Ricordo ancora molto bene la sensazione che mi diede la citazione che chiude Se7en, cultissimo anni novanta targato Fincher che ancora oggi rappresenta un riferimento per il thriller: "Il mondo è un bel posto, e vale la pena lottare per esso. Sono d'accordo solo con la seconda parte.".
Il vecchio Somerset aveva proprio ragione.
Trovarmi di fronte all'immagine - tra le più belle di questa terza stagione - del vice sceriffo Burgle che cerca di spiegare al figlio l'omicidio del nonno preservando il più possibile l'innocenza del ragazzino rispetto ad un mondo in cui è il Male a farla da padrone è stato un brivido pronto a fare da coronamento all'ennesima, grande stagione di una delle realtà da piccolo schermo più interessanti degli ultimi anni: Fargo.
Per la prima volta completamente indipendente, location escluse, dagli eventi che avevano caratterizzato le due stagioni precedenti - legate tra loro da un paio di personaggi presentati in diverse epoche -, la proposta nata come "spin off" del film dei Coen continua ad analizzare quello che è l'abisso offerto dalla predatorietà dell'essere umano, l'importanza - nel bene e soprattutto nel male - della casualità e del destino, la lotta che gli outsiders devono condurre ogni giorno per poter anche soltanto sperare di sopravvivere nella giungla di belve che li aspetta una volta varcata la soglia di casa.
Sono molte, in quella che, ad una prima e superficiale occhiata, potrebbe suonare come la stagione meno incisiva di questa straordinaria proposta, le sequenze che non si dimenticano facilmente, supportate da una galleria di personaggi strepitosa: dalla Burgle, donna di legge, "invisibile" ed outstider - stupenda la sequenza che chiude la personale faida dell'agente con le fotocellule dei lavandini - al gigantesco Varga - uno dei cattivi più disturbanti del passato recente, interpretato alla grande da David Thewlis -, passando per i due fratelli Stussy - bravo anche il buon Ewan McGregor, impegnato in una doppia parte solo apparentemente semplice -, la stupenda Swango - per quanto mi riguarda, idolo sexy di questo duemiladiciassette cui presta volto e corpo come fosse un ruolo dipinto su di lei Mary Elizabeth Winstead - ed i due sicari, che ispirano momenti magici come l'episodio legato a Pierino e il lupo e portano la bandiera di una serie di comprimari assolutamente perfetti - dal socio di Emmit al racconto legato al passato del patrigno scrittore della Burgle - tutto il cast of charachters finisce non solo per rendere alla grande i concetti che gli sceneggiatori - strepitosi - vogliono portare sullo schermo, ma anche per trasformare una galleria della fatalità e del grottesco in uno specchio nel quale - come era già accaduto con le stagioni precedenti - ogni spettatore finisce per fare i conti rispetto alla sua natura umana.
In questo senso, è più colpevole il predatore che caccia conscio del suo ruolo e della sua pericolosità o l'opportunismo di chi cerca di cogliere il maggior profitto possibile da qualsiasi occasione?
Ed è più malvagio essere malvagi o pensare senza alcun ritegno alla propria sopravvivenza?
Nessuno finisce per avere premi, ed il gioco si conclude con una scommessa che gli autori paiono voler passare come una patata bollente al pubblico: in questa grande caccia, quando si aprirà l'ultima porta, chi avrà avuto ragione?
Una questione quasi di fede inserita in un contesto assolutamente reale e vivo, di quelli che, purtroppo, tra le pagine della cronaca nera si possono incontrare ogni giorno e che sono la fotografia di quello che, in misura minore o maggiore, o semplicemente con più o meno evidenza, ognuno di noi porta nel mondo ogni giorno: chi entrerà, da quella porta?
A quale destino andranno incontro i due opposti che attendono possa aprirsi?
Probabilmente, io che sono cattivo ma non abbastanza, finirei dritto dritto sull'asfalto di qualche strada sperduta, come in un duello da vecchio film Western, o a compiere una vendetta che sentirei come giusta.
Dunque non avrei la possibilità di vederla, quella porta mentre si apre.
E se è vero che il mondo non è un bel posto, ma che vale la pena di lottare per esso, allora fanculo.
Io so già chi voglio veder comparire.
MrFord
Evvai, Fargo è una serie tv Mitica...quest'anno ho cominciato a vedere la prima stagione e mi ha entusiasmato, non vedo l'ora di continuare ^_^
RispondiEliminaE fai bene: vedrai che ti colpirà ad ogni stagione.
EliminaSiiii, di questo ne sono più che sicura :D
EliminaPiaciuta moltissimo la prima, così così la seconda.
RispondiEliminaSu questa, con pareri discordanti, avevo qualche dubbio.
Il tuo avrà la meglio sugli altri. Inizio presto. ;)
Pensa, a me era piaciuta tantissimo la prima, e la seconda anche di più.
EliminaMi farai sapere a proposito di questa terza. :)
Ho adorato la prima stagione e poi per me è andata scemando. Di questa ho apprezzato più di tutto le interpretazioni di McGregor e Thewlis, indimenticabili!
RispondiEliminaIo invece continuo a trovare Fargo un crescendo.
EliminaDavvero una grande serie.
Oddio, giusto te potevi esaltare una stagione così mediocre e piena di difetti. E l'header con uno Ewan McGregor mai così fuori (doppia) parte è davvero fordianissimo e infatti non mi piace. :)
RispondiEliminaSono d'accordo giusto su quello splendore di Mary Elizabeth Winstead e sulla scena dei lavandini, per il resto le serie davvero interessanti e nuove quest'anno sono state ben altre, rispetto a una Fargo ormai ripetitiva e impegnata a raccontare sempre la solita storia.
P.S. David Thewlis più ridicolo che disturbante.
Almeno sulla Winstead non c'è da discutere.
EliminaPer il resto, ovviamente, la solita serie di cannibalate assurde! ;)
Quel confronto è effettivamente molto bello, e la Winstead, che dire!? ;)
RispondiEliminaPer me un'altra grande stagione di una delle migliori serie in circolazione.
Io non arrivo neanche ultima: ho appena visto iersera il lungometraggio.....
RispondiEliminaBeh, hai sempre tempo per recuperare, no? :)
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