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mercoledì 14 settembre 2016

Escobar - Paradise lost (Andrea Di Stefano, Francia/Spagna/Belgio/Panama, 2014, 120')

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Con ogni probabilità, se si cercasse una versione nella realtà di un personaggio cult del mondo della settima arte come Tony Montana, il primo nome a venire a galla sarebbe quello di Pablo Escobar, padrino incontrastato del narcotraffico colombiano nel corso degli anni ottanta fino ai primi novanta che non solo modificò, nel bene o nel male, la Storia del suo Paese, ma anche la cultura popolare planetaria: allo stato attuale tutti conoscono "El patron" grazie al gioiello che è Narcos, serie dell'anno qui al Saloon nel duemilaquindici pronta a far tremare il bancone di questo vecchio cowboy anche con la seconda stagione - in corso di visione ed a breve pronta a tornare anche tra queste pagine -, nonostante già in precedenza fosse stato presentato questo insolito biopic - anche se, tecnicamente, non possiamo definirlo in questo modo - con Benicio Del Toro pronto a vestire i panni del controverso criminale.
Ora, l'approccio, il tipo di opera ed il risultato sono ben lontani dal raggiungere le vette di Narcos, eppure devo ammettere che, soprattutto nella seconda parte, quando si abbandona la componente biografica per concentrarsi sull'elemento thriller, il lavoro di Andrea Di Stefano non funziona affatto male nonostante il protagonista scelto per interpretare lo straniero venuto suo malgrado a contatto con Escobar e costretto a far fronte alle sue attenzioni così come ai suoi ordini, nientemeno che il buon Peeta Bread orfano di Hunger Games: Josh Hutcherson, infatti, tutto mi pare tranne un atletico surfista canadese pronto a fare breccia nel cuore della giovane e caliente colombiana nipote proprio del vecchio Pablo ritrovandosi in seno alla "Famiglia" e costretto a seguirne le regole.
Ingoiati, comunque, i bocconi amari dati dal main charachter e dal target romanzato della pellicola, la stessa prende a lavorare discretamente bene, regalando quantomeno un crescendo finale interessante ed una chiusura che ricorda quella de Le belve - più il romanzo, che non il film -: la riflessione a proposito dell'ombra che personaggi del calibro di Escobar gettano su chi vive - forzatamente o no - al loro fianco è inoltre interessante, dai discorsi del Patron stesso a proposito della responsabilità di colpa - che, nel caso del "parente acquisito" Nick, avvengono nel corso della partita che vide, ai tempi, il Medellin affrontare il Milan di Sacchi per la Coppa Intercontinentale, ricordo molto caro al sottoscritto in ambito calcistico - al passaggio dal godere dei vantaggi di essere sotto l'ala protettiva del settimo uomo più ricco del mondo nonchè criminale ricercato ad ogni latitudine a diventare una potenziale minaccia per la libertà dello stesso.
Dunque, se decideste di farvi un ulteriore viaggio cinematografico nella Colombia dei tempi, scordatevi il termine di paragone di Narcos e considerate questo Escobar - Paradise lost come un discreto thriller in grado di suonare come un monito per chi, venuto da una vita normale, finisce per trovarsi nella gabbia delle tigri in compagnia dell'esemplare più feroce della specie: in quel caso, potreste addirittura ritrovarvi ad immaginare quanto stretto sarebbe il vostro culo se Pablo Escobar vi chiedesse senza troppi fronzoli e per la Famiglia di fare fuori qualcuno a sangue freddo, sapendo che non si aspetta certo un "no" come risposta.




MrFord




15 commenti:

  1. Me ne stanno parlando tutti malissimo. Peccato mi ispirava :(

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    1. In realtà non è così malvagio.
      Solo non aspettarti Narcos. ;)

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  2. Mi stanno tremendamente sui cabbasisi sìa Peto ehm Peeta lo smidollato,che Benicio del Toro,che trovo di una bruttezza inguardabile ma sopratutto molto sopravvalutato come attore.Detto ciò,credo me lo risparmierò volentieri.
    Narcos lo ricominciamo a giorni e non vedo l'ora!!!!

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    1. Io detesto Peeta, e concordo rispetto al fatto che Del Toro sia sopravvalutato: se lo osservi bene, però, il suo taglio degli occhi è identico a quello di Brad Pitt.

      Narcos è una bomba.

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  3. Devo vederlo e, prima dell'uscita al cinema, stranamente, ne leggevo solo bene. Qui in italia, nonostante il regista italiano, non sta piacendo. Tu, un po', mi rassicuri. Io, che Narcos ho appena appena iniziato a seguirlo, non avrò l'ingombrante paragone con la Netflix di mezzo. E poi Peeta, quando fa Peeta, mi sta simpaticissimo. :)

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    1. Io Peeta lo prenderei a cazzotti, ma il film tutto sommato si lascia guardare.

      Certo, Narcos è di un altro pianeta.

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  4. Come sai anche a me non è dispiaciuto, anzi...purtroppo dato il periodo il confronto con Narcos era inevitabile e Paradise Lost sicuramente ne esce con "le ossa rotte" :)

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    1. Puoi dirlo forte, Nico.
      Peccato, perchè ci sono sicuramente molti film peggiori.

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  5. A me invece la seconda parte è sembrata quella meno riuscita.
    Manco io sono riuscito a trovare teso un thriller (se si può considerare 'sta roba thriller) con Peeta... :)

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    1. Peeta è antithriller, antisesso, antitutto.
      Già di suo abbassa il voto di ogni film in cui lavora. ;)

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  6. In giro ne ho sentito parlare anche molto peggio di così. Mi ispirava, ma credo che prima mi guarderò la seconda serie di Narcos :)

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    1. Se guardi prima Narcos, ti sembrerà decisamente peggio di quanto in realtà non sia. ;)

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  7. Forse, se in Italia fosse uscito a tempo debito - cioè prima di Narcos - in generale si sarebbe apprezzato di più. Chissà.

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  8. Peccato per l'occasione sprecata o non sfruttata a sufficienza, che sarebbe potuto diventare un cult per il "cinema criminale"

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    1. Assolutamente vero.
      Però, occorre ammettere che sarebbe anche potuto essere molto peggiore! ;)

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