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domenica 2 dicembre 2012

Intervista a Cecilia Di Giulio e Teresa Sala


La trama (con parole mie): come di consueto per i giovani autori che propongono lavori al Saloon, anche per Teresa e Cecilia giunge il momento dell'intervista, a ruota del loro Foreign lovers.
Due personalità diverse ma complementari, emblemi di un Cinema "in rosa" che negli ultimi anni ha cominciato a conoscere la fortuna che merita anche nei grandi palcoscenici internazionali e che speriamo possa continuare a stupire anche grazie alle idee e al contributo di ragazze giovani e dalla voglia di esprimere il proprio potenziale come loro. 


MrJamesFord: Buongiorno Cecilia e Teresa, benvenute al Saloon! Come di
consuetudine dalle mie parti, prima di iniziare a parlare di Cinema,
occorre prendersi il tempo necessario ad un primo giro di bevute:
quali sono le vostre preferenze in questo senso? Avete dei cocktails o
degli alcolici favoriti? O dei momenti ai quali associate l'una o
l'altra bevanda?
Cecilia: Birra! Guinness o bionda. Altrimenti spritz come se piovesse! Teresa però non beve birra...
Teresa: Già, non bevo birra, ma amo il vino rosso. Non disdegno Mojito e Sambuca con ghiaccio.


MJF: Ora che abbiamo sbrigato le formalità e dissetato le nostre anime,
passiamo al Cinema: quale sentiero avete percorso per giungere dove
siete? Fin da bambine avevate l'immagine di voi dietro una macchina da
presa o qualche evento più recente ha mosso la vostra passione in
questa direzione? Raccontate agli avventori del Saloon come siete
giunte dove siete giunte, e dove vorreste arrivare.
C: ho brancolato nel buio per ventidue anni. All'università avevo iniziato a studiare storia dell'arte ma ho presto cambiato idea preferendo il cinema, a livello teorico. Poi un giorno, complice la febbre, complice un corso di storia dell'animazione che stavo seguendo, ho iniziato a fotografare una bambola. Affascinata dal movimento creato, ho deciso che avrei voluto lavorare nell'animazione e da allora non ho più smesso.
T: Non saprei dire quando ho scoperto che era l’audiovisivo la cosa che mi affascinava di più. Da piccola volevo fare la scrittrice o l’attrice. Ho scritto molto e fatto corsi di teatro: due cose che, per altro, faccio ancora adesso, ma non con intenti professionali. Penso che fare una cosa sia l’unico modo per capire se ti piace davvero oppure no, e se sei portato.

MJF: In un mondo quasi esclusivamente al maschile, quello della regia,
quali sono i vantaggi e quali le difficoltà di autrici "in rosa"? Per
poter pensare di seguire le orme delle Campion o delle Bigelow occorre
fare sacrifici maggiori rispetto a quelle dei colleghi dell'altro
sesso?
T: Beh direi che in parte la risposta è già nella domanda: è un mondo fortemente maschile, devi dimostrare quanto vali. Mi viene in mente una frase che ho sentito da Emma Bonino: “Nel lavoro, le donne devono fare il doppio di quello che fa un uomo per ottenere la metà, per fortuna non è così difficile!”  

C: Fino ad ora non mi è mai capitato di subire discriminazioni d'alcun tipo anzi, il fatto di essere donna lo vivo come un vantaggio perché può aiutarmi a d affrontare diverse tematiche con occhi più sensibili e delicati. Sicuramente il fatto di dedicare tanto tempo a questa passione sta riducendo la mia vita sociale e so che un giorno probabilmente questo imporrà una scelta di vita ma credo che il problema riguardi tutte le professioni che hanno a che fare con l'arte e no
n dipenda dall'essere donna o uomo.

MJF: Parliamo ora di Foreign lovers: come è nata l'idea del corto?
Raccontatemi un pò la gestazione e la messa in pratica del progetto, i
tempi, le difficoltà incontrate, qualche aneddoto imbarazzante da
contenuti extra. Insomma, una panoramica "dall'interno" di quello che
noi ora vediamo concentrato in due minuti comodamente seduti a casa. 

T: Sono arrivati alcuni opuscoli del concorso alla mia scuola, era un concorso interessante e con molte prospettive (workshop internazionali, finanziamenti, partecipazione ad un festival). Non avevo un’idea precisa, solo una suggestione: mostrare visivamente il misunderstanding dei personaggi. Ho pensato a Cecilia e glielo ho proposto. Lei, con il suo solito entusiasmo, ha abbracciato il progetto e insieme l’abbiamo sviluppato.
Il set è stato faticoso ma anche molto divertente: l’organizzazione precedente è stata quasi impeccabile, per cui ce lo siamo potute godere bene. Il tema generale in quei due giorni è stato Bollywood: nei momenti di pausa si guardavano coreografie di film indiani e simulavamo balletti scemi. I due attori hanno trovato una buona sintonia nell’essere due pazzi scatenati: continuavano a battibeccare come fossero Sandra e Raimondo! 

C: E' passato quasi un anno! Teresa mi ha proposto di partecipare al concorso Languages through lenses con una sceneggiatura che prevedesse delle animazioni. Avendo solo un mese a disposizione, abbiamo cominciato a lavorare come delle dannate, vedendoci tutte le domeniche, per presentare in tempo la sceneggiatura. Quando l'abbiamo spedita, per un attimo ho sperato che fosse tutto finito. L'idea di lavorare al mio primo corto senza un aiuto dall'alto mi spaventava parecchio. Poi è arrivata la notizia e siamo partite per Amsterdam per partecipare ad un workshop in cui abbiamo visto la sceneggiatura fatta a brandelli dalla nostra “Supervisor” la quale non ha smesso di creare problemi una volta tornate in Italia. La odiamo profondamente per questo ma, nonostante tutto, abbiamo continuato a lavorare vedendoci praticamente tutta l'estate.
L'esperienza sul set è stata meravigliosa. Non ho molta esperienza in merito ma per quel che ho visto, abbiamo lavorato davvero bene e in poco tempo. Il secondo giorno ho temuto che Teresa mi picchiasse, visto che alle sette e mezza – ora prevista come ritrovo sul set – io ero ancora alla fermata dell'autobus ma, nonostante quest'intoppo, tutto è filato liscio.
Una volta finito sul set è cominciato il lavoro vero sulle animazioni. Sinceramente pensavo peggio, sono riuscita a risolvere questioni senza sapere di esserne in grado! il problema è che sai quando inizi e non sai quando finisci. Per fortuna c'era una data di scadenza e, grazie all'adorabile “Supervisor”, siamo riuscite a protrarre il lavoro oltre quella data! Evviva

MJF: Com'è stato lavorare a quattro mani al progetto? Ovvero: siete più
una coppia da intesa perfetta o da scontro dis/costruttivo? E sempre
all'interno del vostro lavoro, quale parte preferite del ruolo di
filmmakers? E quale vi annoia di più?
C: Teresa decide sempre tutto. A volte decide anche cosa devo mangiare, come mi devo vestire...  
T: Confermo. Ma lo faccio per il suo bene!
C: Qualche scontro c'è stato, per forza di cose ma mai niente di grave e assolutamente costruttivo! Essere studentesse e quindi giovani in questo campo ha fatto si che affrontassimo le difficoltà in maniera elastica, superando ostacoli che non avremmo mai pensato di poter superare. Unire l'animazione e il cinema dal vero è una faccenda complicata che implica tempi e metodi diversi. Chi lavora dal vero spesso non lo sa ed esige cose impossibili. Con Teresa non è successo, da una parte perché mi ha sempre chiesto di farle presente quali fossero le difficoltà, dal'altra perché anche quando sembravano richieste impossibili, ci ho provato e mi sono stupita di me stessa.
T: Si, devo dire che siamo sempre state sulla stessa lunghezza d’onda.
C: Io sul set non so fare nulla. Forse potrei usare il ciak... per quanto riguarda l'animazione, penso che la parte più noiosa e complessa sia il momento del videoboard, in cui definisci i tempi. A parte quello, trovo tutto assolutamente divertente.
T: Mi piace il momento del set: aver preparato tutto con cura e quindi poter improvvisare, lasciarti sorprendere dalle cose che accadano e che non avevi previsto. Farsi venire una idea totalmente nuova e osare andarle dietro. Odio tutta la parte burocratica di budget e contratti (inseguire le persone per mesi per fargli fare due firme!).

MJF: All'interno del corto, un pò come le animazioni e la parte più
"realistica", come e quanto sono presenti le vostre individualità?
C: Lo stile e le grafiche delle animazioni sono quasi tutte mie. Volevo qualcosa che fosse semplice ma allo stesso tempo carino ed elegante. L'ultima animazione però è tutto merito di Teresa che, tornando alla domanda precedente, mi ha chiesto di animare un bacio e di sfumare i pomelli di lei. Pensavo di non riuscirci e invece grazie a lei ho imparato qualcosa di nuovo.
T: Il tema dell’incomprensione tra le persone mi è sempre stato molto caro. I miei precedenti lavori sono meno teneri e positivi, ma so che c’è questa componente dentro di me e soprattutto dentro Cecilia!

MJF: Com'è stata l'esperienza berlinese? In un momento così povero - in
tutti i sensi - come quello che vive il Nostro Paese, che reazioni
hanno due giovani autrici rispetto ad un avvenimento di portata
europea?
T: Davvero un’esperienza importante. Parlare in inglese tutto il giorno, partecipare ad un festival internazionale, conoscere persone con le tue stesse ambizioni ma con background diversi è sempre stimolante. E’ bello e triste constatare che in molti altri paesi si ha una grande fiducia nei giovani.
C: La cosa che più mi ha colpita è l'alto livello e la preparazione offerti dalle scuole europee a studenti così giovani. Personalmente non so quanto possa davvero confrontarmi con loro e non so se sia una questione di esperienza o dipenda dall'importanza che gli altri paesi danno all'istruzione e alla formazione.

MJF: Ed eccoci all'ultima domanda, un altro rito come quello del calice
della staffa qui dalle mie parti: se doveste scegliere due film da
salvare portandoli su un'isola deserta quali scegliereste? La regola è
semplice: uno deve essere italiano, l'altro - dato l'approccio che
avete scelto per il vostro lavoro - "romantico".
Palla - e bicchiere – vostri!
T: La ragazza con la pistola e Harold e Maude.
C: Ovosodo forse. A qualcuno piace caldo, senza dubbio!


2 commenti:

  1. ford, ma jules sa di questa cosa a tre?
    aahah :D

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    1. Lo sa e sono ancora vivo, quindi direi che ha capito che si tratta di una cosa esclusivamente "di lavoro"! :)

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