Regia: Michael Mann
Origine: USA
Anno: 2006
Durata: 131'
La trama (con parole mie): Sonny Crockett e Ricardo Tubbs sono due detectives della polizia di Miami legati a doppio filo alle operazioni sotto copertura volte a portare allo scoperto traffici illeciti, dalle armi alla droga. Quando un loro agente viene compromesso a causa dell'intrusione dell'FBI i due vengono reclutati dall'agenzia affinchè si infiltrino spacciandosi per corrieri in un'organizzazione che fa capo ad un colombiano di nome Yero, che pare sia uno dei pesci più grossi del continente.
Una volta entrati nel giro, però, Crockett e Tubbs vengono a conoscenza di un livello ancora superiore a quello portato appena sotto la superficie dallo stesso Yero, ed entrati in contatto con Isabella e Montoya, vertici dell'organizzazione, tenteranno di smantellare la stessa dall'interno: il legame sempre più stretto tra Sonny e Isabella e l'odio di Yero per l'infiltrato, però, finiranno per complicare le cose.
Una volta entrati nel giro, però, Crockett e Tubbs vengono a conoscenza di un livello ancora superiore a quello portato appena sotto la superficie dallo stesso Yero, ed entrati in contatto con Isabella e Montoya, vertici dell'organizzazione, tenteranno di smantellare la stessa dall'interno: il legame sempre più stretto tra Sonny e Isabella e l'odio di Yero per l'infiltrato, però, finiranno per complicare le cose.
Se dovessi pensare ad un'ipotetica classifica dei miei registi americani - viventi, sia chiaro - favoriti, Michael Mann si giocherebbe senza dubbio le prime posizioni con Maestri del calibro di Eastwood, Scorsese e Cimino: eppure, riflettendo proprio in merito ai nomi che abiterebbero i piani alti dell'ipotetica lista, forse il suo è quello che finirebbe per doversi sudare più degli altri non tanto il fatto di essere dove si trova, quando di essere amato in termini cinefili.
Ho impiegato anni - e visioni -, infatti, per riuscire a comprendere appieno la grandezza di Mann e del suo Cinema: ricordo quanta fatica feci la prima volta che affrontai Heat - La sfida, o con quanta diffidenza approcciai più di recente Collateral e questo stesso Miami Vice, salvo poi ricredermi ed aumentare non solo la percezione delle pellicole stesse, ma il loro valore passaggio dopo passaggio su questi schermi.
Proprio Miami Vice, nato dall'idea che fu alla base della nota serie tv - firmata dallo stesso Mann nei primi anni della sua carriera ed ormai cult imprescindibile legato agli anni ottanta -, mi lasciò abbastanza freddo ai tempi della prima visione in sala, quasi come fosse una sorta di fratello minore del già citato Collateral, tutto fotografia, riprese pazzesche e colonna sonora perfetta: valutazione clamorosamente sbagliata.
Perchè Miami Vice è un trionfo non solo di tecnica e stile, ma un omaggio strepitoso ad un genere purtroppo ormai relegato a tentativi isolati, un hard boiled d'altri tempi in grado di regalare passaggi action mozzafiato, caratterizzazioni immediate - come già avvenne per Heat - ed atmosfere uniche: in questo senso, da Miami alle cascate di Iguazu, passando per il bacino centro americano, questa pellicola è assolutamente perfetta sotto ogni punto di vista.
Se, poi, alla cornice vengono associati scambi come quello tra il Sonny di Colin Farrell e la Isabella di Gong Li prima del viaggio in motoscafo verso L'Havana pare quasi di deporre le armi senza neppure lottare rispetto alla potenza di un prodotto che racconta la durezza della strada e del confronto tra poliziotti e criminali - da entrambe le parti dipinti come uomini, con i loro difetti ed i talenti a fare da contrappeso - sfruttando una partenza a razzo ed una chiusura assolutamente perfetta nel suo essere aperta, quasi incompiuta, nella scelta di Crockett di rimanere accanto a quella che è la sua famiglia a scapito di quello che potrebbe essere l'amore.
Da questo punto di vista, Miami Vice - come il recente Blackhat - ricorda da vicino il melò dell'action di Hong Kong e dei grandi registi orientali, che ai proiettili non dimentica mai di associare struggenti legami dal sapore di Classico e sesso così vero da farlo sentire sulla pelle - Tubbs e la compagna sotto la doccia e a letto, Crockett e Isabella all'interno della macchina -, un marchio di fabbrica da passato remoto portato sullo schermo sfruttando mezzi e tecniche assolutamente all'avanguardia.
Senza dubbio a Mann non interessa piacere, così come ai suoi protagonisti: eppure Miami Vice entra sottopelle, da qualsiasi angolazione lo si guardi o lo si viva, che ci si senta più vicini alla razionale struttura di Tubbs o all'improvvisato charme di Sonny, che si preferiscano i proiettili e la mano pesante dei neonazisti o gli intrighi quasi politici dei grandi trafficanti internazionali.
E' prendersi il tempo di un mojito alla Bodeguita prima di buttarsi in un conflitto a fuoco che potrebbe significare morte certa.
E' il ruggito di un fucile d'assalto, o quello di cascate che mostrano la potenza di chi vive al di sopra di tutto. Ordine o Caos che siano.
E Michael Mann è così.
Ordine e Caos.
Tecnica e istinto.
Fortunatamente, il risultato è lo stesso: grande Cinema.
Ho impiegato anni - e visioni -, infatti, per riuscire a comprendere appieno la grandezza di Mann e del suo Cinema: ricordo quanta fatica feci la prima volta che affrontai Heat - La sfida, o con quanta diffidenza approcciai più di recente Collateral e questo stesso Miami Vice, salvo poi ricredermi ed aumentare non solo la percezione delle pellicole stesse, ma il loro valore passaggio dopo passaggio su questi schermi.
Proprio Miami Vice, nato dall'idea che fu alla base della nota serie tv - firmata dallo stesso Mann nei primi anni della sua carriera ed ormai cult imprescindibile legato agli anni ottanta -, mi lasciò abbastanza freddo ai tempi della prima visione in sala, quasi come fosse una sorta di fratello minore del già citato Collateral, tutto fotografia, riprese pazzesche e colonna sonora perfetta: valutazione clamorosamente sbagliata.
Perchè Miami Vice è un trionfo non solo di tecnica e stile, ma un omaggio strepitoso ad un genere purtroppo ormai relegato a tentativi isolati, un hard boiled d'altri tempi in grado di regalare passaggi action mozzafiato, caratterizzazioni immediate - come già avvenne per Heat - ed atmosfere uniche: in questo senso, da Miami alle cascate di Iguazu, passando per il bacino centro americano, questa pellicola è assolutamente perfetta sotto ogni punto di vista.
Se, poi, alla cornice vengono associati scambi come quello tra il Sonny di Colin Farrell e la Isabella di Gong Li prima del viaggio in motoscafo verso L'Havana pare quasi di deporre le armi senza neppure lottare rispetto alla potenza di un prodotto che racconta la durezza della strada e del confronto tra poliziotti e criminali - da entrambe le parti dipinti come uomini, con i loro difetti ed i talenti a fare da contrappeso - sfruttando una partenza a razzo ed una chiusura assolutamente perfetta nel suo essere aperta, quasi incompiuta, nella scelta di Crockett di rimanere accanto a quella che è la sua famiglia a scapito di quello che potrebbe essere l'amore.
Da questo punto di vista, Miami Vice - come il recente Blackhat - ricorda da vicino il melò dell'action di Hong Kong e dei grandi registi orientali, che ai proiettili non dimentica mai di associare struggenti legami dal sapore di Classico e sesso così vero da farlo sentire sulla pelle - Tubbs e la compagna sotto la doccia e a letto, Crockett e Isabella all'interno della macchina -, un marchio di fabbrica da passato remoto portato sullo schermo sfruttando mezzi e tecniche assolutamente all'avanguardia.
Senza dubbio a Mann non interessa piacere, così come ai suoi protagonisti: eppure Miami Vice entra sottopelle, da qualsiasi angolazione lo si guardi o lo si viva, che ci si senta più vicini alla razionale struttura di Tubbs o all'improvvisato charme di Sonny, che si preferiscano i proiettili e la mano pesante dei neonazisti o gli intrighi quasi politici dei grandi trafficanti internazionali.
E' prendersi il tempo di un mojito alla Bodeguita prima di buttarsi in un conflitto a fuoco che potrebbe significare morte certa.
E' il ruggito di un fucile d'assalto, o quello di cascate che mostrano la potenza di chi vive al di sopra di tutto. Ordine o Caos che siano.
E Michael Mann è così.
Ordine e Caos.
Tecnica e istinto.
Fortunatamente, il risultato è lo stesso: grande Cinema.
MrFord
"So come pull the sheet over my eyes
so I can sleep tonight
despite what I've seen today.
I found you guilty of a crime, of sleeping at a time
when you should have been wide awake."
Audioslave - "Wide awake" -
so I can sleep tonight
despite what I've seen today.
I found you guilty of a crime, of sleeping at a time
when you should have been wide awake."
Audioslave - "Wide awake" -
L''unico Miami vice è quello degli anni 80
RispondiEliminaTi assicuro che anche questo spacca.
EliminaMiami vice è per me un film fondamentale...
RispondiEliminaBradipo, questo è perchè tu di Cinema ne capisci, altro che Cannibal! ;)
EliminaPreferivo il miami vice più cazzaro del telefilm,ma se preso senza il paragone,il film non mi era dispiaciuto.Collateral invece mi aveva convinto immediatamente!
RispondiEliminaCollateral resta sempre Collateral, ma questo è un signor film, a prescindere dalla serie.
EliminaRegia di Mann buona ma questa volta lo script è anonimo e irrilevante! Ancora insuperabile Collateral, miglior film del regista secondo me!
RispondiEliminaCollateral è pazzesco, ed è senza dubbio uno dei migliori del regista, ma anche in questo caso Mann si dimostra un cavallo di razza.
EliminaNon è proprio il mio genere favorito, lo so che da queste parti è una bestemmia pronunciare un parere del genere. :D
RispondiEliminaDetto questo, chissà, potrei iniziare ad apprezzare anche queste pellicole...
Secondo me Mann va affrontato a prescindere dai generi: è uno tra i registi americani più importanti degli ultimi trent'anni.
EliminaQuesto ancora mi manca, ma dopo il ridicolo Blackhat è meglio se giro al largo dall'ormai bollito Michael Mann, regista che mi ha convinto in pieno solo con Collateral.
RispondiEliminaLieto in ogni caso che nessuno dei tuoi registi viventi sia manco lontanamente tra i miei preferiti, evvai! :)
Sono assolutamente lieto anche io! ;)
EliminaDetto questo, se Mann è bollito, allora Malick è da casa di riposo! ;)
non amavo granché la serie tv e così all'epoca snobbai anche il film. forse è il caso di recuperare
RispondiEliminap.s.: la mia visione di Blackhat resta faticosamente ferma alla prima mezz'ora...........
Il film, secondo me, è da vedere senza pensare troppo alla serie.
EliminaE Blackhat merita una visione, e forse anche di più.
Per me è una bomba.
Mai visto, anche perché non ho mai approfondito la visione dei film di Mann e non sono mai stato un fan della serie...
RispondiEliminaSerie a parte, insisto: Mann va assolutamente riscoperto.
EliminaVerissimo: anche io a Mann concedo sempre più visioni. Questo Miami Vice, in particolare, face la differenza con la terza.
RispondiEliminaProvaci!
La corsa in motoscafo verso Cuba da sola basterebbe per amare incondizionatamente questo film... che te li dico a fare? ;)
RispondiEliminaPuoi dirlo forte.
EliminaPeccato che così in pochi capiscano il Cinema strepitoso di Mann.
Tra i film di Mann è stato forse quello che ho impiegato più tempo a metabolizzare, venendo da Collateral che al contrario mi aveva conquistato subito.
RispondiEliminaAd ogni modo, splendido. Tecnicamente e non.