Così come per il Saloon ed i Ford Awards in generale, anche le serie con la loro classifica quest'anno subiscono una drastica ridimensionata assestandosi sulla più classica delle top ten: per questioni di tempo e stanchezza, in realtà, negli ultimi mesi mi sono legato molto più al piccolo che al grande schermo, che è riuscito a regalarmi anche titoli destinati a diventare piccoli o grandi cult: mancano ancora recuperi importanti almeno sulla carta - Narcos, Mayans, Westworld, The handsmaid's tale -, ma se ne riparlerà il prossimo anno. Intanto, per il duemiladiciotto questo è quanto.
N°10: MAKING A MURDERER
Sulla scia di lavori come Capturing the Friedmans o The Jinx, sempre grazie a Netflix ho recuperato un documentario che, fosse stato scritto per il grande schermo, sarebbe stato un legal thriller mozzafiato: la vicenda di Stephen Avery, tutt'ora in corso, filmata nell'arco di dieci anni, rappresenta uno dei casi più incredibili di cronaca nera degli States, in bilico tra vendetta, ignoranza, sangue, il nulla e l'addio. Lo stile potrà apparire quasi amatoriale, ma quello che racconta è senza dubbio da brividi.
N°9: BLACK SAILS
Il mio amore per L'isola del tesoro ed il personaggio di Long John Silver non poteva che farmi rimanere una volta ancora ammirato da questa sottovalutatissima versione piratesca di Spartacus, che chiude il suo cammino con una quarta stagione in crescendo e che, personalmente, avrei voluto veder proseguire per almeno un altro paio di annate.
Lo spirito indomito, selvaggio, crudele e ribelle dei pirati mostrato dall'altro lato della medaglia a fronte dell'ombra del Sistema e dell'Impero che lo rappresentava.
N°8: JEAN CLAUDE VAN JOHNSON
Riprendendo quello che fu lo spirito del mitico JCVD sfruttandone la vena più grottesca e comica, Jean Claude Van Damme, uno dei miei idoli d'infanzia nonchè volto mitico dell'action tamarra, torna per raccontare un'assurda vicenda in cui interpreta se stesso rivelando di essere in realtà un agente segreto la cui copertura è proprio quella della star del Cinema.
Per chi è cresciuto a calci rotanti, un vero e proprio cult: peccato si siano fermati alla prima stagione.
N°7: SEVEN SECONDS
Le storie fosche pronte a rivelare tutto il buio dell'animo umano sono tra le mie preferite, quando si parla di crime: e così come avevo adorato The Shield, The Killing e The night of, sono stato conquistato da Seven Seconds, dai ritmi forse più dilatati e blandi rispetto ai titoli appena citati ma potentissimo nel raccontare una vicenda tristissima dalla quale nessuno esce vincitore consegnando al pubblico almeno un paio di charachters memorabili - il detective Fish su tutti -.
N°6: MANHUNT - UNABOMBER
Sulla scia dello spirito di Mind Hunter dello scorso anno, Manhunt - Unabomber è stata la sorpresa crime degli ultimi mesi: teso, ben raccontato, pronto a mostrare una storia di paura collettiva e solitudine profonda di due facce della stessa medaglia, interpretato bene perfino da Sam Worthington, che pur standomi simpatico di norma non è noto per brillare per qualità attoriali.
Da antologia l'episodio dedicato a Unabomber e al suo passato.
N°5: BOJACK HORSEMAN
L'Hank Moody del post Californication, Bojack Horseman, continua a mietere successi stagione dopo stagione, confermandosi uno dei charachters più interessanti del piccolo schermo e non solo. In attesa di affrontare la nuova stagione, il cavallo alcolizzato che lotta contro la fama e Hollywood rappresenta qualcosa di incredibilmente geniale, divertentissimo e profondamente triste con cui perdersi. Magari bevendo mentre lo si fa.
N°4: THIS IS US
Uno dei serial più fordiani degli ultimi anni e forse di sempre strazia i cuori degli occupanti del Saloon anche con la seconda stagione, confermandosi come una delle opere più emozionanti e coinvolgenti che la televisione abbia da offrire al momento: in attesa di imbarcarci nella visione della terza stagione, i Pearson continuano a solleticare le lacrime anche dei più duri, rivelando finalmente quello che fu il destino del mitico Jack.
N°3: COBRA KAI
Il revival anni ottanta che ha furoreggiato negli ultimi anni porta alla riscoperta di Daniel LaRusso e John Lawrence, rivali nel primo, indimenticabile, Karate Kid, oltre trent'anni dopo: l'ex pupillo di Miyagi è diventato un imprenditore di successo, mentre il bullo del Cobra Kai è un uomo ai margini che vive di lavoretti e serate accompagnate da alcool e solitudine.
Bravissimi gli autori a giocare su amarcord, divertimento ed un ribaltamento delle parti che mostra l'uomo dietro il "cattivo" dei vecchi tempi ed il peggio del "buono": per chi ha amato ed è cresciuto con il film originale, un must. Per tutti gli altri, un piccolo gioiellino da scoprire.
N°2: HILL HOUSE
Mike Flanagan, regista che sul grande schermo ha sempre funzionato per quanto mi riguarda a corrente alterna, trova la sua dimensione migliore sul piccolo, confezionando uno dei titoli che ha furoreggiato nella blogosfera lo scorso autunno e che rappresenta un vero e proprio gioiellino di un genere spesso vituperato e difficile come l'horror.
Incrociando le dinamiche da famiglia disfunzionale in stile Six Feet Under alle vecchie storie di case infestate, Flanagan racconta con grandissima tecnica una storia avvincente e profonda dal primo all'ultimo episodio, esplodendo in particolare con il quinto, La donna con il collo spezzato, un vero gioiello.
N°1: LA CASA DI CARTA
Se c'è una serie che più di ogni altra ha rappresentato il duemiladiciotto, è senza dubbio La casa di carta. Divenuta rapidamente un cult, pur non rappresentando nulla di davvero nuovo, è riuscita nell'impresa di rielaborare elementi di vari generi rendendoli cult anche quando sguaiati, eccessivi, implausibili: una sorta di Tarantino versione piccolo schermo.
Le vicende del Professore e dei suoi rapinatori sono al cardiopalma dal primo all'ultimo episodio, regalano emozioni, cambi di fronte, tensione, perfino commozione.
In fondo a volte nel "cattivo" troviamo un'umanità imperfetta e pulsante che nel "buono", d'altra parte, non possiamo trovare.
MrFord
I PREMI
Preferito fordiano: John Lawrence, Cobra Kai
Miglior personaggio: il Professore, La casa di carta
Miglior sigla: Bojack Horseman
Uomo dell'anno: Alvaro Morte, La casa di carta
Donna dell'anno: Ursula Corberò, La casa di carta
Scena cult: il Professore e Berlino cantano "Bella ciao", La casa di carta
Migliore episodio: La donna con il collo spezzato, Hill House
Premio ammazzacristiani: la casa, Hill House
Miglior coppia: Daniel LaRusso e John Lawrence, Cobra Kai
Cazzone dell'anno: Denver, La casa di carta
Cattivo dell'anno: Berlino, La casa di carta
La casa di carta da recuperare, magari durante i pasti in solitaria.
RispondiEliminaHill House, invece, la mia preferita! I Pearson sempre magnifici, anche se la magia degli inizi mi manca...
Hill House è stata una delle sorprese più interessanti dell'anno, avercene!
EliminaLa casa di carta, per quanto imperfetta, è cult per definizione.
Urca che top 10 fordiana anche qui!
RispondiEliminaChe dire, trovo giusto BoJack e Hill House e 7 seconds da salvare, mentre i Pearson li ho lasciati alla stagione 2 con qualche amaro in bocca, e ancora devo trovare il tempo/la voglia di ritrovarli.
Beh, meno male che sono decine fordiane e non cannibali! ;)
EliminaHo visto solo Black Sails, l'anno scorso finì nella Top 20, quindi d'accordo ;)
RispondiEliminaBlack Sails secondo me è stata una delle serie più sottovalutate degli ultimi anni!
EliminaDi Jean Claude Van Johnson avevo rimosso l'esistenza. Non so se ero riuscito a sopravvivere al primo episodio. XD
RispondiEliminaGiusto tu potevi recuperarla e pure metterla in classifica.
Cobra Kai invece è una serie simpatica, ma il terzo posto è troppo persino per un Karate Kannibal Kid come te ahahah
A sorpresa bene le prime due posizioni. Stai facendo progressi. Ora non ti resta che abbandonare le milionesime stagioni di robe come Criminal Minds e Grey's Anatomy e poi ci sei quasi. ;)
Quest'anno, effettivamente, siamo stati fin troppo in linea con le posizioni alte delle classifiche. Spero proprio che il 2019 porti tante belle opinioni divergenti!
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