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venerdì 20 maggio 2011

The tree of life

La trama (con parole mie): Gli O'Brien abitano in una grande casa nella tranquilla periferia americana del dopoguerra. Padre severo, madre gentile, tre figli spiritualmente contesi tra le due visioni di Natura e Grazia. Jack, il maggiore, vive il rapporto con i genitori specchiandolo nel conflitto con se stesso e la crescita, e solo da adulto comprenderà l'importanza di quello che ha avuto e di quello che gli è stato tolto, in particolare nel momento della morte di uno dei fratelli.
Attorno, il cosmo: nascita, morte, amore e divinità concentrati in immagini che vorrebbero essere interpreti di un viaggio attraverso sentimenti e Storia unico ed irripetibile.
Peccato che questo trip sia stato compiuto già più di quarant'anni fa da un signore chiamato Stanley Kubrick: che, non me ne voglia Malick, è assolutamente inimitabile.

Non pensavo davvero che sarebbe venuto questo momento.
Onestamente, speravo non accadesse proprio.
Invece, eccomi qui, a scrivere una cosa che fino all'uscita dalla sala non avrei creduto possibile: Malick questa volta ha toppato. 
E proprio alla grande.
Lo ha fatto, forse, facendosi prendere troppo la mano senza misurarsi, trasformando quella che fino a The new world era stata la sua poetica, la sua forza in una sorta di delirio allucinogeno incontrollato che - ed è un dolore anche solo essere sfiorato da un pensiero come questo - non ha fatto altro che riportarmi alla mente The fountain, quasi come se Aronofsky, rinato con The wrestler e Black swan, avesse passato tutta la sua aronofskite passata - detta anche volgarmente pippaggine intellettualoide - al povero Terrence, travolto dalle sue consuete - splendide - carrellate di immagini e da una lezione pseudo mistica che sconfina nel terribilmente kitsch in più di un'occasione, in bilico tra il National Geographic e i Cristiani Redenti.
La scrittura, punto di forza di Capolavori come La sottile linea rossa, appare confusa e spezzettata, e le scelte visive, per quanto affascinanti, più che l'ermetica poesia de I giorni del cielo assumono i connotati di un delirante viaggio interiore poco compreso dall'autore stesso, che vorrebbe affascinare ma finisce per annoiare se non, addirittura, risultare involontariamente ridicolo - ho impressa a fuoco nella mente la sequenza con i dinosauri, inqualificabile -, o che, come la quasi totalità della parte dedicata al presente di narrazione interpretata da Sean Penn, risultano assolutamente fuori contesto rispetto al solido e sentito blocco centrale legato alla formazione dei figli degli O'Brien, vera e propria ancora di salvezza per un'opera altrimenti indigesta e clamorosamente sbagliata.
Dal massacro di questo scellerato scivolone di Malick esce indenne - anzi, rafforzato in credibilità - Brad Pitt, che fornisce una solidissima interpretazione ed è valorizzato da un personaggio scritto e definito alla perfezione, probabilmente pregno di molti riferimenti autobiografici del regista - che negli stessi anni delle vicende del giovane Jack è cresciuto, e che in ogni suo lavoro ha affrontato di riflesso sottolineando a più riprese l'importanza delle figure genitoriali nel percorso di crescita personale di ognuno di noi.
Inoltre, la fotografia dei rapporti in casa O'Brien appare asciutta e diretta, segno di quanto avrebbe potuto dare quest'opera al pubblico se il suo autore fosse rimasto fedele alla fisica, più che alla metafisica di stampo religioso che pervade - o meglio, invade - il grosso del minutaggio della stessa.
I voli pindarici legati all'evoluzione della vita - nel microscopico come nel macroscopico - e su quello che potrebbe attenderci oltre non solo appesantiscono inutilmente la visione, ma perdono clamorosamente il confronto con due pellicole cui questo The tree of life pare essere profondamente legato: la prima - e la parte conclusiva è più che indicativa, in questo senso - è Hereafter, straordinario e troppo sottovalutato ultimo lavoro eastwoodiano, cui Malick fa riferimento per la sua parte paradossalmente meno convincente - quella della visualizzazione dell'aldilà, per l'appunto - finendo per prendere una posizione opposta a quella del granitico Clint. Se, infatti, il nostro vecchio pistolero afferma, attraverso la delicatezza del suo lavoro, che è sempre preferibile pensare a quello che abbiamo da questa parte, che non cercare di capire cosa avremo dall'altra, il bucolico Terrence si butta a capofitto nell'interpretazione dell'ignoto, uscendo, più che ridimensionato, pesantemente bastonato dal confronto.
La seconda, invece, è 2001.
Già nel succitato The new world il cineasta dell'Illinois ci aveva provato, realizzando peraltro un finale da capogiro, potentissimo ed intenso.
Ma, senza usare troppi giri di parole, non si scherza con 2001.
In nessun modo, in nessun mondo, in tutti i luoghi e in tutti i laghi.
E soprattutto, non è umanamente possibile pensare di poter sostituire quello che, a tutti gli effetti, è da considerarsi IL film per eccellenza.
A poco servono le eclissi, lo spazio siderale che si confonde con il concepimento, i colori e le meraviglie di Terra e Cosmo. E tantomeno i dinosauri digitali.
A Kubrick sono bastati qualche scimmia e un osso per ridefinire il percorso storico dell'Umanità.
E ai piedi del monolito non c'è spazio per le imitazioni.
Soprattutto se scialbe.

MrFord

"Got this dance that's more than real
drink Brass Monkey - here's how you feel
put your left leg down - your right leg up
tilt your head back - let's finish the cup."
Beastie boys - "Brass monkey" -

38 commenti:

  1. omg...trattasi forse dell'unica stroncatura di questo film esistente sul pianeta terra!urge visione per valutare...

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  2. il film non l'ho visto, però mi sembra di capire dalla tua recensione che appena le visioni si fanno un attimo complesse, i tuoi occhi pane e salame abbandonano subito la sala.
    comunque non credo che hereafter sia stato in alcun modo un modello di riferimento per il film, visto che è uscito appena pochi mesi fa e malick con i suoi tempi lenti aveva già scritto questa sceneggiatura già molto tempo fa, quindi dubito fortemente possa essersene ispirato...
    comunque se parli di pippaggine intellettualoide anche per malick, questo dev'essere proprio un grande film! ;)

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  3. In realtà ha ricevuto reazioni parecchio contrastanti... Qualcuno lo considera un capolavoro, altri un'enorme delusione... Di certo è un film da vedere...

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  4. si a cannes è stato anche fischiato...però le reazioni della stampa e dei blogger che avevo letto finora erano state tutte positive e entusiastiche...

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  5. Alesya, credimi: avrei voluto tantissimo parlarne bene. Lo attendevo da tempo, come molti, del resto. Purtroppo credo che Malick si sia perso letteralmente in se stesso.
    Detto questo, gli vorrò sempre bene lo stesso. ;)

    Cannibale, non mi pare che tu te ne intenda troppo, di visioni complesse, dato che il Cinema precedente agli anni settanta non lo consideri. Ti assicuro che un muto di Dreyer in tutta la sua monumentale pesantezza è assolutamente più fresco da vedere di un delirio disorganizzato come quello di Malick. Purtroppo il buon Terrence ha cagato fuori dal vaso.
    Io ho sempre amato il suo Cinema, ma stavolta ha cercato troppo di fare il Kubrick. E di Kubrick ce n'è uno solo.
    Per quanto riguarda Hereafter, invece, non saprei dirti: la questione è che l'aldilà di Malick è clamorosamente simile a quello di Eastwood. Ma potrebbe piacerti, mi ha ricordato un pò anche quello caramellato di Amabili resti.
    Cinema complesso quello, vero!? ;)

    Alessandro, anche io avevo letto di reazioni agli antipodi. Sono entrato in sala sperando di essere tra i sostenitori della versione Capolavoro, ma non ce l'ho proprio fatta, con tutta l'ammirazione che ho per il lavoro di Malick.

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  6. Perfetto: lo depenno dalla lista dei "da vedere". Anche perchè Malick non mi hai mai entusiasmato (i due neuroni dopo un po' si annoiano ed iniziano a litigare). L'ho sempre guardato perchè i grandi autori meritano di essere conosciuti (rimango un po' spocchioso e radical chic)

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  7. Ecco un'occasione per farmi il primo drink. Dopo aver visto "The tree of life" sono uscito dalla sala confuso e stanchissimo (credo nel secondo spettacolo), in mezzo ad amici che curiosamente citavano tutti "2001" affermando, come te, che non c'è paragone. Di base, ero d'accordo: quando in un dramma psicologico il regista infila mezz'ora di spazi siderali e scene preistoriche, pensare al classico di Kubrick è inevitabile. Per di più, questo mi allontanava dal fil di Malick ancora di più, in quanto non amo affatto "2001" che ho sempre trovato un poco cerebrale e specioso. Ma. Ma a due giorni di distanza, quella madre diafana e senza peso, i rami frattali degli alberi intorno a casa O'Brien e le costellazioni si stanno ricombinando nella mia coscienza in modi imprevisti e suggestivi, principalmente intorno all'idea che la bellezza della natura (nei suoi aspetti di magnificenza e gentilezza) è ingannevole e che la crudeltà è sempre in agguato, pronta ad accanirsi sugli indifesi. Non è un pensiero complesso, e certo è un pensiero religioso: quindi se uno è allergico alla religione lo troverà fastidioso e irrilevante. Però a me sembra espresso in modo potente nel film. (D'altra parte, i film recenti di Eastwood, come "Hereafter" a cui tu fai riferimento, non mi piacciono affatto proprio per le idee pappose che testimoniano, benché siano girati molto bene, quindi confesso di essere soggetto anch'io a distorsioni contenutistiche.) Salute!

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  8. Coraggioso Mr Ford! Io e alcuni amici estimatori di Malick siamo andati a vederlo mercoledì sera. In religioso silenzio abbiamo aspettato l'inizio della proiezione. Sempre in silenzio abbiamo aspettato che scorressero i titoli di coda. Fuori dal cinema sono iniziate le discussioni. Con il cuore in mano si può dire che di primo impatto può sembrare il meno riuscito tra i film del Maestro...forse la aspettavamo tanto questa nuova pellicola...forse troppo!Sta di fatto, Mr Ford, che con gli amici a distanza di 2 gg ne parliamo ancora!

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  9. Quoto Yanez, anche a me a distanza di 2 giorni tornano in mente alcune, potentissime immagini..
    Anche se alcune mi sono sembrate troppo ricercate, quasi "artefatte".
    Detto questo Malick è un genio e gli si vorrà sempre bene, in fondo capita di "sbagliare" un film.
    O almeno questo è il mio pensiero.

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  10. sbagli, non considero il cinema prima degli anni '80 ahahah ;D

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  11. Gae, non so se lo depennerei. In fondo è il lavoro di un grandissimo, anche se assolutamente non all'altezza di quelli che l'hanno preceduto. E di certo è un'esperienza.

    Yanez, interessantissimo commento, ricco di spunti. Sinceramente, forse perchè di certo figlio della Natura e non della Grazia, ho trovato questo suo viaggio ridondante e poco significativo, mentre al contrario - nonostante sia assolutamente non religioso e anticlericale - avevo percepito Hereafter come una delicata, potentissima riflessione sulla perdita e sulla voglia di vivere qui, ora. Senza preoccuparsi dell'aldilà che tanto pare premere Malick.
    Punti di vista del Cinema. :)

    Betty, sicuramente è un film che fa discutere, e molto. Ricordo lo stesso tipo di reazioni proprio con Hereafter, che alcuni trovarono terribile e altri magistrale. Non sai quanto avrei voluto uscire dalla sala estasiato come fu per gli altri film di Malick, ma anche se ci ho provato non ce l'ho proprio fatta!

    Dembo, a Malick vorrò sempre bene. Uno che fa La sottile linea rossa è sempre nel cuore.
    Ma tutta la potenza delle immagini di The tree of life si perde proprio nella loro inconsistenza. Mi rimane soltanto la figura del padre.

    Cannibale, io non me ne vanterei troppo, fossi in te! ;)

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  12. niente, avevo scritto un commento che pareva un post e si è perso per un errore al sito. diomadonna.

    dico solo: me lo aspettavo, un tuo giudizio di questo tipo, visto che mi avevi anticipato.

    forse, però, forse, a me non darà la stessa impressione - lo sai che ho un versante mistico-spirituale più spiccato del tuo. al di là del "pane e salame" che ti contraddistingue :)

    vedrò di parlarne sul mio blog, vista la sparizione del mio commento.
    certo, dopo averlo visto: se qualche ragazza, gnocca e single, vuole accompagnarmi, mi faccia sapere.

    f.

    p.s. ti prego, cambia font! o almeno, togli quell'illeggibile corsivo! (se fossi democratico, ma so che non lo sei, io ti proporrei un bel sondaggio "a furor di popolo")

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  13. riporto solo ciò che ho già scritto da me sul blog, un pre-commento:


    *******************************************************************
    oggi parlavo del trailer del nuovo film di malick e mi domandavo di come stridesse la duplice via che malick stesso sembra indicare tramite la faccenda della frase.
    ora, io, malick, l’ho sempre letto un dualista alla bergson, cioè un sottile mistico monista (non seguiti a leggere chi trova il finale di the thin red line un pippone alla tagore) e allora mi chiedevo, anche per via dell’insistenza sulla duplice via sul sito ufficiale, come questo collimasse.
    oggi enrico - grazie enrico - mi dice, “natura e grazia… è leibniz”, e allora, recuperando i “principi razionali della Natura e della Grazia” (1714), leggo: la Natura stessa conduce così alla Grazia e la Grazia perfeziona la Natura servendosene. ora ci siamo. salvo rettifiche di malick (ovvero, a seguito della visione).

    una via d’accesso per comprendere the thin red line? the floating opera, cap. VII, “my unfinished boats” (in particolare, ed.it. minimum fax 2003, pp. 90-100) - ma non ditelo troppo in giro.

    ********************************************

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  14. a margine: giudizio sul Frammartino "le quattro volte"?
    così ci capiamo, forse.

    f.

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  15. Grazie, riparleremo di cinema o d'altro. Comunque credevo che avrei rimediato davvero un cocktail con questo commento.

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  16. Ammazza, mm1, mi hai fatto un post ugualmente! Tra l'altro, il tuo commento "filosofico" - corretto, peraltro, e ti lascio alla visione per la rilettura dello stesso da parte di Malick -, è apparentemente ostico come il più radical chic dei film! ;)
    Le quattro volte ancora mi manca, ma prima o poi mi cimenterò.
    Ovviamente non sono democratico, come tu ben sai, ma nel pieno sawyerismo fordistico che ha contraddistinto il mio passato ti do tranquillamente il permesso di usare il mio blog per tentare di broccolare con qualcuna.
    Ricordati però che se la porti a vedere Malick e non è una figa di legno intellettualoide rischi di prendere un sacco di legnate. ;)

    Yanez, molto volentieri.
    E per il cocktail, io non mi tiro mai indietro. Quando vuoi.

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  17. grazie james, ti farò sapere della visione :)

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  18. Perfetto, attendo la tua recensione, allora!

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  19. Cavolo!!! La tua è una stroncatura troppo ben argomentata per chiedere spiegazioni. Dal canto mio ancora non l'ho visto e non perché non abbia potuto, ma semplicemente perché qui in culonia ancora non è arrivato!!:(
    Ora la mia voglia di vedere questo tanto discusso film è alle stelle!!!

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  20. Rossana, sicuramente è un film da vedere, ha letteralmente spaccato in due la critica, e se arriverà la Palma d'oro sarà un motivo in più per discuterne!

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  21. Ford stavolta te hai cagato fuori dal vaso!
    Malick può permettersi di fare un film sulla scia di 2001, ha dimotrato il suo spessore e Tree of life è un delirio per gli occhi, compresi i dinosauri!
    Son daccordo che 2001 resterà per sempre il caposaldo per eccellenza e nessun film potrà arrivare al livello dov'è arrivato lui ma Terence può assolutamente permettersi di fare quel che ha fatto, l'ispirazione a Stanley ci sta tutta e la sua interpretazione sopratutto nel delirante finale mistico-religioso è una bomba! ti ammazzo di bottigliate!!!!

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  22. Lorant, bentornato!
    E sei tu, con il buon Terrence, ad aver cagato proprio in un'altra stanza! ;)
    I dinosauri facevano cagare, niente scuse.
    E Kubrick ha confermato, anche se indirettamente, di essere ancora - e per sempre - una spanna sopra tutti.
    Però a Malick voglio bene lo stesso, anche se l'ho stroncato.
    Fatti sotto, che di bottigliate te ne prendi tu a manetta! ;)

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  23. grazie Ford, son mancato per un pò causa motivi logistici e a quanto vedo devo recuperare assolutamente la battaglia di post con il cannibale, cazzo son mancato nel periodo meno opportuno... non sò dove devo cominciare per mettermi in pari!

    Kubrick probabilmente starà anche 2 spanne sopra tutti, non si discute, ma quello che hai detto su Malick te lo faccio rimangiare a suon di bottigliate, ti seppellisco con bocce di tequila e whiskey! preparati!

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  24. Lorant, la battaglia con il Cannibale non puoi proprio perdertela!
    Ricomincia dagli anni sessanta e sali fino ai novanta, che arriveranno domani e dopo! Ci sarà da divertirsi!

    Per le bottigliate, ti aspetto! Vedrai quante te ne arrivano! E porta anche Malick, che ne ho pure per lui! ;)

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  25. anche tu l'hai stroncato...bene...ora sono più confusa di prima, non mi resta altro che andarlo a vedere di persona perchè le critiche sono una più contraddittoria dell'altra!

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  26. Eva, questo è uno dei quei film che occorre vedere di persona per capire che effetto fanno, un pò come fu per Inland Empire di Lynch - che trovai stupendo -.
    Di certo, anche una stroncatura come la mia non riguarda la bravura straordinaria di Malick, quanto il suo perdersi in se stesso.
    Attendo la tua opinione in merito!

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  27. Io ormai divido il mondo tra quelli che hanno amato The tree of life e quelli che non sono riusciti ad apprezzarlo ;-)
    Anzi, secondo me rappresenta il punto di arrivo di una poetica che sta portando avanti dagli inizi della sua carriera.
    E poi perché pensare che abbia voluto imitare Kubrick? Ma quando mai! Sono due registi totalmente diversi. Non è che l'affrontare tematiche assolute e metafisiche sia stata prerogativa del grande Kubrick. Ognuno può offrire una propria visione, dare una propria risposta.
    Ci sto che The tree of life possa non essere piaciuto a tanti, ma affermare che abbia voluto imitare qualcuno, o che si sia prefisso un compito più grande di quello che poi sia riuscito a realizzare, mi sembra una supposizione infondata. Ha fatto il suo film. Punto. E l'ha fatto secondo il suo "inimitabile" (anche lui è inimitabile, almeno quanto Kubrick) stile; che poi piaccia o meno, non toglie nulla al risultato raggiunto.

    Cinema e alcool, eh? ;-) Un luogo dove tornero volentieri, facendo finta di non aver letto questa stroncatura di The Tree of Life ;-)

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  28. Biancaneve, per prima cosa benvenuta nel saloon.
    Detto questo, con la mia stroncatura non intendevo dire che Malick abbia voluto imitare Kubrick, quanto tentare un percorso "cosmico" come quello intrapreso dall'irraggiungibile Stanley con 2001.
    Malick è un grandissimo regista, e anche con questo scivolone il suo valore - anche grazie ai Capolavori precedenti - ai miei occhi non è diminuito.
    Diciamo solo che se la vita è un connubio di Natura e Grazia, il buon Terrence si è perso completamente dietro la seconda.
    Ed io, sostenitore fervente della prima, non potevo essere emotivamente coinvolto da un lavoro di questo genere.
    E poi, bellezza delle immagini a parte: ma quei dinosauri manco fossimo in Avatar doveva proprio metterli!? ;)

    Torna pure quando vuoi, ma non dimenticare la stroncatura di The tree of life: dal confronto escono sempre le discussioni migliori!

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  29. Grazie per il benvenuta! :-)
    Ti ho risposto anche di là.
    Volevo solo aggiungere che secondo me, non è vero che si è perso nella via della Grazia (per citare le tue parole), in quanto, quest'ultima, alla fine, ingloba e si concilia anche con l'altra, quella della Natura.
    Come ho scritto nella mia recensione, è un'opera conciliatrice dei due aspetti, al pari de La tempesta di Shahespeare, in quanto, chi riesce ad assumere nella propria esistenza il principio della Grazia fa sì che arrivi all'accettazione anche degli aspetti più casuali - privi di senso e di finalità ulteriori che non siano il loro semplice esistere secondo le dinamiche cosmologiche - della Natura.
    La Grazia non è intesa in un'accezione religiosa, ma proprio nel senso di empatia, di sentimento empatico che porta ad accogliere piuttosto che a tentare di comprendere o giudicare.
    E' la mia interpretazione, ovvio, ma basata sulla profonda conoscenza che ho di questo regista. The Tree of life è il punto di arrivo de La rabbia giovane, e anche de La sottile linea rossa (anche lì vi è accettazione di tutto, vi è luce persino nell'esperienza della morte; ripeto, non Luce in senso teologico, ma metafisico).
    Il confronto, quando condotto in questo modo, pacato e civile, è bellissimo, e sempre fonte di arricchimento reciproco. :-)

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  30. Biancaneve, comincio dalla fine.
    Anche io conosco bene - e adoro - Malick, e capisco cosa vuoi dire, specialmente con il paragone con La sottile linea rossa - l'ho postato in questi giorni, vai a darci un'occhiata -: la Luce che chiude quel Capolavoro per me è come il rovescio della medaglia dell'orrore di Apocalypse now, e del suo buio profondo.
    Il fatto è che continuo a pensare che con quest'ultimo lavoro il regista si sia fatto travolgere da quella stessa illuminazione, e a prescindere dalle questioni mistico/religiose si sia davvero perso in quello che sarebbe potuto essere qualcosa di unico.
    Poi, ribadisco, per uno profondamente filo-Natura come me, la difficoltà è doppia, quando vedo tutto questo oceano di Grazia. ;)

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  31. condivido dalla prima all'ultima parola!Davvero deludente Malick stavolta!

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  32. ...e poi la parte dei dinosauri è davvero stupida e ridicola, non credevo ai miei occhi!

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  33. Margherita, come ti dicevo sfondi una porta aperta, con tutto il bene che voglio a Malick!

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  34. "Non pensavo davvero che sarebbe venuto questo momento.
    Onestamente, speravo non accadesse proprio.
    Invece, eccomi qui, a scrivere una cosa che fino all'uscita dalla sala non avrei creduto possibile: Malick questa volta ha toppato.
    E proprio alla grande".
    Lo stesso è successo a me!!! :D

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  35. Antonella, mi sa che non ci sono state proprio mezze misure, a proposito di questo film.
    Si è adorato o detestato.
    Lieto di averti dalla "mia parte", un pò meno per il fallimento di Malick.

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  36. Appena visto. Una sola parola: tremendo. Immagini meravigliose (anche se con uno smartphone di ultima generazione l'effetto della luce che filtra tra le foglie degli alberi non è così difficile da riprodurre) a nascondere un vuoto totale. All'apparizione dei dinosauri ho avuto la visione di Piero Angela che descriveva la preistoria usando come colonna sonora la sigla di SuperQuark.

    Al primo che paragona questa roba a 2001 stacco una tibia e la uso come la usano gli ominidi del film.

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    1. Alessandro, sono completamente d'accordo con te.
      Ora non ti resta che convincere di questi fatti incontestabili il Cannibale! ;)

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