo di pistola del vicino.
MrFord
"The first line hit me like a kick in the face,
thought I better have another just in case,
next thing I knew my heart was under attack,
bought a one way ticket to hell... And back!"
The Darkness - "One way ticket to hell" -
non me lo ricordo molto, ma ricordo benissimo la pessima cgi che avevano adoperato per il mostro, e che mi aveva dato particolare fastidio! lo devo rivedere.
RispondiEliminam'è piaciuto molto questo film.
RispondiEliminaDarabont è un bravo regista e, soprattutto, sa scrivere buone sceneggiature.
il finale- come dici tu- è il vero valore aggiunto del film.
gran bel film, chapeau, il finale è una boomba!
RispondiEliminamai visto.. a questo punto però sono incuriosito, soprattutto dal finale
RispondiEliminaMolto bello! È vero, c'è molta sci-fi vecchio stile, infatti mi pare che nel dvd americano ci sia anche la versione in bianco e nero. Finale pazzesco!
RispondiEliminaSai che l'ho visto proprio ieri sera???:DD
RispondiEliminaM'è piaciuto molto. Mi aspettavo uno 'Skyline' (Il Creatore ce ne scansi e ce ne liberi), invece mi ha sorpreso piacevolmente. Certo il finale ti lascia 5 minuti ad urlare: "NOOOOOOOOoOOOooOOOOooO!!", ma è questo il bello, no???
Che bella la canzone dei The Darkness!!!
Frank: dagli un'altra possibilità, a mio parere è un ottimo film di genere, e la cgi non è così male!
RispondiEliminaEinzige: concordo completamente, ottimo prodotto. Darabont è un onestissimo artigiano, sia come regista che come sceneggiatore.
Lorant: bomba totale! Me lo sono davvero goduto.
Cannibale: provaci, secondo me può metterci d'accordo.
Ottimista: peccato che la versione in b/n non ci sia anche nel dvd italiano, me lo sarei visto volentieri in questa versione!
Rossana: che coincidenza, ho azzeccato la tempistica, allora! :) Di Skyline spero vivamente di non trovarne più sul mio cammino, mentre ben vengano prodotti come questo!
I The darkness sono tamarri come piace al sottoscritto, quindi ben vengano anche loro! ;)
ok mi hai convinto... però me lo vedo in bianco e nero!
RispondiEliminaBravo Frank, quando hai rivisto fammi sapere! :)
RispondiEliminavisto al cinema, esci ancora stordito, finale bellissimo, peggio per chi sa già come va a finire
RispondiEliminammm... non mi ha convinto molto... speravo meglio. Certo il finale funziona bene ma mi è sembrato uno dei pochi momenti davvero riusciti del film. Non so, mi dava come l'idea di un episodio di Ai confini della realtà tirato però per le lunghissime e con intermezzi paranoici (il personaggio interpretato da Marcia Gay Harden) a volte insostenibilmente fastidiosi. L'atmosfera di The Fog di Carpenter è decisamente un'altra cosa. ciao, c
RispondiEliminaCineddoche, secondo me invece ha molto in comune dal punto di vista "ludico" con The fog, mentre il finale e gli intermezzi paranoici aggiungono spessore al lavoro.
RispondiEliminaCi sta che possa non convincere a fondo, ma secondo me resta comunque da vedere!
Mamma mia il finaleeeeeeee!Pietrificante.
RispondiEliminaFinale pazzesco. Si è complimentato anche King.
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