Pagine

lunedì 16 settembre 2013

Drift - Cavalca l'onda

Regia: Ben Nott, Morgan O'Neill
Origine: Australia
Anno: 2013
Durata:
113'
 


La trama (con parole mie): Andy e Jimmy Kelly, fuggiti accanto alla madre da Sidney e da un padre violento ed alcolizzato all'inizio degli anni sessanta si ritrovano tra i pionieri del surf sulle spiagge mozzafiato dell'Australia più selvaggia e rurale, ragazzoni di provincia pronti a rischiare il tutto e per tutto tra le onde e non solo.
Andy, tutto d'un pezzo e più responsabile, sogna di mettere in piedi un business legato all'equipaggiamento per il surf, mentre il fratello minore Jimmy, genio e sregolatezza della tavola, con l'amico Gus finisce sempre per essere in bilico tra le cattive compagnie ed un destino incerto.
L'arrivo del filosofo itinerante J.B. e della sua compagna di viaggio Lani porterà i due fratelli a confrontarsi con i propri sogni, la realtà ed una crescita che non sempre si rivelerà piacevole come una giornata in spiaggia.




Scrivo questo post in una sera di fine estate che ha portato in dono uno dei primi temporali con il sapore fresco e pungente dell'autunno, conscio del fatto che lo programmerò per il giorno in cui, dopo tre mesi e mezzo, farò ritorno al lavoro.
Ora, poco importa del perchè sia riuscito a concedermi e godermi una stagione come quelle che si facevano ai tempi della scuola, che il mio voto ad un film di cuore ma non così perfetto sia fin troppo generoso, che l'Australia mi manca, e vorrei che tutta la famiglia Ford avesse occasione di trasferirsi lì, down under, per ricominciare in un luogo in cui ricominciare pare proprio essere possibile.
Nel cuore di luglio, quando la nostalgia crescente di questi giorni ancora appariva come un miraggio, rividi e recensii - e non per la prima volta - Point break, parlando dell'importanza che l'estate ha avuto e continua ad avere nella mia formazione e vita, nonostante il sottoscritto non abbia mai di fatto messo piede su una tavola da surf in vita sua - per il momento il massimo, in questo senso, è stato il parasailing, sempre goduto ai tempi dell'Australia - e Julez sia nata tra le onde decisamente più di questo vecchio cowboy decisamente più a suo agio sulla terra, o al massimo tra le onde di una sbronza da record.
Eppure Drift - Cavalca l'onda è riuscito - malgrado la presenza del cane maledetto Sam Worthington - a conquistarmi dal primo all'ultimo minuto, ricordando i tempi in cui riuscivo a godermi il piacere di una visione senza pensare troppo al suo valore artistico, alla tecnica o a tutti quegli aspetti che ora finiscono, volenti o nolenti, per influenzarmi nel momento in cui mi metto alla scrivania e decido quale voto assegnare ad un film, se bottigliarlo oppure no o cosa lasciarmi scappare nel momento in cui scrivo dello stesso.
Sarà che si tratta della già citata Australia, dei mitici anni settanta, di fratellanza o di sogni per i quali ci si ritrova a combattere con le unghie e con i denti, ma le vicende dei Kelly e dei loro amici hanno finito per fare breccia nel cuore del sottoscritto neanche si trattasse di compari di mille disavventure, appartenenti ad una classe sociale che ben conosco e che ha nel suo futuro i calli sulle mani per il troppo lavoro o il rischio di finire un pò troppo in là rispetto al confine, perdendosi e perdendo chi è importante davvero.
Nel corso di queste quasi due ore, dunque, ho finito per accantonare qualsiasi proposito prettamente critico, gli accostamenti con le riprese magistrali dei due capisaldi del surf sul grande schermo - il già citato Point break e Un mercoledì da leoni - e l'analisi di una sceneggiatura forse troppo facile o già sentita per godermi una storia onesta, semplice e diretta neanche si trattasse di un'onda che si decide di cavalcare in un momento di follia, senza pensare a nient'altro che alla grandezza della Natura di fronte a noi, mentre il tubo romba e si chiude alle nostre spalle, sperando di essere sempre quell'istante più veloci di lui, perchè sarà proprio lì che si giocherà la differenza tra la vita e la morte.
E quando le prospettive non saranno così estreme, si lotterà comunque, perchè un lavoro, un amore, un futuro spesso e volentieri non arrivano - e soprattutto non si difendono e custodiscono - senza un pò di sano sudore e fatica: neppure il talento cristallino del giovane Jimmy può bastare, infatti, per domare l'oceano che tutti i giorni il mondo ci riversa contro.
E allo stesso modo, neppure la ferrea determinazione di Andy.
C'è bisogno di entrambi, per finire a fondo e tornare a galla.
C'è bisogno del coraggio di una madre, dell'amore di una donna, di una Famiglia accanto.
C'è bisogno perfino di una nemesi e di un quasi santone che, alla fine, si rivela più pane e salame di chi pane e salame ci è nato.
C'è bisogno di un'onda, per cavalcare l'oceano.
E di un film senza troppe pretese per tirare fuori, finalmente, un post come volevo scriverne dal mio ritorno dalle vacanze.
Niente Autori, niente Capolavori, niente tecnica sopraffina o interpretazioni da urlo.
Solo tanto cuore, le onde del mare, grande musica e l'estate.
La stessa che ora pare scivolarmi via dalle mani.
La stessa che mi porto dentro per sopravvivere all'inverno.


MrFord


"L'estate sta finendo
e un anno se ne va
sto diventando grande
lo sai che non mi va."
Righeira - "L'estate sta finendo" -


8 commenti:

  1. gli dai tanto del cane maledetto, e intanto non perdi un'occasione per esaltare i film con il ridicolo sam worthington...
    mi sa di solita terribile fordianata worthingtonata :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma se me avevi parlato discretamente anche tu, nonostante Worthington! Ormai stai perdendo colpi!

      Elimina
  2. Nonostante Worthington il film è molto meno peggio di quanto pensassi, e le scene in acqua sono fantastiche.
    E tu sopravviverai all'inverno, vai tranquillo! :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo su tutto, dal film, alle riprese, alla sopravvivenza. :)

      Elimina
  3. Mamma mia che volo alto ci fai fare oggi, Ford. Alto e potente come l'onda dell'oceano. Ho i brividi lungo la schiena, e non è solo la fine dell'estate.
    Grazie.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te, Gae.
      È un piacere condividere onde ed emozioni.

      Elimina
  4. me lo avevano dipinto come una versione povera, molto povera di Un mercoledì da leoni ( cult assoluto sul mio ramo d'albero) e invece è qualcosa d'altro che non mi è neanche dispiaciuto..molto meglio di quanto pensassi, prima o poi ne parlerò...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo in pieno. Certo non memorabile, ma onesto e godibile dall'inizio alla fine.

      Elimina