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venerdì 5 agosto 2011

KO Tecnico: la letteratura secondo Bens&Ford


La trama (con parole mie): così come i round in un incontro tosto che più tosto non si può, si susseguono le collaborazioni tra il vecchio cowboy ed altri viaggiatori incontrati al saloon. Questa volta tocca a Bens lettrice accanita e ruvida cantrice dei postumi da romanzo.
Per iniziare a scaldarci prima di continuare la collaborazione dedicandoci a qualche lista come le Blog Wars insegnano, abbiamo deciso di fare una corposa chiacchierata a proposito di un genere che riesce sempre a colpire entrambi come il colpo del KO: l'hard boiled.


Non è questione di gusti. È questione di scelte. Umane, non letterarie. Quindi siete liberissimi di andare via, di vendervi l’anima al perbenismo calvinista, di fottervi il cervello in concettualismi puritani. Questa è roba per chi ha scelto la disfatta al trionfo napoleonico, il ferro al cioccolato, il rum allo Chardonnay, la rumorosa solitudine di Settembre al muto caos di Maggio; è roba per chi offre il viso ad una sberla piuttosto che ad un cinico ammiccamento. Quindi, se non ve la sentite di perdere un po’ di sangue dal naso e farvela sotto, non c’è problema. È una questione di scelte, no?!

Bens

Fatevi sotto, dunque, se avete coraggio: questo è l'hard boiled.

Ford

Il vecchio Bunk: detenuto, romanziere, sceneggiatore, attore e chi più ne ha più ne metta.
Bens Io a Eddie Bunker devo tutto. La maggior parte delle mie letture successive è dipeso, e in un certo senso dipende ancora, da quel primo incontro con “Educazione di una canaglia”. È stato il mio 9 Termidoro: sanguinario, arterioso, implacabile, inarrestabile. Bunker mi ha teso la mano offrendomi il suo stomaco maciullato, le sue ossa spezzate, i calci in pieno volto, la terra imprigionata tra ciglia raggrumate da sangue secco che disegna profili deformi di zigomi putrefatti. Bunker mi ha regalato questo, una maschera di sangue che urla oscenità, un naso incollato al pavimento umido di una cella mesta guarnita dal nauseabondo fetore di piscio asciutto.
E poi mi ha teso l’altra mano: espiazione. Più animalesca di una sodomizzazione non autorizzata, primitiva come un morso che affonda nella carne viva, intensa come la follia dell’incomprensibile. Ecco, Bunker scriveva di uomini mentre il resto del mondo raccontava storie.

Ford Il vecchio, cagnesco, redento Eddie: anch’io devo molto ad un autore che è stato in grado di mostrare quanto, in letteratura – ma cazzo, anche nella vita – sia importante conoscere ed avere esperienza di tutto quello che si sceglie di raccontare. Più che una questione di utilità stilistica, parliamo di sincerità, di onestà verso il lettore.
La prima volta che assaggiai le sue pagine disperate, eppure sempre ribollenti passione e speranza, fu con “Little boy blue”, legato a doppio filo con “Educazione di una canaglia”, nonché versione romanzata di quella che è, a tutti gli effetti, l’autobiografia dell’autore.
Ma fu “Come una bestia feroce” a fare la differenza. Max Dembo, con il suo sforzo di rientrare in una società che, a ben guardare, non l’ha mai davvero voluto, la sua faccia da schiaffi ed i suoi “fanculo” alle regole del mondo, ha scassinato tutte le mie cassaforti interne divenendo il capostipite dei “maledetti” che tanto mi conquistano tra le pagine dei libri così come sul grande o piccolo schermo. Max Dembo è stato lo spartiacque tra il giovane Ford frenato da un carattere sempre un pelo troppo chiuso e quello dalla parolaccia facile e l’alcool deciso della “maturità”, il primo tra i tanti Sawyer amati per le loro imperfezioni, i disequilibri, gli slanci di umana passione e la ferocia degli altrettanto umani egoismi. Sincerità, si diceva.
Forse sono solo uno stronzo, proprio come Max Dembo. E l’ho scoperto grazie a Bunk.
 
Uno dei romanzi più importanti della letteratura americana contemporanea
Bens Sai qual è l’ultimo libro che per intensità umana, a tratti prevaricando quella letteraria, mi ha ricordato Bunker? “Il potere del cane” di D. Winslow.
Ovviamente Bunker sfiorava dei picchi di intimismo degni del più travagliato Van Gogh, mentre Winslow al massimo raggiunge la minuzia di Seurat. Ma prima di far conoscenza con la simpatica famiglia Barrera non avevo mai letto nulla di tanto malvagio. Il male assoluto, forse un po’ troppo stereotipato, a volte ipocrita. Un male che previene la nascita del più timido germoglio, che inaridisce e ti mastica per poi risputarti a terra, madido di bava e ciancicato, come un pezzo di tabacco della più infima qualità.
“Il potere del cane” è un libro cattivo, la violenza si lascia alle spalle ettari ed ettari di speranze bruciate, carcasse di vite spezzate, pietismi calpestati; e non importa a nessuno quanto bene tu possa fare, le cicatrici dell’orrore rimangono visibili sulla pelle martoriata.
Questo libro ha avuto su di me lo stesso impatto, fastidioso e magnetico che esercitò “Il Conte di Montecristo”, proprio come Bunker rispolverò gli amplessi emotivi della giovane e ruvida lettura di “Delitto e Castigo”.

Ford Il potere del cane. Il potere del cane. Il potere del cane.
Devo continuare a ripetermelo come se dovessi risvegliarmi da un sogno, un brutto sogno.
Uno dei libri più sconvolgenti che abbia letto negli ultimi dieci anni, una meraviglia per il cuore, per quanto crudele la stessa sia. 
Ho ancora impressa a fuoco quella volta in cui, salendo le scale della metropolitana, dovetti interrompere la lettura per non "vedere" Parada morire, o quando rimasi sconvolto dall'intensità della notte d'amore di Sean e Nora. Roba da essere lì, come se fosse un ricordo.
Quante volte noi possiamo dire di aver vissuto così intensamente qualcuno, in un letto? Winslow deve aver scavato in se stesso, per trovare pagine e personaggi così incredibilmente vivi, pieni, traboccanti quella cazzo di passione che ti sfonda a calci o apre il suo cuore solo per te, perchè tu sei l'unico per lei.
Il potere del cane, però, non è solo uno dei più grandi romanzi che la letteratura americana contemporanea abbia regalato a noi poveri stronzi, ma anche un monito: perchè quelle sono pagine, un intrigo legato al traffico di droga e alla politica, qualcosa di così grande da essere inseguito da Art Keller per una vita intera, eppure il potere del cane è lì, in agguato, che latra in ognuno di noi. Il tuo dove si nasconde?

Bens Il mio si nasconde dove nessuno lo può vedere: in superficie. E comunque, caro Ford, sei proprio un romanticone! Sai cosa mi ricordo bene di questo libro? Bambini che volano giù da un ponte, la testa mozzata di una donna con gli occhi increduli di chi si stupisce del labile confine che, a volte, separa il sesso dalla violenza, stragi gratuite in bische clandestine e la solitudine di Art Keller che combatte una guerra, da solo, più per orgoglio che per senso della giustizia.
Ma tu, giustamente, da lettore navigato ti chiedi dove Winslow abbia preso tutto quell’amore e appagamento, mentre dettagliatamente descrive rocambolesche acrobazie pubiche. Secondo me, il caro Don, questa scena l’ha tirata fuori dallo stesso posto in cui Meg Ryan tirò fuori quell’orgasmo in “Harry ti presento Sally”.

Ford Tu dici, Bens!? Io invece sostendo l'ipotesi del bunkerismo, e credo che le cose migliori vengano fuori dall'esperienza di uno scrittore, per quanto filtrata ed abbellita possa essere dalla prosa. 
Per la simpatica Meg non c'è posto nell'affresco terribile de Il potere del cane.
Mi dai del romanticone? Allora vuoi proprio che ti riveli un segreto: il potere del cane vive attraverso le gesta del personaggio con l'anima più oscura di tutta la storia, quel Tiburon che non guarda in faccia nessuno, perchè è l'unico che ha accettato davvero quel compromesso.
Neanche i Barrera si spingono tanto oltre.
El Tiburon ha capito che il potere del cane è parte di noi.
E non fa nulla per tenerlo a cuccia.

Bens El Tiburon. Avrebbe fatto rabbrividire anche Stavrogin. Tuttavia i miei precedenti riferimenti al male stereotipato, non ti nascondo mirassero, per buona parte, a lui.
Io ne ho odiati di personaggi, da Sorel a Javert, da Cathrine Earnshaw ad Emma Bovary e li ho odiati per quei fallimenti umani che si trascinavano dietro, patetici riflessi delle nostre comuni debolezze, emarginati custodi di vizi ed invidie, divinità greche ferite. El Tiburon è troppo cattivo, rasenta la banalità caricaturale, quindi come si fa ad odiarlo? Secondo me, era solo matto.

 Ford Una caricatura che non vorrei mai trovarmi a disegnare, quella del Tiburon. Un male così terribile, meschino e selvaggio da riportarmi alla mente Grenouille, in assoluto il personaggio che più ho detestato nel mio percorso di lettore.
Anche El Tiburon non emana alcun odore. Il suo è un destino nato, cresciuto e finito sotto il potere del cane nella sua forma più pura. Così terribile che neppure le peggiori e più oscure pagine del Lansdale de Il mambo degli orsi o Il valzer dell'orrore, o la violenza sotterranea del cinico Mickey Spillane possono pensare di poter sostenere. Il male oscuro del noir più nero.


Il buon vecchio Joe Lansdale, uno degli idoli di casa Ford, nonchè creatore della coppia più incredibile di investigatori della letteratura: Hap Collins e Leonard Pine.
Bens Io, con tuo grande disappunto, ho letto solo “Rumble Tumble”, più che altro per avere un’idea, generale sì, ma sufficiente, circoscritta tuttavia alla coppia Hap&Leonard. Mi aspettavo i fuochi d’artificio ed invece sono stata indisposta da bambineschi petardi che non farebbero saltare in aria nemmeno una fabbrica cinese costruita con il cartongesso.
Hap e Leonard sono simpatici come il compagno di corso che ti fa copiare l’esonero di Politica Economica. Grazie per il 26 e arrivederci: limitiamo però i contatti ad un puro gioco di benefici contrattuali.
Poi invece c’è l’amico genuinamente travolgente, senza nessun tipo di sforzo, come il Doc Sportello di Pynchon, per il quale ti faresti anche cacciare dall’aula il giorno della discussione della tua tesi. Quanto sei disposto a perdere? È una questione di sacrifici, anche con i libri. Ora ti dico una cosa che non c’entra nulla con quello di cui stiamo discorrendo, ma qualche giorno fa si ruppe una zampa del mio letto e per compensare l’altezza delle tre rimaste intatte, mia madre mi obbligò, letteralmente, ad usare alcuni dei miei libri. Ho salvato solo Pynchon, Moresco ed “Educazione di una canaglia”. Mentre Ellroy, Winslow, Chandler , hanno combattuto per 8 ore sotto il mio peso. Avrei dormito per terra, altrimenti.

Ford Il peso della cultura e quello della vita. Una bella metafora davvero. Ti sei salvata in corner, perchè nessuno parla male di Hap e Leonard – e cazzo, nessuno legge "Rumble tumble" prima di "Una stagione selvaggia" – e la passa liscia, dalle mie parti.
Inoltre, che ci vuoi fare!? Sarà che sono uno di quelli “che tengono i cavalli” - e prendo in prestito Peckinpah, McQueen e il Cinema, per stavolta – ma io preferisco stare con le spalle larghe a reggere peso che menarmela bello tranquillo sul comodino. 
E ti dico un'altra cosa: il vecchio Bunk, questo sgarro, non lo apprezzerà di certo.
Perchè lui sarebbe stato là in basso con me, Chandler, Winslow e, senza dubbio, i signori Collins e Pine.

Bens Ok, colpita ed affondata. Ma la mia era solo compassione femminile. Bunker in quel libro viaggia sui livello del più accorato Hugo, ecco perché mi ha fatto rabbia leggere Ellroy subito dopo. È stato come venir spinta giù dal carro dei vincitori, come un attacco di diarrea in un sconquassato bagno della metropolitana di Brooklyn (ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale, ovviamente) o come pezzi di spinaci che, impavidi, si ancorano tra denti e gengive, durante la cena di un primo appuntamento.
Ellroy è il manifesto della geometria, è la quintessenza del radicalismo manicheo e la sua gamma di colori non va oltre un indisponente grigio topo. Ellroy è inodore, non c’è lo sbattimento genitale ed emotivo che converrebbe ad ogni libro “serio”: niente sudore, storia, passato, personalità. Vuoto, come il mio pacchetto di sigarette.

James Ellroy, il fighetto dell'hard boiled
Ford Questo te lo concedo, del resto si sa che l’esperienza – come Bunker insegna e Lansdale e Winslow tentano ostinatamente di trasmettere – e la passione per la vita – qualsiasi vita, a qualsiasi livello – siano determinanti per definire lo spessore emotivo di un romanzo, così come la sua capacità di reggere anche il peso di un letto, qualsiasi uso se ne faccia quando ci si sta sopra.
Spillane e Chandler, invece, stanno nel mezzo, quasi fossero degli ottimi incassatori che paiono farsi piccoli piccoli all’angolo per poi sfoderare l’uno due al corpo che ti piega togliendoti il fiato per finirti senza troppi patemi con un gancio dritto alla mascella. Ma qui si finisce in territori addirittura nordici, e prima che venga rapito dall’alcool facile e dalla mascella rotta di Harry Hole, direi che è il caso di battere cassa per questa dissertazione, e prepararsi a sparare le prossime cartucce.

Bens Alla mia età è difficile dividere la propria vita in capitoli: è tutta una somma di anni scolastici sfangati, passaggi in motorino rubati, coprifuochi violati, punizioni scontate. Ma se c’è un momento che non si è perso nella confusione dei miei vent’anni è stato quel primo Bunker letto.
Il giro di boa. Ci siamo guardati, studiati, annusati. Con diffidenza prima per poi scivolare in conturbanti amplessi di pagine sfogliate: come due adolescenti che si scoprono attraverso il sesso. Poi sono arrivati Winslow, Chadler, Ellroy, Lansdale, il Pynchon di Vizio di Forma, tutti accolti con la stessa voluttuosità di una notte d’amore, più o meno soddisfacente.
Vorrei solo che si apprezzasse l’hard boiled per i denti rotti, il sangue incrostato, i cazzotti sulla bocca dello stomaco, la rassegnazione, la paura di scoprirsi migliori, il compromesso, la perdita, l’umanità, lasciando ai poveri di cuore le scornate rifilate dalla purezza di ben altre letture.

Ford Dici giusto. In fondo, l’hard boiled è il balsamo per le ferite dei passionali, di quelli che scrivono e vivono con la pancia, prima che con la testa, e trovano il loro stile nel non averlo.
Quelli che si svegliano senza ricordarsi dove si sono addormentati, e spesso e volentieri passano dei guai, per questo. E quelli che lo facevano alla tua età, e poi, un passo dopo l’altro, un’esperienza dopo l’altra, finiscono per gustarsi un passo felpato e tranquillo, come vecchi gatti imbolsiti dalle ferite che cominciano a sparire sotto il pelo.
Che, come si dice in giro, si può anche perdere senza dover rinunciare al vizio.

5 commenti:

  1. Wow, complimenti! Bella chiaccherata, di Pynchon mai letto niente, merita così tanto?
    Che tipo di prosa ha? Tipo Faulkner? No perchè se così fosse, mi arrendo.

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  2. Bisognerebbe chiedere a Bens, è lei l'esperta di Pynchon, ma appena finisco la lista di libri che voglio leggermi nei prossimi mesi mi cimento anch'io.
    Intanto, ti dirò, sono in pieno periodo Nesbo.

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  3. fighetto o meno, ellroy è l'hard boiled! altroché lansdale...

    e comunque voglio il 50% degli eventuali introiti ricavati da qualunque blog wars presente o futura :D

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  4. Che bel post. Mi ha fatto tornare in mente Bunker del quale non ho mai letto niente, anche se mi riprometto di farlo almeno da dieci anni, credo.

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  5. Cannibale, Lansdale al tuo amichetto Ellroy fa il culo doppio, Winslow triplo, mentre Bunker non ci si mette nemmeno, sarebbe troppo facile per lui. ;)
    Per gli introiti non ti preoccupare, ti sto tenendo da parte un sacco di bottigliate! Ahahahahahah!

    Gae, muchas gracias! Il vecchio Bunk è una vera bomba. Consigliatissimo. Uno degli scrittori "per esperienza" più importanti della letteratura.

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