Un tratto distintivo di molte pellicole autoriali prodotte nel decennio dei settanta è dato dall'incredibile senso di disagio espresso nonostante le differenze di genere o tecnica registica, e che, dalle immagini e dalle storie, finisce dritto dritto nel cuore dello spettatore, andando a pizzicare corde che, nonostante le diversità delle epoche o delle sensibilità, stimolano riflessioni e confronti con se stessi ed il concetto stesso di società.
Non è da meno questo disturbante The wicker man, una pellicola che starebbe bene in un ideale percorso che passa attraverso Rosemary's baby, Cane di paglia e L'esorcista, ma senza dimenticare - giusto per sottolineare quanto la varietà non escludesse il concetto di disagio - Cinque pezzi facili, La ballata di Stroszek, Il cacciatore o Taxi driver.
Ora, occorre riconoscere che, rispetto a molti dei titoli che ho citato, l'opera in questione firmata Robin Hardy non può essere considerata un Capolavoro, per quanto incredibilmente valida, e in più di un'occasione risulta datata, quasi prigioniera del suo tempo - un pò come un disco dei Nirvana, giusto per uscire per un attimo dal seminato e tornare al discorso sugli anni novanta -, ma di certo resta, per potenza e capacità di mettere lo spettatore di fronte a ciò che, normalmente, è nascosto sotto qualche pietra ben piantata della sua anima, una pellicola d'avanguardia, di certo rivoluzionaria per gli anni della sua realizzazione.
Considerato il mio anticlericale post legato al pessimo Stigmate, mi sono ritrovato stranito di fronte ad una pellicola in cui l'eroe positivo, il protagonista indiscusso, è una sorta di ciellino fatto e finito preso in giro dai colleghi per la sua scelta di conservarsi vergine fino al matrimonio così attaccato ai regolamenti da far impallidire anche il più ligio dei Nicholas Angel: eppure, di fronte al crescente incubo cui è esposto all'interno della comunità governata da Lord Summerisle, un misto tra il peggio di una setta ed i deliri più incontrollati del paganesimo, ma soprattutto all'idea di una solitudine forzata a causa della sua diversità, il sergente Howie diviene, suo e mio malgrado, un protagonista da sostenere, capace di indurre un sentimento di partecipazione anche in chi, come il sottoscritto, si trova quasi più vicino a quelli che diverranno, a conti fatti, i suoi carcerieri e persecutori.
Con questo non vorrei far intendere che, periodicamente, per propiziare il mio raccolto, mi maschero danzando per il sole ed i campi e dedicandomi a sacrifici umani, ma che la passionalità dei sanguigni riti antichi, a volte, ha maggiore ascendente, in casa Ford, rispetto alla rigidita incrollabile di mamma Chiesa.
Ma la religione, o i punti di vista e di percezione della stessa, hanno senso fino a un certo punto: The wicker man è un film sulla solitudine, ed ancor più sull'isolamento, un sentimento straniante e terribile, che insinua dubbi che non trovano risposte, e suggerisce domande che appaiono sempre sbagliate.
E' la condanna ad un forzato dialogo con se stessi, imposta da qualcuno che ha deciso che le sue regole dovranno andare bene anche per te, in un modo o nell'altro.
E' la grande colpa, a ben guardare, di tutte le sette, di qualunque provenienza siano.
E cosa sono le religioni, se non sette troppo cresciute?
E cosa i dogmi politici, se non religioni mascherate da laici governi?
Effettivamente, The wicker man sviscera un problema che pare più attuale ora di trenta e passa anni fa.
Finirà che dovrò dare ragione a Stigmate.
Scherzavo.
Un pensiero mi ha riportato sulla retta via.
Mel Gibson.
Che ne dite, è giunta l'ora di allargare il numero degli Expendables!?
MrFord
"You watch the world exploding every single night
Dancing in the Sun a newborn in the light
Say goodbye to gravity and say goodbye to death
Hello to eternity and live for every breath."
Dancing in the Sun a newborn in the light
Say goodbye to gravity and say goodbye to death
Hello to eternity and live for every breath."
Iron maiden - "The wicker man" -
MrFord, hai tutta la mia ammirazione dopo la citazione degli Iron Maiden.
RispondiEliminaBello! Se ripenso alla parte finale mi sale l'angoscia!
RispondiEliminaLa Passione di Cristo proprio non ti è andato giù, eh!? :D
Pesa, ti ringrazio. Direi che, per un film come questo, i buoni, vecchi Iron erano perfetti.
RispondiEliminaOttimista, ricordo il tuo pezzo in merito. E concordo, l'angoscia della parte finale è davvero incredibile.
La passione di Cristo è come un vecchio acciacco che non riesco a superare. E' una vera spina nel fianco. ;)
Questo è uno di quei film in cui sento l'emergenza di vederli.
RispondiEliminaAlma, lo trovi solo grazie alla magnanimità della rete.
RispondiEliminaPurtroppo, in Italia, non esiste una versione in dvd, e credo non sia praticamente mai passato in tv, se non grazie a Fuori orario.
ahia, questo ce l'ho segnato da una vita, e ne ho letto meraviglie, ma ancora lo devo vedere.
RispondiEliminaè decisamente ora che recuperi :D
Segnato, grazie!
RispondiEliminaEinzige, mi ricordo che ne avevamo già parlato sul blog di Ottimista. Direi che è giunta l'ora del recupero!
RispondiEliminaDe nada, Marziano! Lo scambio culturale è sempre ben accetto, da queste parti! ;)
l'ho visto qualche mese fa, è un film impressionante, inizia come una scampagnata, un'indagine di routine, diventa un incubo, per il poliziotto e per gli spettatori (per me almeno), che fino alla fine non capiscono come andrà a finire.
RispondiEliminavedendo "Calvaire", di Fabrice de Welz, ho trovato qualche affinità, qui più cupo e terribile, in "The wicker man", apparentemente più solare, con una musica bellissima e ipnotizzante, in entrambi una comunità chiusa che deve sacrificare qualcuno ogni tanto, per perpetuarsi, forse.
Ismaele, concordo al massimo, anche nelle affinità con Calvaire.
RispondiEliminaNel post non ho parlato della musica, che effettivamente gioca un ruolo centrale nella vicenda, ipnotica come una delle danze che propiziano il sacrificio.
Benedetto sia Fuori Orario... son riuscita a recuperare dei capolavori!!!! *****
RispondiEliminaGrande Fuori orario, davvero.
RispondiEliminaLa trasmissione come il film. ;)
riguardo ai dischi degli anni '90, non so che dischi ascoltavi te (forse gli 883 lol) ma io ne ho parecchi che suonano ancora oggi ottimamente. o comunque non più né meno datati di cose uscite negli altri decenni...
RispondiEliminaanche perché, diciamolo, i 90s sono il decennio per eccellenza della vera musica rock, quella che ha spazzato via la spazzatura trash metal tanto amata da the wrestler :D
il film non so, prima o poi magari lo vedrò ma per ora mi inquieta parecchio..
Cannibale, musicalmente parlando sono molto legato agli anni novanta - ricordo dischi più che consumati, allora -, eppure, con il passare del tempo, ho rivalutato tantissimo gli anni ottanta e la loro musica, decisamente più leggera, eppure in grado di essere più elastica di quella di un decennio in cui, tutto sommato, si perdonava poco.
RispondiEliminaGuarda Gli spietati. ;)
Il film, penso, potrebbe essere un pò troppo datato per i tuoi gusti, ma l'inquietudine che lascia vale la pena.
Avevo recuperato questo film dopo aver visto il remake con Nicholas Cage,incuriosita anche dal fatto che ci fosse Cristopher Lee da giovane,mi è piaciuto molto di + questo,per l'atmosfera angosciante e il mood della setta che era molto meno "wiccan-new age" rispetto alla versione moderna ;)
RispondiEliminaIl remake non voglio neanche immaginarlo, figuriamoci vederlo!
EliminaQuesto, però, è un vero cult.